“Questo cantiere non s’ha da fare”
Il travagliato inizio dell’Armstrong
di Pozzuoli
Sul finire dell’800
c’è in Italia il desiderio di raggiungere, nel campo degli armamenti marittimi,
un livello di parità con le grandi potenze europee. Mancano però industrie
specializzate nel settore bellico e la Regia Marina si rivolge all’estero, in
particolare le commesse più impegnative sono affidate alla britannica Sir W.G. Armstrong
Mitchell & C di Newclaste upon on Tyne [1] con la quale si stabilisce una fortissima
relazione. Essa è fornitrice sia di navi, sia di cannoni, sia di attrezzature
per gli arsenali quali le famose gru a vapore da 100 tonnellate, in dotazione
ai tre principali arsenali della Marina.
Pertanto, dato questo rapporto, nella
primavera del 1884 il Ministro della Marina Benedetto Brin incarica la stessa Armstrong
di insediare a La Spezia un cantiere per la costruzione di navi e di cannoni.
L'investimento in Italia attrae la ditta
inglese che teme di essere estromessa da questo mercato in quanto
nell'assegnazione delle commesse il Ministero della Marina Italiana avrebbe
certamente favorito le case estere che avessero trasferito “nuove tecnologie”
sul territorio nazionale.
Con la nota del 30 agosto 1884 la ditta
inglese si dice disponibile a fondare uno stabilimento in Italia a proprie
spese e dopo pochi mesi di persistente trattativa, con una seconda nota del 12
gennaio 1885, l’ing. sir Andrew Noble direttore generale della casa, esprime la
sua preferenza per Pozzuoli come sito ove localizzare la fabbrica; scartando
così sia La Spezia che altre due località del golfo partenopeo, Castellammare di
Stabia e Coroglio.
Noble ribadisce i precedenti accordi verbali
e in cambio chiede garanzie al governo italiano, come l’offerta gratuita del
materiale di pietra occorrente per realizzare i moli e le altre opere;
manodopera gratuita, o a prezzo moderato, costituita dai detenuti presenti
presso la Regia Cava di Pozzuoli; il diritto di spiaggia e una sufficiente
dotazione di acqua.
Pozzuoli attrae per la posizione geografica e
climatica particolarmente favorevole, per l’offerta di mano d’opera laboriosa
ed a basso costo e per la presenza di infrastrutture ferroviarie che, tramite
la Ferrovia Cumana permettono un facile collegamento con Napoli
e con il resto d’Italia.
C’è una riunione cui partecipano l’ingegnere
Sir Andrew Noble e il capitano Hubert Grenfel per la casa inglese, il sindaco
cav. Giovanni De Fraia Frangipane e il segretario comunale avv. Spasiano per il
Municipio di Pozzuoli, il conte ing Alfonso Sanseverino Vimercati Tadini prefetto
di Napoli, e l’ing. napoletano d’origine inglese Lamont Young che funge da
intermediario. Sembra che sia proprio Young a far scartare Coroglio, località
su cui sta elaborando un vasto progetto edilizio residenziale, deviando la
scelta su Pozzuoli dove è sempre lui che progetta sia il nuovo stabilimento che
la vicina stazione della Ferrovia Cumana.
L’accordo è ben presto fatto e il seguente contratto tra l’Armstrong e il Comune di Pozzuoli prevede,
inequivocabilmente, da una parte l’impegno della società di impiantare uno
stabilimento per la costruzione di cannoni e cantieri navali, dall’altra l’impegno
della amministrazione comunale a creare quelle che oggi potremmo definire “infrastrutture”.
Inoltre il Municipio
si impegna, per soli tre anni, a consegnare la spianata della “Malva” per
permettere all’Armstrong d’eseguire subito una fonderia di cannoni e un cantiere
per la costruzione dei legni, tanto da guerra, che mercantili, ed ogni altro
lavoro che sarà inerente a tale costruzione. La ditta Armstrong potrà estendere questo
cantiere sino a metri quattrocento di lunghezza a cominciare o dall’angolo
della casa così detta “Pollio”, o da quella del fabbricato ora addetto alla
industria della calce (Calcara) [2].
