martedì 1 luglio 2014

Frank Alvord Perret




Il vulcanologo Frank Alvord Perret
Nel 1907 telefonava alla Solfatara
Nei scorsi giorni la mia curiosità è attratta, in rete, da una vecchia foto che ritrae un gentiluomo, indubbiamente della “belle epoque”, impegnato in una telefonata che sembra effettuata con un moderno cellulare.

Man mano che leggo i commenti la mia attenzione scema... per poi risalire improvvisamente nell’apprendere che la foto è uno scatto del 1907 nella Solfatara di Pozzuoli.
I commenti continuano e come sempre spaziano in ampie divulgazioni.


Lo strano apparecchio è un vecchio geofono, ovvero un cornetto acustico, abbastanza comune fino allo sviluppo dei moderni apparecchi acustici elettrici. E questo altro non è che la preferita tra le tante invenzioni di Frank Alvord Perret; un semplice microfono a contatto, un ricevitore leggermente modificato da un telefono normale, montato su un vecchio sterno che è poi inserito all'interno di una lattina di benzina vuota e sepolto a sei metri di profondità nel fianco del vulcano. Il fissaggio del ricevitore su di un osso, in questo caso uno sterno animale, evita il diretto contatto con il ferro della lattina che lo contiene e a sua volta la lattina evita il diretto contatto con il sottosuolo.

 

Ma chi è F.A. Perret?

Anche su questo personaggio trovo ampie delucidazioni in rete.


Nato nel 1867 a Philadelphia, da famiglia agiata, sin da piccolo prova interesse per le scienze, studia fisica al Politecnico di Brooklyn ma non si laurea e diventa autodidatta ingegnere elettrico. Nel 1886, affascinato dagli sviluppi dell'allora nascente energia elettrica, fonda una sua società, la "Elektron Manufacturing Company". Intorno al 1895 mette a punto e brevetta un modello di motore elettrico per le industrie che da lui prende nome dandogli grande fama.

I suoi studi in questo campo gli valgono le attenzioni del grande Thomas Edison di cui diventa assistente per qualche tempo. Nei suoi laboratori progetta lo sviluppo di nuovi motori, dinamo e batterie.

In questo periodo fabbrica un primo modello di auto elettrica i cui esiti, colpa della scarsa autonomia delle batterie, non sono soddisfacenti.
A causa del ritmo di lavoro che s'è autoimposto Perret, nel 1904, ha un completo crollo nervoso; come conseguenza, lascia l'America per l'Europa e, dopo aver girato a lungo, si stabilisce a Napoli.
Qui conosce il professor Raffaele Matteucci, direttore dell'Osservatorio Vesuviano, che lo convince a diventare suo assistente. Perret abbandona definitivamente la sua attività per dedicarsi ad un meno faticoso e pericoloso impegno; studiare i vulcani attivi e le particolari caldere vesuviana e flegrea che così diventano i suoi campi preferiti di ricerca.
Assiste all'eruzione del Vesuvio del 1906 durante la quale scrive un numero infinito di appunti, scatta molte foto e presta soccorso alle popolazioni inermi. Guadagna così una menzione speciale, ed una medaglia che mostra sempre orgoglioso, da parte del re Vittorio Emanuele III.
                  

Durante l'eruzione, la più forte dal 1631, Perret e Matteucci utilizzano l'Osservatorio Vesuviano, un edificio costruito nel 1841 sul versante nord-orientale del Vesuvio, come loro base incuranti del pericolo.
Un giorno Perret è svegliato da una strana voce nel letto dell'osservatorio; sente un ronzio nell'orecchio a contatto con il cuscino ma, sollevando la sua testa, la voce scompare. Perret si alza e mette le sbarre di ferro del letto tra i suoi denti; ora può sentire un tremito continuo proveniente dal sottosuolo. Perret ha scoperto i tremori armonici, le continue vibrazioni che spesso precedono un'eruzione vulcanica, generati probabilmente dal rivoltarsi del magma all'interno del vulcano. Egli così li descrive: “Come il mantello di una caldaia in acciaio, l'intera montagna pulsa e vibra continuamente."

Alcuni giorni dopo il Vesuvio entra nella fase più attiva dell'eruzione.
Da questo evento scaturisce la sua intuizione e la sua principale invenzione che proverà concretamente nel 1907 alla Solfatara di Pozzuoli.

                      

In questa foto rielaborata si nota un cavo, di fronte al suo viso,  che collega il geofono a un altoparlante posizionato sul suo orecchio; nell'altra mano tiene un dispositivo di batteria o controllo. Si ipotizza che ci sia l’utilizzo di un microfono per amplificare le voci dalle viscere della terra a mezzo di uno strumento che sembra uno stetoscopio gigante.
Sempre in merito a questa foto “puteolana” non posso non riportare alcune considerazioni fatte relativamente al suo abbigliamento.
Un abito “da campo” con giacca, cravatta e un cappello di fantasia!
C’è da chiedersi che scarpe indossa Perret considerando la sporcizia e le rocce laviche che certamente sono dure e scivolose con le scarpe comuni. Non si può non sorridere vedendo vecchie foto di geologi che indossano il loro equipaggiamento degli inizi del ‘900.

Dopo l’eruzione Perret capisce che la vulcanologia è la sua vera strada.
Si stabilisce a Napoli per i 15 anni successivi, ma non smette di viaggiare. Nel 1910 segue l’eruzione dell’Etna e studia le Isole Eolie, nel 1911 è alle Hawaii dove fonda l’Osservatorio vulcanologico sulla caldera del Kilauea.
E’ poi in Giappone nel 1914 per l'eruzione del Sakuraijma, ed infine in Martinica per l'eruzione del Monte Pelèe.
Quando nel 1929 il Pelee sull'isola caraibica francese esplode Perret è uno dei primi geologi che visita il vulcano e nel contempo porta aiuto alle popolazioni, così come fatto in Italia.
Nei tre anni di attività vulcanica conduce numerose osservazioni e ricerche e nel 1930 costruisce una piccola capanna sulla cresta di Morne Lenard.
Qui un giorno è sorpreso da due flussi piroclastici, ma per fortuna resta illeso; suo unico rimorso è l'impossibilità di recuperare alcune sonde rimaste all'interno del flusso.

                                              

Studia l'isola e la montagna per i successivi dieci anni, anche se in modo discontinuo, e come al solito lo si osserva, durante le indagini sul campo, ben vestito, cappello di paglia e con baffi e barba alla Van Dyke. Nel 1932 fonda il museo vulcanologico di Saint-Pierre, che ancora oggi porta il suo nome, per educare la popolazione nativa e ricordare loro i pericoli di un vulcano attivo.
Nel 1937 riceve la cittadinanza onoraria dell'isola e da allora, ogni anno in suo onore viene celebrato un "Frank Perret Day".
Malato gravemente al cuore, già da tempo, Perret torna definitivamente in America nel 1940 e muore d'infarto a New York il 12 gennaio 1943.
Giuseppe Peluso
 


Bibliografia:
LEWIS, T.A. - Volcano (Planet Earth). Time-Life Books
LOCKWOD, JP & Hazlett, RW - Vulcani globali prospettive
Perret, FA - L'eruzione del Vesuvio del 1906. Washington
Perret, F. A. - L'eruzione del Monte. Pelée, 1929-1932.
Gidwitz, T.  - L'Eroe del Vesuvio
SMITH, J. -  Frank A. Perret 1867-1943 Carnegie Institution di Washington
http://historyofgeology.fieldofscience.com/listening-to-whispers-of-volcano.
 
 

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