La Stazione di Napoli Montesanto
LA GRANDE MADRE DELLA FERROVIA CUMANA
Evoluzione dei piazzali e del fascio binari
Fin dalle origini la
Ferrovia Cumana ha voluto attestarsi in piazzetta Montesanto, una zona centrale
di Napoli, sebbene questa scelta abbia dovuto confrontarsi con la ristrettezza
degli spazi rivelatosi non sufficienti per una stazione di testa; terminale di
ben due linee ferroviarie.
Il capolinea è situato
su di un terrapieno, ricavato da scavi e demolizioni, ed inizialmente dispone
di 3 binari, smistati in due gallerie; un binario nella galleria di sinistra e
due binari nella galleria di destra. Le gallerie, anche disponendo di un
diverso numero di binari, per motivi estetici sono rifinite con due identici
portali (foto 1).
Parte dei binari con
le affiancate banchine passeggeri, causa il ristretto piazzale, si sviluppano nelle
due grandi gallerie che, poco oltre, confluiscono in una sola che, realizzata
sotto monte Sant’Elmo, raggiunge la stazione Corso Vittorio Emanuele con unico binario.
La stazione,
inaugurata nel 1889 come capolinea del primo tronco della Ferrovia Cumana
(Napoli – Pozzuoli - Torregaveta), unitamente al suo edificio è realizzata in
stile Liberty su disegno dell'ingegnere Antonio Liotta.
L’elegante fabbricato
realizzato in un sobrio floreale; il maestoso ingresso sorretto da sei finte
colonne; il panoramico terrazzo superiore con pavimento a mosaico; le lunghe panche
che mai hanno fatto rimpiangere l’interna sala di attesa; il delicato motivo
merlettato delle pensiline; le due alte e lunghe gallerie che, tra oscurità e
fumosi odori, aggiungono enigmaticità e mistero all’attesa dei viaggiatori; …
tutto questo rende gradevole, e nello stesso tempo inquieto, il tempo trascorso
in questo luogo tra arrivi e partenze (foto2).
La primitiva
disposizione dei binari sul piazzale della stazione, studiata per la trazione a
vapore, resta in essere fino all’avvento della trazione elettrica nel 1927.
I convogli trainati
dalle vaporiere, dopo aver percorso il lungo tunnel di Monte Sant’Elmo a
binario unico, si ritrovano in un primo piazzale sotterraneo dove uno scambio
permette di proseguire dritto per la galleria di destra oppure, in deviata,
nella galleria di sinistra. Queste sono inizialmente strette, quanto basta ad ospitare
un solo binario, ma poco oltre si allargano verso la stazione terminale.
All’inizio del predetto
piazzale sotterraneo, dove confluiscono tre gallerie (quella proveniente dalla
Stazione Corso V.E. III e le due che dirigono alla Stazione Montesanto), vicino
allo scambio è posta una garitta in cui trova riparo il ferroviere addetto al
deviatore. Sul lato opposto, al centro tra le due piccole gallerie si trova un
illuminato altarino sormontato da un quadro della Madonna.
Questo piazzale
sotterraneo è il regno dell’uomo addetto allo scambio che qui trascorre
l’intero suo turno di servizio; tra umidità, oscurità e aria irrespirabile.
Oltre al fumo generato dalle vaporiere c’è la polvere generata dai freni, dall’usura
e dall'accumulo di grasso; non meno micidiali le emissioni derivanti dalle
vecchie traversine in legno trattate con olio di catrame.
Il treno che prosegue
dritto, dopo un piccolo tunnel a binario unico, spunta nella prima grande
galleria del piazzale; è questo il binario n. 1 e il convoglio si arresta non
appena la vaporiera oltrepassi il limite della galleria (foto 3).
Il convoglio che
prosegue sulla deviata a sinistra imbuca un secondo piccolo tunnel, anch’esso a
binario unico, e subito spunta nella seconda grande galleria del piazzale; è
questo il binario n. 2 e anche in questo caso il convoglio si arresta non
appena la vaporiera oltrepassi il limite della galleria.
