FORTI NELLA VITA
EPICI SVLLE ALPI E SVL MARE
NELLA STORIA ETERNI
POZZVOLI MADRE
SVPERBA DI ESSI E MEMORE
Sui lati del nostro Monumento ai Caduti, nello
slargo di Porta Napoli, notiamo due frontoni angolati quel tanto che basta a
renderli visibili all’occhio del passante.
Su questi marmi sono scolpiti i nominativi, in
ordine alfabetico, di tutti i nostri concittadini caduti nel corso della
“Grande Guerra”.
Avvicinandoci al frontone di destra, quello che sovrasta la fonte che raffigura il “Dio Piave” nell’atto di indicare con lo sguardo ai combattenti la via della Vittoria [2],
possiamo ancora leggere,
nonostante le incurie del tempo, i nomi degli ultimi cinque figli che Pozzuoli
ha eternato nel marmo [1].
MARINAIO VARRIALE
CARMINE
TENENTE VERDONE ORESTE
SOLDATO VILLANO FRANCESCO
SOLDATO VIOLA GENNARO
SOLDATO VITOLO GIUSEPPE
Ultimamente vari notiziari e social, anche di
livello nazionale, stanno riportando la notizia delle origini puteolane del
nonno di Carlo Verdone.
La si sta facendo passare come una “scoperta”
recente, una novità che avrebbe sorpreso lo stesso comico romano.
In verità fin dal 2015 la stampa ha dato risalto dell’omaggio
fatto dall’attore alla memoria del nonno Oreste, in special modo a Gorizia nella
cui provincia ricadeva il fronte in cui cadde nel corso della Grande Guerra. Inoltre
crediamo che nella famiglia Verdone, come in tutte le altre, sempre siano state
tramandate notizie, e soprattutto “fattarielli”, relativi ad avi non così lontani
nel tempo.
Carlo, e particolarmente il Padre Mario, sapevano
del nonno e della sua nascita a Pozzuoli; notizia rintracciabile anche in rete
e addirittura in Wikipedia consultando la voce “Mario Verdone”.
Con la recente scoperta presso l’Archivio di
Napoli, la richiesta di passaporto alla Questura partenopea da parte di Oreste
Verdone, siamo di fronte ad un interessante ritrovamento che arricchisce le
nostre conoscenze, ma ritengo che questo documento non sia della stessa
importanza dell’atto ufficiale di nascita, pubblicato dall’amica Anna Maria
Byrne, che ci fornisce molte più notizie sulla Famiglia Verdone.
Anna Maria, nata Sfarzo, è una puteolana traferita
negli Stati Uniti dopo il matrimonio con mister Byrne e, dalla lontana America,
continua ad amare ed interessarsi della natia Pozzuoli.
Sulla pagina Facebook di “Napoli Fanpage” del 18
giugno 2021 Anna Maria ha letto una intervista fatta a Carlo Verdone [3]:
«Ho avuto la conferma delle vere radici di mio
nonno che era nato a Pozzuoli il 26 marzo del 1894. In passato non era stato
facile rintracciare sue notizie. Mio padre fece un viaggio a Napoli apposta, lo
narro in un capitolo dedicato a nonno Oreste. Da Napoli lo mandarono a Nola,
poi a Caserta, un vero macello...
Candida Carrino, Angelica Luglio e Gianluca Bianco
sono riusciti a trovare quello che cercavamo da tempo. Dopo la lettura del mio
libro hanno iniziato una ricerca, anche affettuosa, per offrirmi qualche
elemento in più. Ed effettivamente ci sono riusciti.»
Anna Maria Byrne risponde a questo post:
«Sig. Verdone, peccato non mi conosca. Come ho
letto l’articolo mi son detta: “a Verdo’ mo’ to trova a compaesana tua”.
Ho trovato il certificato in meno di cinque minuti!
Adesso siamo ‘paesani’»
Adesso, cara Anna Maria, mettendo insieme tutte
queste notizie con altre scaturite dalla mia personale ricerca, possiamo
azzardare qualche notizia maggiore sul nostro “paesano”.
Il cognome VERDONE non è tra quelli tradizionali che
fin dall’era angioina sono attestati a Pozzuoli; sappiamo che esso è radicato in
tre regioni (Lazio, Molise, Campania) e in cinque provincie (Latina, Frosinone,
Isernia, Caserta, Benevento).
Analizzando gli specifici paesini in cui è diffuso
notiamo subito che trattasi di località in passato tutte comprese in “Terra di
Lavoro”; storica provincia del Regno di Napoli che poi, dopo la sua abolizione,
ha ceduto territori alle citate provincie e regioni.
Il capostipite Armando Verdone, bisnonno di Carlo,
è probabilmente originario di Mignano Montelungo, o di un confinante paesino
dell’attuale basso Lazio, ed emigrato a Pozzuoli.
