V. GAUDINO - G. PELUSO
UN PUTEOLANO IN AIUTO DEGLI
EBREI ROMANI
Tra i peggiori momenti dell'occupazione nazista di
Roma, dall’8 settembre 1943 al 4 giugno del 1944, è da annoverare la grande
retata del 16 ottobre 1943 che porta alla deportazione degli ebrei residenti
nel ghetto ed in altre zone della capitale.
In questo frangente i tedeschi non rivolgono
particolare attenzione all’isola Tiberina, che sorge al centro del Tevere in
pieno contesto urbano, perché non risulta loro che su di essa risiedano
famiglie ebree.
Durante il rastrellamento molti giudei, spesso con
l’aiuto di conoscenti italiani, riescono a sfuggire alla cattura ed alcuni si
rifugiano proprio in edifici esistenti sull’isola Tiberina [fig. 1 – L’isola
ripresa dall’alto].
E’ così che la notizia della retata arriva sull’insula
nelle seguenti Istituzioni dove i vertici si offrono prontamente per prestare
aiuti:
- L’Ospedale
Fatebenefratelli “San Giovanni Calabita” dove l’intesa tra medici, infermieri,
frati e personale amministrativo è immediata e fruttuosa nell’intento di ricevere
e nascondere gli ebrei.
- Il Convento di “San
Bartolomeo” dove i frati minori accolgono, anche nei mesi successivi, un
considerevole numero di ebrei.
- L’Ospedale Israelitico e la
Casa di Riposo per Ebrei Anziani che occupano, rispettivamente, primo e secondo
piano in un’ala di un antico convento, nella piazzetta di fronte al
“Fatebenefratelli”. Presso questi due ultimi complessi lavora Dora (Teodora)
Focaroli, infermiera cattolica originaria della provincia di Rieti.
- Una Stazione della “Polizia
Fluviale”, la cui sede è al piano terra del vecchio convento che ospita anche i
siti israeliti; al comando della quale c’è il Maresciallo Gennaro Lucignano,
originario di Pozzuoli. I poliziotti hanno il compito di controllare la
navigazione su questo tratto del Tevere.
Le persone salvate al Fatebenefratelli sono quasi
tutte originarie delle aree prossime alla stessa isola Tiberina; qui
intervengono i medici Giovanni Borromeo e Vittorio Emanuele Sacerdoti, il
laureando Adriano Ossicini e l’economo fra Maurizio Bialek che si inventano la
malattia definita “Morbo K (Kappa)”.
Per questa ipotetica malattia è creato uno speciale
reparto dichiarato altamente infettivo per chiunque voglia anche solo
avvicinarsi ai pazienti; gli stessi tedeschi, in una loro irruzione nel
nosocomio, preferiscono stare alla larga da questo reparto senza indagare sui
pazienti ospitati [fig. 2 – Ospedale con, oltre la vetrata, la sala “infetta”].
Meno tranquillo è ritenuto il convento San
Bartolomeo per gli ebrei accolti in varie riprese, anche successivamente. I
frati preferiscono decentrarli in altri siti religiosi ritenuti più sicuri per
la loro natura extraterritoriale.
Per quanto riguarda l’israelitico Ospedale e l’attigua
Casa di Riposo si preannunciano momenti terrificanti non appena i tedeschi vengano
a conoscenza della loro origine e natura.
Ma qua entra in azione Dora Focaroli [fig. 3];
l’infermiera, appena si accorge che i nazisti arrestano gli ebrei, smantella e distrugge i cartelli che individuano l’Ospedale e la Casa di Riposo ebraica.
I malati dell’ospedale, in grado di camminare, li
avvia presso il vicino Fatebenefratelli e quelli più gravi, a mezzo di
un’ambulanza della Croce Rossa, li conduce all’Ospedale del Littorio (attuale San
Camillo).
Gli anziani della Casa di Riposo ebraica li
nasconde nella vecchia Torre, inglobata nell’edificio, dove poi trova
accoglienza pure il Rabbino Moshè Mario Piazza o Sed.
La Focaroli, interagendo con i frati del Convento
San Bartolomeo, riesce a mantenere collegati gli ebrei nascosti nella Torre e
quelli riparati presso il Fatebenefratelli, garantendo loro cibo, cure e
conforto religioso [fig. 4 – In basso a sinistra la vecchia Torre].
