mercoledì 18 febbraio 2015

Il sarcofago di Prometeo




Il sarcofago di Prometeo
Miti e misteri di un capolavoro puteolano
 Nella parte alta di Pozzuoli lungo la vecchia strada della Solfatara, praticamente di fronte ai resti della piscina Cardito, nel 1817 si scopre un sepolcreto nella masseria del signor Ruggiero. Questo massaro nello scavare la fossa, per piantare un albero di fico, ai primi colpi di piccone trova un complesso sepolcrale; circa trenta ricettacoli con dentro altrettanti scheletri. Proseguendo gli scavi poco oltre vengono rinvenuti quattro sarcofaghi di bianco marmo posti in una fabbrica a forma di tempietto.
Di particolare bellezza ed eleganza è il quarto rinvenuto sarcofago che misura 10 palmi di lunghezza, largo 3 e mezzo, alto 7. E’ scolpito ad altorilievo, probabilmente in un laboratorio romano, risale al quarto secolo dopo Cristo e con la sua presenza a Pozzuoli in età tarda testimonia della ancora vivace vita culturale nella nostra città.
Gli storici tutti affermano che il sarcofago rappresenta il mito di Prometeo; per alcuni è la “creazione dell’uomo”; per altri, in contrasto con la precedente ipotesi, è  “la divinizzazione dell’uomo” dopo la morte.


A seconda di una dottrina o dell’altra il corpo disteso rappresenterebbe un giovane all’atto della nascita o all’atto della sua morte. Di conseguenza il barbuto Dio centrale, su cui il simulacro poggia la testa, rappresenterebbe il Sonno oppure Prometeo.
Più o meno invariato resterebbe invece il riconoscimento di tutti gli altri personaggi, che son veramente tanti e di pregevole fattura.


Non sono un esperto ma, particolarmente colpito nell’ammirare questo capolavoro presso il Museo Nazionale di Napoli; gradirei far partecipe gli amici di questa mia esultanza.
Per assolvere questo compito racconterò l’appassionata descrizione che ne fa Lorenzo Palatino nella sua “Storia di Pozzuoli e Contorni” scritta nel 1826 poco dopo il ritrovamento; ovvio però qualche altro accenno là dove sussistono discordanze.
1 - L’eroe giacente


 Al centro della scena l’eroe giacente. In questo corpo, di grande statura e robustezza, si ravvisa un bel volto ed in tutta la sua persona si percepisce qualche cosa di grande. E’ senza barba con capelli folti e ricci. Ha la testa poggiata sulle ginocchia del dio sonno. Così racconta il Palatino.
Altre ipotesi riferiscono trattarsi del fantoccio di creta, rigidamente disteso, del primo uomo cui Prometeo si accinge a dar la vita immettendo il soffio vitale. Da questo nasce il suo mito.

2 - Il Sonno

Il barbuto dio del Sonno ha sulle sue ginocchia la testa dell’eroe giacente. Egli sta seduto a terra fisso ed immobile, con il busto lievemente inclinato in avanti, intento ad esaminare il giovane morto. Con la destra preme la sommità della sua barba e poggia la palma della mano sinistra sulla tempia del cadavere.
Secondo altre ipotesi rappresenta Prometeo intento ad osservare la sua creatura, l’uomo in terracotta disteso ai suoi piedi, cui darà il soffio della vita.
3 - Fama 

Una divinità allegorica che personifica la voce pubblica. E’ raffigurata con le ali, come l’immaginava la mitologia romana, ed è in alto, al centro della scena. Suona la tromba per annunciare la morte dell’illustre personaggio.
4 – Giove

Il sommo fra i numi, invita e riunisce gli altri dei per l’apoteosi dell’eroe morto. Ha il volto maestoso e compiacente e la testa coronata di quercia. Con la sinistra tiene uno scettro e con la destra una tazza, ovvero una patera usata per versare liquidi durante i sacrifici rituali. Da questa versa l’ambrosio sul nudo corpo dell’eroe giacente.
5 - Giunone

La moglie di Giove si trova alla sua destra in aspetto dignitoso. Con la mano sinistra sostiene lo scettro e con la destra porge a Mercurio una borsa piena di denaro con cui riscattare da Ade la vita dell'uomo.
6 - Cibele

