Re Umberto I
I suoi contatti con Pozzuoli
Umberto I (Umberto Rainerio
Carlo Emanuele Giovanni Maria Ferdinando Eugenio di Savoia) nasce a Torino il
14 marzo 1844 da Vittorio Emanuele II, ancora re di Sardegna ma futuro primo re
d'Italia, e da Maria Adelaide d’Asburgo - Lorena.
Il 22 aprile 1868 sposa l’ancor
diciassettenne cugina Margherita di Savoia - Genova e la reale coppia si
stabilisce a Napoli. La scelta della città partenopea non è casuale ma ben
progettata a fini propagandistici, principalmente per riavvicinare i Savoia
alle popolazioni meridionali ancora nostalgiche dei Borbone. In questo modo, ed
alternativamente, i principi ereditari risiederanno una generazione a Napoli,
dove nascerà un erede che riceverà l’investitura quale “Principe di Napoli”, e una
generazione a Torino, dove i nascituri eredi saranno investiti del titolo di “Principe
di Piemonte”.
Ben presto Margherita resta incinta ed il lieto
evento avviene l'11 novembre 1869; al
neonato viene dato il nome Vittorio Emanuele, come il nonno che ora risiede a
Firenze, momentanea capitale del Regno d’Italia.
Alla morte del re Vittorio Emanuele II, il 9 gennaio 1878, il figlio gli succede sul
trono col nome di Umberto I e Margherita diventa la prima regina d’Italia. Il regno
di Umberto è contrassegnato da diversi eventi, che producono opinioni e
sentimenti opposti; il monarca viene ricordato positivamente per alcuni
interventi umanitari e per il suo atteggiamento risolutivo dimostrato nel
fronteggiare varie sciagure. Fra queste l'epidemia di colera a Napoli del 1884
dove si prodiga personalmente nei soccorsi e perciò soprannominato "Re
Buono". Ma da altri è aspramente avversato per l’indiretto coinvolgimento
nello scandalo della Banca Romana e per il suo duro conservatorismo. Inoltre per
l’avallo dato alle repressioni dei moti popolari del 1898 è spesso
soprannominato “Re Mitraglia”.
Nel risiedere a
Napoli, da principe ereditario, spesso si reca nei Campi Flegrei per diletto o
per guidare illustri ospiti alla riscoperta delle meraviglie del passato. Nel
suo decennio napoletano sono comuni le sue comparse a Pozzuoli e le cronache
dell’epoca riferiscono che abbia lasciato anche un “erede” non ufficiale ad una
nostra illustre concittadina.
Il 19 agosto 1889, giusto
due mesi dopo la storica trovata del pizzaiolo Brandi che in onore della regina
Margherita crea la famosa pizza, avviene la prima visita a Pozzuoli di Umberto
I nelle vesti ufficiali di “Re d’Italia”.
Il Re ed il Principe di Napoli, non ancora
ventenne, sono a Napoli a bordo del Savoia. E’ questo il panfilo reale
costruito nei cantieri navali di Castellammare di Stabia su progetto dell'Ing.
Carlo Vigna, iscritto nei quadri del Naviglio Reale e classificato incrociatore
ausiliario di 2° classe. Per 14 anni è usato come nave di rappresentanza dalla
famiglia Reale. L'8 settembre 1892, per i festeggiamenti del IV centenario
della scoperta dell'America porta il Re Umberto e la Regina Margherita
a Genova. Nel 1895 al comando del Principe Tommaso di Savoia, Duca di Genova,
rappresenta l'Italia ai festeggiamenti per l'inaugurazione del canale di Kiel. Resta
in servizio operativo sino al 1897 per poi essere sostituito dal più grande
Trinacria.
I Savoia hanno passato la notte a bordo del panfilo
ancorato nel porto di Napoli. Alle ore 08.00 il Re col Principe ereditario, con
l'onorevole Ministro Benedetto Brin, il vice ammiraglio Racchia e con altro seguito partono, a bordo di una torpediniera, per Pozzuoli
onde visitare lo stabilimento Armstrong dove sono attesi da altre autorità.
Il Re ed il Principe scendono
direttamente al cantiere Armstrong, ornato di bandiere italiane ed inglesi. Li
attendono il prefetto della Provincia di Napoli ed il sottoprefetto del
Distretto di Pozzuoli, le autorità locali, gli operai ed una grande folla. Gli
operai ed il pubblico li acclamano freneticamente all’arrivo ed alla partenza. Il
Re ed il Principe visitano minutamente il cantiere assistendo anche a
esperimenti di grosse artiglierie ed esprimono al direttore cavaliere Roberto De
Luca la loro soddisfazione.
