domenica 28 marzo 2021

Panorama di Pozzuoli dalla Domiziana

 



Pozzuoli (Napoli) Panorama

Spesso una vecchia cartolina offre inediti spunti di riflessione su quanto essa riprende.

E’ il caso dell’allegata (Foto 1) scattata dalla panoramica villetta, che si spera possa essere dedicata al compianto professor Angelo D’Ambrosio, situata sulla Domiziana di fronte al Villaggio del Fanciullo.

Lo scatto risale a metà anni cinquanta del novecento quando ancora è sentita la bella abitudine di inviare saluti, auguri e piccole notizie a mezzo di queste simpatiche missive.

Confrontandola con altre quasi identiche, l’ho sempre tenuta in poco conto per quei pini che, anziché fungere da cornice marginale, sono al centro della focale deturpando e occultando la spaziosità del panorama.

Ma oggi, volendo descrivere il panorama che l’immagine mostra, noto che quegli alberi vanno a dividere la cartolina in tre parti, proprio come l’avrei suddivisa per raccontare tutto ciò che di bello è scomparso nel nostro Paese.

 

La prima porzione di panorama (foto 2) riprende, in basso a sinistra, una fetta del territorio posto ai piedi della Starza che, più avanti, vediamo elevarsi per accogliere gli alti e storici edifici che fanno da sfondo.

In basso al centro la cupola lignea del Mulino meccanico dei Mirabella, ancora in piena attività negli anni cinquanta, erede del seicentesco mulino ad acqua. Sulla destra ancora non esistono gli alti e orribili capannoni della Nautica Maglietta e questo permette di scorgere l’edificio, ex Cassa Mutua INAM ed ex Dopolavoro Ansaldo, con i caratteristici finestroni ad oblò ora occultati.

In questo immobile stile “littorio” sta insediandosi la SUNBEAM, fabbrica di rasoi elettrici e piccoli elettrodomestici; oggi è parte integrante dell’ITIS di Pozzuoli.

Villa Maria è appena visibile e sullo stesso lato sinistro si notano i fabbricati Iappelli (senza il corpo aggiunto lateralmente), Delli Paoli (senza il corpo aggiunto sul fronte) e Picariello nella loro configurazione iniziale.

Alzando lo sguardo vediamo al centro il caratteristico palazzo striato sede della storica attività commerciale di Nicola Bianchi e, tra questo e la Torre Toledo, il grande edificio che ospita, dalla seconda metà dell’ottocento, l’Ospedale Civile Santa Maria delle Grazie. L’Ospedale sarà sgombrato a seguito della crisi bradisismica del 1970 e il fabbricato, che sarà completamente abbattuto, è stato ricostruito in forma più raccolta salvaguardando i reperti archeologici che nascondeva.

L’insalubre ma caratteristico Passaggio Toledo è ancora abitato e percorribile: esso è sovrastato dal giardino di Villa Avellino, ancora coltivato da coloni, che qui si affaccia a belvedere sulla naturale Terrazza della Starza.

 

La seconda porzione di panorama (foto 3) riprende una parte della Ripa Puteolana e parte del Borgo Vicereale.

In basso al centro la torre serbatoio della Ferroleghe; una piccola industria siderurgica che, fondendo negli altoforni i rottami ferrosi provenienti dai campi di battaglia del Nord Africa, ha riempito di fumo mezza Pozzuoli.

Sulla sinistra la piccola grotta da cui fuoriescono le acque pluviali (e non solo) provenienti dall’altopiano campano racchiuso tra il Gauro, il Senca e Cigliano; subito dopo si scorge il tetto dell’Officina Fortuna, nella calcara, e l’angolo posteriore del Ristorante La Sirena.

Quindi il largo marciapiede di via Roma, conosciuto dai puteolani come “a caracciola”; gli edifici che ricadono su questo lungomare sono ancora quelli del vecchio borgo dei pescatori e più oltre, la mancanza della moderna Piazza a Mare, spinge la costa fin dentro il Largo Malva rendendo questo tratto ancor simile a come appare nei pervenuti disegni settecenteschi.

In primo piano al centro si ammira una imponente struttura in legno che ben pochi di noi ricordano. Un vero e proprio campo di gara per nuoto e pallanuoto creato in mare all’aperto, delimitato da palafitte su tutti i lati e fornito di spalti per gli spettatori che numerosi accorrano specialmente per inneggiare alla squadra cittadina.

