venerdì 23 febbraio 2018

Damiano Assanti


Maggior Generale Damiano Assanti
Un calabrese eletto deputato nel Collegio Uninominale di Pozzuoli

Il sistema elettorale a mezzo collegi uninominali ha avuto ed ancora ha i suoi estimatori; è ritornato in auge in Italia ed è proficuamente utilizzato nelle grandi democrazie mondiali [1].
Questo sistema, che personalmente non prediligo, permette di eleggere un solo candidato in ogni collegio con il vantaggio di legare l’eletto al suo elettorato; verità sacrosanta, quest’ultima, se i candidati fossero scelti tra i residenti del collegio o fossero ad esso legati da motivi di lavoro o di studio.
Ma questo si verifica raramente e sappiamo che fin dalle prime elezioni politiche susseguenti all’unità italiana i responsabili dei partiti hanno scelto, per rappresentare Pozzuoli in parlamento, “notabili” che per logiche di “alleanze” debbono essere candidati in collegi “sicuri” come il nostro.

Il collegio uninominale di Pozzuoli è istituito con regio decreto del 17 dicembre 1860, subito dopo l’impresa garibaldina, e corrisponde all’incirca al suo Circondario dell’epoca. E’ soppresso nel 1882, in seguito ad una riforma; è poi ricostituito come collegio uninominale tramite regio decreto del 14 giugno 1891; è poi di nuovo soppresso nel 1919.
Dal 1861 al 1880, ovvero dalla VIII alla XIV legislatura (che nonostante l’Unità d’Italia seguitano la numerazione del Parlamento Sardo), sono eletti otto deputati; dal 1892 al 1913, ovvero dalla XVIII alla XXIV legislatura, sono eletti altri sette deputati.

Bisogna attendere la seconda repubblica ed il sistema “Mattarellum” per rivedere (anche se con sistema misto) il ritorno dei collegi uninominali che vedono a Pozzuoli tre eletti rispettivamente nelle tornate politiche del 1994, del 1996 e del 2001 [2].

Così alle politiche del 1994 a Pozzuoli è proiettato Giuseppe Scotto di Luzio (Rifondazione Comunista) nato a Grumo Nevano.
Alle politiche del 1996 nel nostro collegio è eletto Tullio Grimaldi (Rifondazione Comunista) nato ed attivo a Napoli.
Alle politiche del 2001 è eletto Giuseppe Gambale (Margherita) nato a Napoli ed operante nel capoluogo, a Castellammare di Stabia ed in tanti altri luoghi (forse troppi); tranne che a Pozzuoli.

Questa prassi è stata spesso adottata anche in passato come ad esempio nel 1867 quando la Destra Storica candida Damiano Assanti nel Collegio Uninominale di Pozzuoli. Parliamo della terza legislatura parlamentare del Regno d’Italia; la prima con capitale appena trasferita da Torino a Firenze.

Damiano Felice Gaetano Assanti nasce il 9 luglio 1809 da Francesco e Maddalena Rodio a Catanzaro, dove la famiglia, originaria di Squillace, si è rifugiata per sfuggire alle persecuzioni delle bande del cardinale Ruffo [3].

Da Squillace, dove la famiglia è ritornata, Damiano col fratello maggiore Cosmo si reca a Napoli, presso gli zii Florestano e Guglielmo Pepe (la loro madre si chiama Irene Assanti) per completare gli studi.

Florestano Pepe, nato pure lui a Squillace nel 1778, viene a Napoli per frequentare il collegio militare della Nunziatella ma poi è tra i difensori della Repubblica Partenopea [4].

