Maggior Generale
Damiano Assanti
Un calabrese eletto deputato nel Collegio Uninominale di Pozzuoli
Il sistema elettorale a mezzo collegi
uninominali ha avuto ed ancora ha i suoi estimatori; è ritornato in auge in
Italia ed è proficuamente utilizzato nelle grandi democrazie mondiali [1].
Questo sistema, che personalmente non prediligo,
permette di eleggere un solo candidato in ogni collegio con il vantaggio di legare
l’eletto al suo elettorato; verità sacrosanta, quest’ultima, se i candidati fossero
scelti tra i residenti del collegio o fossero ad esso legati da motivi di
lavoro o di studio.
Ma questo si verifica raramente e sappiamo
che fin dalle prime elezioni politiche susseguenti all’unità italiana i
responsabili dei partiti hanno scelto, per rappresentare Pozzuoli in
parlamento, “notabili” che per logiche di “alleanze” debbono essere candidati
in collegi “sicuri” come il nostro.
Il collegio uninominale di Pozzuoli è
istituito con regio decreto del 17 dicembre 1860, subito dopo l’impresa garibaldina,
e corrisponde all’incirca al suo Circondario dell’epoca. E’ soppresso nel 1882,
in seguito ad una riforma; è poi ricostituito come collegio uninominale tramite
regio decreto del 14 giugno 1891; è poi di nuovo soppresso nel 1919.
Dal 1861 al 1880, ovvero dalla VIII alla XIV
legislatura (che nonostante l’Unità d’Italia seguitano la numerazione del
Parlamento Sardo), sono eletti otto deputati; dal 1892 al 1913, ovvero dalla
XVIII alla XXIV legislatura, sono eletti altri sette deputati.
Bisogna attendere la seconda repubblica ed il
sistema “Mattarellum” per rivedere (anche se con sistema misto) il ritorno dei
collegi uninominali che vedono a Pozzuoli tre eletti rispettivamente nelle
tornate politiche del 1994, del 1996 e del 2001 [2].
Così alle politiche del 1994 a Pozzuoli è
proiettato Giuseppe Scotto di Luzio (Rifondazione Comunista) nato a Grumo
Nevano.
Alle politiche del 1996 nel nostro collegio è
eletto Tullio Grimaldi (Rifondazione Comunista) nato ed attivo a Napoli.
Alle politiche del 2001 è eletto Giuseppe
Gambale (Margherita) nato a Napoli ed operante nel capoluogo, a Castellammare
di Stabia ed in tanti altri luoghi (forse troppi); tranne che a Pozzuoli.
Questa prassi è stata spesso adottata anche
in passato come ad esempio nel 1867 quando la Destra Storica candida Damiano
Assanti nel Collegio Uninominale di Pozzuoli. Parliamo della terza legislatura
parlamentare del Regno d’Italia; la prima con capitale appena trasferita da
Torino a Firenze.
Damiano Felice Gaetano Assanti nasce il 9
luglio 1809 da Francesco e Maddalena Rodio a Catanzaro, dove la famiglia,
originaria di Squillace, si è rifugiata per sfuggire alle persecuzioni delle
bande del cardinale Ruffo [3].
Da Squillace, dove la famiglia è ritornata,
Damiano col fratello maggiore Cosmo si reca a Napoli, presso gli zii Florestano
e Guglielmo Pepe (la loro madre si chiama Irene Assanti) per completare gli
studi.
Florestano Pepe, nato pure lui a Squillace
nel 1778, viene a Napoli per frequentare il collegio militare della Nunziatella
ma poi è tra i difensori della Repubblica Partenopea [4].
Catturato sarà
esiliato in Francia dove entra nell’esercito napoleonico con il quale ritorna a
Napoli al servizio prima di re Giuseppe Bonaparte e poi di re Gioacchino Murat.
