D/F Langeland
Una vecchia signora danese
Le particolari
condizioni geografiche della Danimarca, con isole, innumerevoli piccoli
arcipelaghi, lunghe e strette penisole, hanno costituito un ostacolo alla
realizzazione di una rete ferroviaria nazionale coesa.
Inizialmente, prima
della costruzione dei lunghi ponti marittimi, è stato necessario creare reti
separate, almeno nelle isole maggiori, e poi introdurre in servizio “ferry”
atti a collegare questi tronchi tra loro staccati.
Ogni rete ferroviaria
ha svolto servizio passeggeri solo localmente, i collegamenti dei viaggiatori
tra isola ed isola sono stati assicurati dalle società di navigazione, ed i
traghetti, generalmente, sono serviti al trasporto di soli carri merci onde
evitare costosi trasbordi.
Anche l’isola di
Langeland (situata
a sud dell’isola di Fyn, Fionia in italiano, nel Grande Belt di
fronte la Baia di Kiel,
lunga oltre 70 km ma larga al massimo 11) vede nel 1911 l’apertura di una ferrovia privata, chiamata “Langelandsbanen”, che per i primi 15 anni non ha collegamenti con altre reti ferroviarie della Danimarca.
lunga oltre 70 km ma larga al massimo 11) vede nel 1911 l’apertura di una ferrovia privata, chiamata “Langelandsbanen”, che per i primi 15 anni non ha collegamenti con altre reti ferroviarie della Danimarca.
Nel 1925 il Parlamento danese legifera la
possibilità di collegamenti ferroviari con battelli pertanto la società di
navigazione “AS Sydfynske Dampskibssekskab” (SFDS) [1]
di Svendborg per poter effettuare il nuovo servizio tra Svendborg (isola di Fyn) e Rudkøbing (isola di Langeland), stipula un contratto con i cantieri “Helsingør Jernskibsværft & Maskinbyggeri” per la costruzione del “D/F Langeland” che è poi consegnato nel maggio 1926 [2].
di Svendborg per poter effettuare il nuovo servizio tra Svendborg (isola di Fyn) e Rudkøbing (isola di Langeland), stipula un contratto con i cantieri “Helsingør Jernskibsværft & Maskinbyggeri” per la costruzione del “D/F Langeland” che è poi consegnato nel maggio 1926 [2].
Questo traghetto
presenta una lunghezza totale di 46.7m, una larghezza di 10,97m, un pescaggio
di 3.6m e disloca 422tn. Alla costruzione è dotato di due motori a vapore,
combustione a carbone, per un totale di 580hp che imprimono una velocità di
10.25 nodi. Essendo un traghetto ferroviario (ferry) presenta un binario
centrale, lungo 44 metri, che permette il parcheggio di 6 vagoni merci o 5
carrozze passeggeri o, in alternativa, di 26 auto; inoltre ha possibilità di
trasportare non meno di 600 passeggeri.
L’aspetto generale è quello classico dei
primi traghetti ferroviari con il ponte principale libero, da prua a poppa, su
cui scorre un binario a scartamento normale. Due strette e lunghe
sovrastrutture partono dai lati del battello unendosi in alto in una stretta
passerella, che sostiene la plancia comando, e che fornisce un caratteristico
“fascino” al traghetto visto da prua. Altra particolarità sono i due lunghi e
stretti fumaioli, molto suggestivi, che rendono ancora più attraente la
“vecchia signora” [3].
A centro nave, sotto
il ponte garage, c’è un deposito carbone della capacità di 38 tonn; la camera
del fuochista e poi la sala macchina. Sono presenti due scale, una per ogni
lato, che conducono alle strutture laterali che caratterizzano questo
traghetto.
Al livello del ponte garage centrale, come in
tutti i “ferry”, ci sono due complessi laterali di cui uno ospita piccole
cabine per 2 fuochisti, per 2 marinai e per 2 macchinisti, più altra per
eventuali ospiti; inoltre c’è un deposito dispensa ed un punto ristoro a
disposizione dello steward.
L’altra struttura laterale, sempre allo stesso livello del ponte principale, presenta un grande salone per i passeggeri di 3° classe; fornito di panche fisse in legno.
