Esposizione Universale di Milano
del 1906
La partecipazione dell’Armstrong
di Pozzuoli
Milano, sede della EXPO 2015, non è nuova ad un evento del genere. La città infatti già nel 1906 ospita una grande mostra, riconosciuta come una delle prime Esposizioni Universali [1].
Esposizione, quella del 1906, che vede l’indiretta
presenza di Pozzuoli, delle sue maestranze e della sua laboriosità attraverso
la partecipazione dell’Armstrong.
Dalla seconda metà dell’ottocento le grandi
città sono protagoniste e palcoscenico di esposizioni organizzate con l’intento
di far conoscere, al grande pubblico, prodotti e tecnologie della nascente e
moderna era industriale.
La prima è Londra che nel 1851 organizza una
“Great Exhibition of the Works of
Industry of all Nations” in Hide Park dove è costruita una struttura in ferro
denominata Crystal Palace. Seguono altre tra cui Parigi nel 1889
con la sua “Exposition Universelle” e la Torre Eiffel che è
ancora là a suo ricordo.
Milano già precedentemente è protagonista di
attività fieristica; nel 1881 con “L’Esposizione Nazionale”, un evento
importante per la storia di Milano e d’Italia, a soli nove anni dall’unità, e
nel 1894 con “Le Esposizioni Riunite”
che, seppure con risultati leggermente minori rispetto alla
manifestazione del 1881, serve a ravvivare le energie in un momento di crisi
per le industrie nazionali.
Promotori e fautori dell’organizzazione
dell’Esposizione Internazionale di Milano 1906 sono, nel 1901, la Lega Navale e
l’Associazione Lombarda dei Giornalisti, che propongono una grande Mostra sui
mezzi di trasporto per acqua. In seguito viene l’idea di associare la
realizzazione dell’Esposizione alla data memorabile del completamento del
traforo alpino del Sempione. Questo porta ad un ripensamento dell’Expo, che assume
un carattere di universalità nel campo del lavoro e un’estensione mondiale
nelle partecipazioni.
L'esposizione diventa subito un evento di
grande portata e finisce per ospitare anche grandi rappresentanti
dell'agricoltura, delle scienze, del sociale, tanto da passare alla storia come
la prima Esposizione Universale Italiana. Essa si snoda tra circa 200
padiglioni su una superficie espositiva, compresa tra il Parco del Sempione e
la nuova piazza d'Armi, di un milione di mq e vede la presenza di circa 10 milioni
di visitatori giunti da ogni parte del mondo. Come quelle di Londra e di Parigi
anche questa Esposizione lascia una traccia del suo passaggio con la
costruzione dell'Acquario Civico, ancora oggi una delle costruzioni più
rappresentative.
L'esposizione di Milano sancisce la rinascita
sociale ed economica della città, consacrandola a capitale industriale
italiana.
L’Esposizione è inaugurata a Milano il 28 aprile del
1906 [2] e dura fino all’11 novembre dello stesso anno. Il tema
dell’Esposizione è “La scienza, la città e la vita”. Questo titolo è
emblematico del fatto che a differenza di tutte le precedenti Esposizioni
Universali ottocentesche, che si erano limitate a esibire macchinari e
prodotti, ora si mettono, per la prima volta al centro gli uomini, la società,
il lavoro, con tutte le possibili evoluzioni non solo tecniche ma anche
sociali.
Centinaia gli edifici
che ospitano l’Esposizione e che sono stati progettati dai migliori architetti
dell’epoca in uno stile moderno; un liberty in una versione non molto rigorosa,
e neppure raffinata.
Per l’Esposizione
sono costruiti più di 120 tra caffè, buvette e ristoranti. Un esempio di
innovazione portata dall’Esposizione è rappresentata dalla presentazione di una
nuova tipologia di ristoranti, i self service che nascono grazie ad una
intuizione dell’epoca.
Questa esposizione vede la partecipazione della italo
inglese Armstrong che nel 1886
ha impiantato a Pozzuoli proprie officine per la
costruzione di artiglierie navali.
Nel 1903 questa fabbrica, ancora filiale
della casa madre “WG Armstrong Mitchell & Co. Elswick Works”, per combattere
e risolvere la concorrenza del gruppo siderurgico guidato dalla “Terni”, fa un
accordo con la ditta Ansaldo di Genova. Nasce così la Gio. Ansaldo-Armstrong Whitworth & C.
Ltd. che diventa la più grande industria
meccanica italiana specializzata nella produzione bellica; con una capacità di
impiego di 16 mila operai.
