martedì 14 ottobre 2014

Carlo Grobert e Pozzuoli





Carlo Grobert
Un progressista tra conservatori, analfabeti e fascisti


Dal 1886 Pozzuoli, grazie principalmente all’insediamento dell’Armstrong, si trasforma da paese marinaro e agricolo in centro prevalentemente industriale. Di conseguenza la popolazione si adegua alla nuova situazione e molti braccianti agricoli o pescatori si trasformano, con un adeguato addestramento dovuto a tecnici inglesi, in apprezzati operai dell'industria. Naturalmente le amministrazioni comunali in carica favoriscono queste installazioni industriali non tralasciando di tutelare gli interessi delle popolazioni. E questo anche se la classe politica che governa la cittadina flegrea per molti anni, dall'Unità d'Italia agli inizi del nuovo secolo, è sostanzialmente conservatrice; sempre pronta a difendere i propri interessi, principalmente di natura immobiliare e rurale.
Uniche eccezioni in questo quadro vanno considerate le amministrazioni progressiste di Giovanni De Fraja, che guida il consesso cittadino per oltre un decennio dal 1876 al 1887, e di Vincenzo De Fraja, erede ideale del suo antenato Giovanni, che dal 1906 al 1911 guida l'amministrazione comunale di Pozzuoli avvalendosi principalmente dell'attività del solerte e competente assessore Raimondo Annecchino.
Le forze conservatrici sono però in agguato; si coalizzano e fanno decadere nel 1911 l'amministrazione progressista De Fraja-Annecchino; e questo è possibile perché purtroppo il corpo elettorale, prima dell'introduzione del suffragio universale, è molto limitato e soggetto a pressioni di ogni genere.
Con la  proclamazione del Regno d'Italia si è adottato lo Statuto Albertino, già in vigore nel Regno dei Savoia, che concede il diritto di voto solamente ai cittadini di sesso maschile che abbiano almeno 25 anni, che sappiano scrivere, leggere e abbiano un certo reddito.
In altre parole il diritto di voto è riservato solo ai più ricchi che hanno avuto la possibilità di frequentare la scuola e che, quando sono eletti, possono trascurare le loro occupazioni perché non hanno problemi finanziari. Dal momento che gli eletti appartengono alle classi più abbienti, essi non hanno interesse a fare leggi a favore degli strati più umili della popolazione. Questo comporta  gravi disagi soprattutto per il peso insostenibile delle imposte e per il lungo servizio di leva che toglie braccia valide alle famiglie, in particolare a quelle contadine.
Ma con legge del 30 giugno 1912 n. 666 è introdotto il suffragio universale. L'elettorato attivo è esteso a tutti i cittadini maschi di età superiore ai 30 anni senza alcun requisito di censo né di istruzione, restando ferme per i maggiorenni, ma di età inferiore ai 30 anni, le condizioni di censo o di prestazione del servizio militare o il possesso di titoli di studio già richiesti in precedenza.
Nel contempo la Camera respinge con votazione per appello nominale la concessione del voto alle donne; 209 contrari, 48 a favore e 6 astenuti.
Con l’introduzione del suffragio universale la situazione politica puteolana cambia notevolmente; il ritorno al Comune dei conservatori dura poco.
Alle amministrative del 14 giugno 1914 si realizza un sovvertimento politico a vantaggio delle forze popolari e socialiste, guidate da un giovane repubblicano.
Si chiama Carlo Grobert; figlio di Federico è nato a Tricarico (Matera) nel 1890 ma sì è trasferito a Napoli dove studia presso la facoltà di giurisprudenza. Da convinto repubblicano frequenta il circolo “Giovanni Bovio” al centro di Pozzuoli. Qui tiene frequenti conferenze e presto si impone all’attenzione del pubblico per le sue doti personali e per le sue avvincenti capacità oratorie.
Gli operai, i contadini ed il sottoproletariato che vivono ai margini della vita politica cominciano ad adunarsi presso la sede del circolo per sentirlo parlare. Grobert ha una forte dose di umanità e di partecipazione alle sofferenze della povera gente; ciò spiega, unitamente alla fondazione del giornale “La Battaglia” organo della locale sinistra, la sua immediata popolarità
 Comizio dal balcone del Circolo Giovanni Bovio di Pozzuoli