Ultima Istituzione dell’isola Tiberina è la citata
“Stazione di Polizia Fluviale” che, certamente, non può non accorgersi di tutti
questi aiuti che si stanno prestando agli ebrei perseguitati.
Comandante di questo Nucleo è il Maresciallo Maggiore di Pubblica Sicurezza Gennaro Lucignano [fig. 5],
nato a Pozzuoli il 9 febbraio 1903 da Luigi e da Assunta Barletta.
Lucignano, benché abbia frequentato solo un anno
di Scuola Marittima Professionale (quella che dal 1935 al 1943 avrà sede presso
Villa Maria alla Starza), riesce ad iscriversi quale “Barcaiuolo” nella Marina
Mercantile Italiana (nella Seconda Categoria dei Registri della “Gente di Mare”).
Naturalmente il servizio di leva lo svolge, dal
1923 al 1925, nella Regia Marina, Compartimento Marittimo di Napoli.
Nel 1927 si arruola nel Corpo degli Agenti di
Pubblica Sicurezza e, dopo il corso quale Allievo, è nominato Guardia. Nel
corso del lungo servizio sarà nominato Guardia Scelta, Vice Brigadiere,
Brigadiere e poi Maresciallo di Terza Classe.
Naturalmente, per i suoi trascorsi marittimi, svolge
il suo compito prima nella Flottiglia della Polizia Marittima e poi in quella
della Polizia Fluviale, prestando servizio alla Foce del Fiume Tevere.
Il 23 ottobre del 1938, nel Comune di Roma, sposa
Cecilia Buratti; tipico cognome della costa laziale.
Il 16 agosto del 1943 è promosso Maresciallo di
Seconda Classe ed assegnato al Presidio della Polizia Fluviale posto sull’isola
Tiberina. Lucignano è il comandante di questa strategica posizione ed ha il
compito di controllare i barconi sul Tevere.
Allo scoppio della guerra necessita vigilare sulle
sponde del fiume onde prevenire azioni di sabotaggio da parte di eversivi o di
operatori nemici.
E’ suo obbligo arrestare coloro che proteggono gli
avversari del regime fascista; tuttavia non stende rapporto dell’operato di
Dora ai suoi superiori ma ottiene per lei i permessi per agire durante le ore
di coprifuoco, contribuendo così a nascondere molte famiglie di ebrei sfollati,
fino al momento della liberazione.
Interrogato dalle SS, e appoggiato da tutti i
suoi uomini, garantisce la non presenza di ebrei sull’Isola benché sappia che i
ricercati si nascondono nel Convento dei Francescani e nell’Ospedale
“Fatebenefratelli”.
Noie le riceve da parte di alcuni soldati
austriaci e specialmente di uno, frequentatore e confidente d’avventori nelle vicine
bettole di Trastevere, il quale chiede se è vero che sull’isola c’è una Cattolica
con degli Ebrei.
Grazie ad un ingegnoso e intraprendente intervento
il Maresciallo passa ad altri argomenti e la cosa finisce nei fumi
dell’euforico nazista.
Lucignano ribadisce a Dora di stare tranquilla
perché fino a quando lui sarà al comando di quel posto di Polizia non dovrà più
temere o aver fastidi.
Liberata Roma, e finita la guerra, tutto passa
nell’oblio; italiani, ebrei, alleati ed ex nemici sono presi dalle giornaliere
necessità materiali e dalla voglia di dimenticare le sofferenze.
Con concessione del 28 novembre 1949 Gennaro
Lucignano riceve la medaglia d’argento al Merito di Servizio; nel 1952 riceverà
quella d’oro per i 25 anni di anzianità; poco dopo raggiunge il massimo grado
per un sottoufficiale, con la nomina a Maresciallo di Prima Classe.
L’undici dicembre 1960 è a Pozzuoli, sua città
d’origine con cui ancora ha stretti legami, e si ritrova a passeggiare sulla
natia banchina.
Improvvisamente un’auto, per errata manovra, finisce
in mare e i due passeggeri restano intrappolati nell’abitacolo che, seppure
lentamente, si riempie d’acqua ed affonda.
