mercoledì 20 novembre 2024

La Piscina sulla Caracciolo Puteolana

 



La piscina sulla “Caracciolo” puteolana

 

Solo pochi anziani possono ricordare una lignea e imponente struttura marina che ogni estate, nel corso degli anni cinquanta, prende forma nello specchio d’acqua antistante il Serapeo.

All’approssimarsi dell’autunno è smontata per essere poi ricostruita agli inizi della bella stagione. Pur ricordando i maestosi lidi su palafitte, tipici della Belle Epoque, non è uno stabilimento balneare ma un campo di gara.

Una piscina naturale, realizzata direttamente in mare, delimitata su tre lati da pali in parte conficcati nel fondo sabbioso e in parte tra loro intrecciati in modo da essere in grado di sostenere passerelle e gradinate.



Dal largo marciapiede dello spettacolare lungomare di via Roma (la Caracciolo puteolana) si diramano due passerelle su palafitte lunghe all’incirca trentacinque metri e tra loro distanti circa quindici metri.



Dopo una decina di metri dalla riva le due passerelle sono congiunte da una larga pedana su cui è realizzata una capiente gradinata con più ordini di posti a sedere.

In fondo, verso il mare aperto, la congiunzione tra le due passerelle è costituita solo da cime munite, di tanto in tanto, di sugheri colorati con funzioni di galleggianti.

In pratica lo specchio d’acqua racchiuso tra passerelle, pedana e cime viene a costituire un vero e proprio campo di gara adatto a competizioni di nuoto e utilizzato, principalmente, per partite di pallanuoto.

Gli spettatori assistono stando seduti sulla gradinata, che ha anche la funzione di non permettere la vista del campo ai non paganti che sostano sul marciapiede del vicino lungomare.

Giocatori e staff delle squadre occupano le passerelle laterali all’inizio delle quali sono stati ricavati, rispettivamente, due camerini del tutto identici alle contemporanee cabine balneari.

 


Come scrive lo storico ed amico Gennaro Gaudino, nel suo volume “Lo Sport a Pozzuoli – Storia e Leggenda”, nella metà degli anni cinquanta rinasce a Pozzuoli, per merito del dott. Giovanni De Silva, Commissario Prefettizio di questo comune, una squadra di Pallanuoto.

Essa è la “Rari Nantes Puteoli” che, nella sede storica posta ad angolo tra corso Vittorio Emanuele e piazza delle Repubblica (di fronte la Cassa Armonica), raccoglie gli appassionati vecchi e nuovi di questo sport.

Il dott. De Silva fa costruire anche la piscina all’aperto, che sorge sul Lungomare di via Roma, in modo che la squadra cittadina possa allenarsi e disputare i tornei cui si è iscritta. 



La struttura è inaugurata con una riunione, oggi diremmo un meeting, che vede impegnati i migliori atleti del nuoto italiano.

Tra questi Alfonso Buonocore e Carlo Pedersoli, amici e rivali, entrambi campioni di nuoto e pallanuoto.

I fratelli napoletani, ma di padre tedesco e madre rumena, Federico (detto Fritz) e Costantino (detto Bubi) Dennerlein, anch’essi campioni sia di nuoto che di pallanuoto.

Il romano Lucio Ceccarini e il fiorentino Carlo Peretti, entrambi pallanuotisti di squadre romane e della nazionale medaglista alle Olimpiade di Helsinki.

Il nuotatore siciliano Mangano, che sarà padre, nonno e bisnonno di grandi campioni sia di nuoto che di pallanuoto.

Carlo Pedersoli, una volta lasciato il nuoto, farà l’attore e sarà meglio conosciuto col nome d’arte di Bud Spencer.

Fritz Dennerlein sarà il mio maestro di nuoto quando la Scuola Media “Leopardi” di Bagnoli nel 1961, unificando le due ore settimanali di Educazione Fisica, partecipa allo sperimentale corso di nuoto scaturito dalla collaborazione tra Provveditorato agli Studi di Napoli, C.O.N.I. e Federazione Italiana Nuoto.

