lunedì 26 maggio 2025

I Fratelli Ferraro - Primi Sportivi Puteolani

 GUIDO E MARIO FERRARO

PRIMI SPORTIVI PUTEOLANI

La loro vita tra giochi, passioni, guerre, emozioni, amori e curiosità


Nella Pozzuoli di fine Ottocento - primi anni del Novecento, lo sport rappresenta un aspetto del tutto secondario della vita cittadina. Solo un ristretto gruppo di giovani dell’agiata borghesia, e della piccola nobiltà, si cimenta in alcune discipline come la scherma, il ciclismo, la caccia, l’equitazione; tutte attività che richiedono una costosa attrezzatura.

Gli operai scoprono la ginnastica, il canottaggio, il podismo, il calcio ed il nuoto; discipline che non necessitano di investimenti da parte dei singoli.

L’amico Gennaro Gaudino, giornalista e massimo storico dello sport puteolano, nel suo libro “La Tradizione Sportiva Puteolana – Storia e Ricordi dal 1902” (pubblicato nel 2018), ci informa che risalgano al 1902 le prime notizie su avvenimenti sportivi nella zona Flegrea e sulla nascita di circoli sportivi rivolti ai giovani; con l’intento di favorirne lo sviluppo delle forze fisiche ed intellettuali.

 

Il primo giornale che riporti una specifica gara ed i nominativi dei vincitori è “La Stampa Sportiva” di Torino (giornale fondato nel gennaio del 1902) che in data 6 settembre 1903 ci informa di due gare di nuoto, svoltasi nel golfo di Pozzuoli, e dei suoi partecipanti. Vincitori della prima di queste gare, organizzate dal Circolo “Virtus”, sono Guido e Mario Ferraro.

Il giornale scrive:

«Nella ridente baia di Pozzuoli hanno avuto luogo due gare di nuoto sul percorso di 1.250 metri. Nella prima di queste gare giunsero primi i fratelli Guido e Mario Ferraro con il tempo di 32 minuti e 17 secondi; terzo il signor Ascione con il tempo di 37 minuti e 5 secondi.»

Dalla lunghezza del percorso e dai tempi impiegati si ha motivo di ritenere che Guido, o Mario viceversa, abbia atteso il fratello per tagliare insieme il traguardo. Si ritiene che sia quasi impossibile arrivare insieme in una gara di nuoto svolta su di un percorso di 1.250 metri e che richiede un tempo di oltre 30/35 minuti. Probabilmente avranno fatto in modo di vincere insieme, aspettandosi, ma senza dare il destro per essere battuti dal nuotatore Ascione che arriverà terzo sopraggiungendo con circa cinque minuti di ritardo.

 


Immagine tratta da "La Tradizione Sportiva Puteolana – Storia e Ricordi dal 1902" di Gennaro Gaudino


L’estate seguente Guido Ferraro inizia fantastiche navigazioni con la sua barca a vela, la mitica Zizià; imbarcazione armata con due vele latine, maestra e mezzanella, oggi totalmente abbandonate.



La barca è stato il regalo, per la conseguita laurea in giurisprudenza, ricevuto da sua zia Clotilde, sorella maggiore di sua Madre che ha sposato suo nonno Francesco rimasto vedovo. La barca ha questo strano nome che deriva dal soprannome con cui in Famiglia è chiamata la zia, e nonnastra, Clotilde che l’ha regalata.

Zizià è una delle pochissime unità da diporto padronali del golfo e per anni Guido sarà tra i promotori della costituzione di un “Reale Yacht Club Puteoli” al quale, come insegna, vorrebbe donare la fiamma di Famiglia che sventola all’albero principale della barca e che ancora oggi è possibile ammirare in casa di suo figlio, ammiraglio Renato Ferraro.


