Pozzuoli 8 maggio 1949
Due suore travolte da un treno
La Domenica del Corriere è stato un
popolarissimo rotocalco italiano fondato a Milano nel 1899 come supplemento
domenicale del “Corriere della Sera”. Nel corso degli anni venti e trenta diventa
il settimanale più venduto in Italia ed uno dei principali strumenti di
informazione.
Subisce il calo vendite dovuto al periodo
bellico ma poi lentamente si riprende e per tutti gli anni cinquanta è in testa
alle tirature dei settimanali seguita dal rotocalco “Oggi”, altro diffuso settimanale
edito dal Gruppo Rizzoli.
Dopo un periodo di appannamento agli inizi
degli anni sessanta, dovuto al diffondersi della televisione in Italia, il
settimanale è rilanciato e nel 1966 torna ad essere il più venduto in Italia. Poi
a partire dagli anni settanta, la concorrenza dei settimanali d'informazione (come
L’Europeo, Panorama e L’Espresso), porta a una graduale ma inarrestabile crisi
di copie; pertanto cessa di essere pubblicato nell’anno 1989.
Superfluo riportare che “La Domenica del
Corriere” ed il fratellino “Corriere dei Piccoli” sono, negli anni ’50 e ’60,
gli unici giornali acquistati in Famiglia a “Villa Maria”, dove ancora dovrebbero
essere conservati alcuni vecchi numeri rilegati per annata in grossi registri,
come allora si usava.
Peculiarità di questo settimanale era che la prima
e ultima di copertina erano sempre disegnate. La Domenica del Corriere si
avvaleva di un giovane artista, Achille Beltrame allora sconosciuto, a cui
veniva affidato in ogni numero il compito di rendere visivo, con la sua tavola a
colori, il fatto più interessante della settimana. Attraverso le immagini da
lui create, scrive Dino Buzzati, i grandi e più singolari avvenimenti del mondo
sono arrivati pur nelle sperdute case di campagna, in cima alle solitarie
valli, nelle case umili, procurando una valanga di notizie e conoscenze a
intere generazioni di italiani che altrimenti è probabile non ne avrebbero
saputo nulla o quasi. Dopo la sua morte, nel 1945, Beltrame fu sostituito da Walter
Molino che, come il suo predecessore,
firmò memorabili copertine. Queste, come un calendario, di volta in volta
scandivano le giornate liete, le tragedie; insomma i fatti piccoli e grandi di
tutti gli italiani.
Varie copertine hanno riguardato fatti di
cronaca con Pozzuoli quale scenario dell’avvenimento e su questo “blog” ne
propongo una che rimase memorabile per la tragedia che andò a rappresentare. Teatro della tragedia la stazione di Pozzuoli della Ferrovia Cumana dalle cui carrozze, con vestiboli di estremità detti a "terrazzini" non forniti di porte automatiche, si può scendere e salire liberamente anche con treno in corsa.
Vediamo cosa riporta la Domenica del Corriere del’otto maggio 1949
(anno 51 n.19):
“Due
suore sotto il treno. Per aver voluto scendere da un treno in movimento alla
stazione di Pozzuoli, presso Napoli, due suore della Carità sono state travolte
dalla ruote. Una delle monache è morta subito, l’altra è stata raccolta in
disperate condizioni.”
La congregazione delle Suore della Carità è
fondata dalla religiosa francese Jeanne Antide Thouret (1765-1826). Entrata tra
le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli nel 1787, deve abbandonare la
compagnia allo scoppio della Rivoluzione francese. Il giorno 11 aprile del 1799
Jeanne dà vita a Besancon ad una congregazione di religiose dedita
all'istruzione della gioventù, alla cura dei malati ed all'assistenza ai poveri.
Le costituzioni della nuova famiglia religiosa sono redatte dalla fondatrice a
Dole e sono approvate dall'arcivescovo di Besancon il 26 settembre 1807. Le Suore
della Carità si diffondono rapidamente in Francia, Svizzera e nel Regno di
Napoli, dove la loro opera viene espressamente richiesta dal re Gioacchino
Murat nel 1810.