Sua Maestà e Sua
Altezza Reale ritornano a Napoli, sempre a mezzo della piccola silurante, alle
ore 11.00 e fanno colazione a bordo del Savoia. La partenza del panfilo da
Napoli è fissata alle ore 6 pomeridiane.
La seconda visita di Umberto a Pozzuoli avviene
quattro anni dopo la prima. Il giorno 18 agosto
1893 ha
luogo, nel golfo di Napoli, la rivista navale in onore del Re Umberto e del
Principe Enrico di Prussia.
Enrico, nato a Postdam il 14 agosto 1862, è
il figlio secondogenito di Federico III e di Vittoria di Sassonia Coburgo Gotha
(figlia di Vittoria regina d’Inghilterra). Enrico ha poco da spartire col
fratello maggiore, Guglielmo II imperatore di Germania; egli è abbastanza
popolare grazie alla sua umiltà, apertura e intelligenza. Ama la vela e la sua
vita in marina dove raggiunge il grado di Grandeammiraglio della flotta
imperiale (Hochseeflotte); è considerato un ottimo marinaio sia a livello
operativo che organizzativo. Altra sua attività preferita e l’ingegneria; suoi
sono vari brevetti applicati alla meccanica.
Ma ritorniamo nel golfo di Napoli.
Alle ore 8.30 si ritrovano riunite, alle
bocche di Capri, la squadra permanente proveniente da Napoli e la squadra di
manovra venuta da Gaeta.
Il tempo è bellissimo e il mare tranquillo e
terso. La nave reale “Savoia” giunge sul luogo alle ore 8.45 e gli va incontro
il piroscafo “Trinacria” con a bordo il Vice Ammiraglio Bertelli, direttore
superiore delle manovre. La nave reale è salutata da ogni altra dalla salva
regolamentare di ventuno colpi.
Ad un dato segnale tutte le torpediniere si
staccano dal lato delle navi ed avanzano verso il “Savoia” ad una velocità di 12 miglia . Sopravanzata
la linea delle grandi navi esse si ordinano in sei file passando davanti al
yacht reale, poi tornano indietro dirigendosi parte a Gaeta e parte a Napoli.
Il “Savoia” senza arrestare la sua corsa
passa sulla dritta della squadra permanente, a breve distanza seguito dal “Trinacria”
e dal trasporto “Atlante”. Al passaggio dello yacht reale le musiche delle navi
ammiraglie suonano la marcia reale e l’inno germanico, mentre sopra tutte le
navi gli equipaggi schierati rendono gli onori. Percorso tutto il fianco destro
della squadra permanente il “Savoia” penetra fra le due squadre parallele che
percorre di nuovo in senso inverso. Sopravanzatele si ferma sulla sinistra
della squadra di manovra. Allora, con una manovra di contromarcia delle
divisioni, le due squadre si costituiscono in linea di fronte, avvicinandosi ad
Ischia. Alle 11.00, dietro segnale del “Savoia”, esse si separano. La squadra
permanente, invertendo di 180 gradi la propria rotta, dirigendosi a Santa Lucia
e quella di manovra dirigendo per Pozzuoli.
La rivista riesce splendida e senza il minimo
inconveniente.
Il “Savoia” segue poco dopo la squadra di
manovra a Pozzuoli, dove getta l’ancora. Durante la giornata il Re, il principe
Enrico di Prussia ed il principe di Napoli visitano la nuova corazzata “Re
Umberto” e gli augusti personaggi restano ammiratissimi della splendida nave.
Alla sera vi è a bordo del “Savoia” un pranzo
al quale sono invitati il ministro della marina Carlo Alberto Racchia, il Vice
Ammiraglio Bertelli, il Vice Ammiraglio Accinni ed i comandanti Palumbo e
Giovanni Bettolo (capitano di vascello comandante della corazzata “Re Umberto”).
Durante il pranzo i discorsi volgono
esclusivamente sopra cose marinaresche e il principe Enrico riconosce
all’Italia uno dei primi posti nei progressi della marineria da guerra. In fin
di pranzo il principe Enrico, col segno del bicchiere, beve alla salute del
comandante del “Re Umberto” e degli ufficiali italiani; il comandante Bettolo (anche
onorevole perché deputato dal 1890) risponde col segno del bicchiere.
La sera del 18 c’è a bordo del “Savoia” un
luttuoso incidente. Uno dei cuochi della cucina reale, certo Giovanni Villa,
trovandosi esposto in cucina per molto tempo ad una forte temperatura e non
potendone più, sale in coperta per bere un bicchiere di acqua gelata.
Subitamente è colpito da una sincope e deve essere condotto all’ospedale “San
Pasquale” di Pozzuoli dove muore poco dopo.