Del periodo sotto Napoleone si ricorda
l'episodio del 5 dicembre 1813, quando la cavalleria napoletana (detta
"I Diavoli Bianchi" dallo stesso Bonaparte) scorta Napoleone da
Ochmiana Vilno. Vestiti dell'uniforme da parata, senza mantelli nel gelo russo,
i cavalleggeri napoletani si impegnano in furiosi combattimenti contro
i cosacchi giungendo a destinazione in soli trenta su trecento partiti. Lo
stesso generale Pepe riporta il congelamento degli arti.
Dopo la fine del periodo napoleonico,
Florestano Pepe prende parte ai moti napoletano del 1820, dove è ferito, e in
seguito si ritira a vita privata.
Del suo famoso fratello minore Guglielmo Pepe
diremo solo che anch’egli nasce a Squillace e viene a frequentare la
Nunziatella a Napoli [5].
Stesso iter di Florestano fino ai moti
napoletani del 1820; poi comandante dell’esercito napoletano sollevatosi e la
seguente sconfitta subita il 7 marzo 1821 a Rieti, da molti ricordata come la
prima battaglia del Risorgimento Italiano, ad opera dell’esercito austriaco.
In seguito partecipa ai moti del 1848 e alla
difesa di Venezia venendo, dopo la sua caduta, esiliato in Francia.
Ritornando a Damiano Felice Assante sappiamo
che durante il suo soggiorno napoletano ha occasione di legare amicizia con i
cugini Carlo e Alessandro Poerio, altre due nobili figure di patrioti, politici
e scrittori napoletani.
Nel 1835 Damiano, pur essendo avverso al
regime borbonico, diventa guardia d'onore di Ferdinando II re delle Due Sicilie,
ma è coinvolto dalla polizia nella cosiddetta "congiura del monaco" (così
denominata perché a capo c’è un certo frate Angelo Peluso, laico dei Minori
Riformati) e dopo l’arresto è rilasciato solo per mancanza di prove.
Dopo il moto di Cosenza del 17 marzo 1844,
scoppiato sognando una Italia unita, è arrestato col fratello Cosmo, Carlo
Poerio e altri, e imprigionato in Castel S. Elmo a Napoli fino al 15 settembre
1845.
Successivamente alla rivolta di Reggio
Calabria del 3 settembre 1847, iniziata sempre per amor di Patria, riesce a
sfuggire alla polizia raggiungendo a Parigi lo zio Guglielmo Pepe.
Nel 1848, concessa da Ferdinando Il la
costituzione, Damiano rimpatria ed il 12 aprile è nominato capitano dei
volontari napoletani durante il governo di Carlo Troya.
Poco dopo è nominato commissario civile della
spedizione che comanda appunto Guglielmo Pepe e con questo partecipa alla
campagna di Lombardia. Lo segue nella difesa di Venezia, segnalandosi e
ricevendo la promozione a Tenente Colonnello. Caduta la città, si imbarca sul
piroscafo francese "Pluton " e, con lo zio, passando per Corfù, Malta
e Genova, raggiunge Torino. In questa città si svolge il più celebre dei suoi tanti
duelli, quello con l’avvocato e giornalista Giuseppe Soler che ha stampato ed
espresso offensive villanie denigrando il comportamento dei volontari
napoletani e dello stesso Daniele Manin nella difesa di Venezia.
Damiano gli spacca la testa con un colpo di
pistola, il Soler sopravvive, ma in malo modo e l’Assanti è comunque rinviato a
giudizio.
Celebre anche l’altro duello che segue ai due
solenni schiaffi da lui dati a Giovanni Nicotera, in Firenze. Questo duello
termina con queste parole del generale Angelini al Nicotera: ”Stia almeno otto
giorni in casa”.
Si vocifera che il monumento nella sua
cittadina natia sia più frutto dei suoi duelli che delle sue opere [6].
Damiano emigra a Parigi e più tardi, nel
1852, si stabilisce a Nizza.
In questi anni sposa Emilia Tarchiani e dal
matrimonio nasce Roberto, unico loro figlio.
Nel 1860 prende parte alla spedizione dei
Mille come colonnello nella 16° divisione dell’Esercito Meridionale. Si segnala
a Milazzo diventando comandante di Brigata; poi ai primi di ottobre sotto
Capua, nella battaglia del Volturno, si merita la croce dell'ordine militare di
Savoia.