L’altra struttura laterale, sempre allo stesso livello del ponte principale, presenta un grande salone per i passeggeri di 3° classe; fornito di panche fisse in legno.
Le stesse scale laterali portano ai
rispettivi due ponti superiori coperti dove ci sono, rispettivamente, un salone
per passeggeri di 1° classe e un salone per passeggeri di 2°.
II divani della 1° classe sono ricoperti di peluche e nella sala fumatori sono ricoperti di una felpa grigia. I divani della 2° classe sono rifiniti con tela cerata marrone.
II divani della 1° classe sono ricoperti di peluche e nella sala fumatori sono ricoperti di una felpa grigia. I divani della 2° classe sono rifiniti con tela cerata marrone.
I due ponti passeggeri superiori presentano
la parte posteriore scoperta che, benché fornita di panche, costituisce un vero
e proprio ponte passeggio.
Dalle piattaforme laterali si accede, tramite
il proseguimento delle riferite scale, alla plancia comando che, situata tra i
due fumaioli, a forma di ponte congiunge in alto le due strutture laterali.
A livello di questo ponte troviamo la camera
del capitano, ed eventuale collega, nonché le quattro scialuppe di salvataggio.
Ad entrambe le due estremità del ponte principale ci sono rampe d’accesso fornite di cancelli scorrevoli; lo stesso ponte è fornito di alte murate laterali che proteggono le auto trasportate dagli spruzzi dell’acqua marina.
Il “Langeland”, in entrambi i porti
terminali, va all’ancoraggio sempre con la prua che si incunea nelle apposite
invasature sulle quali viene connesso un ponte, munito di binari, manovrato
mediante dispositivi di sollevamento e abbassamento. Naturalmente questo
comporta particolari manovre di attracco e le auto imbarcate debbono comunque
compiere a retromarcia le operazioni di discesa [4].
Il 22 maggio 1926 è inaugurato il servizio e
nel porto dei traghetti di Rudkøbing sono pronti i carri ferroviari che debbono
essere trasferiti dall’isola di Langeland all’isola di Fyn [5].
Per molti anni questo traghetto compie il
percorso Svendborg – Rudkobing ben conosciuto a livello nazionale per il suo paesaggio
idilliaco; esso è coronato da molte perle della Danimarca e la navigazione è
paragonata ad una piacevole piccola crociera. Un vecchio dépliant della società
di navigazione dice che il viaggio effettuato con il “D/F Langeland” si
caratterizza per l’atmosfera “vecchia intimità” e per il percorso che conduce a
località della Danimarca come Rudkøbing che ha dato i natali al famoso fisico
Hans Christian Orsted ed a suo fratello Anders Sandoe
Oersted, botanico ed ex primo ministro
danese.
Il collegamento
assume inoltre rilevante importanza economica per il trasporto delle
barbabietole di zucchero che sono coltivate sulle due isole di Langeland e di
Loffand; esse dai primi di ottobre al 1 gennaio di ogni anno sono inviate alla
fabbrica di zucchero di Odense direttamente a mezzo di vagoni ferroviari scoperti.
Questo battello gode di un grande successo di
pubblico fino allo scoppio della seconda guerra mondiale e la conseguente
occupazione tedesca della Danimarca. Comunque a differenza di altri traghetti
non è requisito dalla Kriegsmarine essendo di vitale importanza la sua capacità
di trasporto ferroviario; servizio che continua a svolgere anche per conto
degli occupanti.
Finita la guerra il traghetto riprende la
normale routine e nel 1947 si rendono necessari lavori di rimodernamento [7].
La combustione, come visto, è a carbone ed il
suo caricamento è sempre stato eseguito a Svendborg, inizialmente trasportato
con i camion, ma poi con carri ferroviari. Durante la guerra è stata utilizzata
della torba danese, e non carbone di buona qualità, e i 2 fuochisti di bordo
hanno dovuto lavorare duro per tenere le macchine accese; pertanto si decide di
installare 2 motori BMW con funzionamento a nafta.
Nel contempo, oltre ad altre piccole
trasformazioni, i ponti posteriori scoperti sono ricostruiti chiusi e muniti di
ampi finestrini [8]; nel contempo sono ridotte a solo due le classi passeggeri.