Nel 1913 consegue la laurea ed alle elezioni amministrative del 1914, le prime indette con il suffragio universale, non ancora ventiquattrenne capeggia una lista eminentemente repubblicana, composta da operai, artigiani e qualche professionista.
Promette case e scuole ed ottiene l’appoggio delle organizzazioni operaie e dei partiti di sinistra andando a rappresentare un elemento di rottura rispetto alle baronie locali.
Questi sono comunque convinti di poter vincere anche questa tornata amministrativa così come è stata da loro vinta la tornata politica dell’anno precedente anche se, con il suffragio universale, il corpo elettorale è passato da 3.300.000 a 8.500.000 votanti, di cui 2.500.000 analfabeti.
Sicuro della vittoria il sindaco uscente lancia una sfida al novello rivale; scommette che avrà tanti proseliti da potersi permettere di far eleggere a consigliere comunale il…. più ignorante della città.
A tal fine inserisce nelle sue liste il facchino analfabeta Evangelista Carnevale. Tale Carnevale è parente del patriarca Antonio Monaco che da anni conduce, in qualità di colono, il fondo rustico “La Starza” che unitamente all’omonimo villino è proprietà della nobile Famiglia Ferraro.
L’avvocato Guido Ferraro, tra i protagonista della vita mondana e sportiva della Pozzuoli inizio novecento, è anche attento osservatore delle vicende politiche del capoluogo flegreo. Spesso narrerà questo episodio al figlio Ammiraglio Renato Ferraro che lo ha poi raccontato allo scrivente con preghiera di non divulgarlo. Dovere non mantenuto per la curiosità che suscita questa ghiotta notizia.
Avvocato Guido Ferraro



Alla chiusura della campagna elettorale Grobert tiene un comizio alla presenza di una folla che non si è mai vista per nessun avvenimento; con la sua oratoria aggressiva infiamma i cuori dei seguaci.

I risultati gli danno ragione, è un successo strepitoso e la lista di Grobert, col sistema maggioritario, ottiene 24 seggi su 30 e l’amministrazione che ne scaturisce è da considerare la prima veramente democratica.
Queste elezioni puteolane ottengono due citazioni sulla famosa e diffusa “Domenica del Corriere”. Nella prima viene riportato il dott. Carlo Grobert che con i suoi 23 anni risulta essere il sindaco più giovane d’Italia.
Nella seconda viene segnalato e raffigurato Evangelista Carnevale, definito “facchino pubblico ed autentico analfabeta, eletto consigliere comunale a Pozzuoli, città di 30.000 anime capoluogo di circondario”.
Entrambe queste notizie sono riportate come “sorprese” scaturite dal suffragio universale allargato.
Quell’indimenticabile 1914 vede non solo tanti volti nuovi sugli scranni del Consiglio Comunale, ma segna il confine tra un’era storica ed un’altra. Purtroppo il 2 luglio 1917 l’Amministrazione Grobert è sciolta in seguito ad una campagna denigratoria ed infondata su cui fa leva l’onorevole Antonio Scialoja il quale teme che il primo cittadino possa mettere in discussione il suo mandato parlamentare nel collegio.
Il sindaco, nonostante le resistenze della burocrazia legata al passato ed agli eventi bellici in corso, nel breve periodo che opera porta a soluzione molti problemi e ne avvia altri su questa strada, come la costruzione di case popolari e di nuove scuole.

Il sindaco, nonostante le resistenze della burocrazia legata al passato ed agli eventi bellici in corso, nel breve periodo che opera porta a soluzione molti problemi e ne avvia altri su questa strada, come la costruzione di case popolari e di nuove scuole.
 All’atto dello scioglimento dell’amministrazione, che è affidata in commissariamento al Duca Niutta, il giovane Carlo Grobert è inviato al fronte ed egli, ardente interventista e ansioso di compiere il suo dovere verso la Patria, è lieto di partire. Non altrettanto lo sono i puteolani che con sempre più larghe e numerose  manifestazioni, nonostante i divieti in atto per le leggi di guerra, ne richiedono il ritorno dal fronte.
Duca Giovanni Niutta

