Dal fumo dell’acciaieria alla “nziria” del monsignore
Nel corso del 1954 la
“S.p.A. Trione Ferroleghe”, con sede a Torino, impianta a Pozzuoli uno
stabilimento dove produrre “acciai speciali” il cui consumo segna il grado di
evoluzione industriale di una nazione.
Gli
acciai speciali sono essenziali per creare autoveicoli, treni, navi e macchine
utensili per l'industria tessile, dolciaria, farmaceutica, ecc.
In precedenza il
consumo di questi acciai è quasi del tutto limitato all’Italia settentrionale ed
inizialmente anche quanto prodotto nello stabilimento di Pozzuoli è diretto
verso i grandi complessi industriali del Nord, quali la Fiat, la Dalmine, la
Breda, La Falck, la Terni, ecc.
Ma, con
l’industrializzazione dell’Italia meridionale, si avverte sempre più la
necessità di un analogo consumo in quelle regioni dove la “Cassa del
Mezzogiorno” incentiva nuove iniziative imprenditoriali.
Questo Ente,
attraverso la “ISVEIMER”; ha finanziato la stessa Ferroleghe che nello stabilimento
di Pozzuoli fonda la sua attività su tre grandi reparti:
1 - Produzione di
“ferroleghe pregiate” col metodo dell’alluminotermia.
2 - Produzione di “ferroleghe
super affinate”, fra cui il ferro-cromo.
3 – Produzione di
“acciai speciali inossidabili”, fucinati al maglio.
In definitiva le
ferroleghe pregiate prodotta a Pozzuoli sono:
“ferrotungsteno, ferromolibdeno,
ferrotitanio, ferrovanadio, ferrozirconio, ferroboro, manganese metallo, cromo
metallo, ecc”.
Tutte queste leghe
servono per dare agli acciai peculiari caratteristiche di durezza, di
elasticità, di resistenza al calore, all'usura e alla corrosione; il loro
consumo aumenta col progredire della scienza, della tecnica e dall'indice di
industrializzazione.
Questa nuova fabbrica
va ad insediarsi nell’area meridionale lasciata libera dagli Stabilimenti
Meccanici di Pozzuoli, oggi sede dei “Sud Cantieri Maglietta”, e nasce contemporanea
alla Sunbeam che, con personale quasi tutto femminile, produce rasoi e piccoli
elettrodomestici.
Purtroppo le
assunzioni effettuate dalla Ferroleghe non passano attraverso l’Ufficio del
Collocamento e gli operai, assunti direttamente, per forzata riconoscenza
rinunciano alle normali garanzie di salario e di sicurezza.
Nello stabilimento
non vi è mensa aziendale e non è riconosciuta alcuna indennità sostitutiva;
inoltre, in conseguenza dell’ossessionante ritmo dei turni di lavoro, già nel
settembre del 1954 muore folgorato l’operaio Alfonso Colonna.
In seguito numerosi
altri saranno i morti e i mutilati per scoppi di residuati bellici, provenienti
dai campi di battaglia, che giornalmente su camion varcano il cancello della
fabbrica per essere gettati nei forni elettrici.
Ricordo, con terrore,
gli scoppi improvvisi e gli sguardi di tutti dirigersi verso quei capannoni
fonte di sostentamento ma anche di dolori.
Numerose le
interpellanze parlamenti che denunciano i rischi e le vessazioni cui sono
sottoposti i dipendenti di questa fabbrica.
Il crescente boom
economico, che sta conducendo l’Italia verso il benessere, oltre a mietere vittime
umane provoca anche danni all’ambiente.
I capannoni per la
produzione di acciai sono in pieno centro urbano e il fumo nero che da loro
fuoriesce oscura il cielo, depositandosi
sui muri delle case circostanti e nei polmoni di chi le abita.
A differenza di Bagnoli e delle sue ciminiere, la Ferroleghe di Pozzuoli non possiede camini; il fumo fuoriesce da tutte te aperture presenti nei capannoni di produzione, in modo costante e continuativo.
Le ciminiere
aiuterebbero il fumo a risalire e, con venti favorevoli, dirigerlo verso alte
quote; niente, lo smog irrora con costanza le limitrofi zone, specialmente
quelle poste ai piedi ed alla sommità del costone della Starza.
I residenti non ne
possono più, non si respira, e dopo le prime e singole rimostranze decidono
d’organizzarsi in comitato per contrastare il malessere a mezzo vie legali.
Promotore del
comitato è sua Eccellenza Luigi Punzolo, nato a Pozzuoli nel 1905, arcivescovo
dal 1954, quasi sempre inviato dal Vaticano, quale Nunzio Apostolico, in
nazioni “difficili”.
Mons. Punzolo risiede
in una villa, donata poi alle suore della “Congregazione delle Missionarie
dell’Immacolata”, posta alla sommità della Starza; dirimpettaia di “Villa
Cordiglia” e con affaccio sulla Ferroleghe.
Luigi Punzolo, nei
primi anni sessanta, riunisce presso la propria residenza i proprietari, o
rappresentanti, degli immobili che subiscono il comune e grave inconveniente in
modo che firmino un legale atto costitutivo del comitato.
A questa assemblea
partecipano, ne ricordo alcuni, i Caracciolo, i Costigliola, i Mirabella, i
Iappelli, i Delli Paoli, i Zaarauolo, i Gentile, i Ferrigno, i rappresentanti
del Villaggio del Fanciullo, e tanti altri tra cui mio Padre quale
amministratore della sottostante Villa Maria.
E’ così costituito il
Comitato che incarica un legale di intraprendere regolare azione a salvaguardia
della pubblica incolumità e contemporanea richiesta risarcitoria per i danni
subiti dagli edifici.
Spesso sua Eccellenza
Punzolo riunisce i proprietari per aggiornarli sull’andamento della vicenda e
intanto, nel gennaio del 1962, è nominato internunzio apostolico in Siria; incarico
che lo terrà molto impegnato e lontano da Pozzuoli.
Nel maggio del 1962
il legale, dovendo fornire importati comunicazioni, invita i proprietari nel salone di Villa Punzolo ed io vi
partecipo su delega di mio Padre, assente per lavoro.
Una volta riuniti si
nota la mancanza dell’arcivescovo e la signora Maria D.P., nota proprietaria di
un fabbricato dell’allora via Miliscola, chiede:
Una suora, che ha
fatto gli onori di casa, risponde:
Con volto rammaricato
la signora Maria ribatte:
PELUSO GIUSEPPE - Segni dei Tempi - MAGGIO 2024