Dopo l’arresto, e la
discesa dei passeggeri, viene sganciata la vaporiera che avanza fino ad
immettersi su di una piccola piattaforma girevole che si trova ai limiti del
panoramico terrazzo. Qui la locomotiva è fatta girare ed immessa sul primo o
sul secondo binario, ovvero sul binario libero, raggiungendo e superando lo
scambio che si trova nel piazzale sotterraneo. Il nostro uomo, il Caronte
ottocentesco, riposiziona nuovamente lo scambio e la vaporiera, dopo piccolo
tratto in retromarcia, si riaggancia alla coda del convoglio che prima ha
trainato. In questo modo si ritrova di nuovo in testa e pronta al nuovo viaggio
che percorrerà fino a Torregaveta (foto 4).
La seconda grande
galleria del piazzale, a differenza della prima, dispone di due binari; oltre
al 2° c’è pure un 3° binario che è più lungo dei primi due, ma non è collegato
alla piattaforma girevole.
La sua parte
terminale, che fiancheggia una banchina rialzata a livello del pian di carico,
è utilizzata quale scalo merci (foto 5).
L’iniziale e centrale
tratto del 3° Binario accoglie spesso convogli di riserva o convogli speciali
diretti alle Colonie Estive, o verso eventi speciali; in seguito treni diretti
alla Mostra d’Oltremare o verso lo Stadio (foto 6).
In genere i convogli
di riserva o speciali giungono sul secondo binario dove viene staccata la
motrice che con operazione di regresso, eseguita sul primo binario, si
riallaccia in coda; poi a mezzo di altre movimentazioni riposiziona il
convoglio sul 3° binario senza restare incastrata in testa allo stesso.
Nel 1891 al
fabbricato è accostata la stazione a valle della funicolare di Montesanto e nel
1925, nella vicinissima Piazzetta Olivella, entra in funzione l’omonima
stazione sotterranea delle Ferrovie dello Stato. Considerando pure tram e bus
che attestano in zona, a Montesanto viene a crearsi un importante nodo di
interscambio che nella città di Napoli, come movimentazione passeggeri, è
inferiore solo a quello di Piazza Garibaldi (foto 7).
Qualche modifica la
stazione la subisce nel 1927, data dell’avvento della trazione elettrica. I
binari disponibili restano sempre tre, ma l’entrata in servizio delle
Automotrici Elettriche bidirezionali E.1/E.9, costruite dalla OFM di Napoli,
permette l’eliminazione della piattaforma girevole.
Nella foto seguente si
nota il primo binario non impegnato da convogli ferroviari; il secondo binario impegnato
da un convoglio appena giunto da Torregaveta; il terzo binario impegnato da un
convoglio di “riserva”.
Il primo ed il
secondo binario sono collegati tra loro, a mezzo scambi, e questi binari di
raccordo si intersecano tra loro formando una “X”.
Questa disposizione
dei binari e l’arresto dei convogli, nello stesso punto dove fermava la
vaporiera di testa, permette d’effettuare la cosiddetta manovra di regresso,
ovvero il cambio di direzione, delle motrici che dalla testa del convoglio
debbono portarsi in coda.
In precedenza,
all’epoca del vapore, la locomotiva si sganciava dalle carrozze; avanzava di
qualche decina di metri e raggiungeva una piccola piattaforma girevole. Qui veniva
girata e, passando sul binario libero, raggiungeva il piazzale sotterraneo dove,
dopo piccola retromarcia, si riagganciava a quella che era stata la coda del
convoglio (foto 8).
Dal 1927 le
operazioni cambiano alquanto; la elettromotrice avanza fino a superare una
scambio posto più avanti; quasi al limite dei terrazzo. Qui un manovratore,
visibile nella foto seguente, lo aziona nel mentre macchinista e capotreno, che
sono a bordo, si spostano nell’altra cabina (foto 9).
La motrice percorre
il binario libero raggiungendo e superando lo scambio che si trova nel piazzale
sotterraneo dove il nostro Caronte riposiziona nuovamente il deviatoio. Allora la
motrice, dopo che macchinista e capotreno riprendono posto nella iniziale
cabina, percorre un piccolo tratto per riattaccarsi alla coda del convoglio. Il
macchinista riporta un'altra volta i comandi nell’altra cabina e in questo modo
si ritrova di nuovo in testa nell’ennesimo viaggio che si accinge a compiere
fino a Torregaveta.
Una tale complessa operazione
non può non attirare l’attenzione di un giovane appassionato di ferrovie, quale
io ero a fine anni cinquanta.