Qui corre l’obbligo di riportare quanto scrive lo storico ed amico Gennaro Gaudino nel suo volume “Lo Sport a Pozzuoli – Storia e Leggenda”:

“Nella metà degli anni cinquanta rinasce la Rari Nantes Puteoli per merito del dott. Giovanni De Silva, Commissario Prefettizio di Pozzuoli. Egli fece costruire anche una piscina all’aperto che sorse sul Lungomare di via Roma; inaugurata con una riunione che vide i migliori del nuoto italiano tra i quali Ceccarini, Buonocore, Pedersoli, i fratelli Dennerlein, Mangano e Peretti [ndr - Pedersoli da attore sarà conosciuto come Bud Spencer, Fritz Dennerlein sarà il mio maestro di nuoto nel 1961].

La Rari Nantes vara anche una squadra di pallanuoto che nel campionato di serie “C” del 1955/56 si classificò al quarto posto su oltre centocinquanta società.”

Alzando lo sguardo ammiriamo il Palazzo Maglione e parte del Palazzo Municipale abbattuto, prematuramente, a seguito della crisi bradisismica del 1983. Questi due edifici, come altri nelle loro vicinanze, sorgono sul “Terrazzo della Starza” che in questi luoghi è contenuto e sostenuto da grossi archi che solo in parte sono ancora visibili dietro “ ‘i piscinelle ”.

In alto al centro la cupola delle Chiesa del Purgatorio che, idealmente, congiunge questi imponenti edifici con l’altrettanto grazioso, posto all’inizio del Rione Terra, già sede comunale e, al tempo della foto, adibito a Pretura Circondariale. In alto a destra il tronco del pino interrompe la quinta scenica donata dagli edifici che insistono tra via Duomo e via Pesterola.

 

La terza porzione di panorama (foto 4) riprende l’essenza stessa della nostra Pozzuoli, dall’originario nucleo fondato sulla tufacea rupe alla spaziosità dell’orizzonte marino.

Sul punto più alto del Rione svetta, seminascosto dal tronco del pino in primo piano, il vecchio campanile del Duomo; abbattuto nel 1968, qualche anno dopo l’incendio della Cattedrale. Al centro la cupola di San Celso che sembra innalzarsi sul vasto convento delle Clarisse, ora scomparso. In alto a destra il Rione termina, con il Castello Vicereale, a strapiombo sul sottostante omonimo largo e sul mare.

La sottostante banchina si presenta nella sua stretta originalità fino all’imponente fabbricato della Capitaneria di Porto; oggi ridotto al solo piano terraneo. A sinistra, accosta alla banchina, la motonave in legno “Libera” della Società Scotto di Navigazione è in attesa di partire per le isole; verso la capitaneria si distinguono i tendoni che accolgono, nei mesi caldi, gli avventori del ristorante Grottino a Mare.

Proprio all’inizio del Molo Caligoliano è attraccata una motonave da carico che nelle forme ancora ricorda i vecchi motovelieri; alla sua poppa si intravede il ponte che collega il molo con Piazza San Paolo. Sotto questo ponticello passano i gozzi per immettersi nella darsena e, a differenza della situazione odierna, s’intravede la poca luce disponibile causa il lento ma continuo abbassamento del suolo tra fine ottocento e metà novecento; oggigiorno assistiamo al fenomeno inverso.

Al centro di quest’ultimo squarcio di panorama il vasto campo di cozze, che ha sempre caratterizzato il nostro mare; in questo allevamento s’aggira qualche barchetta dedita alla cura dei mitili che vi si coltivanoi.

 Oggi, affacciandoci dallo stesso belvedere, più non possiamo vedere il Dopolavoro Ansaldo, Villa Maria, l’Ospedale Civile, la Sirena, la Banchina della Malva, Palazzo Marconi, la Pretura, la scenografia di via Duomo, il seicentesco Campanile, il Convento delle Clarisse, l’alta Capitaneria.

Sono scomparse anche le nostre cozze che non hanno mai fatto del male, a nessuno; sono ben altre le cose che ci hanno “intossicato”.

 

GIUSEPPE PELUSO – MARZO 2021


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