Nel riprendere
servizio giornalmente,
nel porto di Rudkøbing, incrocia il traghetto “Siösund” che a sua volta collega
questo porto con quello di Vemmeraes, situato su di un’altra isola, quella di
Tasinge. Questo traghetto “Siösund” in
seguito, e con il nome di “Città di Pozzuoli”, lo ritroveremo affiancato al
“Langeland” sulla linea Pozzuoli - Ischia.
Moltissimi i racconti ed i ricordi tramandati dalla letteratura danese:
«I miei
genitori avevano un amico sull’isola di Langeland, Henry Sølvberg Madsen, che
era anche il timoniere del traghetto “D/F Langeland”.
Spesso ci
imbarcavamo a Svendborg su questo traghetto e talvolta siamo stati invitati nella timoneria, lassù
nella plancia comando.
Una volta, da
piccolo, mi è stato chiesto di tirare la maniglia del fischio del vapore.
Maniglia che stava sotto la piccola tettoia sulla plancia di dritta, ed era
collegata al fischio, che stava in alto attaccato ad un camino del vapore,
tramite un filo.
Ma ero troppo
timido per fare tanto rumore, pertanto il nostro amico doveva uscire per farlo
lui.»
Il 29 settembre 1962
è inaugurato il ponte, già progettato alla fine degli anni ’30 ma non costruito
per la guerra, che collega l’isola di Fionia con l’isola di Langeland.
Conseguenza dell’entrata in funzione di questo ponte è la sospensione del
servizio di navigazione con navi traghetto e la chiusura della caratteristica
linea ferroviaria di Langeland. Ormai sull’isola ci si arriva comodamente con
autobus e camion che rendono antieconomico la necessità di trasbordare le merci
sui carri ferroviari dipendenti da costose infrastrutture terrestre e
marittime.
IL 25 marzo 1961 il “Langeland” compie il suo
ultimo viaggio partendo da Svendborg alle ore 19.05 ed arrivando a Rudkøbing
alle ore 20.30. Poi è venduto all’armatore Nicola Monti di Ischia già
proprietario del più piccolo e vecchio “Siösund” con il quale ha potuto
sperimentare i vantaggi offerti da un vero traghetto nel trasportare auto tra
Pozzuoli ed Ischia.
Gli italiani vogliono
immetterlo in servizio il più presto possibile
e si è deciso di lasciare partire il
traghetto per la lunga navigazione da Svendborg a Napoli ma, poiché
non fu progettato per queste lunghe navigazioni, è necessario
attrezzarlo con letti, cucina e rifornimenti supplementari. Naturalmente ci si
avvale dell’esperienza acquisita da alcuni marinai che quattro anni prima hanno
provveduto a trasferire il “Siösund” sulla stessa rotta.
Il 13 agosto del 1961, ribattezzato “Città
d’Ischia”, il traghetto è pronto a partire per l’Italia ed a questo scopo,
oltre alle scorte alimentari per l’equipaggio, imbarca due carri cisterna
ferroviari della “Caltex”, contenente ciascuno 14 tonnellate di nafta, in modo
da godere della giusta autonomia per la lunga navigazione che deve affrontare [10].
Un giornale danese
riporta l’immagine di questi preparativi e riferisce:
«Non è solo nelle
fiabe che accadono le cose più strane. Dopo aver navigato
per 35 anni tra Svendborg e
Rudkøbing la scorsa settimana la S/S "Langeland" è stata presa in
consegna dalla società italiana Nicola
Monti e per
il futuro il traghetto, ora ribattezzato "Città del Ischia",
effettuerà un servizio regolare tra
Napoli e Ischia.»
Il viaggio dura oltre i
previsti 14 giorni, il traghetto giunge a Napoli il 10 settembre e
subito dopo inizia il regolare servizio tra Pozzuoli, Procida ed Ischia; i due carri cisterna “Caltex”
rientrano in Danimarca con le
normali linee ferroviarie.
L’unica modifica che l’armatore apporta al
traghetto riguarda l’aggiunta di una grossa rampa al portello di poppa; questa,
che sarà poi applicata a tutti i vaporetti in servizio nel golfo, col tempo sarà
resa sempre più funzionale facilitando l’imbarco degli automezzi sulle banchine
flegree che presentano differenti altezze.