Catturato sarà esiliato in Francia dove entra nell’esercito napoleonico con il quale ritorna a Napoli al servizio prima di re Giuseppe Bonaparte e poi di re Gioacchino Murat.
Del periodo sotto Napoleone si ricorda l'episodio del 5 dicembre 1813, quando la cavalleria napoletana (detta "I Diavoli Bianchi" dallo stesso Bonaparte) scorta Napoleone da Ochmiana Vilno. Vestiti dell'uniforme da parata, senza mantelli nel gelo russo, i cavalleggeri napoletani si impegnano in furiosi combattimenti contro i cosacchi giungendo a destinazione in soli trenta su trecento partiti. Lo stesso generale Pepe riporta il congelamento degli arti.
Dopo la fine del periodo napoleonico, Florestano Pepe prende parte ai moti napoletano del 1820, dove è ferito, e in seguito si ritira a vita privata.

Del suo famoso fratello minore Guglielmo Pepe diremo solo che anch’egli nasce a Squillace e viene a frequentare la Nunziatella a Napoli [5].

Stesso iter di Florestano fino ai moti napoletani del 1820; poi comandante dell’esercito napoletano sollevatosi e la seguente sconfitta subita il 7 marzo 1821 a Rieti, da molti ricordata come la prima battaglia del Risorgimento Italiano, ad opera dell’esercito austriaco.
In seguito partecipa ai moti del 1848 e alla difesa di Venezia venendo, dopo la sua caduta, esiliato in Francia.

Ritornando a Damiano Felice Assante sappiamo che durante il suo soggiorno napoletano ha occasione di legare amicizia con i cugini Carlo e Alessandro Poerio, altre due nobili figure di patrioti, politici e scrittori napoletani.
Nel 1835 Damiano, pur essendo avverso al regime borbonico, diventa guardia d'onore di Ferdinando II re delle Due Sicilie, ma è coinvolto dalla polizia nella cosiddetta "congiura del monaco" (così denominata perché a capo c’è un certo frate Angelo Peluso, laico dei Minori Riformati) e dopo l’arresto è rilasciato solo per mancanza di prove.
Dopo il moto di Cosenza del 17 marzo 1844, scoppiato sognando una Italia unita, è arrestato col fratello Cosmo, Carlo Poerio e altri, e imprigionato in Castel S. Elmo a Napoli fino al 15 settembre 1845.
Successivamente alla rivolta di Reggio Calabria del 3 settembre 1847, iniziata sempre per amor di Patria, riesce a sfuggire alla polizia raggiungendo a Parigi lo zio Guglielmo Pepe.
Nel 1848, concessa da Ferdinando Il la costituzione, Damiano rimpatria ed il 12 aprile è nominato capitano dei volontari napoletani durante il governo di Carlo Troya.
Poco dopo è nominato commissario civile della spedizione che comanda appunto Guglielmo Pepe e con questo partecipa alla campagna di Lombardia. Lo segue nella difesa di Venezia, segnalandosi e ricevendo la promozione a Tenente Colonnello. Caduta la città, si imbarca sul piroscafo francese "Pluton " e, con lo zio, passando per Corfù, Malta e Genova, raggiunge Torino. In questa città si svolge il più celebre dei suoi tanti duelli, quello con l’avvocato e giornalista Giuseppe Soler che ha stampato ed espresso offensive villanie denigrando il comportamento dei volontari napoletani e dello stesso Daniele Manin nella difesa di Venezia.
Damiano gli spacca la testa con un colpo di pistola, il Soler sopravvive, ma in malo modo e l’Assanti è comunque rinviato a giudizio.
Celebre anche l’altro duello che segue ai due solenni schiaffi da lui dati a Giovanni Nicotera, in Firenze. Questo duello termina con queste parole del generale Angelini al Nicotera: ”Stia almeno otto giorni in casa”.
Si vocifera che il monumento nella sua cittadina natia sia più frutto dei suoi duelli che delle sue opere [6].

