Pozzuoli
(Napoli) Panorama
Spesso una vecchia cartolina offre inediti spunti di riflessione su quanto essa riprende.
E’ il caso dell’allegata (Foto 1) scattata
dalla panoramica villetta, che si spera possa essere dedicata al compianto
professor Angelo D’Ambrosio, situata sulla Domiziana di fronte al Villaggio del
Fanciullo.
Lo scatto risale a metà anni cinquanta del novecento
quando ancora è sentita la bella abitudine di inviare saluti, auguri e piccole
notizie a mezzo di queste simpatiche missive.
Confrontandola con altre quasi identiche, l’ho
sempre tenuta in poco conto per quei pini che, anziché fungere da cornice
marginale, sono al centro della focale deturpando e occultando la spaziosità del
panorama.
Ma oggi, volendo descrivere il panorama che
l’immagine mostra, noto che quegli alberi vanno a dividere la cartolina in tre
parti, proprio come l’avrei suddivisa per raccontare tutto ciò che di bello è scomparso
nel nostro Paese.
La prima porzione di panorama (foto 2) riprende,
in basso a sinistra, una fetta del territorio posto ai piedi della Starza che,
più avanti, vediamo elevarsi per accogliere gli alti e storici edifici che
fanno da sfondo.
In basso al centro la cupola lignea del Mulino
meccanico dei Mirabella, ancora in piena attività negli anni cinquanta, erede
del seicentesco mulino ad acqua. Sulla destra ancora non esistono gli alti e
orribili capannoni della Nautica Maglietta e questo permette di scorgere l’edificio,
ex Cassa Mutua INAM ed ex Dopolavoro Ansaldo, con i caratteristici finestroni
ad oblò ora occultati.
In questo immobile stile “littorio” sta
insediandosi la SUNBEAM, fabbrica di rasoi elettrici e piccoli
elettrodomestici; oggi è parte integrante dell’ITIS di Pozzuoli.
Villa Maria è appena visibile e sullo stesso
lato sinistro si notano i fabbricati Iappelli (senza il corpo aggiunto
lateralmente), Delli Paoli (senza il corpo aggiunto sul fronte) e Picariello nella
loro configurazione iniziale.
Alzando lo sguardo vediamo al centro il caratteristico
palazzo striato sede della storica attività commerciale di Nicola Bianchi e,
tra questo e la Torre Toledo, il grande edificio che ospita, dalla seconda metà
dell’ottocento, l’Ospedale Civile Santa Maria delle Grazie. L’Ospedale sarà
sgombrato a seguito della crisi bradisismica del 1970 e il fabbricato, che sarà
completamente abbattuto, è stato ricostruito in forma più raccolta
salvaguardando i reperti archeologici che nascondeva.
L’insalubre ma caratteristico Passaggio Toledo
è ancora abitato e percorribile: esso è sovrastato dal giardino di Villa
Avellino, ancora coltivato da coloni, che qui si affaccia a belvedere sulla
naturale Terrazza della Starza.
La seconda porzione di panorama (foto 3)
riprende una parte della Ripa Puteolana e parte del Borgo Vicereale.
In basso al centro la torre serbatoio della
Ferroleghe; una piccola industria siderurgica che, fondendo negli altoforni i
rottami ferrosi provenienti dai campi di battaglia del Nord Africa, ha riempito
di fumo mezza Pozzuoli.
Sulla sinistra la piccola grotta da cui
fuoriescono le acque pluviali (e non solo) provenienti dall’altopiano campano
racchiuso tra il Gauro, il Senca e Cigliano; subito dopo si scorge il tetto
dell’Officina Fortuna, nella calcara, e l’angolo posteriore del Ristorante La
Sirena.
Quindi il largo marciapiede di via Roma,
conosciuto dai puteolani come “a caracciola”; gli edifici che ricadono su
questo lungomare sono ancora quelli del vecchio borgo dei pescatori e più oltre,
la mancanza della moderna Piazza a Mare, spinge la costa fin dentro il Largo
Malva rendendo questo tratto ancor simile a come appare nei pervenuti disegni
settecenteschi.
In primo piano al centro si ammira una imponente
struttura in legno che ben pochi di noi ricordano. Un vero e proprio campo di gara
per nuoto e pallanuoto creato in mare all’aperto, delimitato da palafitte su
tutti i lati e fornito di spalti per gli spettatori che numerosi accorrano specialmente
per inneggiare alla squadra cittadina.