Il 18 settembre  dello stesso 1904 il giornale “PUTEOLI”, Gazzetta del Circondario di Pozzuoli,  scrive che in occasione delle feste dell’Addolorata il “Club Virtus”, ridente ritrovo di baldi ed eleganti giovanotti, presieduto dal notar Giovanni Oriani, volle dare delle gare di nuoto, che riuscirono importanti e emozionanti per il valore dei nuotatori e per il lungo tratto da percorrersi.

Le gare erano due; una di velocità, l’altra di resistenza.

Giunse per primo, superando non lievi difficoltà, il giovane Mario Ferraro, allievo del Collegio Militare di Napoli. Un simpatico, gagliardo ed intraprendente tipo di sportman che conta al suo attivo non lievi vittorie; una promessa valida e sicura per il nostro esercito.

Mario Ferraro, malgrado questa prima ed interessante vittoria, volle, nulla curando, pigliar parte, fuori gara, anche alla seconda, riuscendo primo pure in questa.

 


Immagine tratta da "La Tradizione Sportiva Puteolana – Storia e Ricordi dal 1902" di Gennaro Gaudino


Ma chi sono i Fratelli Guido e Mario Ferraro, e che rapporto hanno con Pozzuoli?

Guido e Mario sono due tra i numerosi figli di Maria Antimo Luigi Ferraro di Silvi e Castiglione (Napoli 19-12-1845 + 20-01-1913), marchese,  avvocato, Consigliere, Assessore, Vicesindaco e Sub Regio Commissario del Comune di Napoli, Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia.

Luigi Ferraro è proprietario di un ridente villino a Pozzuoli, conosciuto all’epoca come “Casina alla Starza”, o “Villa Ferraro”. Questo immobile sarà in seguito acquistato dalla famosa imprenditrice Maria De Sanna e trasformato nella imponente “Villa Maria”, in stile Liberty, dedicata alla memoria della Madre che fu moglie del finanziere, impresario e commendatore Roberto De Sanna.

Poi, nel 1929, “Villa Maria alla Starza” sarà acquistata dalla Famiglia Peluso ed oggi, completamente espropriata, risulta abbattuta per far posto alla erigenda nuova stazione della “Ferrovia Cumana”.

 


La “Casina alla Starza”, con annesso Territorio, è stata, fin dal cinquecento, una masseria di proprietà dalla Mensa Vescovile di Pozzuoli annualmente concessa in enfiteusi. Nel 1844 è acquistata, all’asta giudiziaria, da Francesco di Paola Ferraro (Napoli 2-9-1816 + 30-3-1870), Consigliere particolare di Re Francesco II delle Due Sicilie, Avvocato della Corona.

Francesco di Paola Ferraro realizza una residenza padronale al di sopra del Casone e del Cellajo dell’antica masseria; costruisce una edicola votiva dedicata a San Francesco da Paola di cui è devoto (come pure il suo Re), e ricava un elegante e marmoreo gazebo agli estremi confini del Territorio. L’intera tenuta diventa un confortevole “casino di delizie” dove trascorrere vacanze e momenti di relax; vicini al mare e immersi nella quiete e nel verde di una fattoria di circa quattro moggia condotta da una famiglia di agricoltori; primi coloni sono state alcune generazioni della Famiglia Daniele, in seguito della Famiglia Monaco.

Alla morte di Francesco Ferraro la Casina, come pure il piano nobile del Palazzo di Napoli, passa al primogenito Luigi continuando però ad essere usufruita anche dagli altri figli; ovvero Enrico, Eugenio, Clotilde, e loro discendenti.

Luigi Ferraro sposa Matilde Caterini, sorella di Cleonice Caterini che sposa Eugenio fratello di Luigi, e sorella della già nominata Clotilde Caterini che sposerà suo Padre Francesco, quando resterà vedovo.

Luigi e Matilde saranno genitori di Riccardo nato nel 1875, Valentina nata nel 1877, Guido nato nel 1880, Mario nato nel 1885, Maria nata nel 1889 e Immacolata nata nel 1891. Molte vecchie foto di famiglia li ritraggono a Pozzuoli; teatro delle loro vacanze e delle loro avventure.