La cronaca giornalistica riporta il detto
nome per l’ospedale. Trattasi dell’antica dimora del viceré Toledo rimasta in
stato di abbandono fino al 1872 quando, su progetto dell'architetto
Ernesto Villari, vede l’aggiunta di altri due piani e la trasformazione
in nosocomio.
Il Re manda più volte a chiedere conto
all’ospedale dello stato dell’infelice, poi, saputone la morte, dà ordine alle
autorità di Pozzuoli che i funerali del Villa siano fatti a spese della Real
Casa.
La mattina del 19 giungono nel porto di
Pozzuoli anche le navi della squadra permanente e le squadriglie di
torpediniere. Alle 9.30 il Re ed i principi scendono dal “Savoia” e si recano a
bordo della corazzata “Duilio” che, dopo aver issato lo stendardo reale, prende
il largo verso Capri dove fa vari esercizi di tiro a bersaglio con le
artiglierie a caricamento rapido.
Poco dopo tutte le altre navi delle squadre
partono da Pozzuoli per prendere parte, nelle acque di Gaeta, a simulacri di
investimento fra la squadra permanente e la squadra di manovra.
La sera il Re dà sul “Savoia” un nuovo pranzo
al quale sono invitati il prefetto di Napoli, senatore Carmine Senise; il regio
Commissario di Pozzuoli, cav. D’Ayala; il sottoprefetto, Lorenzo Barbone; gli
ammiragli e tutti i comandanti delle navi. Durante la cena, complice una
intrigante serata piena di stelle, la popolazione puteolana improvvisa una
dimostrazione di affetto per salutare lui, il Re; non solo il simbolo
dell’unificazione nazionale ma anche l’angelo consolatore, il cavalier cortese,
il discendente valoroso della stirpe dei forti Sabaudi. I manifestanti lo
acclamano con decine e decine di barchette, fantasticamente illuminate da
lampioncini e lumi di bengala, che circondano il “Savoia”. Sua Maestà ed i
principi si sporgono a ringraziare dall’alto della nave. Della dimostrazione fa
parte anche il cav. Ambrogio Capomazza, consigliere provinciale e cittadino fra
i più notevoli di Pozzuoli. Per desiderio del Re egli è fatto salire sul “Savoia”
ed a lui S.M. rivolge parole calde di affetto per la città. Il Re incarica poi
il cav. Capomazza di ringraziare tutti e specialmente la “Società Operaia” per
la affettuosa dimostrazione.
Alle 9.30 di sera il “Savoia” esce dal porto
di Pozzuoli, diretto alla Maddalena, salutato al passaggio, come al solito,
dalle salve delle navi. Le due squadre si separano, la permanente ritorna a
Santa Lucia e quella di manovra a Gaeta. Come è noto il 29 luglio del 1900
Umberto è assassinato, a Monza, dall’anarchico Gaetano Bresci; sul trono subentra
il figlio ora Vittorio Emanuele III.
L’anno seguente c’è, presso lo stabilimento
Armstrong di Pozzuoli, l'inaugurazione di un monumento eretto per attestato di
gratitudine e di devozione alla memoria Umberto I. Parlano applauditissimi tre
operai, tra i quali il piallatore Ruggero Caputo che recita un discorso
patriottico. Col prodotto di una loro sottoscrizione hanno affidato
l'esecuzione del monumento allo scultore napoletano Salvatore De Simone che con
arte fine ha modellato un rassomigliantissimo busto, gittato in bronzo, e poi
innestato sopra snello ed elegante piedistallo di granito di Baveno. Nella
parte anteriore del piedistallo lo scultore ha aggiunto la seguente iscrizione,
semplice e bella, dettata dalla Direzione dello Stabilimento:
“A
UMBERTO I - Re buono leale benefico - Ucciso da mano sacrilega - La direzione
gl'impiegati - Gli operai di questo stabilimento - Con unanime spontaneo
concorso - Eressero MDCCCCI”
Sul retro:
“Questo
Stabilimento - Sorse nell’anno 1887 - Decimo del Regno di Umberto I - E fu da
Lui Visitato - Il 19 agosto 1889”
L'inaugurazione si fa il 25 maggio 1901 con
grande solennità degli operai, i quali, nel porre il mesto ricordo, sono
confortati di avere sempre vicine le sembianze del Re vero Padre del Popolo.
BIBLIOGRAFIA
AA.VV – Italia Marinara – Numeri vari
Ernesto Marchese – Per la morte del magnanimo
re Umberto I
Gaetano Lombardi – Sofer, dai cannoni alle
locomotive
FOTO
1 Umberto I di Savoia
2 Nave reale Savoia
3 Enrico di Prussica
4 Busto presso Armstrong
Giuseppe Peluso – Pozzuoli Magazine del 1
giugno 2013