Dalla Città di Milano alla Giulio Verne
Ventimila leghe di cavi Pirelli sotto i mari
Verso l’anno 1884, gli inglesi hanno di già posato un collegamento transoceanico con l'America ed anche il governo italiano si sente in dovere di portare il telegrafo dalla terraferma alle isole che si trovano nel Tirreno e nell’Adriatico.
Nel 1885 la ‘Pirelli’ si aggiudica una
commessa dell'Amministrazione dei Telegrafi; dodici collegamenti a mezzo cavi per
una lunghezza complessiva di circa ottocento chilometri. Naturalmente deve
provvedere alla loro posa in mare ed alla necessaria manutenzione per i
successivi vent'anni.
Per quanto riguarda la realizzazione del cavo
si rende subito fondamentale la costruzione di un nuovo stabilimento dedicato.
Pertanto nasce la fabbrica di San Bartolomeo [1],
nel golfo di La Spezia, destinata all'armatura con fili di ferro delle anime in rame e guttaperca (Gomma naturale ottenuta dal latice di varie piante ‘Sapotacee’ della Penisola di Malacca), provenienti dallo stabilimento di Milano.
nel golfo di La Spezia, destinata all'armatura con fili di ferro delle anime in rame e guttaperca (Gomma naturale ottenuta dal latice di varie piante ‘Sapotacee’ della Penisola di Malacca), provenienti dallo stabilimento di Milano.
In Inghilterra è ordinata una nave posacavi,
madrina la madre del presidente Alberto Pirelli, battezzata col nome ‘Città di
Milano' [2].
E’ un bastimento di circa 1.000 tonnellate, lungo settanta metri ed una velocità di 11 nodi. Ha attrezzature elettriche e meccaniche particolari e grandi vasche capaci di contenere, immerse in acqua marina, le spire del serpente di rame, guttaperca e acciai, fino a 400 chilometri di lunghezza.
E’ un bastimento di circa 1.000 tonnellate, lungo settanta metri ed una velocità di 11 nodi. Ha attrezzature elettriche e meccaniche particolari e grandi vasche capaci di contenere, immerse in acqua marina, le spire del serpente di rame, guttaperca e acciai, fino a 400 chilometri di lunghezza.
Con questo bastimento i Pirelli ed i loro tecnici
divengono anche marinai ed in base alle clausole della convenzione col Governo
Italiano la nave è data in consegna alla ‘Regia Marina’. La stessa convenzione
prevede che la Marina dovrà metterla a disposizione per il servizio dei cavi
sottomarini, con tutto l'equipaggio marinaro, sobbarcandosi delle spese di
navigazione. Nel contempo la Pirelli fornirà il personale tecnico
specializzato, sia elettrotecnico che subacqueo.
La nave posacavi ‘Città di Milano’ è consegnata
nel giugno del 1888 ed a luglio il collegamento Italia - isole minori è già
funzionante.
Poco dopo, nel 1890, la Pirelli si assicura,
per incarico del governo spagnolo, anche la fornitura e la posa di cavi
sottomarini colleganti la Spagna (Javea) con le isole Baleari (Ibiza).
Fa seguito il cavo che collega Napoli – Ustica
- Palermo posato a una profondità record di 3.770 metri, e ancora il cavo Spagna
- Tangeri - Marocco.
Una relazione societaria del 1893 ci dà
alcune pennellate di quella che deve essere la vita sulla nave, con gli uomini
"obbligati di portare, quando sono a bordo, la divisa degli equipaggi
della Regia Marina", si chiamino essi Giovanni Battista Pirelli, nella
foto a bordo con la moglie [3],
o Ettore Pinelli, direttore dello stabilimento di La Spezia, o Ingegnere Emanuele Jona [4].