Mi intriga molto il
gratuito giro che posso compiere avanti ed indietro nonché quella favolosa
sosta che si effettua nella buia galleria della Madonnina; in attesa della
manovra al deviatoio, del cambio di banco da parte del macchinista e dalle voci
di consenso provenienti da quelle oscurità.
Inizialmente, deciso
a provare queste emozioni, salgo nella motrice appena giunta da Torregaveta; ma
spesso il capotreno, scorgendomi nel mentre si dirige in cabina, mi invita a
scendere affermando che durante queste manovre non è permessa la presenza di
viaggiatori.
In seguito salgo a
bordo, non esistono porte chiuse in automatico, appena la motrice è sganciata dalle
carrozze e con il personale di già entrato nella cabina di testa. Poi dopo il
primo scambio, quando macchinista e capotreno escono dalla cabina per
raggiungere l’altra all’opposto, seppure mi notano e pur borbottando qualche
incomprensibile parola, non possono certo farmi scendere in zone non fornite di
banchine e non sicure per la movimentazione dei passeggeri (foto 10).
Altro ricordo è
legato ai fine settimana, o ad altre speciali occasioni, in cui tutta la
Famiglia è solita usufruire della Ferrovia Cumana per recarsi a Napoli. Di già
a metà percorso della galleria Sant’Elmo mio Padre è solito alzarsi per
apprestarsi a scendere e giunto nel grande piazzale sotterraneo ci
istruisce su quale lato della
carrozza scenderemo.
In pratica lui guarda
la Madonnina della Grotta; se la vede scorrere sulla sua destra ci comunica che
scenderemo dalle porte di sinistra, se invece scorge la Madonnina sulla sua
sinistra ci comunica che scenderemo dalle porte poste a destra nei vestiboli
(foto 11).
Intanto due novità
vanno ad interessare questa stazione che, sebbene non subisca evidenti
modifiche al piazzale, assiste ad alcuni cambiamenti.
La prima è del 1956 ed è costituita dall’acquisto sul
mercato dell’usato di due elettromotrici a forma di littorina, le EL.1/EL.2
costruite nel 1937 dalla FIAT, che vanno a raddoppiare la cadenza oraria sulla
tratta Montesanto – Bagnoli. Ora da questa stazione parte un convoglio ogni 10
minuti, alternativamente per Torregaveta e poi per Bagnoli, mentre prima ne
partiva uno ogni 20 minuti e solo per Torregaveta (foto 12).
In precedenza un treno
partiva da Montesanto solo dopo l’arrivo
di un altro proveniente da Torregaveta ma ora, per mancanza di binari, questo
non è più possibile; quindi la Ferrovia decide di creare un punto di incrocio
giusto a metà percorso della galleria Corso Vittorio Emanuele - Montesanto.
La seconda novità
risale ai primi anni sessanta quando questa stazione diventa terminale anche
della nuova Linea Circumflegrea.
L’inaugurazione
coincide con l’entrata in servizio delle Elettromotrici Serie ET.101/111
costruite dalla AERFER di Pozzuoli e questi convogli, come le nominate Littorine,
sono bidirezionali; pertanto alle stazioni terminali più non necessitano operazioni
di inversione o di regresso.
Di conseguenza i tre
esistenti binari sono assegnati in modo fisso alle tre seguenti destinazioni:
-
Il
primo binario è riservato alla navetta Montesanto – Bagnoli (abbassando a dieci
minuti la cadenza su questa tratta);
-
Il
secondo binario è riservato alla tratta Montesanto – Torregaveta (un convoglio ogni
venti minuti);
-
Il
terzo binario è riservato alla tratta Montesanto – Soccavo (poi prolungata a
Licola).
Il tutto è visibile nella
seguente foto con la navetta pronta a partire dal primo binario; con una
immensa folla in attesa sul secondo binario dove un convoglio è in arrivo da
Torregaveta; con il terzo binario occupato dall’altra navetta che, con pochi
viaggiatori, si accinge a raggiungere Soccavo, come specificato dal cartello
posto in fondo al marciapiede.
Sul piazzale sono
ancora visibili i vecchi scambi, ormai inutilizzati, a testimonianza delle
passate peripezie (foto 13).
Qualche anno dopo sono eliminati gli scambi ad incrocio, retaggio del 1927.