Diversamente che in Danimarca, dove il
battello andava ad attraccare di prua in apposite invasature, il traghetto ora
attracca solo di poppa con rampa regolabile e scivoli che si adattano alla
banchina.
Neppure la coloritura del battello subisce
modifiche; essa resta nero per lo scafo e bianco per le sovrastrutture; schema classico
ed elegante come era in uso nei vecchi “liners”.
Ben presto gli utenti, camionisti ed
automobilisti, imparano ad apprezzare questo moderno sistema di trasporto
offerto dal battello che familiarmente iniziano a chiamare “U roi pippe” [11].
Una delle cinque sale
del Museo del Mare di Ischia è intitolata a Nicola Monti. Questo nasce a
Casamicciola nel 1894 ed inizia la sua carriera d’armatore negli anni venti con
la motobarca “Ondina”. Incrementa sempre più la sua flotta e, nonostante i
disagi dovuti alle requisizioni di naviglio nel corso del conflitto, alla fine
degli anni 50 e tra i primi ad avvertire la necessità di istituire un vero e
proprio servizio di traghetto per i veicoli fino ad allora affidato alle
vecchie motobarche adattate con rampe di fortuna. Attento a queste nuove
esigenze Nicola Monti nel 1961 rileva da Colandrea il traghetto "
Città di Pozzuoli " che è stato il primo traghetto nella storia dei
collegamenti di Ischia con il Continente e poi, visto il successo, acquista il
" Langeland".
Nicola Monti da
attento e capace imprenditore non si limita alle attività traffico di linea, ma
si dedica anche al piccolo cabotaggio con una serie di motovelieri che partono
da Ischia carichi di vino ed altri prodotti locali e ritornano carichi di olio,
farina, stoviglie ed altro.
La lunga e
movimentata vita di Nicola Monti s'interrompe il 17 dicembre 1979 mentre è di
ritorno ad Ischia proprio sul traghetto "Città d'Ischia".
La rotta percorsa dal traghetto è tra le più
belle al mondo; esso parte dalla costa flegrea e si inoltra in una natura
incantevole tra storia, miti e leggende, fino a raggiungere la stupenda “Isola
Verde”.
L’Ischia di questi primi anni ’60 richiama
attori, reali incoronati e decaduti, finanzieri, stilisti e altra bella gente;
attorno all’imprenditore Angelo Rizzoli ruotano i più bei nomi del “jet set”.
Lo Scia di Persia in cerca di una nuova sposa, Walter Chiari e la focosa Ava
Gardner, Liz Taylor passionale e scontrosa con Richard Burton, Paolo Stoppa
impegnato a litigare con Vittorio De Sica, Christian Barnard con qualche sua
amante, John Wayne, Maurizio Arena, Sofia Loren e Carlo Ponti, Catherine
Spaak e Fabrizio Capucci, famosi “diciottenni al sole”.
Praticamente l’isola è tra le capitali del
cinema internazionale e Ischia diventa la succursale della dolce vita romana.
Nel 1967 i due vecchi motori
del traghetto sono sostituiti con due diesel “Deutz” da 1.662Kw in totale; poi, nel 1974 il battello è
venduto alla “Libera Navigazione Lauro S.A.S.” di proprietà dell’armatore
Agostino Lauro [12].
Agostino Lauro, cui è
intitolata un'altra delle cinque sale del Museo del Mare di Ischia nasce
nell’isola nel 1917 e fin da piccolo dimostra grande propensione per il mare,
sulla scia del nonno paterno, sottufficiale di macchina della Regia Marina.
Seguendo il padre corriere, impara oltre al mestiere paterno, a pilotare
l'Ondina la barca che collegava Ischia a Napoli e viceversa.
Il 17 ottobre 1947
raggiunge l'America per prelevare una piccola nave la "Buona
Speranza" e condurla in Italia. E' una barchetta per l'immensità
dell'Oceano, ma Agostino non si perde d'animo. Attacca l'immagine di San Giovan
Giuseppe della Croce vicino al timone e parte.