Dietro Giove e Giunone c’è Cibele, la grande madre degli dei, con torre in testa ed in aspetto pietoso e compassionevole. Probabile, per altri, che sia Afrodite la Dea della Sessualità. Ma la corona turrita non lascia dubbi che sia Cibele come riferisce il Palatino.
7 - Parca

Dietro la testa del morto si trova l’inflessibile Parca dea tutelare della nascita. Essa, dondola leggermente la testa e, eseguendo i decreti del destino, con la conocchia e con il fuso nelle mani torce il corso della vita su di esso.
8 - Mercurio

Mercurio con sulla testa il Pegaseo, l’alato cavallo di Pegaso. Ha il Caduceo, bastone con due serpenti attorcigliati, nella sinistra e con la destra riceve la borsa che gli porge Giunone. La borsa passa al di sopra della testa della Parca, onde placarla; ma costei si dimostra in atto di non volere ascoltare né parole né doni. Diversa interpretazione afferma che sia lui a porgere a Giunone la borsa col denaro.
9 - Venere

Al di là dell’estinto, ed innanzi a Giove, si vede Venere nuda ed in atteggiamento molle e voluttuoso palesando così di essere la Genitrice dell’Amore. Dimostra il dispiacere che sente e sembra non voler guardare l’azione della Parca. Questo afferma il Palatino ma per altri sarebbe questa fanciulla di straordinaria bellezza che spinge l'anima ad entrare nel corpo e a dare la vita al primo essere umano.
10 - Fanciullo

Sulle gambe dell’eroe morto poggia un fanciullo, Eros ovvero un Amorino, in piedi. Egli, abbracciato con Venere, sembra volerle dire che calmi il suo dolore poiché lui lo preme con i piedi, onde destarlo dal sonno della morte.
11 - Amorino

Alla destra di Venere è pure abbracciato altro Amorino che pare spingerla a rivolgersi ad osservarlo. Egli pure preme con un piede la costola sinistra dell’estinto, e per destarlo più sollecitamente getta la sua ardente fiaccola sulla mano sinistra del Sonno, che a sua volta l’ha poggiata sulla tempia del morto,  affinché penetrato dal bruciore della fiamma ne ritiri l’arto. Ma il Sonno resta fermo nella sua posizione e per rabbia si preme il mento, per soffrire l’ardore, e non sollevare la mano.
12 - Vulcano


Alla sinistra del cadavere c’è la fucina di Vulcano il quale, pure per assecondare il genio di Venere, volge le spalle a tutti gli Dei. Egli è intento al suo lavoro e col pesante martello batte la sonora incudine affinché col fragore dei colpi riscuota l’eroe morto dal suo letargo.
13 - Cerere

Alla sinistra di Vulcano, e nell’angolo inferiore destro, c’è una dea seduta a terra. Essa con la sinistra abbraccia un albero di quercia che ha le sue ghiande e con la destra tiene un papavero. Questa è Cerere la quale, stando abbracciata alla radice, indica essere la Terra da cui l’albero ne riceve il nutrimento.
14 - Vesta

Fra Cerere e Vulcano, più indietro, si vede una dea con la testa coperta da un velo svolazzante per l’aria. Lo scultore l’ha giustamente situata presso la fucina di Vulcano onde indicare essere Vesta. Ad essa era sacro il fuoco ed era adorata presso ciascun focolaio.
15 - Minerva

Al di sopra di Vulcano e Cerere, ed alla sinistra di Giove, c’è un'altra dea, con il seno scoperto, che pure ha la testa coperta da un velo svolazzante. Essa è Minerva e presenta un volto ed una bellezza maschia e dolce, qual si conviene alla più saggia ed alla più casta delle dee.
16 - Nettuno

Sul lato destro di Giunone e di Mercurio c’è Nettuno con aria di fierezza, la barba crespa, i capelli irsuti sulla fronte. Con la mano destra tiene il tridente e con la sinistra sostiene un delfino sulla coda del quale cavalca un fanciullo rotondetto.
17 - Bacco

Questo fanciullo è Bacco che nella infanzia fu rapito dai corsari Tirreni i quali furono da lui trasformati in delfini meno il pilota Meneide risparmiato per pietà. Bacco, come altri dei, ha la testa coperta da un velo che sventola.
18 - Plutone

Proseguendo sulla destra di Nettuno c’è il barbuto Plutone, dio dell’inferno. Egli tiene lo scettro con la mano sinistra e con la mano destra tenta di avvinghiarsi a Nettuno.
19 - Prosperina