Qui corre l’obbligo di riportare quanto scrive
lo storico ed amico Gennaro Gaudino nel suo volume “Lo Sport a Pozzuoli –
Storia e Leggenda”:
“Nella
metà degli anni cinquanta rinasce la Rari Nantes Puteoli per merito del dott.
Giovanni De Silva, Commissario Prefettizio di Pozzuoli. Egli fece costruire
anche una piscina all’aperto che sorse sul Lungomare di via Roma; inaugurata
con una riunione che vide i migliori del nuoto italiano tra i quali Ceccarini, Buonocore,
Pedersoli, i fratelli Dennerlein, Mangano e Peretti [ndr - Pedersoli da
attore sarà conosciuto come Bud Spencer, Fritz Dennerlein sarà il mio maestro
di nuoto nel 1961].
La Rari
Nantes vara anche una squadra di pallanuoto che nel campionato di serie “C” del
1955/56 si classificò al quarto posto su oltre centocinquanta società.”
Alzando lo sguardo ammiriamo il Palazzo
Maglione e parte del Palazzo Municipale abbattuto, prematuramente, a seguito
della crisi bradisismica del 1983. Questi due edifici, come altri nelle loro
vicinanze, sorgono sul “Terrazzo della Starza” che in questi luoghi è contenuto
e sostenuto da grossi archi che solo in parte sono ancora visibili dietro “ ‘i piscinelle
”.
In alto al centro la cupola delle Chiesa del
Purgatorio che, idealmente, congiunge questi imponenti edifici con
l’altrettanto grazioso, posto all’inizio del Rione Terra, già sede comunale e,
al tempo della foto, adibito a Pretura Circondariale. In alto a destra il
tronco del pino interrompe la quinta scenica donata dagli edifici che insistono
tra via Duomo e via Pesterola.
La terza porzione di panorama (foto 4) riprende
l’essenza stessa della nostra Pozzuoli, dall’originario nucleo fondato sulla
tufacea rupe alla spaziosità dell’orizzonte marino.
Sul punto più alto del Rione svetta, seminascosto
dal tronco del pino in primo piano, il vecchio campanile del Duomo; abbattuto
nel 1968, qualche anno dopo l’incendio della Cattedrale. Al centro la cupola di
San Celso che sembra innalzarsi sul vasto convento delle Clarisse, ora
scomparso. In alto a destra il Rione termina, con il Castello Vicereale, a
strapiombo sul sottostante omonimo largo e sul mare.
La sottostante banchina si presenta nella sua
stretta originalità fino all’imponente fabbricato della Capitaneria di Porto;
oggi ridotto al solo piano terraneo. A sinistra, accosta alla banchina, la
motonave in legno “Libera” della Società Scotto di Navigazione è in attesa di
partire per le isole; verso la capitaneria si distinguono i tendoni che
accolgono, nei mesi caldi, gli avventori del ristorante Grottino a Mare.
Proprio all’inizio del Molo Caligoliano è
attraccata una motonave da carico che nelle forme ancora ricorda i vecchi motovelieri;
alla sua poppa si intravede il ponte che collega il molo con Piazza San Paolo.
Sotto questo ponticello passano i gozzi per immettersi nella darsena e, a
differenza della situazione odierna, s’intravede la poca luce disponibile causa
il lento ma continuo abbassamento del suolo tra fine ottocento e metà novecento;
oggigiorno assistiamo al fenomeno inverso.
Al centro di quest’ultimo squarcio di panorama il
vasto campo di cozze, che ha sempre caratterizzato il nostro mare; in questo allevamento
s’aggira qualche barchetta dedita alla cura dei mitili che vi si coltivanoi.
Oggi, affacciandoci dallo stesso belvedere, più non possiamo vedere il Dopolavoro Ansaldo, Villa Maria, l’Ospedale Civile, la Sirena, la Banchina della Malva, Palazzo Marconi, la Pretura, la scenografia di via Duomo, il seicentesco Campanile, il Convento delle Clarisse, l’alta Capitaneria.
Sono scomparse anche le nostre cozze che non
hanno mai fatto del male, a nessuno; sono ben altre le cose che ci hanno
“intossicato”.
GIUSEPPE PELUSO – MARZO 2021
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