mercoledì 27 luglio 2011

U.S. Navy - Pozzuoli Naval Station








Joe! Joe! Si tu ruorme io m'arrobbo 'i scarpe!

Provate ad immaginare Pozzuoli ed il suo porto dall’ottobre 1943 alla primavera del 1945. Decine di navi anfibie e da carico attraccate al molo ed alle banchine. Tutte impegnate in una continua spola tra i porti del Nord Africa ed i porti del Golfo di Napoli. Nel capoluogo attraccano le unità più grandi e negli altri scali, tra cui Nisida, Pozzuoli e Baia, attraccano unità minori; in particolare quelle che i puteolani chiamano “zatteroni”, che poi altro non sono che unità da sbarco tipo LST, LCT, LCI, ed altre sigle ancora.
Quasi tutte le navi sono reduci dagli sbarchi in Marocco, dallo sbarco in Sicilia e dall’ultimo fatto a Salerno. Su tutte queste spiagge hanno rovesciato migliaia di rangers, fanti, genieri e mezzi corazzati che avanzano alla riconquista dell’Europa. Ora sulle banchine di Pozzuoli scaricano armi, munizioni, automezzi, medicinali e naturalmente la merce più ricercata in queste tragiche giornate, le scorte alimentari.
Gruppi sempre più numerosi di puteolani si aggirano nella zona portuale per essere scelti ed incaricati di trasbordare casse, sacchi, fusti….E’ un infernale ma ordinato girone dantesco cui partecipa chi sa che la polvere di piselli non doma la fame e chi sa che il pesante lavoro di trasportare strumenti di morte contiene dolenti e dolorosi inviti a riscoprire la vita.
Gli occasionali scaricatori sono attratti da questo lavoro non solo per la paga giornaliera ma anche dalla certezza di un sicuro pasto e dalla speranza di poter “sottrarre” qualche cosa di utile per la casa o da barattare in quello che Curzio Malaparte nel suo libro “La Pelle” definisce un solo, unico, enorme mercato. Un mercato dove tutto ha un valore, ancorché si tratta di cibo, di sigarette, di metalli o di corpi umani….!
Tra gli avventizi scaricatori anche mio suocero, che ha appena fatto ritorno a casa dopo lunghi anni trascorsi a bordo di unità della Regia Marina. Dalla abbandonata “Villa Maria” ho ritirato un ricordo di quei giorni tragici; una bella cassa in legno della U.S. Navy. Su detta cassa, che forse conteneva materiale marinaresco, sono ancora visibili varie sigle tra cui quella della unità di appartenenza, la Landing Ship Tank LCT(6) 827.
Tutto questo naviglio porta a Pozzuoli anche nuovi soldati destinati ad alimentare l’impantanato fronte di Cassino, e tra questi, nel novembre 1943, troviamo truppe coloniali magrebine di cui la Francia, la nostra sorella latina, ci fa dono per aiutarci a liberare dell’occupante tedesco. Prima di raggiungere il fronte queste truppe marocchine prendono alloggio nelle vuote palazzine di Via Napoli.