Durante la traversata
incappa in un terribile fortunale e la "Buona Speranza" minaccia di
affondare. Prega il santo protettore di Ischia che gli appare dicendogli: "ancora
tre giorni soffrirai, ma poi vedrai un faro". Tre giorni dopo la tempesta
Agostino Lauro avvista il faro di Las Palmas.
Agostino Lauro fa il
suo ingresso tra gli Armatori del Golfo dalla metà degli anni 50; Ischia si
affaccia al turismo ed Agostino compra e mette in linea la "Freccia del
Golfo", un MAS da guerra adattato al trasporto passeggeri, con cui collega
Ischia a Capri, Procida e Napoli, consentendo il ritorno a Ischia alle 21 per
chi pare al mattino. Poi è tutto un susseguirsi di acquisizioni: la "Celestina",
la "Angelina", la "Rosaria", il "Salvatore Lauro"
e "l'Agostino Lauro", il "Settebello", "La Città
d'Ischia", il "Generale Orsini", il "Lauro Express",
l'"Anna Maria"… Ma la grande intuizione di Agostino Lauro è,
comunque, il passaggio agli Aliscafi che hanno rivoluzionano il sistema del
collegamento marittimo nel Golfo.
Il 02 gennaio 1989
mentre è in viaggio verso Genova per vedere i lavori all' "Heidi",
ultimo suo acquisto, muore colpito da un infarto.
Nel 1976 il “Città d’Ischia” è venduto alla
“Agostino Lauro” che, ribattezzatolo “Settebello”, per qualche anno lo impiega
sulla linea Milazzo - Isole Eolie.
Questa società provvede ad una completa ricostruzione del traghetto al quale viene applicata una vera prua, al posto del portellone anteriore, ed è completamente ricostruita l’alta sovrastruttura che così perde la caratteristica e pontata sala comando tutta in legno. Ma la modifica che più salta agli occhi è certamente l’eliminazione delle due alte ciminiere, i fumi che espellevano sono ora spinti in un unico ed anonimo fumaiolo centrale.
Questa società provvede ad una completa ricostruzione del traghetto al quale viene applicata una vera prua, al posto del portellone anteriore, ed è completamente ricostruita l’alta sovrastruttura che così perde la caratteristica e pontata sala comando tutta in legno. Ma la modifica che più salta agli occhi è certamente l’eliminazione delle due alte ciminiere, i fumi che espellevano sono ora spinti in un unico ed anonimo fumaiolo centrale.
Il traghetto, che ora ha una sola ed unica
classe, per un breve periodo ritorna sulle rotte del nostro golfo e, al posto
della classica colorazione nero per lo scafo e bianco per le strutture, riceve
una uniforme colorazione bianca riprendendo il nome di “Città d’Ischia” [13].
Nel 1989 è rivenduto alla “Alilauro Aliscafi
del Tirreno SpA”, ulteriore consociata del Gruppo Lauro, che lo utilizza come
pontone “terminal” del servizio aliscafi. A tal fine subisce il taglio di parte
della murata sinistra, l’adattamento a uffici e sale di attesa di alcuni
ambienti ed è ancorato in modo fisso alla banchina del porto d’Ischia [14].
E’ questo l’ultima trasfigurazione dell’ormai
settantenne battello che dopo poco passa direttamente alla demolizione.
In Danimarca gli amici Henk Rasmussen
e Abel Bjarne ne hanno costruito dei modelli [15]
e qualcuno di essi, unitamente a foto e tabelloni pubblicitari che lo riprendono quando ancora si chiamava “Langeland”, ornano un angolo del piccolo museo realizzato a Swendborg nella vecchia sede della “Sydfynske Dampskibsselskab” [16].
e Abel Bjarne ne hanno costruito dei modelli [15]
e qualcuno di essi, unitamente a foto e tabelloni pubblicitari che lo riprendono quando ancora si chiamava “Langeland”, ornano un angolo del piccolo museo realizzato a Swendborg nella vecchia sede della “Sydfynske Dampskibsselskab” [16].
Da noi resta il solo
ricordo e tanta, tanta malinconica tristezza in tutti coloro che ci hanno
navigato, per lavoro o per svago.
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