Nella bozza di
contratto le navi da costruirvi, probabilmente le due cannoniere che
arriveranno smontate da Newclaste, sono romanticamente indicate “legni”.
Lo scopo di questa
cessione momentanea è poter dare adito alla Armstrong Mitchell & C di poter
incominciare immediatamente le sue costruzioni navali prima che il nuovo
cantiere sia pronto con l’intesa che, dopo tre anni, la Casa inglese dovrà
riconsegnare al municipio, nel pristino stato, la contrada Malva.
Tra il 1886 e il 1888 il Comune di Pozzuoli
acquista a proprie spese una superficie di 250.000 metri quadri destinati a sede
della Armstrong; effettua il potenziamento delle strutture portuali
ricostruendo l’antico molo caligoliano; rafforza le scogliere antistanti gli
impianti e fornisce
acqua potabile gratuita prelevata dall’acquedotto Campano, in attesa della
riattivazione del Serino.
Unitamente alla
deputazione provinciale provvede poi ad acquistare altri 28.000 mq per allargare, e nel contempo deviare più a monte, sia la strada Miliscola (superando
seri ostacoli creati da un privato i cui terreni dovevano essere attraversati
da questa via), sia la Ferrovia Cumana che correrà adiacente al costone della
Starza.
L’obiettivo di un grande cantiere navale è,
in un primo momento, fortemente sostenuto dal ministro Brin e resta centrale
anche nella strategia di mercato dei dirigenti inglesi; il suo possesso garantirebbe
un’integrazione produttiva sia nel campo militare sia in ambito commerciale,
con la produzione di piroscafi.
E questo è anche uno dei motivi principali
per cui il Comune di Pozzuoli si offre d’ospitare lo stabilimento garantendo,
tra l’altro, decise esenzioni fiscali.
Dal contratto stipulato tra i rappresentanti
della ditta inglese e del comune di Pozzuoli, emerge come la società di
Newcastle s’impegna esplicitamente nella costruzione di un cantiere navale e
l’accordo prevede che la casa inglese versi una cauzione di 50.000 lire al Comune,
come garanzia che tale impegno sia realizzato entro tre anni.
L’ente locale considera decisiva, più che la
fabbrica di cannoni, l’impianto di un vero e proprio cantiere navale ritenuto
capace di stimolare la crescita del territorio con l’incremento delle attività
mercantili, della pesca, dell’agricoltura, del turismo.
Il sindaco dell’epoca, De Fraia Frangipane
che tanto si è speso nel favorire questo insediamento industriale, considera le
costruzioni navali il vero volano capace di trasformare l’economia ed il futuro
di Pozzuoli e dei Campi Flegrei.
Ben volentieri sindaco e giunta cedono alla
volontà inglese d’acquisire una ulteriore porzione di territorio, inizialmente
destinato dall’amministrazione comunale a ricevere strutture turistiche, da
riservare ai previsti scali.
Si ritiene che il varo di unità militari,
come mostrano le copertine dei giornali di tutta Europa, possa attirare la
presenza di un vasto e scelto pubblico da convogliare in una nuova filiera
turistica che fiancheggi ed incrementi i già esistenti flussi turistici
archeologici e termo minerali.
In verità la presenza dello stabilimento
Armstrong di artiglierie è già motivo di incremento del numero di alberghi
puteolani (nascono il “Grand Hotel Bretagne Dawes”, “Hotel et Pension Armstrong”
[3], “Grande Albergo Restaurant Miramare”) che affiancano i già esistenti
alberghi e pensioni degli stabilimenti termali, ma si ritiene che un cantiere
navale possa richiamare un più affascinato e vasto pubblico.