La “Rari Nantes Puteoli” diventa ben presto importante punto di riferimento degli sport acquatici e della vita sociale e mondana di Pozzuoli.

Fiore all’occhiello del circolo resta la sua squadra di pallanuoto che nel campionato di serie “C” del 1955/1956 si classifica al quarto posto su oltre centocinquanta società di tutta Italia.

 Avvincenti sono pure le amatoriali gare di nuoto cui partecipano puteolani che con il mare hanno un rapporto millenario.

L’amico Mimmo Palumbo m’ha ricordato una coinvolgente rivalità tra due nuotatori, entrambi del Rione Terra; Lucignano Salvatore abitante in via Pesterola e Pisano Vincenzo abitante in via San Procolo.

Gli spettatori, gremiti sugli spalti e sulle barche che circondano la struttura, fanno un tifo pazzesco che per l’uno e chi per l’altro beniamino.

Il Pisano, figlio di una bidella della Scuola Armando Diaz, pur essendo palesemente più forte e dotato del suo principale avversario, per mancanza di concentrazione non riesce ad esprimere tutto il suo valore e riceverà la medaglia d’argento per il secondo posto conquistato.

Il Lucignano vince la gara e la medaglia d’oro nel mentre saranno vistosamente distaccati tutti gli altri concorrenti.

 Per anni gli spettatori puteolani accorreranno numerosi in questa inusuale e speciale struttura per incoraggiare i loro amici nuotatori e inneggiare alla squadra cittadina di pallanuoto.


Segni dei Tempi - Novembre 2024

Giuseppe Peluso


martedì 8 ottobre 2024

Da Purificata a "A Mprefecata" ad Ambrofega

 



Tradizioni onomastiche dei pescatori puteolani di La Maddalena

Da ‘A Mprefecata ad Ambrofega

Il passo è breve. 

Un errore di trascrizione che riporta alle origini dialettali di Purificata




E’ la notte del 5 marzo 1855, e ancora regnano i Borbone, quando in via Magazzini a Pozzuoli nasce Vincenzo D’Oriano.

Il piccolo cresce negli stretti vicoli di “abbasc o mare”, tra nasse, tramagli e gozzi; ancora bambino aiuta mamma Maria Raffaella a sarcire le reti ed appena adolescente esce in barca con papà Antonio.

Passano gli anni e il giovane Vincenzo nota piacevolmente l’adolescente vicina Maria Giuseppa Pollice, che vive in un basso della stessa via.

La ragazza sta portando a compimento una gravidanza, frutto di violenza da parte del “signore” presso cui era a “servizio”.

Il giorno 11 aprile del 1888 è lei stessa che si presenta nella Casa Comunale, al cospetto dell’Ufficiale di Stato Civile, con un bimbo avvolto in una coperta.

Alla presenza di due testimoni dichiara che alle ore nove e sette minuti del giorno prima ha partorito un bambino di sesso mascolino cui impone il nome Gaetano. Asserisce che il bambino è frutto della sua unione con uomo celibe, rifiuta di rivelarne il nome ma afferma che lo stesso non è parente o affine.

Il segretario Pasquale Sommella, delegato del sindaco, accoglie la dichiarazione e lo registra come Gaetano Pollice.

Nonostante i dodici anni di differenza Vincenzo è attratto dall’amore con cui Maria Giuseppa, la bimba che ha visto crescere attorno al suo “malazè”, accudisce ora il piccolo frutto del suo corpo.

Prima qualche guardata e poi qualche frase, entrambe pian piano ricambiate, portano ad un avvicinamento dei giovani che presto comprendono essere giunto il momento di prendere importanti decisioni, anche per il piccolo.

Il 25 ottobre dell’anno 1890 si uniscono in matrimonio e in questa occasione Vincenzo riconosce come suo figlio il piccolo Gaetano che d’ora in poi sarà per tutti un D’Oriano.

Il 29 luglio del 1891 è Vincenzo a dichiarare la nascita di un figlio di sesso femminile cui impone il nome di Maria Raffaella, in ricordo di sua Madre.