Non sappiamo quante persone fossero a bordo, ma sicuramente non poche; dai "capi operai elettricisti agli impiegati mandati da Milano appositamente per il disimpegno dei servizi di contabilità e corrispondenza durante le campagne", ai "sorveglianti, guardafili e guardaapprodi". E poi, "cuochi, sottocuochi, sguatteri, camerieri, domestici". L'elenco del 1893 cita anche la presenza di un "postino".
o Ettore Pinelli, direttore dello stabilimento di La Spezia, o Ingegnere Emanuele Jona [4].
Non sappiamo quante persone fossero a bordo, ma sicuramente non poche; dai "capi operai elettricisti agli impiegati mandati da Milano appositamente per il disimpegno dei servizi di contabilità e corrispondenza durante le campagne", ai "sorveglianti, guardafili e guardaapprodi". E poi, "cuochi, sottocuochi, sguatteri, camerieri, domestici". L'elenco del 1893 cita anche la presenza di un "postino".
Dopo i frenetici periodi dedicati alla posa
dei nuovi collegamenti, gli ultimi anni del secolo vedono la ‘Città di Milano’
impegnata nell'attività di manutenzione di cavi già posati, anche da altri, siano
essi immersi nel Mar Rosso, nell'Adriatico o nel Mediterraneo. La Società
partecipa largamente alla posa dei cavi che collegano Genova ad Anzio e con
Malaga, e di là con l'America del Nord e del Sud. L'invenzione meravigliosa
delle radio comunicazioni non rallenta lo sviluppo dei cavi telegrafici e
telefonici sottomarini che continuano con ritmo accelerato ad essere posati nei
mari di tutto il mondo.
Nelle guerre, a cominciare da quella italo - turca
del 1911/1912, la ‘Città di Milano' è chiamata più volte, e con essa il
personale della ditta, a compiere operazioni rischiose per riparazione di cavi
o per la posa di nuove linee strategiche, o per il taglio di cavi nemici. Tra
queste ultime imprese si ricorda il taglio, tra mine nemiche, di cavi
telegrafici all'imboccatura dei Dardanelli sotto il fuoco delle batterie turche,
seppure scortata dall’incrociatore ‘Pisa’ [5].
Nell'occasione di tagli di cavi nemici, il cavo, rampinato e portato a bordo, viene tagliato e seguono divertenti dialoghi col telegrafista nemico, operante all'altro estremo del cavo stesso.
Nell'occasione di tagli di cavi nemici, il cavo, rampinato e portato a bordo, viene tagliato e seguono divertenti dialoghi col telegrafista nemico, operante all'altro estremo del cavo stesso.
La vita avventurosa della ‘Città di Milano’, settantatre
campagne in mare e 6.000 chilometri di cavi posati, termina contro uno scoglio
del mare di Sicilia, al largo dell'isola di Filicudi, il 16 giugno del 1919.
Scompaiono con la nave 26 uomini tra cui
l’ingegner Emanuele Jona, i suoi collaboratori ingegneri Ettore Pinelli ed
Ettore Vitali, tre operai della Pirelli ed il direttore generale dei Telegrafi
Italo Brunelli. Tra l’equipaggio militare il comandante in seconda tenente di
vascello Carlo Marchetti, tre sottoufficiali e 12 tra sottocapi e mariani; i sopravvissuti
sono 75.
Al momento del naufragio è già in servizio la
nave tedesca ‘Grossherzog von Oldenburg’, costruita nel 1905 presso i cantieri ‘Shichau
& Co’ di Danzica per conto della ‘Norddeutsche Seekabelwerke’.
Nel 1919 l'unità è assegnata come preda di
guerra alla ‘Regia Marina Italiana’ in riparazione dei danni subiti durante il
conflitto, e nel 1921 è ribattezzata ‘Città di Milano II’ [6].
Di proprietà della Marina, ma pure essa con
personale tecnico della Pirelli a bordo, la ‘Città di Milano II’ fa
innumerevoli campagne di posa e di manutenzione di cavi telegrafici e poi anche
telefonici, oltre ad essere utilizzata dalla Marina per operazioni straordinarie
e delicate.
E’ la ‘Città di Milano II’ a salvare nel 1928
i naufraghi della Tenda Rossa, dopo aver scortato il dirigibile ‘Italia’ nel
suo viaggio artico.