D’altronde si ha notizie di tanti altri contadini
di queste zone (ad esempio i Fortuna originari di Isola del Liri) attirati
dalle possibilità lavorative offerte dalla grande fabbrica Armstrong impiantata
a Pozzuoli a metà degli anni ottanta del XIX secolo.
L’atto di nascita di Oreste Verdone porta il
numero 184 ed è stilato alle ore undici del 28 marzo 1894 nella Casa Comunale
da Ragnisco Notaio Achille, sindaco del Comune di Pozzuoli [4].
Achille Ragnisco è tato eletto sindaco nel 1893 e
lo sarà fino al 1896; stimato notaio discendente da conosciuta e nobile casata
che fin dal seicento ha annoverato innumerevoli, notai, sindaci e giacobini,
condannati per la partecipazione alla Napoleonica Repubblica Partenopea.
Ragnisco, nella sua qualità di Ufficiale dello
Stato Civile scrive che innanzi a lui s’è presentato Armando Verdone di ventitré
anni e di mestiere meccanico; professione all’epoca esercitabile solo in un
cantiere, data la mancanza di macchinari e mezzi di locomozione privati.
Verdone dichiara di domiciliare in via Napoli,
numero 15; praticamente subito dopo l’attuale via Matteotti (all’epoca via
dell’Ospizio) iniziava via Napoli (ora corso Umberto I) [5].
Armando Verdone continua affermando che alla ora
meridiana una (del pomeriggio) e minuti sei del giorno 26 del corrente mese di
marzo, nella riferita casa di via Napoli è nato un bambino di sesso mascolino,
che presenta al sindaco, ed a cui dà il nome di Oreste.
La Madre, moglie di Armando, è Giuseppina Izzo
(cognome anch’esso originario della Terra di Lavoro ma oggi molto diffuso nella
nostra provincia), donna di casa che lo fece con lui convivente.
A quest’atto sono presenti, quali testimoni, i
signori Procolo Artiaco di anni sessantasei, di professione proprietario e
Vincenzo Garbino di anni ventitré, di professione contadino; entrambi residenti
nel comune di Pozzuoli.
Artiaco era probabilmente il suo padrone di casa e
Garbino, anche per età, un amico coetaneo che coltivava una delle tante
“parule” di ortaggi che nella zona di via Napoli si estendevano tra il terrazzo
marino della Starza e il mare.
Il sindaco conclude l’atto scrivendo che lo stesso
è stato letto agli intervenuti e sottoscritto da lui, dal dichiarante e da uno
dei testimoni, avendo l’altro detto di non saper scrivere.
Seguono le firme di Armando Verdone, Procolo Artiaco
e Achille Ragnisco.
Oreste cresce nella nostra Pozzuoli, a via Napoli e
dal suo balcone di case vede il mare e il dirimpettaio “Grand Restaurant dei
Cappuccini” fondato da Gennaro Polisano nell’antico omonimo ospizio che in seguito
diventerà “Ristorante Vicienzo a ‘mmare” [6].
Qui frequenta le scuole basiche e poi si reca
nella vicina Napoli, con la Cumana o con il Tram, per conseguire il diploma di
chimico; ma le sue amicizie ed i suoi svaghi sono in questi luoghi che vanno
sempre più incrementandosi tra immigrati, assunti dalla Armstrong, e
villeggianti, ospiti dei numerosi stabilimenti termali e balneari che tra
“Bella Epoque” e “Liberty” raggiungono l’apice della loro parabola ascendente [7].
Giovanissimo è assunto dalla Armstrong che in
piena espansione nella produzione di artiglierie (Guerra di Libia, Grande
Guerra) ha certamente necessità di giovani specializzati; la grande fabbrica ha
un proprio laboratorio chimico dedito alle sperimentazioni e verifiche dei
materiali da utilizzare in fonderia. Nell’allegata foto, scattata in
quel periodo nel laboratorio, personale e dirigenti, tra cui il dott. Vincenzo
Adinolfi, del settore chimico [8].
Proprio questo lavoro lo porta a frequenti
missioni all’estero, come vedremo con la richiesta di passaporto, oppure in
altre località italiane; occasione per la quale conosce la futura moglie Assunta
Casini, senese.
L’avrà sposata poco dopo il suo arruolamento allo
scoppio, o poco prima, della Guerra Mondiale del 1915/1918; sarebbe
interessante richiedere il suo Foglio Matricolare o, essendo ufficiale, il suo
Stato di Servizio.
Dal Regio Esercito è assegnato al 37° Reggimento
Fanteria, della Brigata “Ravenna”, che ha sede ad Alessandria.
Non sappiamo se la nuova Famiglia ha provvisorio
domicilio a Pozzuoli, Alessandria o Siena; certo è che Oreste continua ad avere
ufficiale residenza anagrafica a Pozzuoli, e questo lo si deduce dal fatto che
solo le amministrazioni comunali in cui i caduti risiedono, e non dove sono nati,
ricevono comunicazione della loro morte al fronte.