Damiano emigra a Parigi e più tardi, nel 1852, si stabilisce a Nizza.
In questi anni sposa Emilia Tarchiani e dal matrimonio nasce Roberto, unico loro figlio.
Nel 1860 prende parte alla spedizione dei Mille come colonnello nella 16° divisione dell’Esercito Meridionale. Si segnala a Milazzo diventando comandante di Brigata; poi ai primi di ottobre sotto Capua, nella battaglia del Volturno, si merita la croce dell'ordine militare di Savoia.

Il 18 febbraio 1861 è eletto deputato per la Destra Storica nel collegio di Chiaravalle (Ancona); lo sarà per due legislature fino all’anno 1867.
Dal 2 agosto al 28 ottobre 1861 ricopre la carica di Ispettore della Guardia Nazionale delle Provincie Calabresi ed il suo nome, le sue aderenze, la popolarità di cui gode operano efficacemente nel dare ordine alla milizia e pace alle popolazioni.
Entra poi nell'esercito regolare italiano nel 1862, ricoprendo vari incarichi, e a domanda è collocato a riposo come maggior generale nel 1872 [7].

Il 17 agosto 1862 è nominato prefetto di Bari, mansione che esercita fino all’11 gennaio 1863, e diventa poi comandante in seconda della Guardia Nazionale di Napoli dal 10 luglio 1864 al 28 aprile 1865.
Anche qui il suo supremo intento è (come scritto nel discorso funebre che fu letto al senato dopo la sua morte) quello di procacciare contentezza e benessere alle provincie che egli ha tanto contribuito a fare libere.
Invano spera di partecipare alla terza guerra d’indipendenza del 1866 a capo dell’ottantaduesimo Reggimenti di Fanteria di cui ha il comando.

Il 10 marzo 1867 è presente, quale candidato per la X legislatura, nel collegio elettorale di Pozzuoli superando il ballottaggio il seguente 17 marzo.
E’ ripresentato nel collegio puteolano anche per XI legislatura in data 20 novembre 1870 e supera il ballottaggio il seguente giorno 27.
Nel corso di queste due legislature per mantenere i contatti con il suo elettorato prende residenza a Napoli in via Costantinopoli 19.
Il 6 novembre del 1873, con Regio Decreto, è nominato senatore prestando giuramento il 1° giugno 1874; risulta essere tra i più assidui, tra i più stimati, tra i più amati nell’aula di Palazzo Madama.
Tra le innumerevoli decorazioni ricordiamo:
Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - 12 giugno 1861
Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro - 9 novembre 1862
Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro - 25 gennaio 1863
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro - 7 settembre 1864
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - 22 aprile 1868
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - 12 febbraio 1871

Muore a Roma, nella sua abitazione in via dell’Esquilino, il 27 febbraio 1894, e riposa nella cappella di Famiglia sede di ancor numerose commemorazioni garibaldine [8].

Il Senato ed il Parlamento tutto, addolorato, ne commemora la figura e manda l’estremo addio così ricordandolo:
“Qui egli rammenta più d'una epica pagina del nostro risorgimento; la sua maschia figura, la sua robusta vecchiaia, il suo animo nobilissimo, ammoniscono, confortano. E’ un grande esempio per l'Italia e per la sua unità, per la quale ha sfidato la bieca tirannide, le orrende prigioni, il piombo micidiale.”

Molti i suoi interventi a favore degli ex militari e del popolo calabrese ma non si ricordano sue interrogazioni o proposte per Pozzuoli e il collegio che lo ha eletto in Parlamento per ben due legislature.
Speriamo che i prossimi eletti siano nativi del collegio o che almeno si ricordino del loro elettorato.
Con l’imminente tornata elettorale sono tornati anche i collegi uninominali e quello di Pozzuoli è di nuovo identificabile con il suo vecchio Circondario; esclusi il Comune di Chiaiano con i Casali di Santa Croce, Polvica e Nazaret (dal 1926 tutti quartieri di Napoli) e il Comune di Ventotene e l’Isola di Santo Stefano che dal 1934 sono passati alla provincia di Latina e nella Regione Lazio.

Giuseppe Peluso