lunedì 5 luglio 2021

La Concola

 

La Concola – Q8

Un Vulcano ed una Stazione di Servizio creata nella sua bocca


Non tutti i puteolani, e tantomeno i forestieri di passaggio, sanno che un’area di servizio, cui spesso si fermano per rifornirsi di carburante o sigarette, sorge nel cratere di un’antica bocca eruttiva.

Si tratta del vulcano La Concola che è possibile raggiungere con la superstrada Pozzuoli – Castel Volturno, ovvero la variante SS7quater della Domiziana.

Questa bocca eruttiva si trova subito dopo l’ingresso Sud della superstrada ad Arco Felice, sulle pendici del Monte Russo, che si costeggia per un bel tratto.

All’interno della bocca craterica è stata realizzata la Stazione di Servizio dalla Q8 e il Complesso Turistico Agave; ma entrambi sono raggiungibili solo da chi percorre la corsia proveniente da Nord.

 

Al centro dei Campi Flegrei, tra circostanti minori vulcani, si erege un cospicuo cono craterico che, per tale sua relativa imponenza, gli antichi chiamarono “superbo” (yaurus in latino), da cui l’odierno Gauro.

Data la esiguità dei colli circostanti, esso si eleva sulla contigua regione e si scorge bene fin dall'opposta sponda del golfo, da Capri e Sorrento, come già osservò Stazio.

Tale altezza o superbia è molto relativa, perchè il suo orlo più alto (Monte Barbaro) non supera i 330 m; inoltre la sua grande mole esteriore apparente è resa vana dalla concavità del cratere interno, per cui a ragione Giovenale lo chiamò il “superbo vacuo” (Gaurus inanis).

Il gruppo del Gauro comprende l'attuale monte Barbaro, che è la parte meridionale di tutto il cono craterico; il monte Corvara, che è la parte settentrionale; la cima di Sant’Angelo alla Corvara che a riore sarebbe parte integrante di monte Corvara; il grande cratere interno, che oggi si chiama Campiglione.

Il Gauro è il maggiore e più importante cratere del periodo eruttivo del tufo giallo dei Campi Flegrei, così come il cratere di Astroni è il maggiore del seguente periodo del tufo grigio.

 

Sopra ed intorno al Gauro si trovano parecchi minori vulcani che costituiscono, sui suoi fianchi ed alle sue falde, un complesso sistema eruttivo: 


-      Il vulcano Cigliano. - Una volta conosciuto come il fondo Capomazza, dal nome del proprietario del terreno. E un vulcanetto craterico che si eleva fra gli Astroni e il versante est del Monte Gauro. Esso si è formato nell'istesso tempo cogli Astroni e appartiene a questo sistema vulcanico.

-      Il vulcano Crisci. -  Il suo nome deriva dalla vicina masseria e per la prima volta è nominato dal De Lorenzo. Trattasi di una piccola elevazione tra il vulcanetto Cigliano e quello della Montagna Spaccata.

-      Il cratere di Montagna Spaccala. - Al fianco nord-est del Gauro si è formato il cratere di Montagna Spaccata, che sta nella medesima zona coi crateri di Pisano. Il grande bacino circolare tra Montagna Spaccata ed il Monte Cigliano è conosciuto in generale come Piano di Campana e per questo esso è chiamato, da parecchi autori, il cratere di Campana. Ma sotto il nome di crateri di Campana si sono chiamati anche quelli di Fossa Lupara così che il nome “Cratere di Campana” può generare confusione. E meglio quindi adottare il nome di cratere di Montagna Spaccata, per distinguere questo bacino craterico da altri.

-      Il cratere di Fondo Riccio. — Un vulcanetto scoriaceo che si trova sul fianco occidentale del Monte Corvara. Esso era stato già indicato come un vulcanetto craterico dal De Lorenzo; ma per la prima volta C. De Stefani ne diede una descrizione più precisa.

-      Il cratere La Concola. — Questa bocca eruttiva si trova ad ovest di Fondo Riccio e fu per la prima volta descritta come una bocca eruttiva dal De Lorenzo e poi dal De Stefani. Appartiene allo stesso sistema del cratere di Fondo Riccio e si formarono nel medesimo periodo.