Nella prima foto, del febbraio 1944, vediamo la ripa puteolana gremita di navi da sbarco. La banchina della Malva, attuale Piazza a mare, è piena di Landing Craft Infantry - LCI - mezzi da sbarco per fanteria - che si affollano affiancate fino a tutta Via Roma ed altre ancora sono attraccate al pontile dell’Ansaldo. Tutte sono occupate a caricare rifornimenti per Anzio.
Poi, proseguendo verso il molo caligoliano, inizia l’attracco delle più grandi Landing Ship Tank - LST – navi da sbarco per carri armati.
Ogni punto di attracco è contrassegnato da un numero bianco, inserito in un cerchio nero, posto sulle facciate dei vicini edifici. Iniziamo a leggere il n.1, poi il n. 2, non occupato da nave, e poi la numerazione prosegue anche se non la si vede in questa foto. Sul bordo esterno della banchina si notano degli incavi scavati per favorire l’appoggio delle rampe abbattibili studiate per abbassarsi direttamente sulla sabbia. Tale soluzione sarà poi riproposta, dopo oltre un trentennio, per favorire l’attracco dei traghetti per le isole Flegree dopo l’innalzamento della costa dovuto al fenomeno bradisismico.
Vediamo la LST 197 che di li a qualche giorno verrà colpita al largo di Anzio dall'artiglieria montata su carri ferroviari della Wehrmacht. Avrà 17 morti a bordo e dovrà andare in bacino per le riparazioni.
In acqua, vicino al portellone della LST197, notiamo il battello del Commodoro comandante della “Task Force” che sta per accostare al punto di attracco n. 2.
La sua nave, generalmente un incrociatore che non imbarca marines e materiali, dovrebbe essere ormeggiata al largo, nel Golfo.
Sulla banchina si nota una “Staff Car”, vettura comando, che attende il Commodoro per condurlo presso qualche comando o reparto da visitare.
Più a destra si notano due automezzi tedeschi probabilmente abbandonati, per guasti o mancanza di carburante, in Sicilia o ad Anzio. Gli americani li hanno trasportati a Pozzuoli e messi in disparte. Trattasi di un tipico camion militare della “Opel” modello “Blitz” e, seminascosta, di una autovettura da ricognizione tipo “Kubelwagen”.







