La Concola – Q8
Un Vulcano ed una Stazione di Servizio creata nella sua bocca
Non tutti i puteolani,
e tantomeno i forestieri di passaggio, sanno che un’area di servizio, cui
spesso si fermano per rifornirsi di carburante o sigarette, sorge nel cratere
di un’antica bocca eruttiva.
Si tratta del vulcano
La Concola che è possibile raggiungere con la superstrada Pozzuoli – Castel Volturno,
ovvero la variante SS7quater della Domiziana.
Questa bocca eruttiva
si trova subito dopo l’ingresso Sud della superstrada ad Arco Felice, sulle
pendici del Monte Russo, che si costeggia per un bel tratto.
All’interno della bocca
craterica è stata realizzata la Stazione di Servizio dalla Q8 e il Complesso
Turistico Agave; ma entrambi sono raggiungibili solo da chi percorre la corsia proveniente
da Nord.
Al centro dei Campi Flegrei, tra circostanti
minori vulcani, si erege un cospicuo cono craterico che, per tale sua relativa
imponenza, gli antichi chiamarono “superbo” (yaurus in latino), da cui
l’odierno Gauro.
Data la esiguità dei colli circostanti, esso si
eleva sulla contigua regione e si scorge bene fin dall'opposta sponda del
golfo, da Capri e Sorrento, come già osservò Stazio.
Tale altezza o superbia è molto relativa,
perchè il suo orlo più alto (Monte Barbaro) non supera i 330 m; inoltre la sua
grande mole esteriore apparente è resa vana dalla concavità del cratere interno,
per cui a ragione Giovenale lo chiamò il “superbo vacuo” (Gaurus inanis).
Il gruppo del Gauro comprende l'attuale monte Barbaro,
che è la parte meridionale di tutto il cono craterico; il monte Corvara, che è
la parte settentrionale; la cima di Sant’Angelo alla Corvara che a riore
sarebbe parte integrante di monte Corvara; il grande cratere interno, che oggi
si chiama Campiglione.
Il Gauro è il maggiore e più importante cratere
del periodo eruttivo del tufo giallo dei Campi Flegrei, così come il cratere di
Astroni è il maggiore del seguente periodo del tufo grigio.
Sopra ed intorno al Gauro si trovano parecchi minori vulcani che costituiscono, sui suoi fianchi ed alle sue falde, un complesso sistema eruttivo:
-
Il
vulcano Cigliano. - Una volta conosciuto come il fondo Capomazza, dal nome del
proprietario del terreno. E un vulcanetto craterico che si eleva fra gli
Astroni e il versante est del Monte Gauro. Esso si è formato nell'istesso tempo
cogli Astroni e appartiene a questo sistema vulcanico.
-
Il
vulcano Crisci. - Il suo nome deriva dalla
vicina masseria e per la prima volta è nominato dal De Lorenzo. Trattasi di una
piccola elevazione tra il vulcanetto Cigliano e quello della Montagna Spaccata.
-
-
Il
cratere di Fondo Riccio. — Un vulcanetto scoriaceo che si trova sul fianco
occidentale del Monte Corvara. Esso era stato già indicato come un vulcanetto craterico
dal De Lorenzo; ma per la prima volta C. De Stefani ne diede una descrizione
più precisa.
-
Il
cratere La Concola. — Questa bocca eruttiva si trova ad ovest di Fondo Riccio e
fu per la prima volta descritta come una bocca eruttiva dal De Lorenzo e poi dal
De Stefani. Appartiene allo stesso sistema del cratere di Fondo Riccio e si
formarono nel medesimo periodo.
Sulla formazione
cronologica di questi crateri è molto difficile concludere con precisione, solo
possiamo dire con certezza le cose seguenti:
-
Monte
Gauro, il più antico di tutti.
-
Montagna
Spaccata, posteriore al Gauro.
-
Fondo
Riccio e La Concola, forse stesso periodo di Montagna Spaccata.
-
Monte
Cigliano, posteriore a Montagna Spaccata.
- Monte Nuovo, il più recente di tutti.
Il De Stefani descrive
La Concola come una bocca esplosiva, che si trova sul fianco del Monte Rosso,
ovvero dell’antico arco craterico dell’Archiaverno.
La
forma del cratere è incompleta, essendo aperta ed inclinata verso est, il
diametro della bocca è da nord a sud di 120 metri e la profondità massima è
quasi di 50 metri, dal recinto occidentale tino al fondo.
Il pendio interno è in
genere molto ripido, circondando un piano in fondo al cratere, di cui l'altezza
è di 100 metri sul mare.
Nella parte occidentale sul pendio si vede il tufo giallo preesistente, che inclina verso est; invece la maggior parte del cratere, specialmente la settentrionale, è formata da strati di scorie laviche contenenti grande quantità di frammenti del tufo giallo, che inclinano verso est e arrivano fino al livello di 50 metri sul mare; ed essi sono coperti da un mantello di tufo grigio.
Il cratere La Concola presenta soltanto una
bocca nel terreno anteriore ed i suoi pochi materiali sono disposti a recinto
senza formare un cono. Questo carattere è dovuto ad una sola esplosione
eruttiva, come spesso in altri crateri della terra succede, ed è conosciuto
come embrione di vulcano, secondo la nomenclatura del Branca.
Sulla origine di questo cratere il De Stefani
manifestò l'opinione, che la bocca si sia formata dopo l'eruzione delle scorie
con una esplosione ultra-vulcaniana.
Non esiste differenza importante fra i
materiali di Fondo Riccio e di Concola, essi sono composti da scorie laviche
porose o compatte; queste scorie trachitiche hanno un caratteristico colore, straordinariamente
rosso.
Dal colore rosso delle scorie si ricava, che
esse contengono molta quantità di ossido di ferro, come risulta anche
dall'analisi del Manasse. Secondo lui la lava di Fondo Riccio e Concola
appartiene ad una trachite augitica, da lui chiamata “ialotrachite”.
Tali scorie sarebbero anche un prodotto
eruttivo del magma che si elevava quasi lino alla superficie.
Nella parte inferiore dello strato di queste scorie sempre si trovano i blocchi di tufo giallo, di cui le dimensioni talvolta giungono fino ad un metro.
L’osservazione della planimetria altimetrica (cerchiata nella piantina estrapolata dall IV Foglio del Piani Regolatore Generale) ci aiuta a ricostruire in parte quella che doveva essere la conformazione iniziale; prima delle azioni erosive naturali e prima della devastazione apportata dall’uomo.
Ma, non essendo un esperto, non voglio
dilungarmi su questioni geologiche e vulcanologiche; ancora una volta resto
meravigliato da ciò che questa Terra ha saputo donarci.
Ad ognuno il suo vulcano!
REFERENZE
G. De
Lorenzo e H. Simotomai – Crateri del Monte Gauro nei Campi Flegrei - 1915
Arcangelo
Scacchi, Memorie geologiche sulla Campania, Napoli 1849
GIUSEPPE PELUSO – LUGLIO 2021
Grazie Giuseppe...
RispondiEliminaBellissima lettura, passando da lì si notava questa mezza bocca. Ovviamente, come da tradizione, anche lì ci hanno costruito
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