Quasi al termine della Seconda Guerra
Mondiale, il 18 settembre del 1943, la ‘Città di Milano II’ è autoaffondata nel
porto di Savona, affinché non cada preda dei tedeschi dopo l'armistizio.
Nell’immediato dopoguerra la Pirelli acquista
il radiato ex sommergibile ‘Domenico Millelire’ e, con pochi ma evidenti lavori
allo scafo, lo trasforma in deposito lattice. Per lunghi anni sarà ormeggiato a
La Spezia San Bartolomeo; così come lo vediamo dalla foto della collezione
Erminio Bagnasco [7].
Subito dopo la guerra nel giugno del 1951, utilizzando la motozattera ‘Aniene’ appositamente costruita, la Pirelli posa il primo cavo in polietilene tra Napoli e le isole di Ischia e Procida. Il cavo, una conduttura elettrica, è poi seguito da un altro collegamento simile tra Piombino e Isola d'Elba, mentre nella primavera del 1952 a La Spezia già è in lavorazione un nuovo cavo telefonico, sempre in polietilene che inizia a sostituire il guttaperca, destinato al tratto di mare fra Trapani e l'isola di Favignana.
Subito dopo la guerra nel giugno del 1951, utilizzando la motozattera ‘Aniene’ appositamente costruita, la Pirelli posa il primo cavo in polietilene tra Napoli e le isole di Ischia e Procida. Il cavo, una conduttura elettrica, è poi seguito da un altro collegamento simile tra Piombino e Isola d'Elba, mentre nella primavera del 1952 a La Spezia già è in lavorazione un nuovo cavo telefonico, sempre in polietilene che inizia a sostituire il guttaperca, destinato al tratto di mare fra Trapani e l'isola di Favignana.
Nel 1953 iniziano i lavori di costruzione di
uno stabilimento ad Arco Felice (Pozzuoli), in ottima posizione in riva al
mare. La Pirelli Intende trasferire e soprattutto modernizzare in tali nuove
officine le lavorazioni in atto nello stabilimento della consociata ‘Fabbrica
Italiana Conduttori Elettrici’ di Napoli e concentrarvi anche quelle per cavi
sottomarini situate in parte nello stabilimento della Bicocca a Milano e in
parte a La Spezia.
A questa concentrazione la spingono esigenze
tecniche ed economiche di notevole rilievo. Tra l'altro, per quanto riguarda i
cavi sottomarini, le officine di La Spezia si trovano su terreno demaniale e
senza possibilità di espansione mentre gli sviluppi della tecnica, con
applicazione anche in campo telefonico, danno affidamento di un aumento del
ricorso ai cavi sottomarini.
Nel luglio del 1955 chiude lo stabilimento di
La Spezia ed a novembre 1956 entra in funzione il reparto cavi sottomarini di
Arco Felice.
Questo è situato nell’ex balipedio
dell’Armstrong con una superficie di 70.000 metri quadrati, e tutto intorno allo
stabilimento sono piantati molti alberi a fusto alto, così da rendere più
accogliente l’area di lavoro, e più salubre l’aria. La scelta di Pozzuoli è
influenzata da diversi fattori, tra cui, la particolare linea costiera, che
rende le acque particolarmente calme e protette, garantendo la stabilità degli
ormeggi, durante il carico delle navi.
Fin dall’inizio è gettato il lungo pontile [8],
successivamente prolungato con una nuova passerella ed integrato dalla testata, adibito all'imbarco sulle ‘cable ship’ dei cavi sottomarini prodotti nell’adiacente fabbrica.
successivamente prolungato con una nuova passerella ed integrato dalla testata, adibito all'imbarco sulle ‘cable ship’ dei cavi sottomarini prodotti nell’adiacente fabbrica.