L’elemento dominante, tra le truppe alleate, è il marinaio americano. I più anziani possono riviverlo nei loro ricordi ed i più giovani lo riconoscono tramite l’immensa documentazione cinematografica.
Ma chi erano questi giovani John o Joe come il protagonista della famosa frase di Sciuscià?
Quali sono i loro pensieri, le loro preoccupazioni, le loro aspirazioni?
Oggi, a mezzo della “Rete”, possiamo leggere i loro diari, rivedere le loro foto e frugare tra i loro ricordi. Moltissimi hanno scritto del tempo trascorso a Pozzuoli e della preparazione allo sbarco di Anzio di gennaio 1944 o di quello in Provenza del susseguente agosto 1944.
Tipico è il sito dedicato dal figlio alla memoria di Stanley Galik, seconda foto. “Stan”, nato il 23 novembre 1922 a Belmont, Ohio, il 7° di 10 figli, ha 3 sorelle e 6 fratelli. (Victoria "Vic", Frank Lloyd, Mae, Anthony "Tony", Giovanni "Jay", Andrew "Andy", Dorothy, e Edward "Eddie")
Suo padre John, da Nowy Targ - Polonia, e sua madre Anna da Cervencia – Slovacchia, vennero negli Stati Uniti agli inizi del 1900. Come altri immigrati hanno fatto prima di loro i genitori di “Stan” hanno cercato un nuovo e luminoso inizio in America.
Il 29 giugno 1942, a 19 anni, “Stan” si arruola nella Marina degli Stati Uniti. Durante la licenza che fa seguito alla sua formazione di base a Newport, nel mese di agosto 1942, incontra la sua futura moglie al parco divertimenti Kennywood a West Mifflin, Pennsylvania. “Mel”, detta "Blondie" terza foto, cattura la sua attenzione e così inizia la loro storia d'amore.
Dopo la sua formazione iniziale “Stan” va a Cooks (New Orleans), presso la Scuola Panificatori e Cuochi che frequenta da Agosto a Dicembre 1942.
Dopo il corso è imbarcato come cuoco prima a bordo della Landing Craft Infantry LCI(L) 229, e poi sulla LCI(L) 35, con la quale partecipa a 3 grandi invasioni tra cui, Salerno, Anzio e Normandia, tutte in Europa.
Nel novembre 1944 torna negli Stati Uniti dove sposa la sua "Blondie" nel gennaio 1945. Termina il servizio militare a Washington nel mese di ottobre 1945. Muore nel 1987 a soli 64 anni.
La nave LCI(L) 35, sotto il comando di Imlay, è parte della Task Group 86.8. Di questa fanno parte anche le LCI(L) 12, 13, 14, 32, 214, 215, 216, 219, 229, 231, 232, tutte imbarcazioni che spesso sono presenti nel Porto di Pozzuoli; dove poi trascorrono la maggior parte del tempo, nel gennaio 1944, in preparazione dello sbarco ad Anzio.
Dopo lo sbarco c’è una continua spola di questi mezzi tra Pozzuoli ed Anzio per rifornirvi le truppe che si trovano in grosse difficoltà sulla testa di ponte.
A febbraio la flottiglia si reca a Biserta in Tunisia per caricare ulteriori rifornimenti ed in questa occasione la LCI(L) 35 viene immessa in bacino per urgenti lavori di ripristino. “Stan”, per il maggior tempo libero a disposizione, scrive un gran numero di lettere alla sorella “Mae” ed alla fidanzata “Blondie”. Buona parte delle lettere tratta questioni personali su cosa succede a casa; tuttavia alcune contengono i suoi pensieri, sentimenti e ambizioni.
Nel marzo 1944, dopo essere stata rimessa a nuovo la LCI(L) 35 viene rinviata nella zona di Pozzuoli e continua ad operare con la 2° Flottiglia del Task Group 81,1.
