Goniostadiometro! Chi è costui?
Le Officine Galileo nelle memorie di
Giulio Martinez
Nel 1896 il napoletano ingegnere Giulio
Martinez acquista le “Officine Galileo”, fondate a Firenze nel 1862 (1).
Da sempre la Famiglia Martinez è con la Real Marina Borbonica; nel
1743, con la flotta organizzata da Re Carlo per contrastare i barbareschi, si
mette in luce Giuseppe Martinez, nato a Cartagena nel 1702 e giunto a Napoli
nel 1732. Giuseppe, comandante della galera "Sant'Antonio", per le
sue gesta ardite assume la dimensione di un eroe quasi leggendario; a Napoli è
popolarmente acclamato come "Capitan Peppe" [2].
In seguito Gabriele Martinez sarà Ammiraglio;
il fratello Errico ingegnere e Capitano di Vascello; l’altro fratello Ernesto ingegnere
e Tenente Generale del Genio Navale e il di lui figlio Giuseppe sarà Contro
Ammiraglio.
L’ultimo fratello, Edoardo Martinez, sarà ingegnere
e poi guardiamarina; grado che ricopre quando nel 1866, unitamente al fratello
Gabriele, partecipa alla battaglia di Lissa.
Nella Famiglia Martinez tutto parla di navi e
di mare, ma Giulio Martinez, figlio dell’ammiraglio Gabriele, nel 1895 lascia
la Regia Marina Italiana, dove non prevede una rapida carriera, e arriva a
Firenze con il padre per recarsi presso le “Officine Galileo” con l’intenzione
d’acquisirne una partecipazione.
Entrambi non hanno molta pratica del
capoluogo toscano, benché il Padre vi sia stato destinato nel ‘68 al tempo del
suo matrimonio, e non sanno dove sia l’officina. Saliti in fiacchere, al tubato
fiaccherai, domandano se conoscesse dove era la Galileo e questo risponde: “E
chi non conosce l’Officina Galileo?”
Arrivati che furono, oltre l’allora barriera
daziaria, chiedono del Direttore e il padre fa passare la sua carta da visita
che porta l’indicazione “Vice-Ammiraglio in posizione ausiliaria”.
Il Direttore Golfarellis li riceve nel suo
alquanto disordinato ufficio e poi li fa visitare lo stabilimento informandoli che
la Fondazione proprietaria desidera liberarsi della Galileo [3].
L’officina ha dato ingenti guadagni negli
anni precedenti ma ora, cessati i lavori militari e mancando di mercato civile,
richiede continuo aiuto finanziario che il proprietario “Istituto Agrario
Vegni” non può darle, senza sacrificare la Fondazione voluta dal Vegni.
Giulio Martinez trasforma l’iniziale officina
in una delle maggiori industrie italiane di ottica e meccanica di precisione;
imprimendogli una svolta importante. Ma, nelle sue memorie, descrive con
semplicità e chiarezza le difficoltà incontrate, i successi ottenuti, la scelta
dell'innovazione, i contatti internazionali e i rapporti cordiali con il
personale tecnico.
Inizia la produzione di periscopi, proiettori
e telemetri per il Ministero della Marina; nel mentre la produzione di
strumenti didattici e da laboratorio passa in secondo piano e anche se nel
campo dell'ottica astronomica le “Officine Galileo” continuano a realizzare
telescopi di grande potenza per vari osservatori.
Giulio narra che quando prende il comando
della Galileo quello che ne era il vice-direttore, Paolo Triulzi, lascia
l’officina e il ruolo che in essa ricopre, senza avergli mai parlato.
Triulzi, che collabora alla Galileo fin dal
1880, è un disegnatore progettista e tecnico di grande valore che realizza
diversi tipi di Telemetri; in seguito sarà comunemente riconosciuto come il
padre del periscopio per sommergibili.
Strumento inventato quando la Galileo è
ufficiosamente invitata, nel Febbraio del 1901, dal Comandante del “Delfino” (primo
sottomarino italiano costruito in gran segreto nell’Arsenale di La Spezia tra
il 1890 e il 1892) a studiare il problema dell’assenza di visibilità con il
battello in immersione.