Alla fine del 1918 termina la guerra ed alle elezioni del 1920 la nuova lista social-riformista di Grobert vince quest’altra tornata elettorale conquistando, personalmente, anche il seggio nel consiglio provinciale. Ma la crisi del dopoguerra non rende facile l’attività di questa amministrazione che si trova a combattere sia la l’incombente disoccupazione causata dalla chiusura dell’Armstrong sia la crescente avanzata del fascismo.
Al ritorno dalla marcia su Roma un manipolo di camicie nere, aizzate dagli avversari storici di Grobert, assaltano il Comune costringendo l’Amministrazione all’abbandono della gestione pubblica.
Ben presto il fascismo si trasforma in dittatura e Carlo Grobert, pur non rinunciando ai suoi ideali, è costretto a lasciare la politica attiva ed a tuffarsi nella sua professione d’avvocato con studio presso la stessa abitazione di Napoli in via Santa Lucia.
Con i violenti bombardamenti dell’estate 1943 è indotto a trovare rifugio, quale sfollato, nella natia Tricarico dove inizia ad esercitare la sua attività di legale. Dopo l’armistizio del settembre 1943 riprende la politica attiva aderendo al Partito d’Azione ed il 1° marzo 1944 il Prefetto di Matera lo nomina sindaco della cittadina lucana.
In questa primavera d’entusiasmo, con il sud che accarezza la riconquistata libertà ed il nord ancora sotto occupazione tedesca, si decide di celebrare a Tricarico la festa del Primo Maggio, la prima Festa dei Lavoratori dopo la nefasta parentesi fascista, con un comizio pubblico. Al comizio intervengono tre autentici paladini democratici che per combinazione si trovano riuniti nella cittadina lucana.
-      Per il partito socialista prende la parola il poeta, scrittore e politico Rocco Scotellaro; di umili origini e nativo di Tricarico di cui sarà eletto sindaco nel 1946. 
-      Per il partito comunista Abdon Alinovi il cui nonno, garibaldino di origini parmensi, dopo l’impresa dei Mille si è fermato ad Eboli come il Cristo di letteraria memoria. Alinovi, vincitore di concorso per Cancelliere, raggiunge nel settembre 1943 la Pretura di Tricarico sede della sua carica.
-      Per il Partito d’Azione il sindaco avvocato Carlo Grobert ormai amalgamato in sodalizio politico con i primi due.
Gli oratori non dispongono di un microfono; nessun problema per il sindaco Grobert, uomo corpulento dalla voce tuonante, e per Alinovi che riesce a farsi sentire. Ma solo chi si avvicina alla scalinata della cappella di San Pancrazio riesce ad ascoltare qualche scampolo del comizio di Rocco Scotellaro.
Grobert esercita l’incarico di sindaco sino al 25 aprile del 1945 quando lascia Tricarico improvvisamente. Voci incontrollate riferiscono che è stato nominato prefetto di Latina, altre lo danno in Romagna; in effetti ricompare a Pozzuoli dove tenta di ritornare sulla scena politica locale con il Partito d’Azione.
Nel gennaio 1946, causa divisione interne al partito azionista, ritorna tra le file del Partito Repubblicano che lo candida alle elezioni del 1946. Qui sfiora per pochi voti l’elezione alla Costituente e, grazie anche al suo apporto, Pozzuoli supera il 40 per cento nei consensi alla forma repubblicana con il referendum istituzionale.
Purtroppo in questa tornata elettorale Grobert è varie volte aggredito da “mazzieri” monarchici; pertanto abbandona Pozzuoli e si trasferisce in Romagna nonostante tutti i tentativi di trattenerlo.
Grobert continua la militanza nelle file del Partito Repubblicano, anche se presentato senza successo alle successive elezioni politiche, ed infine aderisce al movimento “Nuova Repubblica” di Pacciardi che auspica una repubblica presidenziale. L’attività politica di Carlo Grobert si conclude solamente con la sua morte avvenuta a Ravenna nel 1974.
Giuseppe Peluso
BIBLIOGRAFIA
Antonio Alosco - Il partito d'azione nel Regno del Sud
Giuseppe Settembrino – I verbali della sezione PSIUP di Tricarico
www.brigantaggio.net - Storia politica di Pozzuoli dopo l'Unità d'Italia
www.prodel.itPrimo maggio 1944 – Comizio di Rocco Scotellaro
Gianni Race – Pozzuoli/Carlo Grobert