Sin dalla costruzione dello stabilimento, e
prima di autorizzare la spesa per la realizzazione dell’opificio, il consiglio
di amministrazione affida il compito di produrre un progetto per la
realizzazione del cantiere navale all’ingegnere Charles Mitchell che vi
effettua un sopralluogo nel 1886. Benchè il fondale del mare sia ritrovato di
profondità inferiore alle aspettative, il problema è giudicato risolvibile con
la decisione di acquistare la già citata porzione di spiaggia adiacente allo
stabilimento. Mitchel presenta un preventivo di 23.000 sterline ai responsabili
di Elswich (per costruire scali, gru, edifici e macchinari e adibire l’area a
cantiere), ed evidenzia la convenienza a muoversi poiché in Italia è stata approvata
una legge che prevede grossi premi per chi costruisce navi in ferro [4].
In questa occasione si valuta anche il
progetto del direttore Sanderman, fortemente sponsorizzato da George Rendel,
che prevede la costruzione di un molo di attracco, per corazzate e piroscafi,
al fine di iniziare a organizzare i lavori e di sviluppare un cantiere,
inizialmente con limitate capacità produttive, in vista di future commesse. A
tal fine, per predisporre tali lavori, il consiglio di amministrazione stanzia
una piccola somma pari a £ 3.000-4.000, vincolandola però all’autorizzazione
del Ministro italiano della Marina.
Ma il ministro Brin è preso dai mille
problemi che città, industriali, lobby e deputati gli stanno ponendo; problematiche
di vario tipo sia da parte di possibili produttori d’armamenti, sia di già
esistenti cantieri navali, sia di città che aspirano ad ospitare un così
importante complesso industriale.
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Le
Acciaierie di Terni e i rappresentanti della città di Taranto e La Spezia affermano
essere Pozzuoli e la sua costa indifesa da attacchi nemici.
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Se
ne lamentano anche le vicine città di Castellammare di Stabia e di Torre
Annunziata che, tenendo in poco conto la solidarietà meridionale perché di già
vantano cantieri navali e grossi opifici, aspirano a questi nuovi importanti
investimenti.
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Vi
si oppongono i costruttori navali del nord ed a tal proposito una delegazione
di tali industriali, appoggiati da deputati di Liguria e Toscana, si reca a
Roma a conferire con il Ministro e ad assistere al relativo dibattito
parlamentare. Della delegazione fanno parte i Cravero (cantieri navali a
Genova), gli Orlando (cantieri navali a Livorno), gli Odero (cantieri navali a
Sestri Ponente), i quali affermano che il contratto con l’Armstrong, nocivo
all’industria nazionale, non deve essere firmato. Nelle tribune, nel corso del
dibattito parlamentare si nota pure il sindaco di Castellammare e
amministratori di altre città che aspirano all’eventuale insediamento.
Le suddette opposizioni sono ribattute da
varie argomentazioni a favore, in special modo dal napoletano onorevole Rocco De
Zerbi.
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Per
quanto riguarda la posizione strategica dello stabilimento puteolano si afferma
che bastano due stazioni lanciasiluri, nel suo golfo, per difendere Pozzuoli
che da sempre è stata sede di flotte militari; chi oserebbe spingersi fino a
Miseno e fin dentro il Lago d’Averno? Il ministro Brin aggiunge che non ha dato
privilegi, garanzie, commissioni; quindi non ha diritto d’imporre, come lo
avrebbe avuto per un opificio governativo, la sede del nuovo stabilimento: Pozzuoli
è stata scelta direttamente dagli inglesi.
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Per
quanto riguarda le pretensioni delle vicine cittadine napoletane si afferma che
l’opificio più cantiere navale avrà necessità di oltre cinquemila lavoratori
che la sola Pozzuoli, come pure Castellammare e Torre Annunziata, non potrà
fornire. Sarà la vicina e popolosa Napoli che fornirà braccia per un cantiere ben
collegato al capoluogo a mezzo della Ferrovia Cumana e della linea tranviaria.
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Per
quanto riguarda le obiezioni degli industriali del nord l’ufficiale di vascello
De Luca, poi direttore dello stabilimento, rammenta che la Marina inglese fiorì
e divenne potente invitando i principali costruttori di Pisa, Genova e Livorno
a trasferirsi in Gran Bretagna. La casa di Newcastle già da mezzo secolo si
occupa di produzioni di artiglierie; di conseguenza per raggiungere lo stesso
livello di esperienza in questo settore produttivo, l’industria italiana
dovrebbe impegnarsi in costose sperimentazioni per un lungo periodo. Quando
mai, e di grazia, gli opifici italiani hanno fatto cannoni così potenti e così
perfetti come quelli dell’Armstrong?
