Ce piace ‘o
Presepe!
Ogni anno il 17 novembre, il giorno dopo San Procolo, e lo ricordo molto bene, mio zio il Rev.do don Ambrogio D'Ambrosio, parroco della chiesa di San Vincenzo fuori Porta Napoli, iniziava ad allestire un grande Presepe.
Questo poggiava su una larga base, composta da tavole di ponte, che occupava l’intera ultima cappella nella navata destra della Chiesa, quella dedicata alla Madonna Addolorata.
L'elaborazione durava più di un mese e don Ambrogio, "o Reverendo" come lo chiamavano tutti, quale uomo d’amore adorava il Presepe.
Ambrogio si sobbarcava dei lavori più pesanti
e noi, ragazzini e giovani dell'Azione Cattolica, lo aiutavamo nei lavori più
semplici.
A tal proposito voglio ricordare alcuni nomi degli
allora appartenenti alla numerosa Associazione San Giovanni Bosco.
Come giovani seniores rammento Lucio Russo,
Giuseppe Russo, Sergio Causa, Dino Roselli, Enzo Quaradino, Antonio Paone,
Franco Narciso, Pasquale Marotta, Ugo Goretti, Peppe Lombardi, Carlo Basile, Giacchino Serao,
Furente, Striano e tanti altri....
Come ragazzini juniores ricordo, oltre a mio
fratello Gennaro D'ambrosio, Enzo Roselli, Camillo Sebastiano, Aldo e
Sergio D'Oriano, Pasquale Sepe, Enzo Goretti, Antonio Cirillo, Emilio Grossi, Filippo
Minieri, Franco D'Isanto, Gaetano Dente, Gennaro Narciso, Eduardo e Gino Grossi,
Michele e Giulio Volpe, i fratelli Falanga, Nino Stellato, Procolino Pollice,
Nunzio Rendente, Mario Auletta.
Ho preso in esame il periodo che va dalla fine
degli anni ’50; infatti la foto del presepe risale al 1957.
Ma la storia del grande Presepe viene da lontano perché lo zio di Don Ambrogio, il Canonico Gennaro D'Ambrosio, lo faceva ancora più grande, e siamo agli inizi del 1900.
Questo precedente Presepe oltre ad occupare la
navata grande si estendeva nelle attigue cappelle laterali fino in fondo alla
chiesa.
E' inutile dire che per noi ragazzi, ma anche per tutta la comunità parrocchiale, vedere crescere il Presepe che giorno dopo giorno si arricchiva di nuovi particolari, infondeva nei nostri cuori una grande gioia.
I più piccoli si arrampicavano sulle parti
alte tra i sugheri per collocare i pastori, le pecorelle e il muschio
secco negli stretti spazi e, sempre guidati da zio Ambrogio, sistemare le luci.
Anche l'arredamento interno delle case, in
cui si intravedeva il letto con il cuscino e la coperta, la credenza, la tavola
apparecchiata con il fiasco, il pane e i piatti, era curato nei minimi
particolari.
La nostra opera si completava nel reperire gli
strati di muschio fresco che andavamo a prelevare, accompagnati dai seniores,
nella selva di via Vigna.
Con il profumo del muschio fresco, che veniva
collocato nella parte piana e bassa del Presepe, l'atmosfera magica del Natale
raggiungeva il suo culmine.
Il tocco finale era dato dallo scroscio d'acqua che
scendeva dall'alto, dalle luci accese, messe ad arte, e dalla semplicità della
capanna.
Il Presepio, come disse Carlo Maria Martini, è qualcosa di molto semplice che tutti i bambini capiscono. Ognuno di noi tende a guardare allo stesso punto, verso la capanna dove Maria e Giuseppe, con il bue e l’asinello, attendono la nascita di Gesù.
Zio Ambrogio ha sempre auspicato di poter completare il Presepe per il sette dicembre, giorno del suo onomastico, in modo da poter rispettare la tradizione che vuole sia pronto per l’Immacolata.
Ingenua illusione!
Per la complessità dell’opera, e per i suoi
molteplici santi impegni, spesso si arrivava alla mattinata della Vigilia con ancora
qualche cosa da sistemare.
Vincenzo D’Ambrosio - dicembre 2022