 

Sulla formazione cronologica di questi crateri è molto difficile concludere con precisione, solo possiamo dire con certezza le cose seguenti:

-      Monte Gauro, il più antico di tutti.

-      Montagna Spaccata, posteriore al Gauro.

-      Fondo Riccio e La Concola, forse stesso periodo di Montagna Spaccata.

-      Monte Cigliano, posteriore a Montagna Spaccata.

-      Monte Nuovo, il più recente di tutti. 



Il De Stefani descrive La Concola come una bocca esplosiva, che si trova sul fianco del Monte Rosso, ovvero dell’antico arco craterico dell’Archiaverno.

La forma del cratere è incompleta, essendo aperta ed inclinata verso est, il diametro della bocca è da nord a sud di 120 metri e la profondità massima è quasi di 50 metri, dal recinto occidentale tino al fondo.

Il pendio interno è in genere molto ripido, circondando un piano in fondo al cratere, di cui l'altezza è di 100 metri sul mare.

Nella parte occidentale sul pendio si vede il tufo giallo preesistente, che inclina verso est; invece la maggior parte del cratere, specialmente la settentrionale, è formata da strati di scorie laviche contenenti grande quantità di frammenti del tufo giallo, che inclinano verso est e arrivano fino al livello di 50 metri sul mare; ed essi sono coperti da un mantello di tufo grigio. 

Il cratere La Concola presenta soltanto una bocca nel terreno anteriore ed i suoi pochi materiali sono disposti a recinto senza formare un cono. Questo carattere è dovuto ad una sola esplosione eruttiva, come spesso in altri crateri della terra succede, ed è conosciuto come embrione di vulcano, secondo la nomenclatura del Branca.

Sulla origine di questo cratere il De Stefani manifestò l'opinione, che la bocca si sia formata dopo l'eruzione delle scorie con una esplosione ultra-vulcaniana.

Non esiste differenza importante fra i materiali di Fondo Riccio e di Concola, essi sono composti da scorie laviche porose o compatte; queste scorie trachitiche hanno un caratteristico colore, straordinariamente rosso.

Dal colore rosso delle scorie si ricava, che esse contengono molta quantità di ossido di ferro, come risulta anche dall'analisi del Manasse. Secondo lui la lava di Fondo Riccio e Concola appartiene ad una trachite augitica, da lui chiamata “ialotrachite”.

Tali scorie sarebbero anche un prodotto eruttivo del magma che si elevava quasi lino alla superficie.



Le loro dimensioni variano molto, e la massima grandezza raggiunge parecchie volte più di 2 metri di lunghezza e di 1 metro di spessore. In un luogo, sulla parete interna della Concola, tali scorie sono riunite in una massa lavica a guisa di colata. Le loro forme sono anche molto variabili, talvolta tabulari, talvolta allungate ed irregolari: ma specialmente è da notare l'esistenza di scorie, che presentano l'aspetto di un tronco di vecchio albero.

Nella parte inferiore dello strato di queste scorie sempre si trovano i blocchi di tufo giallo, di cui le dimensioni talvolta giungono fino ad un metro.

La struttura d questo cratere è diversa da quella di tutti gli altri coni vulcanici flegrei e c’è chi ha creduto possa trattarsi di un “Maar” (come si vedono nell'Kifel in Germania e sull'altipiano centrale della Francia), e che presenti soltanto la prima fase della sua storia eruttiva.

L’osservazione della planimetria altimetrica (cerchiata nella piantina estrapolata dall IV Foglio del Piani Regolatore Generale) ci aiuta a ricostruire in parte quella che doveva essere la conformazione iniziale; prima delle azioni erosive naturali e prima della devastazione apportata dall’uomo. 

Ma, non essendo un esperto, non voglio dilungarmi su questioni geologiche e vulcanologiche; ancora una volta resto meravigliato da ciò che questa Terra ha saputo donarci.

Ad ognuno il suo vulcano!


 

REFERENZE

G. De Lorenzo e H. Simotomai – Crateri del Monte Gauro nei Campi Flegrei - 1915

Arcangelo Scacchi, Memorie geologiche sulla Campania, Napoli 1849


GIUSEPPE PELUSO – LUGLIO 2021

2 commenti:

  1. Bellissima lettura, passando da lì si notava questa mezza bocca. Ovviamente, come da tradizione, anche lì ci hanno costruito

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