Opera Nazionale Dopolavoro di Pozzuoli
Dal 1930 è indetta, perché voluta da Mussolini, la “Festa Nazionale dell’uva”, alla quale debbono collaborare tutte le istituzioni del Regno. La festa è creata per ragioni di ordine economico (per promuovere il consumo di vino e di uva da tavola, in un momento di grave difficoltà per il settore, valorizzandone le qualità nutritive e terapeutiche) e per ragioni di ordine politico (per alimentare la propaganda e il consenso a favore del regime).
In quel periodo la sovrapproduzione d’uva è un problema reale che attanaglia l’agricoltura; la viticoltura italiana rappresenta uno dei principali pilastri sui quali si regge l’economia nazionale e per agevolare il consumo dell’uva è istituita questa festa con lo scopo di renderne popolare il consumo.
Il principale organismo cui è demandato l’organizzazione della Festa dell’Uva è l'Opera Nazionale Dopolavoro (O.N.D.); ente istituito con il RDL n. 582 del 1° maggio 1925. L’O.N.D. è concepito e nasce con il principale compito di regolare e inquadrare entro uno spazio controllato e sicuro il tempo libero dei lavoratori. Inoltre nelle intenzioni del Regime l'ente deve rappresentare il raccordo fra il lavoro e la spada, fra la società civile e l'esercito in armi. Nei dopolavoro si svolgono svariate attività, che spaziano dallo svago (sport amatoriale, ballo, cinema, spettacoli di varietà), alla cultura (concerti, spettacoli di lirica e prosa, biblioteche circolanti, bande musicali, corsi di tecnica agraria o di economia domestica, conferenze, prevenzione sanitaria), all'escursionismo (gite a piedi o in bicicletta, "treni popolari", crociere e viaggi all'estero, colonie estive per i figli dei lavoratori), sino allo sport agonistico e alla organizzazione di raduni e feste popolari (Befana fascista, Festa dei fiori, Festa dell'uva, Festa delle mondine, Festa della pesca). Per ultima, ma non ultima, l’attività dei cosiddetti “Carro di Tespi”, una denominazione utilizzata per i teatri ambulanti sorti intorno al 1930 per iniziativa del Ministero della Cultura Popolare, con l'intento di allestire rappresentazioni anche in quei comuni che non sono dotati di un teatro stabile. Tespi, racconta Orazio, è stato un semileggendario poeta e drammaturgo greco antico che si spostava da una città all'altra dell'Attica con un carro sul quale innalzava un palco. I protagonisti erano un attore ed il coro, e questo singolo attore era pure autore del testo. Indubbiamente, come riferisce Paolo Orano, i Carri di Tespi sono una delle istituzioni più tipiche, significative e perfette ideate e attuate dal regime fascista nel campo artistico e culturale, e sono in pari tempo la prima concezione nel mondo di un teatro mobile rivolto alle masse.
Qualche foto, dell’archivio Parisio scattata nel luglio del 1934, mostra un carro tespiano sia nella colonia marina di Lucrino sia in quella di Arco Felice [1]; attività entrambe curate dalla O.N.D. puteolana.
Dallo stesso 1930 tutti i dopolavoro, che si presentano simili agli attuali circoli ricreativi in cui si gioca a carte ed alcune volte si organizzano delle feste, sono invitati, insieme ai comuni, a celebrare la "Festa dell’Uva". In tutta Italia sorgono comitati locali che si attivano per offrire, ai concittadini e ai visitatori, giornate di svago e di intrattenimento. Giornate riempite da gare canore e arricchite dalla presenza di trionfali apparati scenici, di fontane dalle quali zampilla vino, di sfilate di carri allegorici trascinati da buoi. Tutto ciò vissuto in un'idillica atmosfera da strapaese popolata da “pacchiane” e “furetani” intenti alla animazione del loro quotidiano lavoro nell'ideale modello rurale.
La festa dell’uva è organizzata in modo tale che il trasporto e lo smercio delle uve, da consumarsi come frutta, sia ben agevolato. Pertanto durante il detto periodo di organizzazione e celebrazione della festa le uve, tanto che siano di produzione locale quanto se provengono da altro Comune, circolano liberamente senza vincolo di bolletta di accompagnamento o di altra formalità (ricordiamoci che fra i diversi comuni esiste ancora la barriera daziale). Inoltre gli appositi comitati per la Festa stabiliscono che la vendita può essere affidata anche a commercianti ed esercenti di ogni genere, compresi caffè - bar e spacci di liquori, esclusi i venditori di vino e cioè gli esercenti di vere e proprie osterie. Singolare è anche la vendita dell’uva che avviene con appositi sacchettini fatti stampare a livello provinciale e poi distribuiti ai vari enti organizzatori. Il compito del Dopolavoro durante le feste dell’uva è di curare la parte folkloristica della festa organizzando cortei in costume e carri “di carattere vendemmiale”. Le manifestazioni debbono avere luogo in tutti i Comuni di “qualche importanza” di ogni provincia italiana.
A similitudine di quanto avviene in altri comuni la prima Festa dell’Uva, che si svolge il 28 settembre 1930, a Pozzuoli è organizzata con non molta enfasi, quasi in sordina, è naturalmente registra poca affluenza di partecipanti e pubblico.
Ma l’anno seguente batte forte la grancassa della propaganda fascista per cui i locali gerarchi ed i vari dopolavoro non possono fare a meno di impegnarsi nella buona riuscita di un evento voluto da “Lui”.
