C’ERA UNA VOLTA DICEARCHIA – LA CITTA’
DEL GIUSTO GOVERNO
UN PICCOLO INSEDIAMENTO DEGLI ESULI DI
SAMO
Le
notizie sull’esistenza di Dicearchia provengono principalmente da due fonti
classiche; lo storico greco Polibio e il poeta romano Gaio Lucilio.
Se
mettiamo in dubbio i loro scritti, in merito a quanto riportano sulle origini
della nostra città, dovremmo poi diffidare delle altre loro preziose cronache. Per
il greco Polibio, che su Dicearchia riporta testimonianze orali di antiche
tradizioni greche, dovremmo mettere in dubbio tutto quanto ha poi scritto in
merito alla storia di Roma del periodo repubblicano. Per il romano Lucilio, che
su Dicearchia riporta notizie apprese da antichi testi greci andati persi, dovremmo
mettere in dubbio tutti i riferimenti storici cui accenna nelle sue opere.
Tuttavia
la quasi totale assenza di testimonianze archeologiche greche a Pozzuoli, pur
tenendo conto delle enormi trasformazioni dei luoghi causate dalla natura
vulcanica, dal bradisisma e dalla profonda opera di risistemazione che il luogo
ha dovuto subire, pone seri dubbi sulla consistenza e la durata
dell'insediamento samio.
In
ogni caso esso deve essere stato di limitate dimensioni e Dicearchia non dovrebbe
aver mai avuto statuto di città. La tradizione dominante vuole che sia stata
fondata intorno al 530 a.C. da un gruppo di esuli Sami che le danno quel nome
col quale è conosciuta dalla storiografia greca. Un'altra tradizione, più
recente, vuole invece che Dicearchia sia stata solo un porto (epìneion) dei
Cumani.
La
contraddizione tra queste due notizie è solo apparente. E’ molto probabile che
i Cumani abbiano impiantato uno di quegli scali che, come Partenope e Miseno,
garantisca loro il controllo del Golfo di Napoli.
I
Sami sarebbero apparsi sulla scena in un secondo momento dando alla località il
nome di Dicearchia “La città del giusto governo”, e questo per commemorare le
circostanze del loro stanziamento motivato dall'affermarsi di un ”ingiusto
governo” tirannico nella patria che hanno dovuto abbandonare.
Naturalmente l’esodo da Samo non è stato
di massa, come molti puteolani oggi immaginano; sarà stata la fuga di una
“elite” di possidenti e politici contrari al sistema instaurato con prepotenza
dal tiranno Policrate. Analogamente il filosofo Pitagora, anche lui un
possidente di Samo, lascia l’isola per motivi politici in quanto non approva la
tirannide di Poilicrate.
Personalmente mi piace paragonare gli
esuli di Samo ai Padri Pellegrini che nel 1620 sbarcano in Nord America e fondano
una colonia di puritani. Ad abbandonare l’Inghilterra, e imbarcarsi sul
Mayflower, sono solo in 102 (52 uomini, 18 donne e 32 bambini); durante il
viaggio molti si ammalano e alcuni muoiono, ma i superstiti portano con loro sani
principi di democrazia.
Tradizione
vuole che i Padri Pellegrini mettano piede per la prima volta in America nel
sito dove si trova la Roccia di Plymouth (nome dato in ricordo del porto
da cui sono partiti) ma, non essendoci oggi visibili evidenze architettoniche,
non ci sono prove storiche che lo confermino. Eppure questa cittadina e questo
avvenimento rivestono un ruolo essenziale nella tradizione e nella storia degli
Stati Uniti d’America.
Come
i Padri Pellegrini scappati dal Regno d’Inghilterra così un gruppetto
altrettanto eseguo di coloni sami scappa dal Regno di Policrate. Nonostante questo
re-despota porti l’isola al massimo splendore artistico e culturale, governa
Samo con tirannia allo scopo di ottenere la supremazia sull’intero Egeo.
I
fuggiaschi, forse pochi e su di una sola nave come sarà poi per il Mayflower,
approdano in terra flegrea e con il consenso di Cuma fondano la città di
Dicearchia.
Data
l’esiguità dei fuggiaschi, dopotutto a Samo ci si vive bene e son pochi i
dissidenti di Policrate, e data la breve durata della colonia, oggi non
esistono tracce del suo insediamento.
Probabilmente
anche Dicearchia, come il primo insediamento dei Padri Pellegrini americani, è stato
un piccolo borgo e, contrariamente a molti altri insediamenti greci radicati su
ambiti promontori, è stato eretto in riva al mare.
Quasi
certamente a ridosso del molo a formare un piccolo borgo fortificato; proprio come
esisteva nella natia Samo.
Dove
sono oggi i suoi resti?
Sommersi,
per effetti bradisismici, e probabilmente appena visibili nel 215 a.C. quando,
per evitare che Annibale se ne impadronisse, i romani fortificano quella rocca
che sarà il cuore della Puteoli imperiale.
L’attuale
fase ascendente, fonte di danni ed ansie, potrebbe un domani svelare le nostre
origini.
Articolo pubblicato inizialmente ad aprile 2025 su:
"Segni dei Tempi"
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