“Stan” riprende, nei momenti liberi, a sbarcare dalla sua nave e, come sempre, con il suo sorriso, il suono della sua voce, la sua spavalderia, il continuo pettinarsi per aggiustare il “ciuffo”, con il pacchetto di Lucky Strike arrotolato sotto le maniche della sua T-Shirt e con in tasca qualche immancabile caramella da donare a qualche nostro sfortunato fratellino, si avventura per la Pozzuoli di Paisà, di Sofia e di Maria.
Attento a non farsi "arrobba 'i scarpe”, dallo “Sciuscià” di turno, acquista innumerevoli cartoline in bianco e nero della Solfatara, dell’Anfiteatro e di qualche altro nostro monumento; tutte immagini che ora fanno la loro bella figura sul sito che lo commemora.
Sono queste piccole cose che appaiono favolose ai nostri scaricatori che, stanchi ed amareggiati perché sporchi di grasso o sorridenti perché sporchi di bianca farina, continuano a lottare ed a non arrendersi per restituire un senso individuale alla tragedia collettiva.
E sono queste stesse piccole cose che sono mancate di più ai figli di “Stan”, oltre alle tante "lezioni" che ha dato, "to do as I say and not as I do" cioè "fate come dico e non come faccio io" parole che ancora risuonano nelle loro orecchie come se fossero state appena dette ieri.
Se lo spazio non fosse tiranno potrei mostrare i nomi ed i volti di tutti i compagni con i quali “Stan”, va in franchigia a Pozzuoli. Sia quelli imbarcati sulla sua stessa LCI 35 che quelli più sfortunati imbarcati sulla gemella LCI 32 affondata il 26 gennaio 1944 vicino Anzio. Alcuni naufraghi feriti sono raccolti da piccoli LCT e trasportati all’immenso 21° Ospedale Generale, sorto nei padiglioni della Mostra d’Oltremare. Questo raggruppa moltissimi ospedali campali. Gli ufficiali medici sono acquartierati presso le vicine Terme di Agnano, dove in ogni stanza sono state rimosse le vasche per far spazio alle brande dell’Esercito, affettuosamente definite “culle”.
Dopo la liberazione di Roma, con i tedeschi in ritirata verso nord, diminuiscono i feriti ricoverati presso l’Ospedale di Napoli. Così il personale, tra cui E. T. Rulison del 51° Evacuation Hospital, ha una notevole quantità di tempo libero per visitare Napoli ed i Campi Flegrei.
Poi ad agosto 1944, al 51° è ordinato di essere il primo ospedale che sbarcherà in Provenza nella Francia meridionale. Il 51st Evacuation Hospital è diviso in 3 unità per l'invasione. E. T. Rulison è assegnato alla seconda unità, a capo di un gruppo di 33 soldati, che costituirà l'ospedale presso il sito designato per la prima operazione. Questa prima ondata viaggia su un convoglio di 50 LCI che parte da Pozzuoli e raggiunge la spiaggia di invasione a St Tropez il 15 agosto.
La quinta foto, forse una delle prime a colori scattata nella nostra cittadina, mostra un folto numero di LCI, attraccate sempre alla banchina Malva, riprese qualche giorno prima della partenza per la Provenza. In primo piano la LCI 2, su cui imbarcherà Rulison, che dopo lo "sciorinio" ha inserito sulle drizze le bandiere di segnalazione per farle asciugare.
Su queste stesse unità imbarcheranno nuovamente i “Ranger”, in addestramento a Lucrino, ed i fanti della 3th Infantry Division in addestramento nella piana di Quarto. Entrambe le unità hanno di già pagato un alto tributo di sangue sulle spiagge di Anzio ed ora vanno nuovamente a morire sotto gli occhi sorridenti dei puteolani per i quali la guerra è terminata da circa un anno; ma non c’è fine per le sue conseguenze.