 


L’ammiraglio Renato Ferraro, figlio di quel Guido giunto primo insieme al fratello Mario nella gara del 1903, così scrive:

«Mio Padre fu sempre molto orgoglioso di questa sua vittoria e in genere della sua resistenza al nuoto. Inoltre, siccome era solito fare lunghissime nuotate, tra l’altro partendo da Pozzuoli andava a Nisida e tornava, aveva preso l’abitudine di mangiare nuotando.»

Ad avvalorare quanto scritto invia una vecchia foto del 1907 con il padre Guido (il primo a sinistra) nello specchio d’acqua antistante il Lido Ortodonico (precedente al Lido Spina), con in mano un grappolo d’uva che si accinge a mangiare.

 


All’epoca nella Famiglia Ferraro è invalso l’uso di chiamare i bambini con dei nomignoli; Ame per Amerigo, Vale per Valentina, Mimià per Maria, Tracola per Immacolata (diventata poi Babà per la sua dolcezza).

Fratelli e cugini usano chiamare Guido Co’, da Cotto, per le cotte che continuamente prende; però, poiché alla delusione amorosa segue in genere una crisi mistica e dice di voler farsi prete, in tale fase lo si chiama Pre'.

Prima di sposarsi (piuttosto tardi, a 46 anni) è stato, per i suoi tempi, un grande viaggiatore, ma anche un grande “tombeur de femmes”. In uno dei suoi viaggi ha occasione di conoscere una signorina triestina, sorella di un allora celebre scrittore. Fra i due sorge una disputa circa la rilevanza del cibo in un contesto romantico; la “mula” si dichiara decisamente contraria, ritenendo che il solo parlar di mangiare sia una volgarità.

Un bel giorno la signorina, forse con qualche mira matrimoniale, si presenta a Napoli “en touriste”, e Guido, gradendolo molto, crede sia suo dovere di farle da cicerone. Nel contempo però pensa che sia giunto il momento di riaffermare il proprio punto di vista sulla vecchia querelle. La povera triestina è trascinata a piedi (il racconto originale romanticamente riporta che è trascinata sul cavallo di San Francesco) per tutti i moltissimi luoghi di Napoli degni di essere visitati, completando, sempre a digiuno, il giro con un’ascesa alla collina di Posillipo. Finalmente, quando è ormai esausta e mezza morta d’inedia, Guido la porta al leggendario “Scoglio di Frisio”, dove la incauta “mula” s’ingozza di leccornie napoletane fin quasi a sentirsi male!
Quale fosse stato, poi, il guiderdone per questa sua vittoria morale, le cronache non lo tramandano. Sappiamo che il giorno dopo Guido gli farà visitare, questa volta in auto, le bellezze flegree.

 


Il nostro Guido (che abbiamo visto sportivo, cicerone, avvocato ed anche buontempone) quale ufficiale di artiglieria, farà anche lui la guerra sul serio e finisce poi per sposarsi proprio una austriaca (Hildegard Rupprecht von Virtsolog, nata a Baden – Austria nel 1889) che per scherzo chiama “La Nemica”, come il titolo di una celebre commedia di Dario Niccodemi.

Il loro primo figlio Luigi, nato nel 1927, muore a Cassino nel maggio del 1944 ed il secondo Mario, nato nel 1930, morirà solo due mesi dopo la morte del fratello, nel luglio del 1944, investito da un camion militare americano nel mentre attraversa via Campana, a Pozzuoli.

Resta in vita il suo terzogenito Renato Ferraro di Silvi e Castiglione, nato nel 1934, ammiraglio e poi Comandante in Capo della Guardia Costiera.



Di Mario Ferraro, secondo sportivo della Famiglia, il giornale “Puteoli” nel 1904 scrive che si tratta di un simpatico, gagliardo ed intraprendente tipo di sportman che conta al suo attivo non lievi vittorie. Aggiunge che è allievo del Collegio Militare di Napoli, quindi una promessa valida e sicura per il nostro esercito.