Sulla destra di Plutone c’è Prosperina, anch’essa con velo svolazzante in testa. Sembra che sia uscita dal triste regno delle ombre alla chiara luce del giorno.
20 - Ercole

Nell’estremità dell’angolo sinistro basso si trova Ercole seduto su di un sasso situato avanti la porta dell’inferno. Alla base del sasso si vedono scolpite due teste per metà scarnate e queste possono rappresentare le anime non ancora ammesse e che stupiscono della coraggiosa impresa di Ercole. Egli con la sinistra tiene legato fortemente Cerbero e con l’altra gli tiene ben chiusa la bocca di una delle sue teste. Con forza  ha spinte e fermate le altre due teste una sulle ginocchia di Prosperina e l’altra su quelle di un giovanetto. Sembra che lo scultore abbia voluto dimostrare che all’eroe non venisse impedita l’uscita dagli inferi.
21- Nestore

Il giovanetto è Nestore che, seduto in una posizione molto capricciosa, pare che pianga. Egli nella sua giovinezza fu salvato da Ercole e fece molte prodezze.
22 - Anfitride

Fra il giovinetto piangente ed il Sonno c’è una dea seduta a terra. Questa è Anfitride che rappresenta il mare e per questo è ai piedi di Nettuno. Ella poggia il braccio destro sopra di una cicogna, simbolo della pietà; con la mano destra sostiene un timone e con la sinistra un cavallo marino. Sulla fronte ha due corna ricurve che rappresentano le onde.
23 - Carro di Diana

Nell’angolo superiore della parte sinistra si vede il notturno carro di Selene condotto da Diana e tirato da due giovenche. Il carro è preceduto da un fanciullo con in mano una torcia accesa per illuminare il percorso avvolto dalle tenebre.
24 – Carro di Apollo

Nell’angolo superiore della parte destra risplende il diurno carro del sole condotto dal leggiadro Apollo con raggiante corona in testa. Esso è tirato da quattro nitidi corsieri.
25  - Endimione

Al gruppo del carro notturno appartiene il fanciullo inclinato con il capo all’ingiù, come la torcia che tiene in mano. Egli, nel suo giro, resta frapposto fra il carro ed Endimione che a sua volta è situato tra Minerva e Vesta. Endimione contempla l’eclissi lunare e resta sbigottito a tale novità.
26 - Moglie dell’Eroe

 Al fianco destro del sarcofago, dove sono gli dei marini ed infernali, vi è scolpita una donna in piedi vestita, che pare appena abbozzata. Probabile che indichi l’ombra della moglie dell’eroe la quale, in segno di gratitudine per essere stato suo marito ammesso tra gli dei, offre a Giove un cardamomo, pianta tropicale da cui i romani ricavano profumi, e con la mano pone su di un altare un follicolo che racchiude gli odorosi granelli chiamati grani del Paradiso. Sull’altare invece di un vaso è situata la dura buccia di tal frutto adattata a bruciarvi dentro i suoi semi.
27 - Giovane nudo

Al fianco sinistro del sarcofago, dove sono gli dei celesti e terrestri, si vede un giovane in piedi tutto nudo, meno che sul collo dove gira un panneggio che si getta dietro le spalle. Nel braccio sinistro ha una lunga asta quadrangolare senza punta, simbolo di pace, e con la destra conduce un cavallo. L’essere egli quasi nudo sembra che indichi trovarsi a mezza via, prima di essere annoverato fra gli dei.
28 – Leoni sul retro
Sul retro del Sarcofago sono scolpite due ombre malefiche, grossi animali che sembrano leoni. Sono magri con occhi biechi ed in mezzo ad essi un vaso d’acqua sull’orlo del quale poggiano le loro zampe anteriori. Questa scena dovrebbe rappresentare l’invidia indicata dallo scultore con l’ansietà delle bestie di bere quantunque la rabbia li trattenga ed abbiano di già le lingue fuori per lambirla.
Non mi resta che chiudere questo piccolo saggio con un invito a tutti gli amici: una visita al Museo Archeologico di Napoli per gustare dal vivo la vista di questa meraviglia. Un capolavoro che esalta il mito prometeico e l’avvento della civiltà fra gli uomini attraverso l’amore e la bellezza.

Giuseppe Peluso

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