L’onorevole De Zerbi aggiunge che l’industria delle costruzioni navali non è un monopolio del settentrione. L’opposizione ad un cantiere navale, libero e privato non è opposizione ad uno straniero ma al mezzogiorno d’Italia. Non è paura di monopolio, ma è paura che il monopolio possa essere infranto.
L’onorevole De Zerbi aggiunge che l’industria delle costruzioni navali non è un monopolio del settentrione. L’opposizione ad un cantiere navale, libero e privato non è opposizione ad uno straniero ma al mezzogiorno d’Italia. Non è paura di monopolio, ma è paura che il monopolio possa essere infranto.
Il ministro Brin fa notare che l’obbligo
dell’Armstrong di costruire lo stabilimento non gli garantisce in cambio tutte
le commesse future della Marina, ma solo una quantità limitata, terminata la
quale la sua filiale italiana dovrà partecipare ai bandi di gara emessi dal
Ministero, come tutte le ditte nazionali.
Inoltre il ministro afferma che la nascita di
questa filiale potrà garantire la produzione di altre armi che la Marina
acquista all’estero; in particolare i siluri, costosi congegni bellici di
grande complessità che le industrie italiane non sono in grado di produrre. A riguardo,
egli sottolinea ai deputati che l’orografia costiera di Pozzuoli, ricca
d’insenature, si presta bene alla loro sperimentazione [6].
Nella sua replica, il deputato genovese
Giuseppe Berio, comunica al ministro che il suo intervento non è diretto a
tutelare dei meri interessi corporativi dell’industria cantieristica
centrosettentrionale ma è volto a salvaguardare il lavoro dei cantieri liguri.
L’ammiraglio Brin cerca di rassicurare gli
animi e afferma che certamente non può impedire alla ditta di realizzare un
cantiere navale a Pozzuoli ma, tuttavia, la Marina non è tenuta a ordinargli
dei materiali; garantendo che non sarebbero stati ordinati né motori marini né
navi da guerra.
Inoltre fa notare come la sua costruzione
richieda ingenti investimenti, non solo per realizzare gli scali, ma anche per
gli impianti produttivi, diversi da quelli di uno stabilimento meccanico, e
qualora un’impresa straniera volesse sostenerli lo avrebbe già fatto; cosa che
non è avvenuta visto lo stato di arretratezza della marina mercantile italiana.
Il contratto, dopo varie modifiche, è
approvato dal Consiglio Superiore della Marina, poi dalla Deputazione
Provinciale, poi dal Consiglio di Stato, poi registrato dalla Corte dei Conti,
poi firmato dal ministro Brin, infine firmato definitivamente da Mitchell e
dalla Giunta Comunale di Pozzuoli il 3 maggio 1885, con una festa cui partecipa
l’intera cittadinanza.
L’accanita opposizione di industriali e
cantieri navali del centro-nord ha comunque raggiunto i suoi obiettivi
costringendo il ministro Brin ad un decisivo dietrofront. La volontà degli
Odero-Terni-Orlando (quel che poi sarà la OTO Melara) e che a Pozzuoli non
bisogna costruire navi, e così sarà; il ministro non lascia intravedere nessuna
possibilità di commesse e all’Armstrong saranno ordinati solo cannoni.
La mancata realizzazione del cantiere navale puteolano
dimostra come le pressioni locali, vedi Taranto e Castellammare di Stabia,
possano influenzare la politica navale nazionale; proprio perché il Governo è
legato a queste comunità locali da interessi elettorali e clientelari e questo
spiega anche il perché delle enormi difficoltà della Marina a liberarsi degli
arsenali più inefficienti.