Gennaro Lucignano non resta impassibile a
guardare, prontamente si tuffa e riesce a mettere in salvo le due persone.
Per quest’atto il Presidente della Repubblica, con
suo decreto del 26 luglio 1961, gli conferisce la Medaglia di Bronzo al Valor
Civile.
Decreto e Motivazione sono riportati sulla
Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 228 del 13 – 09 – 1961 [fig. 6
– Stralcio Gazzetta]:
“Accortosi che i due occupanti di un’autovettura, caduta in mare, erano in procinto di annegare, generosamente e tempestivamente si slanciava in loro aiuto, riuscendo, dopo strenui sforzi, a trarre entrambi in salvo”
Il nove marzo 1963 è inviato in congedo, causa infermità
protratta durante il servizio, e collocato nella categoria dei sottoufficiali
della riserva.
Muore a Roma, un anno dopo, all’età di 61 anni, il
24 dicembre del 1964.
La stessa Dora Focaroli, in un’intervista dirà che la cosa più importante di tutta la storia della Casa di Riposo fu l’intesa tra lei e il Maresciallo Lucignano che dirigeva il Comando della Polizia Fluviale situato al piano terra dello stesso stabile (tra l’altro dove ancora oggi si trova).
La testimonianza della Focaroli è confermata pure
da un intervento del Rabbino Alfredo Ravenna il quale ricorda che l’ospedale
israelitico e l’ospizio invalidi erano situati in Piazza San Bartolomeo
all’Isola, di fronte al Fatebenefratelli, dove al piano terreno c’era un posto
di polizia fluviale che era in tacito accordo.
Il Maresciallo Lucignano è pure ricordato dal
Rabbino Moshè Mario Piazza o Sed di Shemuel che, trasmettendo i suoi ricordi
allo storico Emanuele Pacifici, racconta che appena dopo il 16 ottobre fu tolta
la targa dal portone d’ingresso con la dicitura “Casa di Riposo e Ospedale
Israelitico” e, se nulla è accaduto a questa Istituzione ebraica, lo si deve al
Maresciallo della Pubblica Sicurezza Fluviale che conduceva il comando nello
stesso stabile al piano terra.
La Signora Maria Luisa Pasqualucci, Comunità
Ebraica di Roma, in età avanzata, ha comunicato verbalmente al Professor Pier
Luigi Guiducci, in occasione del convegno su Dora Focaroli, che all’epoca dei
fatti era piccolina e il Maresciallo Lucignano, molto amico di Dora Focaroli,
in talune occasioni la prendeva per mano e le faceva fare una passeggiata lungo
la sponda del Tevere.
Al dott. Pier Luigi Guiducci, giurista e storico,
dobbiamo la maggior parte del lavoro di ricerca, da cui abbiamo attinto notizie
e foto, ed è per lui che la figura di Gennaro Lucignano non è caduta nell’oblio
più completo.
P.S.
Di seguito l'atto di nascita di Gennaro Lucignano [fig. 7].
“Atto n. 81
L’anno Millenovecentotre, addì Dieci
di Febbraio
a ore anti meridiane dieci e minuti quindici, nella Casa Comunale.
Aventi di me Pasquale Sommella Segretario, delegato
con atto della Regia Amministrazione in data ventotto Ottobre passato anno, debitamente
approvato, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Pozzuoli,
è comparso Luigi Lucignano di anni ventotto, muratore, domiciliato in Pozzuoli,
il quale mi ha dichiarato che alle ore post meridiane tre e minuti 00 del
dì nove
del corrente
mese, nella casa posta in via Campanile al numero tredici,
da Assunta
Barletta, sua moglie casalinga, con lui convivente, è nato un bambino di
sesso maschile che egli mi presenta, e a cui dà il nome
di Gennaro.”
REFERENZE TESTO E FOTO
Pier
Luigi Guiducci – Tutti gli Ebrei del maresciallo – (Avvenire 15 maggio 2019)
Pier
Luigi Guiducci – Un poliziotto nella Roma occupata dai tedeschi – 2019
Emanuele Pacifici – L’Ospedale e
la Casa di Riposo Israelitici di Roma durante l’occupazione tedesca – 2014
Vincenzo Gaudino & Giuseppe Peluso - Gennaio 2023
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