MARE E CIELO A POZZUOLI
Un primato di volo conseguito nel golfo puteolano
I Campi Flegrei hanno avuto un importante
ruolo nella storia del volo; da quello mitologico di Dedalo, che atterra a Cuma
e vi costruisce il Tempio di Apollo, a quello storico dell’Aeronautica che a
Pozzuoli ha costruito la sua Accademia.
Da segnalare inoltre che in questo golfo il
Tenente di Vascello Bruno Brivonesi nel 1914, con un traballante idrovolante,
raggiunge i mille metri di altitudine; un primato mai raggiunto prima da questa
tipologia di aeromobili.
Bruno Brivonesi, nato ad Ancona nel 1886 e
morto a Roma nel 1973, è stato un ammiraglio italiano che ha preso parte alla
guerra Italo-Turca, alla Prima ed alla Seconda Guerra Mondiale.
Suo nonno e suo Padre (entrambi marinai) sono
originari di Rovigno, in Istria, dove il loro cognome autentico è Brionesi;
ossia abitanti dell’isola di Brione.
Nel 1903 inizia il primo anno di corso presso
l’Accademia Navale di Livorno da dove ne esce nel 1906 con la nomina a Guardiamarina.
E’ subito imbarcato sulla corazzata Regina
Margherita con la quale nel 1908 contribuisce ai soccorsi in favore dei
terremotati di Messina.
Fa poi domanda di partecipazione ai corsi per
pilotare i primi dirigibili della Regia Marina ed appena brevettato è sulla
navicella che porta in alto Re Vittorio Emanuele III, primo sovrano al mondo ad
effettuare una ascensione.
Con queste aeronavi a fine 1911 partecipa in
Libia alla campagna militare volta all’occupazione di questa colonia.
Lascia Tripoli nel gennaio del 1913 e, dopo
il momentaneo imbarco su di un rimorchiatore, è destinato alla corazzata Dante
Alighieri appena entrata in servizio [2].
Il Comando Marina ha intenzione di provare ad imbarcare su questa unità un velivolo “Curtiss Flying Boat”. Nello stesso 1913 è indubbiamente l’anno si svolta nella storia dell’aviazione navale. Il Capo di Stato Maggiore Amm. Paolo Thaon de Revel istituisce ufficialmente una Sezione Autonoma Aeronautica; pertanto invita Brivonesi a frequentare il primo corso di pilotaggio per idrovolanti; gli aspiranti pilota sono cinque e alla fine Bruno riceve la tessera con il brevetto N. 5 di Pilota per Idrovolanti.
Brivonesi ritorna a bordo della corazzata e
dopo un inizio rocambolesco, che meriterebbe essere narrato, prende sempre più
confidenza con il suo piccolo apparecchio al quale si affeziona e dal quale
cerca di ottenere il massimo rendimento.
Ed è così che la Dante Alighieri diventa la
prima unità della Regia Marina ad imbarcare un aereo, seppure in via sperimentale,
ed è vanto dell’Italia di aver iniziato, prima nel mondo, un vero servizio
organico di idrovolanti.
Dal 20 aprile al 20 maggio del 1914 la Dante
Alighieri trascorre un mese nella rada di Pozzuoli a motivo di importanti
lavori di settaggio alle artiglierie di grosso calibro (i dodici pezzi da
305/46 disposti in quattro torre trinate) che sono state fabbricate nel locale
Cantiere Armstrong [3].
Verso la fine di aprile passa nei pressi di
Pozzuoli il grande panfilo Imperiale tedesco “Hohenzollern” che ha a bordo la Famiglia
imperiale, dignitari, militari d’alto grado ed ospiti illustri.
Brivonesi s’alza in volo con il suo
idrovolante, raggiunge la nave al largo del golfo, la sorvola più volte, e nota
che il Kaiser Guglielmo II insieme ad alcuni personaggi del seguito, l’osserva
dalla passeggiata superiore della grande nave [4].
Sempre a Pozzuoli, nella prima quindicina di
maggio, mentre la Dante Alighieri è ormeggiata alla punta del lungo molo, sotto
la potente gru della Armstrong, Brivonese vuole sperimentare il comportamento
del suo “Curtiss” a quota elevata.
L’idrovolante “Curtiss Model H” all’epoca
genericamente denominato “Curtiss Flyin Boat” e riconosciuto come il primo
costruito con successo, è munito di motori assai più potenti di quelli degli
apparecchi terrestri, perché con motori di poche diecine di cavalli un
idrovolante, al momento di partire, non potrebbe vincere l'aderenza del
galleggiante sulla superficie dell'acqua.
Il suo galleggiante è a sezione rettangolare,
simile ad una lunga cassettina, a fondo piatto con le estremità appena
smussate, con al centro l'incastellatura del motore; lo stesso galleggiante
sorregge le ali, a cellula biplana, la coda e gli equilibratori.