Dall’Inghilterra continuano ad arrivare navi
cariche di macchinari e alla fine del 1886 è presentata la richiesta di
costruire uno scalo ed un bacino di carenaggio, ma questa istanza ancora una
volta incontra l’opposizione del ministro Brin che, con il suo voltafaccia,
sostiene che lo scopo principale della concessione è ora solo per uno
stabilimento metallurgico.
Ma l’idea di un cantiere navale non demorde, l’offerta
di una maggiore gamma di prodotti avrebbe potuto ridurre il rischio d’impresa
connesso ai momenti di bassa richiesta di artiglierie, e a questo scopo la
direzione inglese ritiene necessario italianizzare il capitale dello
stabilimento, rendendolo indipendente dalla casa madre. Tuttavia in seguito, seppure
sia costituita “The Armstrong Pozzuoli Ltd” che rende formalmente indipendente
lo stabilimento, non si riuscirà ad aprire la società al capitale italiano.
In effetti a Pozzuoli, a partire dal 22
febbraio 1887 ancor prima della costruzione di pezzi d’artiglieria, l’Armstrong
inizia la sua attività proprio con la costruzione di due cannoniere, la Castore e la Polluce.
Sono navi da 678
tonnellate del tipo Rendel, con unico cannone da 400 millimetri, progettate dall'ingegnere
dell'Armstrong Philip Watt, nel cantiere di Elswick; esse sono state ordinate
dal Regio Esercito Italiano, ma poi cedute alla Regia Marina.
Nel cantiere inglese, le navi sono state
smontate in varie parti e poi inviate a Pozzuoli, per il loro assemblaggio; varate
nell’autunno del 1888, le due imbarcazioni entrano in servizio nel 1889, dopo
il superamento dei collaudi [7].
Da questo momento in poi l’impianto puteolano
è comunemente conosciuto come “Cantieri Armstrong di Pozzuoli”, e non come “fabbrica”
o “stabilimento”, proprio per sottolineare la sua predisposizione alle
costruzioni navali.
Anche la locale fermata della Ferrovia Cumana
sarà chiamata “Cantiere” così come “Pozzuoli Cantiere” sarà la denominazione del
vicino Ufficio Postale ed in seguito, anche quando questa grande fabbrica
muterà, troppo spesso, ragione sociale, per i puteolani sarà sempre il
“Cantiere”.
Purtroppo le due cannoniere menzionate
saranno le uniche unità navali costruite a Pozzuoli, ma l’idea di sviluppare
delle attività di costruzioni navali, tuttavia, continua a rientrare in una
strategia d’integrazione d’impresa che include perfino la fondazione di società
armatoriali.
In particolare, nel novembre del 1886,
Mithchell informa di una proposta di costituzione di una linea di trasporto
passeggeri operante nel Golfo di Napoli che avrebbe programmato l’ordine di 14
piroscafi, la cui costruzione poteva essere assicurata al previsto cantiere
puteolano.
Nel gennaio del 1887, Albini propone la costituzione
di una società armatoriale, partecipata anche da capitalisti locali, al fine di
ottenere l’assegnazione di una convenzione postale dal Governo italiano,
relativamente ai collegamenti tra l’Italia e il Giappone passando per vari porti
dei “dominions” britannici.
L’idea è quella di utilizzare un contributo
finanziario del governo britannico per integrare la spesa sostenuta dallo Stato
italiano, nell’appalto delle comunicazioni marittime ad una compagnia privata.
Coinvolgendo capitalisti italiani la direzione inglese prevedeva di ridurre l’ostilità
dell’opinione pubblica verso la concessione di sussidi statali a società
straniere.
Ancora nell’agosto 1888 la società armatrice
“Crampa & Trigli” di Sorrento richiede allo stabilimento di Pozzuoli la
possibilità di costruire due piroscafi in ferro e con armatura velica;
richiesta che deve essere rifiutata non esistendo strutture idonee a tali
costruzioni.
Nel settembre del1889 il consiglio di
amministrazione della Armstrong discute la possibilità di acquistare il
cantiere militare di Castellammare di Stabia che la Marina vuole dare in
concessione a un’industria privata per concentrare la propria produzione a La
Spezia e a Taranto. Ci si rinuncia perché questo cantiere è considerato piccolo
e lontano da Pozzuoli; fattori che avrebbero reso difficile la sua gestione.