Con questa ragione sociale la grande fabbrica
partecipa all’expo milanese andando ad occupare un bellissimo edificio a lei
dedicato; esattamente il 17° padiglione in Piazza d’Armi, progettato
dall’architetto Brongi [3-4-5].
Due sono le bocche da fuoco che questo stabilimento
espone al naturale; un cannone da 102 mm su affusto navale ed un cannone da 76 mm da campagna, su affusto
a deformazione. Presenta, inoltre, una interessante serie di modelli e di
disegni, comprendenti un tubo di lancio subacqueo, diversi impianti corazzati,
un affusto a scomparsa ed un meccanismo di chiusura per cannone a tiro rapido
da 76 mm .
Nel padiglione sono esposte foto, progetti e
modelli di tutte le artiglierie in produzione che poi sono riportate nell’opuscolo
“Lo Stabilimento Armstrong di Pozzuoli all’Esposizione di Milano – 1906” [6] che il personale di
servizio, tra cui molti operai puteolani, distribuisce ai numerosi visitatori e
delegazioni internazionali.
Una dettagliata descrizione dei pezzi
d’artiglieria esposti la si trova ugualmente nella dispensa “I Materiali d’Artiglieria all’Esposizione
Internazionale di Milano del 1906” ,
che riporta anche le bocche da fuoco esposte da altri fabbricanti, italiani e
stranieri.
La stessa Armstrong stampa e distribuisce una
cartolina commemorativa dell’avvenimento riportando, sulla stessa, la foto del
pezzo da campagna da 76/84 con tutte le sue caratteristiche [7].
I prodotti della
Armstrong sono comunque presenti anche nei padiglioni in cui espone la Regia Marina Italiana
alla quale è riservato un posto d’onore nella sezione “Trasporti Marittimi e
Fluviali”.
L’interessante
opuscolo “La
Regia Marina Italiana all'Esposizione di Milano 1906” riporta che affinché nessun
servizio sfugga all' attenzione del visitatore, il materiale esposto dalla
Marina è ordinato nelle seguenti classi:
Cartografia — Costruzioni di terra ferma —
Progetti di navi e studi — Costruzione dello scafo ed annessi — Motrici e
macchinari — Armi e difese — Impianti elettrici — Segnalazioni — Igiene e
servizi sanitari — Istituti, materiale scientifico, pubblicazioni — Mostra
retrospettiva.
In particolare nella sezione Armi e
Difese sono descritti e raffigurati i
cannoni a retrocarica in servizio e qui si nota che quasi tutti i modelli sono
prodotti dall’Armstrong di Pozzuoli.
Partendo dal calibro più basso l’opuscolo
riferisce che sulle navi più moderne il cannone da 76 mm . sostituisce i calibri da
37, 47, 57 che non verranno più riprodotti. Aggiunge che parte di questi
cannoni da 76 mm .
sono forniti dalla Armstrong di Pozzuoli, e parte dalle Officine di S. Vito.
Passa poi a descrivere il cannone da 120 mm . che è l’unico non
costruito a Pozzuoli ma aggiunge che queste bocche da fuoco sulle navi moderne
non si useranno più..
Viene poi il cannone da 152 mm . e riferisce che questi
pezzi, forniti alla Marina in gran parte da Armstrong, costituiscono
l'armamento secondario delle nostre navi.
Si passa al cannone da 203 mm . che costituisce
l'armamento principale delle ultime nostre navi e sono tutti torniti dalla
Ditta Armstrong.
Il cannone da 305 mm . costituisce
l'armamento di grosso calibro di tutte le ultime nostre navi e sono stati
forniti alla Marina dalla Ditta Armstrong [8].
Vicino al padiglione Ansaldo-Armstrong
troviamo quello della città di San Pier d’Arena, uno dei pochi che non sia in
Liberty. Esso ha riferimenti talmente espliciti alla propria attività, ovvero
la cantieristica navale principale attività di questa cittadina che nel 1926
sarà annessa dalla vicina Genova, da assumere un effetto terribilmente “kitsch”.
Fa piacere ricordare
che questa cittadina in quegli anni è particolarmente legata alla Lega Navale che,
come riferito, è tra le prime promotrici della Esposizione Internazionale. Tra
l’altro a Sanpierdarena ancora esiste una bella palazzina in stile
Liberty/Marine già sede della locale Lega Navale.
Giuseppe Peluso - Notiziario CSTN - Lega Navale - Giugno 2015
Nessun commento:
Posta un commento