Ai due lati della cellula, fra i due piani
portanti, sono gli alettoni, enormi e potentissimi; la coda è sorretta da un
sistema di tubi, e, oltre all'equilibratore posteriore, esiste un secondo
equilibratore anteriore, fissato sulla prua del galleggiante.
La cosa più buffa di tutto l’insieme è quel
rettangolo di tela che si chiama col nome pomposo di “seggiolino del pilota”;
costituito da una piccola cornice di legno di forma quadrata, ricoperta di
tela, e posta a un metro circa al disopra del galleggiante e molto più avanti
delle ali.
In tal modo il pilota, completamente
scoperto, prima ancora di partire in volo viene bagnato dalla testa ai piedi
dagli spruzzi dell'acqua, e poi, quando è in aria, viene investito in pieno dal
vento della velocità e travolto dal freddo.
Tutto questo è accompagnato dalla sensazione
di restare completamente sospeso nel vuoto.
L’acceleratore del motore è comandato da un
pedale come quello delle vetture automobili ma un'altra strana particolarità
del “Curtiss” è quella che gli alettoni si muovono con le spalle.
Il piccolo quadrato di tela che funziona da
seggiolino porta difatti una specie di spalliera mobile, nella quale si entra
col corpo; facendo forza con la schiena a dritta od a sinistra si spostano gli
alettoni da un lato o dall'altro, secondo il bisogno.
Il sistema non è del tutto irrazionale,
perché i movimenti che occorre fare con le spalle sono abbastanza istintivi, ma,
nelle giornate di aria mossa, si scende coi muscoli della schiena
tutti indolenziti, perché essi debbono compiere un lavoro intenso al quale non
sono affatto abituati.
Non tutti i piloti montano volentieri questo
velivolo, a motivo della sgradevole impressione che qualcuno prova volando così
perfettamente scoperti, e così sospesi nel vuoto.
Ma questo stranissimo apparecchio ha però
delle buone qualità di volo per l'epoca in cui è nato, tanto più che risulta
leggerissimo ed ha un motore certamente esuberante per il suo peso.
Ed è questo il motivo per cui Bruno Brivonesi
decide di effettuare su questo idrovolante il suo esperimento a quota elevata.
Si munisce di un barografo, che assicura
provvisoriamente alla gamba sinistra, si inerpica sul sediolino di pilotaggio, fa
mollare gli ormeggi e flottando si dirige verso Baia iniziando a sollevarsi [5].
Lentamente ma regolarmente s’alza sempre più
e, proprio al centro del golfo puteolano, supera e s’avventura di poco oltre i
mille metri d’altitudine.
Poi, tutto soddisfatto per il bel volo,
inizia una deliziosa discesa planata che, da quella quota insolita, sembra non
dovesse mai finire.
Finalmente ammara su di una superfice
leggermente increspata e flottando raggiunge sottobordo la Dante Alighieri. Qui
il pilota trasborda su di una lancia di servizio e il velivolo è agganciato ad
un picco di carico che lo isserà a bordo della corazzata [6].
Bruno Brivonesi crede di non aver compiuto
nulla di eccezionale, e come d’obbligo, compila il solito rapportino.
Invece, dopo qualche giorno, la notizia,
apparsa in qualche giornale locale, viene a conoscenza dell'Aero Club d'Italia,
che scrive al Comando di bordo chiedendone conferma e domandando qualche
documento probatorio. La quota che ha raggiunto Brivonesi [7] costituisce il
record di altezza dell'epoca per gli idrovolanti del tipo adoperato.
Subito dopo però altri idrovolanti di tipo
più moderno e più efficiente del primitivo “Curtiss”, in servizio dal 1913 a
fine 1915, stanno entrando in servizio. Fra gli altri, un nuovo “Curtiss” a
scafo centrale ed il “Bréguet” a fusoliera con elica trattiva e con galleggiante
unico. Questo ultimo apparecchio è uno dei più grossi idrovolanti esistenti e
può portare a bordo quattro persone.
Il Ministero della Marina decide di
imbarcarne uno sulla Dante Alighieri, ed ordina al comando di bordo di mandare
Brivonesi in missione alla Scuola Idrovolanti di Venezia per eseguire il
passaggio del brevetto sul “Bréguet”.
Pur essendo assai lusingato all'idea del
prossimo cambio, Brivonesi si separa con sincero rammarico dal suo primo
piccolo velivolo che gli ha dato tante soddisfazioni ed al quale s’è molto
affezionato.
GIUSEPPE PELUSO
Pubblicato inizialmente sul numero di aprile 2023 del Notiziario del Centro Studi Tradizioni Nautiche della Lega Navale Italiana.
REFERENZE
B.
Brivonesi – Mare e Cielo 2014
https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Brivonesi
https://www.earlyaviators.com/edefilip.htm