Tra il primo ed il secondo binario è realizzata una comoda banchina che, in parte, favorisce le accalcate discese da entrambi i lati dei convogli (foto 14).
Nel contempo, con
l’allungamento della Circumflegrea a Pianura, Quarto e Marina di Licola, si ha
un notevole incremento di passeggeri e su questa linea sono dirottate le
Elettromotrici EP.201/203, e relative rimorchiate RP.021/025, acquistate nel
1967 dalla ex Ferrovia Pisa – Tirrenia – Livorno (foto 15).
L’allargamento della
galleria di sinistra è un’opera ardita, eseguita senza interrompere la
circolazione dei treni. Ma per anni si è costretti a rinunciare al primo
binario lasciando in esercizio solo gli ultimi due binari (foto 17).
Il secondo binario
verrà riservato alla tratta Fuorigrotta - Bagnoli – Pozzuoli – Torregaveta ed
il terzo binario alla tratta Soccavo – Pianura – Quarto Marina di Licola; e questo
porterà alla forzata rinuncia delle navette locali (foto 18/19).
Nel corso del 1977
entrano in servizio le elettromotrici
EN.301/307 con relative rimorchiate pilota RN.301/307, costruite dalla
SOFER di Pozzuoli. Esse si aggiungono alle ET.101/111 sulla linea Cumana e
sostituiscono le alienate Elettromotrici EP.201/203 sulla Circumflegrea (foto
20).
Dopo il completamento
del secondo tunnel Montesanto – Corso, e l’allargamento della galleria di
sinistra del piazzale di stazione, è possibile stendere in essa un secondo
binario. Pertanto, dovendo ora completare
i lavori per la realizzazione del secondo tunnel Montesanto – Piave, e
sistemare la galleria di destra del piazzale di stazione, essa è liberata dai
binari ed il traffico si sposta nel due binari della galleria di sinistra (foto
21).
I lavorii nelle
gallerie terminano alla fine degli anni novanta e la stazione di Montesanto può
finalmente disporre di quattro binari; i primi due destinati alla Linea Cumana
ed i secondi due destinati alla Linea Circumflegrea.
In fondo alle due
grandi gallerie sono realizzati gli scambi ad incrocio, come visibile dal
prospetto in alto, ed inoltre sono realizzati piccoli tunnel di collegamento
sia tra i due tunnel Montesanto – Corso sia tra i due tunnel Montesanto –
Piave. Questi collegamenti permettono una maggiore banalizzazione di
instradamento verso qualsiasi località da qualsiasi binario il convoglio si
trovi.
Inizialmente,
perdurando i lavori per il definitivo completamento architettonico della
stazione, i quattro binari terminali si presentato di lunghezze varie e diverse
tra loro; senza raggiungere il limite del terrazzo panoramco.
In cambio le banchine
sono tutte rialzate, per permettere un più agevole incarrozzamento dei
passeggeri che possono ora utilizzare anche le nuove Elettromotrici ET.401/413,
e relative Rimorchiate Pilota, costruite dalle Officine Fiore negli anni
novanta (foto 22).
Tra il 2005 ed il 2008 la stazione è stata oggetto di un impegnativo e radicale restauro ideato dall'architetto Silvio D’Ascia che ha trasformato la struttura originaria grazie all'impiego di ampie superfici vetrate e membrature metalliche.
Durante i lavori di restauro architettonico la stazione ha continuato a svolgere la sua funzione senza interruzioni, così come fatto durante i lavori di raddoppio (foto 23).
Il 25 maggio 2016 la
stazione è stata intitolata al rumeno Petru Birladeanu, artista di strada che
si guadagnava da vivere portando la sua arte sui vagoni della Cumana. Petru, vittima
innocente, fu ucciso erroneamente dalla camorra nella stazione stessa, il 26
maggio 2009.
Ultima novità
riguarda la corsa dei binari che finalmente possono raggiungere la lunghezza
massima consentita dal piazzale, consentendo un più comodo ed esteso afflusso
ai convogli.
Nel contempo il
materiale rotabile ha visto l’immissione in servizio delle Elettromotrici “Alfa
3” Serie ET.501-518, costruite dalla
Titagarh Firema tra il 2017 ed il 2025 (foto 24).
GIUSEPPE PELUSO – OTTOBRE 2025































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