Giuseppe Peluso







Ringrazio Stan Galik per la disponibilità ad attingere dal sito dedicato alla memoria del Padre: 

domenica 17 luglio 2011

Salvatore Volpe - Il pittore e lo scout






 

Salvatore Volpe - L'artista e lo scout


Il Maestro Salvatore Volpe nasce nel 1910 a Pozzuoli. Si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli e partecipa a competizioni nazionali ed internazionali, ottenendo premi e riconoscimenti. Insegna decorazione pittorica a Napoli ed effettua molti viaggi per conoscere dal vivo opere artistiche di tutti i tempi. Alcune sue opere impreziosiscono Chiese di Pozzuoli e di Napoli; bella la tela raffigurante San Giorgio nell’omonima Chiesa di Pianura. Il Professore Raffaele Giamminelli lo definisce il migliore artista del novecento puteolano, insieme a Giovanni Brancaccio, nonché l’unico, tra i pittori “pozzuolani” che nel suo percorso artistico ha sempre cercato nuove forme espressive.
Appena quindicenne è tra i fondatori del movimento scout nella cittadina flegrea e vi resta fino allo scioglimento voluto dal fascismo. Il 1° Gruppo dell’A.S.C.I. (Associazione Scout Cattolici Italiani) di Pozzuoli viene ufficialmente fondato il giorno 19 marzo 1926 con sede in un locale sito ai Gradoni Turchi Ricotti (lo Scalandrone) e prende il nome di “1° Riparto San Giuseppe”. Nel Riparto è presente anche un gruppetto di giovani “Lupetti”.
Nella prima foto che ritrae l’intera Squadriglia “Aquile”, scattata proprio il 19 marzo 1926, notiamo alcuni scout che diventeranno conosciutissimi cittadini puteolani. Giorgio Lopez e Vincenzo Volpe, seduti. Lulù De Vita, Angelo Gentile e Salvatore Volpe, nella fila centrale. Ciro Giordano, Eduardo Pizzirani e Domenico Gentile, nell’ultima fila.
Già dal 1927 il regime, per favorire l’Opera Nazionale Balilla, ordina la chiusura delle Associazioni scoutistiche laiche C.N.G.E.I (Compagnia Nazionale Giovani Esploratori Italiani) e A.R.P.I. (Associazione Ragazzi Pionieri Italiani). Resta in vita la sola cattolica A.S.C.I. la quale, dopo vari compromessi con la Santa Sede, viene sciolta solo nei centri con meno di 20.000 abitanti. In seguito, con telegramma di Mussolini del 17 aprile 1928 diretto ai prefetti, viene sciolta completamente l’A.S.C.I. anche nelle città maggiori. A Pozzuoli il Riparto si riunisce ufficialmente per l’ultima volta il giorno 13 maggio 1928. Dopo la chiusura della sede scout gli Esploratori puteolani seguono strade diverse e la maggior parte di loro, anche per la giovane età, non si rende pienamente conto della gravità del momento. Alcuni entrano con entusiasmo nell’organizzazione statale dell’Opera Nazionale Balilla pensando ingenuamente di poter proseguire in tale struttura le stesse attività di già sperimentate con il metodo scout. Solo in seguito si accorgeranno della completa diversità fra i due organismi che hanno frequentato. Molti entrano nelle Associazioni Cattoliche Giovanili che un po’ dappertutto fioriscono in Italia proprio per il bisogno di colmare un vuoto spirituale. Nelle Associazioni Cattoliche i giovani puteolani possono continuare ad appagare i loro bisogni di Cristiani alla ricerca della Fede del Servizio e della Comunità.
Già durante la guerra nel 1943, in piena occupazione tedesca, i ricordi dello scautismo tornano vivissimi al cuore e alla mente degli uomini che hanno vissuto tale esperienza. Man mano che l’Italia viene liberata è tutto un unico fervore di ripresa ed i “ragazzi del 28”, qualcuno già brizzolato, tirano fuori le vecchie uniformi, i manuali, le insegne, gelosamente conservati. Da militare Salvatore Volpe è ufficiale dei bersaglieri, spessissimo raccontava dell’utilità dell’esperienza scout che gli era servita ad attenuare la durezza della vita militare, e nell’immediato periodo post armistizio è tra gli artefici della rinascita dello scoutismo a Pozzuoli. Anche in questo periodo i primi a rinascere in Campania sono alcuni Riparti di Napoli e Portici; ma alla fine del 1944, promotori Salvatore Volpe, Magnani e Don Vincenzo Abete, appena ordinato sacerdote e vice parroco di Santa Maria delle Grazie, anche a Pozzuoli viene rifondato il Riparto Scout e le nuove Squadriglie prendono il nome di “Aquile”, “Volpi”, “Leoni” e “Scoiattoli”. Nel contempo viene rifondata la branca Lupetti, questa volta con l’ambientazione da "Il Libro della Giungla" pensata da B.P. per l'educazione dei più piccoli. Nasce così il metodo dei Lupetti che si regge sull'importanza della Fantasia e sulla "Legge del Branco dei Lupi". Infine, novità assoluta per Pozzuoli, per i ragazzi più grandi viene fondata la sezione Pionieri, cioè quelli che prima erano chiamati Senior e poi sarebbero diventati Rover; secondo i nuovi metodi internazionali. La loro Comunità si chiama "Clan". Al suo interno il Rover è l'uomo del bosco in grado di bastare a se stesso e pone le sue doti al servizio della famiglia e della società. Nasce così il metodo della terza branca che si regge sulla felice definizione del fondatore Baden Powell "Una Fraternità dell'aria aperta e del Servizio".