Sappiamo che Mario frequenta la “Nunziatella” di Napoli e poi l’Accademia Militare per l’Arma di Artiglieria, all’epoca con sede a Torino, e che nei suoi giovani anni da ufficiale, oltre che ottimo nuotatore, sarà un grande schermitore ed un eccellente cavaliere.

Anche lui, da bambino, ha avuto in Famiglia il suo nomignolo; alquanto curioso che val la pena raccontare.

Mario è il più piccolo tra tutti i fratelli e cugini; comunque sempre gioca con loro alla guerra, sia negli androni del grande Palazzo Nobiliare di Napoli che nei giardini della Casina alla Starza di Pozzuoli.

Oltre al fratello Guido partecipano ai giochi i cugini  Gustavo, Renato, Sara (benché sia una femminuccia) e Amedeo; quest’ultimo sarà un Pioniere della nascente Aviazione, ma purtroppo cadrà con il suo aereo nel corso della Grande Guerra.

Mario, come Nemecsek il piccolo dei “Ragazzi della via Pal”, è ammesso a partecipare a tutte le battaglie a condizione che faccia la parte del nemico, ovvero dell'Abissino; siamo a fine ottocento nel pieno delle prime guerre coloniali.

Poiché il più celebre capo abissino è Ras Mangascià, Mario è chiamato Mangascià, da cui il più familiare “Scianiello”; questo soprannome lo segue per tutta la sua lunga carriera militare, che si concluderà con il grado di generale di divisione.

Nel corso della Grande Guerra Mario, comandante di una Batteria, farà visita a suo fratello Guido, anche lui nella stessa arma, che si trova sul Monte Grappa e in questa occasione si faranno ritrarre insieme. Normalmente Guido Ferraro, a destra nella foto, ha sempre un'aria fascinosa, ma qui il fratello Mario lo batte.

 


Quanto al fascino di Mario va detto che è stato un grandissimo conquistatore per tutta la vita; ha avuto a lungo un'amante tedesca che si rifà viva dopo la guerra, ma intanto lui, generale in pensione da vari anni, si è sposato con Lia Macrelli, professoressa presso la Università di Bari.

In questa città, durante l'occupazione alleata, essendo noto per la sua adamantina onestà, riceve il delicatissimo incarico di “Commissario agli alloggi”, ovvero delle abitazioni da assegnare ai sinistrati di guerra.

 

Negli anni cinquanta sua cugina Sara Ferraro, rimasta fino alla fine un'inguaribile monarchica, si reca in pio pellegrinaggio a Cascais (Portogallo) a rendere omaggio a Umberto II di Savoia, colà in esilio.

Sara, che ricordiamo tra i ragazzi a giocare alla guerra nei giardini alla Starza di Pozzuoli, ha avuto tre fratelli caduti nel corso della Grande Guerra ed altri due ufficiali di carriera che Umberto avrebbe potuto conoscere.

«Sono la sorella dei colonnelli Renato e Decio Ferraro del Regio Esercito, che Vostra Maestà ha forse conosciuti.»

«No, signora, mi dispiace. Ma ho conosciuto e frequentato il generale Mario Ferraro, detto “Scianiello”, mio istruttore in Accademia.»

Insomma, un titolo confermato con “rescritto reale”.

 

 

 

REFERENZE

G.GAUDINO, La Tradizione Sportiva Puteolana – Storia e Ricordi dal 1902 - Edito nel 2018

R.FERRARO, Note Autobiografiche – 2014

H. FERRARO, https://first-life-original-life.blogspot.com/

G.PELUSO, https://giuseppe-peluso.blogspot.com/search?q=FERRARO

 

N.B. - Le foto senza didascalia sono pubblicate per gentile concessione della Famiglia Ferraro

 

GIUSEPPE PELUSO – MAGGIO 2025