Nello stabilimento di Pozzuoli sono prodotti
i cavi noti come “Cavi Pirelli”, costituiti da un conduttore di rame o
alluminio, vuoti nel centro e rivestiti di polietilene. In seguito all’apertura
del centro di Bari la produttività va calando ma vi si pone rimedio estendendo
la produzione, anche a cavi telefonici urbani e cavi coassiali. Attorno alle
attività della Pirelli sorgono diverse aziende, specializzate nella meccanica
di precisione e nella produzione di bobine per l’avvolgimento dei cavi.
La Pirelli si serve di unità posacavi
noleggiate da società terze anche se su molte imbarcazioni sono impegnati suoi
dipendenti, scelti tra le maestranze aziendali, ed esperti palombari della
locale marineria.
Intanto l’armatore romano Giuseppe d’Amico,
di origine salernitana, intuisce l’importanza dello sviluppo delle
telecomunicazioni ed ha l’idea di far costruire la posacavi ‘Salernum’, presso
il cantiere ‘Navalmeccanica’ di Castellammare di Stabia, dandola in gestione
alla ‘Compagnia Italiana Navi Cablografiche’.
La nave, impostata nel 1952, varata nel 1953 [9]
e consegnata nel 1956, stazza 2.789tn; lunga 103,50mt; larga 12,63mt; pesca 5,92mt; con 5.000hp di potenza raggiunge la velocità di 18 nodi. Il cavo telegrafico da posare sul fondo marino è allogato in ampie stive; la ‘Salernum’ è fornita di radiotelefono, due scandagli elettroacustici, un solcometro elettrico e un radar per la navigazione.
e consegnata nel 1956, stazza 2.789tn; lunga 103,50mt; larga 12,63mt; pesca 5,92mt; con 5.000hp di potenza raggiunge la velocità di 18 nodi. Il cavo telegrafico da posare sul fondo marino è allogato in ampie stive; la ‘Salernum’ è fornita di radiotelefono, due scandagli elettroacustici, un solcometro elettrico e un radar per la navigazione.
Essa è attrezzata anche per lavori di
oceanografia e idrografia e sotto questa veste compie alcune campagne
scientifiche internazionali tra cui la “MeteoSeaWorld” del 1976, diretta e
coordinata dal comandante Jacques Yves Cousteau.
Per decenni ho ammirato questa nave, con la
sua la sua bianca ed elegante linea, attraccata al lungo pontile della Pirelli
di Pozzuoli; dove era solita sostare per il carico di nuovi cavi [10].
Caratteristico lo stemma della Flotta D’Amico [11],
tipo croce di Amalfi, di colore blu su fondo giallo, che spiccava sul suo funile.
Caratteristico lo stemma della Flotta D’Amico [11],
tipo croce di Amalfi, di colore blu su fondo giallo, che spiccava sul suo funile.
Tra le sue operazioni la posa di più moderni
cavi tra Italia e Sardegna nel 1957, e tra Sicilia e Sardegna nel 1962.
Tra le memorie quelle raccontate da un vecchio
marinaio puteolano; la sua leggendaria spedizione, con la ‘Salernum’, nei mari
della Malesia nel corso degli anni ’60. Posarono cavi tra Malacca, Singapore e
Indonesia e ritornarono carichi di ricordi, di esotiche avventure, di foto diapositive,
che vedevo per la prima volta, e di nostalgia.
Nel 1975 la ‘Salernum’ stende cavi tra
Germania e Svezia e nel 1976 opera alle Maldive nell’Oceano Indiano. Questo stato
insulare l’ha ricordata, e per sempre immortalata, su di un suo francobollo [12].
Nel 1984 è venduta alla ‘Transoceanic Cable
Ship Co’, sussidiaria di ‘AT & T’; ribattezzata ‘Charles I. Brown’ [13].
Opera come posacavi fino al 2003 quando è
affondata per formare una scogliera artificiale nell’isola di St. Eustatius,
nei Caraibi.
La ‘Società Cavi Pirelli’ torna ad utilizzare altre navi prese a noleggio ma poi, nel 1988, acquista per il settore ‘Impianti’ del ‘Gruppo Energia’ una nave posacavi con una eccezionale capacità di carico: “oltre 7.000 tonnellate di cavo".