Rispettando questo principio tutte le
amministrazioni comunali italiane sono autorizzate, nel dopoguerra, a scolpire i
rispettivi nominativi nei marmi dei monumenti commemorativi che prolificarono
in tutta la Nazione [9].
Nell’agosto 1916 Oreste chiede alla Questura di
residenza il passaporto per recarsi all’estero ed essendo militare in servizio
effettivo necessita dell’autorizzazione da parte dei Comandi Militari.
Dall’Archivio Generale di Napoli, sezione
passaporti della locale Questura, è ora saltato fuori un documento che ci ha
fornito una foto e interessanti notizie su Oreste Verdone [10].
Dal documento apprendiamo che il 21 agosto il Distretto Militare di Napoli, nel cui ambito territoriale è compresa Pozzuoli, notifica che in data 9 corrente il Ministero della Guerra ha autorizzato il tenente Verdone a recarsi all’estero e pertanto prega rilasciargli il prescritto passaporto affinché possa senz’altro effettuare il previsto viaggio a Londra. All’uopo allega il Modello 79 pervenuto dal Comando della Divisione Militare Territoriale “Alessandria” che include il 37° Reggimento Fanteria [11].
Ritornato in Italia Oreste è inviato col suo
reggimento al fronte nelle posizioni di Vertojba – Merna (attuale Slovenia) dove
il 12 maggio del 1917 inizia la X° Battaglia dell’Isonzo.
Il giorno 14 al 37° fanteria è assegnato come
obiettivo la quota 86, appena oltre il torrente Vertojbizza, caposaldo di tutto
il settore nemico; l’assalto risulta infruttuoso e tentativi sono ripetuti anche
nei seguenti giorni 15 e 16.
Il reggimento subisce la perdita di 350 uomini e
moltissimi feriti tra cui il tenente Verdone che, per le ferite riportate, è
ricoverato presso l’ospedale militare di Alessandria, sede del reggimento.
Sua moglie Assunta di appena venti anni, avvertita
di questo ricovero, sebbene sia nell’ultimo mese di gravidanza, prende un treno
e lo raggiunge.
Il destino vuole che il 27 luglio del 1917 Assunta
partorisca il piccolo Mario proprio nell’ospedale dove Oreste è convalescente; così
ha la fortuna di vedere il figlioletto appena nato.
Subito dopo, ai primissimi di agosto, Oreste è
guarito e deve far ritorno al fronte; tutta la famigliola prende un treno e
viaggia unita fino alla stazione di smistamento di Pisa, dove con uno
struggente addio, si dividono.
Assunta e il piccolo Mario prendono un treno diretto
a Siena, verso i genitori di lei, e Oreste prende un treno direzione Bologna,
di nuovo verso il fronte; verso la morte.
I tre non si sarebbero più rivisti e Mario Verdone
da adulto scriverà e cercherà spesso di immaginare quell’addio che sarà stato
struggente e triste [12].
Il giovane ufficiale, appena ritornato al fronte,
è trasferito al 47° reggimento fanteria (con il 48° forma la brigata “Ferrara”)
che il 19 agosto si lancia all’attacco raggiungendo le pendici nord ovest del
Veliki - Vhr e il 25 agosto, dopo accanita lotta, raggiunge Hoje a quota 763
metri.
Nelle ultime lettere, benché sia ancora estate, Oreste scrive:
“Il freddo mi gela le mani, mi entra nelle ossa e io ormai non
sono più padrone di me stesso…”.
Poi, parlando del piccolo Mario raccomanda:
“Accada quel che accada ti prego di farlo
studiare. Costi quel che costi”.
Dopo brevissimo periodo di riposo il reggimento
entra in linea nel settore del Monte San Gabriele ed esegue attacchi contro
aspre posizioni nemiche. Poco tempo dopo, a metà settembre del 1917, un colpo di
mortaio austriaco lo uccide mentre si trova in trincea.
Il bel sito rievocativo “Il fronte del Piave” riporta
il tenente Oreste Verdone tra i nominativi degli ufficiali morti il giorno 15
settembre 1917 e giustamente indica il Monte San Gabriele (e non Monte San
Michele come qualcuno scrive) quale luogo della sua morte [13].
La storia di Oreste è analoga a quella di tanti ragazzi come lui, puteolani e italiani tutti, che persero la vita nel corso delle furiose battaglie della Prima Guerra Mondiale.
Suo figlio Mario nasce a
Torino per amore materno e cresce a Siena per necessità; poi si trasferirà a
Roma per scelta professionale diventando un illustre critico cinematografico e
docente universitario. Avrà a sua volta tre figli, fra cui il celeberrimo
regista e attore Carlo Verdone.
Ma è Pozzuoli che, Madre Superba Memore di questo
eroe, lo ha eternato nel marmo a perenne memoria delle future generazioni.
Chi lo desidera potrà leggere il suo nome nel
monumento puteolano, esattamente là dove fiera punta la bianca freccia [14].
GIUSEPPE
PELUSO – LUGLIO 2021
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