Anche se non è chiaro che consistenza possa
avere il potenziale mercato di costruzioni navali, il colpo di grazia si ha nel
1890 quando, in contrapposizione con il pensiero del nuovo direttore di
Pozzuoli, George Rendel che ancora auspica l’impianto di uno dei più importanti
cantieri navali del Mediterraneo, si abbandona ogni progetto in tal senso e si
dichiara di voler limitare i propri investimenti in Italia al solo stabilimento
meccanico.
Il mercato italiano della cantieristica
commerciale non è facile da affrontare; c’è un limitato volume d’affari, a
causa della scelta delle società armatoriali di acquistare naviglio di seconda
mano all’estero, specie in Gran Bretagna, al fine di incrementare i propri
margini di profitto.
Vi è da considerare che un potenziale
acquirente che ha una posizione egemone nel settore armatoriale, la Navigazione
Generale Italiana, come pure altre importanti società armatoriale, solo
raramente passano ordini di piroscafi alla cantieristica italiana.
In sostanza, senza la garanzia delle commesse
militari della Regia Marina, la ditta di Newcastle difficilmente può esporsi ad
un investimento così rischioso; pertanto continuerà a produrre navi da guerra e
mercantili solo in Gran Bretagna dove c’è un più basso costo delle materie
prime ed una meno elevata tassazione.
Nell’anno 1890, sull’ancora libero suolo
inizialmente destinato ad ospitare il cantiere navale, l’Armstrong costruisce,
per i suoi operai, case dotate di orticelli, una chiesa ed una cucina economica
[8].
Nel marzo del 1891, il foglio locale
“L’operaio” tratta l’argomento del mancato impianto del cantiere navale
criticando l’operato della Armstrong che pensa a costruire di tutto ma non il
cantiere. Sostiene che la direzione si è messa a costruire case-catapecchie al
posto delle navi e danneggia i commercianti della cintura daziaria permettendo
che nel luogo del lavoro siano impiantati magazzini alimentari e una cucina
economica.
Nel contempo il giornale accusa la passata
amministrazione comunale di non aver insistito per la costruzione di questo
importante impianto, che avrebbe dato lavoro a migliaia di operai e che il
suolo non è stato certo dato al simbolico prezzo di una lira a metro quadro per
farvi costruire case e coltivare orti.
Successivamente, nel 1912, la mancata
realizzazione del cantiere navale induce il comune di Pozzuoli a portare in
giudizio la ditta di Elswick per non aver onorato il suo impegno. La citazione
riporta che il comune s’era sottoposto ai notevoli oneri derivanti dal
contratto esclusivamente in considerazione dei vantaggi che potevano scaturire
dalla presenza del cantiere navale.
Certamente l’Armstrong ha dato un contributo
importante allo sviluppo della occupazione ma, data la sua natura, non ha dato
una spinta alla crescita delle attività economiche dell’area puteolana;
l’industria pesante non crea indotto come potrebbe fare un cantiere navale.
L’Armstrong è stata una fucina di operai
capaci di incrementare la cultura industriale locale e il cantiere di Pozzuoli ha
avuto una funzione propulsiva per la nascita di un proletariato di fabbrica,
portatore d’istanze di emancipazione sociale e politica.
Ma se il Municipio di Pozzuoli aveva
acconsentito all’esproprio di una così vasta zona costiera, che altrimenti
poteva essere utilizzata per scopo turistici, lo aveva fatto pensando
all’impulso positivo che notoriamente danno i cantieri navali per le forze lavorative
impiegate, per i motivi folkloristici che rappresentano, per la visibilità
internazionale che creano.
Giuseppe Peluso
BIBLIOGRAFIA
Nicola Arbia – L’insediamento dell’Armstrong
a Pozzuoli sui giornali dell’epoca – 1999
Maria Luongo – Lo stabilimento Armstrong di
Pozzuoli (1895-1928) - 1987
Michele Pavino – I cannoni del Re:
L’industria Armstrong in Italia – 2014
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