A Salvatore Volpe dobbiamo il disegno dello scudetto regionale “Campania Felix”, vedi seconda foto, che portano sulla camicia tutti gli scout di questa regione. I tre soggetti dello stemma, il Vesuvio, il Mare, la Bussola, riportano subito all’individuazione della regione che intendono rappresentare. Nello stesso tempo essi sono tre forti simboli, Fuoco, Acqua, Orientamento, che riportano alla semplicità ed all’essenzialità dello scautismo. Da ricordare infine che lo stesso Maestro non mancava di ripetere che questi stessi tre simboli lo riportavano ai suoi ardenti Campi Flegrei.
- Il Vulcano, misterioso e spaventoso come la sua Solfatara.
- Il Mare, principale fonte di vita della sua Puteoli.
- La Rosa dei Venti, che gli antichi avevano posto idealmente al centro della Baia della sua Pozzuoli.
Lo scudetto regionale, questa sua piccola opera, ben si riallaccia alle sue esigenze artistiche tese a realizzare stupende sintesi espressionistiche che esaltano i colori forti e violenti della Terra Flegrea.
Salvatore Volpe, oltre a seguire il gruppo scout locale, è un attento osservatore dell’evoluzione che l’associazione attraversa in campo nazionale ed internazionale. Riceve elogi e riconoscimenti, dalla sede centrale dell’A.S.C.I., per attività e contributi dati allo scoutismo Nazionale. Nell’anno 1954 gli Adulti Scout Italiani formano un loro distaccato Movimento, il M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani). Subito Salvatore Volpe vi aderisce ed a Pozzuoli raduna tutti i vecchi scout storici e crea una Comunità, all’epoca chiamata “Compagnia dei Cavalieri di San Giorgio”. Detta Comunità sarà, fino al 1959 quando nascerà la Comunità Napoli 1°, l’unica Comunità MASCI a sud di Roma. Eredi di questa sono le attuali due Comunità che Pozzuoli oggi vanta nello scoutismo per adulti.
Ma continua ad essere il settore giovanile quello che vede il suo maggiore impegno; nella terza foto lo vediamo in abiti borghesi presso il Seminario Vescovile di Pozzuoli presenziare alle “Promesse” durante un “San Giorgio” di metà anni 50.
Lo scrivente lo ricorda tra la fine degli anni 50 e l’inizio degli anni 60 dello scorso secolo quando ben cinque componenti delle Famiglie Peluso, residenti in Villa Maria a Pozzuoli, partecipano attivamente al movimento scout puteolano. In vari incontri e riunioni Salvatore Volpe, con estrema semplicità, racconta delle tre intuizioni che ebbe Baden Powell, Lord Of Gilwill, fondatore delle scoutismo.
- La Prima Intuizione di B.P. fu che al ragazzo bisogna "Dare Fiducia" per ottenere molto e fare affidamento su di esso affinché sì "Impegni sul suo Onore".
- La Seconda Intuizione di B.P. fu di fondare quest'esperienza di responsabilità nella “Cornice della Natura"; in quella che egli chiama "La Scienza dei Boschi".
- La Terza Intuizione di B.P. fu che una proposta educativa non può prescindere da un "Codice di Valori” in cui il ragazzo si riconosca; nasce così l'importanza della "Legge" e della "Promessa".
Il Maestro Salvatore Volpe intuisce l’importanza dell’ideale e del metodo educativo dello scoutismo e lo trasferisce completamente nel movimento puteolano il quale, per opera sua, è stato sempre retto da una ispirazione pedagogica totale, attiva e democratica. Destinatario di questo processo è, per Salvatore Volpe, il ragazzo, il suo spirito d’avventura e di gioco, il suo gusto della vita in mezzo alla natura, il valore del lavoro manuale e l’autogoverno nella vita associativa. Da allora lo scoutismo ha rappresentato un punto di riferimento per le giovani generazioni puteolane che, nello spirito e nello stile scout, hanno maturato una personale visione della vita aderente ai principi di Salvatore Volpe.
Con i dolorosi eventi bradisismici del 1970 a Pozzuoli cessa momentaneamente ogni attività scout. Allora il Maestro Salvatore Volpe, per non perdere i contatti con questo mondo meraviglioso, inizia a frequentare la Comunità degli Adulti Scout di Napoli.
Purtroppo raggiungerà la “Casa del Padre” prematuramente e non potrà gioire per la rinascita, nell’anno 1989, dello scoutismo giovanile nella sua Pozzuoli che al suo nome dedicherà l’intero nuovo Gruppo Scout.

Giuseppe Peluso