La nave, al momento del varo, batte bandiera
inglese e si chiama ‘Northern Venturer’. Costruita nel 1983 nei cantieri
coreani della ‘Hyundai’, appositamente per la “Pirelli General” inglese per una
posa di cavi nel Canale della Manica, è lunga 124,94mt; larga 30,48mt; pesca
6,10mt; e disloca 12.000tn a pieno carico.
Essa è la nave posacavi più grande del mondo
ed una delle principali sue caratteristiche è il sistema di posizionamento
dinamico, che le consente, attraverso il controllo di un computer centrale, di
sfruttare al meglio le potenzialità delle eliche di propulsione; in questo modo
riesce a contrastare gli elementi ambientali esterni, vento, onde, corrente,
anche di forte entità.
Allo stesso tempo, con le necessarie
tecnologie avanzate perché negli anni ’80 inizia a diffondersi la ‘Fibra
Ottica’, è in grado di posare i cavi sottomarini con estrema precisione lungo
il tracciato predefinito ed una delle poche atta ad operare fino ad una
profondità di 2.000 metri.
Dopo l’acquisto una breve sosta al porto di
Savona per alcuni interventi sulle dotazioni di bordo, una pitturata di bianco
e azzurro, il tempo di far salire la bandiera italiana ed è battezzata ‘Giulio
Verne’ [14].
Con questo nome raggiunge lo stabilimento di Arco Felice, giusto un secolo esatto dal varo della prima ‘Città di Milano’.
Con questo nome raggiunge lo stabilimento di Arco Felice, giusto un secolo esatto dal varo della prima ‘Città di Milano’.
La piattaforma rotante da 7000t di carico,
della ‘Giulio Verne’, è una grande vasca di 25mt di diametro esterno e 4mt di
altezza, dove i cavi destinati all’installazione possono essere stoccati per il
trasporto nelle zone di posa. Per la realizzazione di lunghi collegamenti è
quindi necessario effettuare numerose campagne di installazione collegando le
successive pezzature di cavo mediante operazioni di giunzione di elevato
contenuto tecnologico, eseguite a bordo nave da personale altamente
qualificato. Il volano di posa è una grande ruota motorizzata di 6mt di
diametro [15],
che consente di movimentare il cavo durante la posa dalla piattaforma di stoccaggio verso mare in condizioni di velocità controllata e di sostenerne il tiro, mentre scende verso il fondo del mare.
che consente di movimentare il cavo durante la posa dalla piattaforma di stoccaggio verso mare in condizioni di velocità controllata e di sostenerne il tiro, mentre scende verso il fondo del mare.
Intanto nel 2005 la ‘Pirelli Cavi’ passa sotto il
controllo della ‘Goldman
Sachs Capital Partners’ ed assume la denominazione di ‘Prysmian Cables &
Systems’ diventando leader mondiale nel settore dei cavi e sistemi per il
trasporto di energia e telecomunicazioni. Presente in 41 Paesi nei 5 continenti,
con oltre 12.000 dipendenti e 54 siti produttivi distribuiti in 21 Paesi.
In tutti questi anni
la “Giulio Verne” ha compiuto centinaia di missioni in
tutti i mari del mondo, dal Mediterraneo al Mare del Nord, dall'Oceano
Atlantico all'Oceano Pacifico, dalla California all'Indonesia, dal Brasile al
Giappone. Molte volte è fuori per mesi, per raggiungere i lontani mari in cui
opera, ma sempre deve ritornare nel golfo puteolano per rifornirsi di nuovi
cavi.
BIBLIOGRAFIA
Alberto
Pirelli - Vita di un'Azienda Industriale
Stefania
Elena Carnemolla – Il Mare per comunicare
Gaetano
Fontana – Le navi varate a Castellammare di Stabia
Sebastiano
Aleo – SAPEI Il cavo dei record
Giuseppe Peluso