L'istituto viene definitivamente approvato
dalla Santa Sede il 23 luglio 1819, e la fondatrice Thouret,, beatificata nel
1926, è proclamata santa da papa Pio XI
il 14 gennaio 1934.
Esse a Pozzuoli dimorano e prestano la loro
opera caritatevole presso il “Ritiro di Santa Maria della Consolazione” ubicato
nel ex convento addossato alla Chiesa di Santa Maria della Consolazione.
La chiesa che dai puteolani è comunemente
chiamata del “Carmine”, per l’antica devozione introdotta dalla ospitata
confraternita intitolata a San Giacomo, è addossata ad un complesso di edifici
conosciuti come ”Orfanotrofio Carlo Maria Rosini”. Questi in origine costituivano
un convento dei Carmelitani fondato dal nobile napoletano Domenico Sicolo nel
XV secolo e soppresso il 30 settembre 1806, quando il re di Napoli Giuseppe
Bonaparte decretò la soppressione degli ordini monastici.
Il vescovo Carlo Maria Rosini (1797-1836)
ottenne dal re la concessione del convento e della chiesa che negli anni dal
1810 al 1817 fu ampliata e abbellita di nuovi altari e dedicata alla Madonna
della Consolazione. Nell’ex convento, il Rosini vi trasferì il “Ritiro di Santa
Maria della Consolazione” dallo lui stesso fondato il 25 marzo 1802 e che provvisoriamente
era sistemato nei locali del vecchio Seminario (Palazzo Venezia - Via Carmine).
Per il sostentamento di questa istituzione il Vescovo di Pozzuoli si prodigò a formare una rendita di Ducati
1200 per perpetua dotazione. A questo scopo provvede a trasferirgli gran parte
delle rendite fondiarie che prima confluivano alla “Mensa Vescovile” diocesana.
Tra queste ne porta testimonianza quella del “Territorio alla Starza” che
sarebbe l’odierna “Villa Maria alla Starza”. Questo Territorio, o meglio il suo
enfiteuta, subisce, nell’anno 1844, un esproprio da parte dei creditori e in un
atto giudiziario del giorno 3 novembre 1844 l'avvocato Don Gaetano Annone
dichiara che per tutti gli atti in corso egli rappresenta ora il “Ritiro di
Santa Maria della Consolazione” di Pozzuoli subentrato alla “Mensa Vescovile”
di Pozzuoli quale domina diretta del fondo espropriato.
In questo ritiro, le orfanelle povere della
città, oltre a trovare asilo ricevono un’educazione ed imparano un mestiere.
All’uopo il vescovo apre anche uno stabilimento per la lavorazione della lana
(Lanificio in via Carmine). Carlo Maria Rosini è talmente legato
all’orfanotrofio e alla chiesa, che alla sua morte vuole essere qui sepolto,
invece che nel Duomo.
Dopo l’unità d’Italia il ritiro è retto dalla
“Congrega di Carità”, l’istituzione che ora amministra i beni ecclesiastici
incamerati dallo Stato Italiano. Infatti con legge del 1862, viene istituita
presso ogni comune del Regno una “congregazione di carità con lo scopo di
curare l'amministrazione dei beni destinati all'erogazione di sussidi e altri
benefici per i poveri”. La gestione della congregazione è affidata a un
consiglio d'amministrazione che è eletto dal consiglio comunale o cooptato. Questi
Enti durante il “ventennio”, con legge 3 giugno 1937 n. 847, saranno soppressi e
le loro competenze passeranno agli Enti Comunali di Assistenza (ECA).
Nel 1882 il vescovo Gennaro De Vivo
(1876-1893), dalla fusione del “Ritiro di Santa Maria della Consolazione” con
il “Lanificio” crea “L’Orfanotrofio Carlo Maria Rosini”. Nel 1887 affida alle
Suore di Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, la cura e la direzione dell’istituito.
Le suore, appartenenti alla suddetta
congregazione, successivamente, danno vita ad una scuola elementare, ad un
laboratorio di taglio, cucito e ricamo e ad un giardino d'infanzia.
Gli eventi bradisismici del 1970 e poi quelli
del 1983 rappresentano la totale compromissione statica dell’antica fabbrica e
funzionale delle Istituzioni ivi ospitate.
Quel che segue è storia recente.
Giuseppe Peluso