Una
Tragedia Puteolana
Il crollo
del Banco di Napoli a Pozzuoli
Il 1° novembre del 1940, alle ore 4 e 20 minuti
della notte, Pozzuoli subisce il primo bombardamento ad opera dell’aviazione
inglese.
Esso è quasi innocuo, nonostante la completa
impreparazione della Difesa Antiaerea; mancanza di apparati di scoperta, di
armi idonee, di appropriati ricoveri per la popolazione civile.
Per tutto l’anno 1941 si susseguono solo sporadici
sorvoli di bombardieri notturni e di ricognitori diurni, sempre britannici, che
scherzosamente la popolazione chiama:
“u’ fotograf; vene a c’è fa u’ ritratt”.
“u’ fotograf; vene a c’è fa u’ ritratt”.
La Royal Air Force ritorna a fare danni dopo un
anno, il 9 novembre 1941, e questa volta per errore sono colpiti anche
obiettivi civili.
Una bomba, che però non esplode, cade sullo
scivolo della banchina di largo del Rosso e, per la prima volta, entrano in
funzione in modo massiccio i pezzi antiaerei e i dispositivi fumogeni che
oscurano la vista dall’alto.
Ma un'altra bomba, pur cadendo in Piazza
Vittorio Emanuele (attuale Piazza della Repubblica) senza colpire direttamente
edifici, provoca il crollo di una palazzina dove ha sede la filiale del Banco
di Napoli.
Sarà questo il movente delle prime tre vittime civili
puteolane.
Questa palazzina, innalzata negli anni venti e tra
l’altro mai più ricostruita, si trovava addossata alla Farmacia Azan; tra i famosi
portici di “sott ‘a neve” e la vecchia stazione tranviaria oggi sede della Associazione
ex Reduci, Combattenti e Marinai [1].
Tutti gli storici locali accennano a questo
bombardamento, alle prime vittime, alla Banca distrutta.
Ma solo poche parole, non si va oltre; c’è
assoluto silenzio e non ci sono altri riscontri pur essendo stato colpito un
centralissimo edificio di “miezz a piazz”.
Probabilmente l’avvenimento, dato il
particolare momento storico, è messo a tacere ed incanalato nel dimenticatoio
per non propagandare eventi sfavorevoli al regime e alla guerra in corso.
Le stesse macerie sono subito rimosse, a
differenza di quanto avverrà con il più tragici bombardamenti del 1943, e
l’edificio non più ricostruito proprio per non dar adito a ragionamenti e
ricordi. Occhio non vede, dente non duole [2].
Queste considerazioni le ho di già narrate sul
mio blog in un precedente scritto che affrontava le problematiche dei
bombardamenti e della difesa antiaerea nei Campi Flegrei [https://giuseppe-peluso.blogspot.com/2018/05/bombardamenti-pozzuoli.html]. [3]
Poi un giorno ricevo il seguente messaggio:
Caro Peppe. Sono Domenico Aniello e facendo
delle ricerche su Pozzuoli, e su mio nonno Domenico Aniello, mi sono imbattuto
nel tuo blog.
Mio nonno, che come me si chiamava Domenico, già
da prima della guerra era il cassiere della filiale di Pozzuoli del Banco di
Napoli.
Il palazzo del banco era attaccato al palazzo
dove ci sono i portici con la farmacia; al piano terra c’era l’ingresso e la
sala per i clienti, al primo piano l’ufficio ed al secondo piano la casa di
servizio dove mio nonno abitava.
Nonno Domenico occupava questa casa con la
moglie, mia nonna, e ben dieci figli, tra cui mio Padre.
Mio nonno, pur abitando nello stesso edificio,
tutte le notti restava all'interno della filiale del Banco di Napoli, ovvero al
primo piano dove era ubicata la cassaforte; aveva paura che potessero venire a
rubare.
Durante gli allarmi aerei mandava la moglie con
tutti i figli a ripararsi sotto il vicino tunnel del tram ma lui restava nella filiale
della Banca.
Questa sua testardaggine verso il dovere a lui
costerà la vita ed a mia nonna costerà tutto [4].
Durante l’incursione del 9 novembre 1941 nonno
Domenico si trova in banca con il collega Rocco, preposto della filiale di
Bacoli, e Antonio Testa, un facoltoso commerciante di Pozzuoli; moriranno tutti e tre e non perché l’edificio sia stato
colpito direttamente.
Lo spostamento d’aria, prodotto da una bomba
caduta nelle vicinanze, provoca il movimento della pesante cassaforte che con
il suo peso sfonda un muro portante trainando nel baratro pareti e pavimenti.
Con la sua morte Domenico lascia sola mia nonna
Maria con dieci figli; inoltre Maria è incinta dell’undicesimo che nascerà un
mese dopo la tragedia.
Mio padre, rimasto orfano a nove anni, ora di
anni ne ha 88 ma è perfettamente lucido; mi racconta tantissime cose di
Pozzuoli e della storia di Pozzuoli.
Mi sembra di vedere un film con i suoi racconti
ed i ricordi della nonna; mio Padre rammenta sempre quel giorno e le grida
della mamma e di tutti i fratellini quando, uscendo dal tunnel, videro il
crollato edificio che seppelliva il loro Papà [5].
GIUSEPPE PELUSO – GIUGNO 2020
il commerciante era uno zio : Antonio Testa
RispondiEliminaGrazie della preziosa comunicazione. Subito provvedo ad integrare il racconto. Tu sei ELIO, fratello di Tonino?
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