Il 18 febbraio 1861 è eletto deputato per la
Destra Storica nel collegio di Chiaravalle (Ancona); lo sarà per due
legislature fino all’anno 1867.
Dal 2 agosto al 28 ottobre 1861 ricopre la
carica di Ispettore della Guardia Nazionale delle Provincie Calabresi ed il suo
nome, le sue aderenze, la popolarità di cui gode operano efficacemente nel dare
ordine alla milizia e pace alle popolazioni.
Entra poi nell'esercito regolare italiano nel
1862, ricoprendo vari incarichi, e a domanda è collocato a riposo come maggior
generale nel 1872 [7].
Il 17 agosto 1862 è nominato prefetto di
Bari, mansione che esercita fino all’11 gennaio 1863, e diventa poi comandante
in seconda della Guardia Nazionale di Napoli dal 10 luglio 1864 al 28 aprile
1865.
Anche qui il suo supremo intento è (come scritto
nel discorso funebre che fu letto al senato dopo la sua morte) quello di
procacciare contentezza e benessere alle provincie che egli ha tanto contribuito
a fare libere.
Invano spera di partecipare alla terza guerra
d’indipendenza del 1866 a capo dell’ottantaduesimo Reggimenti di Fanteria di
cui ha il comando.
Il 10 marzo 1867 è presente, quale candidato
per la X legislatura, nel collegio elettorale di Pozzuoli superando il
ballottaggio il seguente 17 marzo.
E’ ripresentato nel collegio puteolano anche
per XI legislatura in data 20 novembre 1870 e supera il ballottaggio il
seguente giorno 27.
Nel corso di queste due legislature per
mantenere i contatti con il suo elettorato prende residenza a Napoli in via
Costantinopoli 19.
Il 6 novembre del 1873, con Regio Decreto, è
nominato senatore prestando giuramento il 1° giugno 1874; risulta essere tra i
più assidui, tra i più stimati, tra i più amati nell’aula di Palazzo Madama.
Tra le innumerevoli decorazioni ricordiamo:
Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - 12
giugno 1861
Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro - 9 novembre 1862
Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro - 25 gennaio 1863
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro - 7 settembre 1864
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - 22 aprile 1868
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - 12 febbraio 1871
Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro - 9 novembre 1862
Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro - 25 gennaio 1863
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro - 7 settembre 1864
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - 22 aprile 1868
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - 12 febbraio 1871
Muore a Roma, nella sua abitazione in via
dell’Esquilino, il 27 febbraio 1894, e riposa nella cappella di Famiglia sede
di ancor numerose commemorazioni garibaldine [8].
Il Senato ed il Parlamento tutto, addolorato,
ne commemora la figura e manda l’estremo addio così ricordandolo:
“Qui egli rammenta più d'una epica pagina del
nostro risorgimento; la sua maschia figura, la sua robusta vecchiaia, il suo
animo nobilissimo, ammoniscono, confortano. E’ un grande esempio per l'Italia e
per la sua unità, per la quale ha sfidato la bieca tirannide, le orrende prigioni,
il piombo micidiale.”
Molti i suoi interventi a favore degli ex
militari e del popolo calabrese ma non si ricordano sue interrogazioni o
proposte per Pozzuoli e il collegio che lo ha eletto in Parlamento per ben due
legislature.
Speriamo che i prossimi eletti siano nativi
del collegio o che almeno si ricordino del loro elettorato.
Con l’imminente tornata elettorale sono
tornati anche i collegi uninominali e quello di Pozzuoli è di nuovo
identificabile con il suo vecchio Circondario; esclusi il Comune di Chiaiano
con i Casali di Santa Croce, Polvica e Nazaret (dal 1926 tutti quartieri di
Napoli) e il Comune di Ventotene e l’Isola di Santo Stefano che dal 1934 sono passati
alla provincia di Latina e nella Regione Lazio.
Giuseppe Peluso