Il comitato organizzatore è presieduto dal Podestà e da autorità fasciste, da membri dell'O.N.D. e delle associazioni economiche e sindacali puteolani. A questi si aggiunge anche il Poeta Luigi (Gigi) Punzo, indimenticato autore di poesie e canzoni. Punzo ha un ruolo di primo piano nell'ideazione e nell'allestimento coreografico del carro allegorico e nel serale intrattenimento canoro, vero fulcro scenografico della festa. Con questa seconda festa dell’anno 1931 è inaugurato il copione di attrazioni che si replica, sebbene con qualche variante, fino alle ultime edizioni. La manifestazione inizia di mattina con la benedizione dei grappoli nella piazza decorata con trofei, bandiere, e festoni realizzati con tralci di vite. Poi c'è la successiva Messa officiata dal parroco, con la partecipazione di autorità e cittadini. Fuori, nella piazza principale, in chioschi opportunamente allestiti si procede con la vendita dell'uva.
Fra il pomeriggio e la sera si raggiunge l'apice con la sfilata dei carri allegorici folcloristici preparati dai vari Dopolavoro, la tombola a scopo benefico, l’esibizione di gruppi canori, balli campestri, musica e il gran finale con la proclamazione della comparsa femminile più bella, con l'uscita a sorpresa del carro vincitore nella cornice notturna illuminata da fuochi d'artificio e la musica del Corpo Bandistico.
E’ il Dopolavoro dell’Ansaldo Artiglierie ad allestire il primo carro allegorico vendemmiale che trasporta un enorme cesto stracolmo d’uva [2]. Il carro è circondato da un leggiadro pergolato ornato da magnifici grappoli e cinto dal verde fogliame dei pampini che si curvano sul capo di numerose e leggiadre vendemmiatrici a guisa di festoni. Sul retro del carro, un vero carro agricolo non motorizzato ma trainato da una coppia di buoi, è riportata la scritta “Dopolavoro Ansaldo – “LL’UVA NOSTA” – Versi e Musica di Gigi Punzo”. E’ questo il titolo della canzone scritta appositamente dal maestro Punzo e che il tenore Ermanno Cosenza canta montato direttamente sul carro allegorico.
Per la terza festa, il 18 settembre 1932, si ripete lo stesso copione con carro del Dopolavoro Ansaldo e nuova canzone di Punzo “O VINO NUOSTO” scritta anche questa appositamente per l’occasione.
Il 24 settembre 1933 quarta festa, nuovo carro del Dopolavoro Ansaldo, nuova canzone del Maestro “DOPPO VENNEGNA”, ed il tenore Cosenza che ritorna a Pozzuoli per cantarla.
Il 23 settembre 1934 si ripete tutto uguale tranne la canzone che ora si intitola “TARANTELLA ‘E LL’UVA D’ORO”.
Il 15 settembre 1935 sesta festa dell’uva; la nuova canzone del maestro Punzo “O MAGO ACCUSSI’ VVO’…” cantata sempre dal tenore Ermanno Cosenza però sul carro vendemmiale “Bacco” allestito questa volta dal Dopolavoro Comunale di Pozzuoli. La Festa è ormai celebre e in Italia tutti tengono a parteciparvi e mettersi in mostra.
Il 27 settembre 1936 settima festa e questa volta la canzone di Don Luigi si intitola “VENNEGNA E VASE…”; ancora cantata dal tenore Cosenza sul carro del dopolavoro comunale [3].
Anche le feste del '37, '38 e ’39 hanno un grande successo con ampi finanziamenti sia pubblici che privati e la celebrazione, che già da alcuni anni continua anche nella serata del lunedì, si articola secondo il consueto copione.
Ora però la scenografia è molto più spettacolarizzata perché improntata sul modello della Roma imperiale; fasci littori, colonne sormontate dall'aquila romana, richiami all’impero ed alla grandezza della Patria.
Con il 1940, e l'entrata in guerra, termina in tutta Italia il desiderio e la volontà stessa di festeggiare e le difficoltà economiche conseguenti al conflitto sono poi le cause della sospensione della Festa Nazionale dell’Uva. Nel periodo postbellico solo in alcuni comuni, dove peraltro già esistevano tradizionali feste vendemmiali precedenti a quella fascista, si riprende in sordina la celebrazione anche se sotto altre denominazioni come "Sagra dell'Uva" oppure “Festa della Vendemmia”.
Nel dopoguerra Pozzuoli, come anche afferma l’amico Gennaro (Rino) Chiocca che mettendomi a disposizione il materiale della sua personale collezione mi ha permesso di stendere il presente articolo, si sente più operaia che contadina. La città, come visto con il “Congresso Democratico del Mezzogiorno” tenuto nei capannoni ex Ansaldo il 19 dicembre 1947, è ora epicentro della lotta operaia pertanto, pur non rinnegando il passato contadino, diventa difficile superare le perplessità di quanti associano la festa al passato regime.
Anche la Chiesa puteolana non si entusiasma alla possibilità di una sua ripresa; giustamente la colloca tra le feste pagane nonché pericolosa concorrente della contemporanea Festa di San Gennaro.
Paolo Orano - I Carri di Tespi dell'O.N.D., Edizioni Pinciana, 1937
Dott.ssa Assunta Medolla – Tutto su Cava
Gennaro Chiocca – Sezione Ansaldo – Collezione privata
www.alfonsinemonamour.racine.ra.it - La Festa dell'Uva ad Alfonsine
Giuseppe Peluso – Pozzuoli Magazine del 10 novembre 2012
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