Martinez, saputo delle competenze del
Triulzi, lo fa richiamare riconoscendogli i grandi meriti e stipula una
convenzione di collaborazione con lui e col Maggiore Scipione Braccialini
insieme al quale si occupa di terminare in gran segretezza, e in un locale dal
quale anche lo stesso Giulio Martinez è rimasto escluso, uno speciale telemetro
che, dal suo inventore, sarà brevettato come “Goniostadiometro Braccialini” [4].
Questo è uno strumento che misura la
distanza, la velocità e la direzione delle navi; in pratica un avanzatissimo
telemetro da costa richiesto dalla marina imperiale giapponese; un bellissimo
prodotto meccanico cui lavorano riservatamente solo pochi tecnici ed operai.
Quando è terminato lo Goniostadiometro parte
per Porto S. Stefano ed è sistemato sulla costa dove si fanno degli esperimenti
che hanno buon esito determinando una ordinazione di 6 o 7 apparecchi da parte
della Imperiale Marina giapponese.
Per tutto il 1898, e anche più, gran parte
dell’officina è occupata in questo lavoro che permette una discreta tranquillità
finanziaria [5], ma nel contempo si decide di costruirne uno in più in modo che
i tecnici della Galileo possano utilizzarlo per saggiare miglioramenti e
adattamenti.
Poco dopo, nell’autunno dello stesso 1898, questo
“Goniostadiometro Braccialini” è
installato a Pozzuoli per farne dei collaudi in via sperimentale.
Le varie prove sono effettuate con l’appoggio
logistico della Armstrong il cui direttore è, dal 1889, Roberto De Luca zio di
Giulio Maritinez.
De Luca è un ex ufficiale di Marina presso la
quale è stato alto dirigente della Divisione Difesa Costiera; un ruolo
importante per la casa inglese, visto che l’Armstrong vende anche cannoni
destinati alla difesa delle coste.
La base principale del Goniostadiometro è
collocata fuori del Cantiere, a strapiombo sul Terrazzo Marino della Starza, presso
quel gruppo di case costruite espressamente per ospitare le maestranze venute
dall’Inghilterra [6].
All’interno di questo piccolo villaggio c’è
la grande villa destinata al direttore del grande opificio puteolano che, come
ricorda Martinez nelle sue memorie, è in quel momento occupata dalla Famiglia
del vice direttore conte Alessandro Pecori Giraldi.
Alessandro è fratello di Guglielmo Pecori Giraldi,
che sarà Maresciallo d’Italia e poi Senatore, ed è padre di Corso Pecori
Giraldi. Corso, che proprio in questa villa nasce il seguente anno 1899, coprirà
la carica di Capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 1955 al 1962 [7].
I tecnici della Galileo utilizzano uffici e
sale tecniche dell’Armstrong per fissare i loro appunti e sistemare i loro
disegni.
C’è poi la benevole collaborazione della
Regia Marina, la quale dispone che una torpediniera faccia delle corse su rotte
determinate nel golfo di Pozzuoli. Questa piccola unità militare va avanti e
indietro compiendo un percorso tra l’estrema punta del lungo molo del Cantiere
Armstrong e la “meda”, che in seguito sarà famosa come “Torre di Pulcinella”, emergente
dai ruderi del Portus Julius, davanti Lucrino [8].
Queste prove nel golfo di Pozzuoli dimostrano
come col Goniostadiometro possano determinarsi esattamente le rotte seguite e come
si possa facilmente determinare la velocità delle navi.
Nei sui ricordi Giulio Martinez aggiunge
qualche nota folkloristica come quando un giorno viene ad assistere agli
esperimenti anche un ufficiale diartiglieria ed insieme hanno una colazione,
consumata presso la mensa interna al Cantiere Armstrong di Pozzuoli.
Un’altra volta va a fare colazione in
un’osteria vicina; con molta probabilità il “Restaurant La Sirena” condotto
dalla Famiglia Mavilio; gli servono un eccellente piatto di spaghetti al
pomodoro che non può esimersi dal richiedere il bis, nonostante che occorra un
quarto d’ora per poterli ricevere (sic!) [9].
REFERENZE
G.
Franceschini, O. Martinez - La Galileo nelle memorie di famiglia di G. Martinez
A.M.
Trivulzio, S. Triulzi - Paolo Triulzi Inventore del periscopio per sommergibili
L.
Bennati - Il generale Scipione Braccialini
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