Non esistono macchine da scrivere e cognomi e nomi, pronunciati in dialetto dai dichiaranti, sono a volte mal compresi o mal trascritti dall’ufficiale di Stato Civile. Gli errati dati anagrafici poi non sono corretti dal diretto interessato che spesso, come il nostro Vincenzo, è analfabeta.

Pertanto il cognome di Maria Raffaella è riportato come Oriano e non D’Oriano, senza la “D” e apostrofo iniziale.

Vincenzo trascorre gran parte del tempo sul mare in lunghe campagne di pesca che, da febbraio ad agosto, lo portano a girovagare sulle coste toscane e sarde.

Nel luglio del 1893 è la levatrice a denunciare la nascita del terzo figlio Antonio, stesso nome del nonno paterno, in quanto Vincenzo si trova a Livorno.

Ma Vincenzo ha un progetto in mente e ne discute con Maria; nel 1895 decidono in comune di trasferirsi a La Maddalena. I pescosi mari che circondano quell’arcipelago eviteranno l’avventurarsi in lunghe e rischiose crociere di pesca scongiurando alla Famiglia lunghe e penose separazioni.

A La Maddalena, il 6 giugno del 1897, nasce il loro quarto figlio cui Vincenzo impone il nome Procolo, come il Santo Patrono del Paese abbandonato ma non dimenticato.

Il 18 aprile dell’anno 1900 nasce il loro quinto figlio; è una femminuccia che Vincenzo dichiara come Carmela, stesso nome di sua suocera.

Anche in questo caso, come già successo all’Ufficio di Stato Civile di Pozzuoli, Vincenzo non s’accorge che il cognome è trascritto, dall’impiegato sardo, come Oriano e non D’Oriano.

Il 31 agosto del 1903 vede la luce il sesto figlio di Maria Giuseppa e Vincenzo D’Oriano; si tratta della terza femminuccia e loro hanno di già esauriti i nomi delle nonne.

Ma Vincenzo non si perde d’animo; certo non ha programmato un nome con largo anticipo, come avviene oggi grazie all’ecografia, ma la sua vita è da sempre pianificata verso la devozione a Maria Purificata. Ad essa i pescatori puteolani hanno dedicato la chiesetta eretta su quell’estremo lembo di Terra soggetta, come le loro barche, ai capricci dei marosi.


Opera del Maestro Antonio Isabettini


Si tratta della Madonna che, prima di ogni partenza, omaggiano spargendo la barca con l’acqua raccolta nelle vicinanze della sua chiesetta; della Madonna per la cui festa anticipano il ritorno dalle lontane zone di pesca.

Sono moltissime le famiglie di pescatori con una bambina cui è stato imposto il nome “Purificata”, in dialetto ‘A Mprefecata, così come comunemente è appellata la stessa chiesetta.

Ed è così, in dialetto puteolano ‘A Mprefecata, che Vincenzo deve aver pronunciato a Francesco Sabattini, impiegato di La Maddalena, il nome che vuole imporre alla sua ultima nata.

Certamente a Pozzuoli l’ufficiale di Stato Civile avrebbe subito trascritto come “Purificata” il nome assegnato alla bimba ma, il funzionario sardo, non riesce a intendere l’esatto nome che Vincenzo vuole imporre alla neonata.

Probabilmente lo scrive in vari modi su qualche foglietto per poi ripeterlo a Vincenzo per averne il relativo assenso.

Infine Francesco Sabattini, come si nota dall’Atto di Nascita, scrive: Ambrofega. 




Trionfante grida questo nome a Vincenzo che, per assonanza o per limiti letterali, crede che sia la giusta trascrizione del nome che sta imponendo a sua figlia, in ricordo della sua Madonna e della sua Pozzuoli.


P.S.

Cenni sulla Famiglia D'Oriano mi sono stati forniti dagli amici maddalenini Vincenzo Del Giudice, Gaetano Pedroni e Gaetano Neddu.

Questa storia è poi stata arricchita da mie personali ricerche anagrafiche in quanto gli stessi parenti non immaginavano la vera origine di questo strano nome.

Pubblicata per la prima volta sul numero di ottobre 2024 del giornale diocesano "Segni dei Tempi".


 GIUSEPPE PELUSO – ottobre 2024