Salvatore,
secondo enfiteuta della Famiglia Daniele
In un precedente articolo si è accennato di Giuseppe Daniele
primo, enfiteuta della Masseria alla Starza. Scarse le notizie circa la sua vita
terminata nell’anno 1778; più vaste invece le informazioni che vari
“istrumenti” ci rilasciano circa suo figlio Salvatore che gli subentra nella
conduzione del Territorio.
Il giorno 3 febbraio dell’anno 1779, con istrumento rogato
dal notaio Don Ferdinando Ragnisco di
Pozzuoli, Don Onofrio Monaco, concessionario della Mensa Vescovile di Pozzuoli,
concede per successione in enfiteusi perpetua a beneficio di Salvatore Daniele,
erede del fu Giuseppe Daniele, sotto la natura e patti “Enphiteucia Perpeturum” un Territorio
di circa sette moggia, ancora da misurarsi, arbustato, vitato, fruttato
e seminato e con vari edifici di fabbrica e comodi rurali, situato “extra mure” della città di Pozzuoli nel
luogo denominato “La Starza ”
[foto 1].
Il fondo è concesso in enfiteusi per il canone annuo perpetuo
ed inaffrancabile di Ducati 94 e Grana
50, canone però da accrescersi o diminuirsi così come sarebbe risultata
l’esatta misura del fondo da calcolarsi comunque in ragione di annui Ducati 13
e mezzo il moggio, giusta la valutazione fatta dal signor Paolo di Costanzo
pubblico esperto di campagna (perito agrario) eletto con il comune consenso dai
due contraenti.
Detto canone sarà pagato dal Daniele al detto Don Onofrio, o
suoi eredi e successori, ogni quindici di agosto di qualsiasi anno, in Pozzuoli
e però in Carlini d’argento (altra moneta corrente nel Regno di Napoli),
iniziando dal quindici di agosto dello stesso anno 1779 per intero e così
continuare anno per anno "inphinitum
et in perpetuum", essendosi esso Daniele sottoposto a tutti i patti
devolutivi citati.
Fatto poi misurare, in seguito, detto Territorio da Giuseppe
Antonio Costantino, pubblico agrimusore (agrimensore) [foto 2], nonché esperto
dell’Ufficio di Tavolario di Pozzuoli, eletto anch’esso di comune consenso in base alla clausola apposta all’originario
istrumento, esso Territorio è ritrovato di moggia 6, quarti 3, nona 1 e quinte
3.
Leggermente meno esteso di quanto calcolato nel primo
istrumento; pertanto alla divisata ragione d’annui Ducati 13 e mezzo il moggio
valutato dal predetto Di Costanzo, è stabilito il canone annuo di Ducati 85 e Grana 29; così come appare
dalla Fede di detto agrimusore stilata
il giorno 9 novembre dell’anno 1779 e che è accettata sia dal Daniele che da
Don Onofrio e quindi si provvede a consegnarla al notaio Ragnisco per farla
allegare al precitato istrumento.
Per sei anni Salvatore Daniele si dedica al
suo lavoro di contadino ma, nel corso del mese di novembre dell’anno 1785, per
comando di Sua Maestà il Re nostro Signore (trattasi del borbonico Re di Napoli
Ferdinando IV nello stesso tempo Re di Sicilia come Ferdinando III, poi dal
1816 Re del Regno delle Due Sicilie come Ferdinando I) che spessissimo
passava per questi luoghi, per recarsi
al divertimento delle Reali Cacce e Pesca di Licola e Fusaro, è deliberato
dalla Reale Camera l’apertura di una nuova strada per ovviare all’inconveniente
della vecchia oramai quasi sommersa dal mare.
Questa nuova strada, anch’essa atta a
collegare Pozzuoli con Baia, è aperta proprio dentro il nostro Territorio
venendolo a dividere in due porzioni, di cui la più piccola resta
distaccata dalla maggior parte del
fondo.
Questa porzione, stretta ma lunga, ha come
confini la stessa nuova strada nonché,
verso il mare, la palude di
proprietà dell'Università di Pozzuoli e tenuta in fitto dal signor Antonio
Ferrara.
La nuova strada è chiamata Torre, prendendo
nome dalla zona in cui ha inizio e che sua volta riceve questa denominazione
dall’antica Torre Morales che vi si trova.
Salvatore Daniele per circa sei mesi governa
e raccoglie il frutto anche dell'anzidetta piccola porzione distaccata, ma poi,
anche per le difficoltà rappresentate dall’impaludamento e dagli stagnanti
miasmi, si vede costretto ad abbandonarla. Addirittura si rinserra nel fondo
rimastogli pensando solo al suo miglioramento. Infatti, il giorno 29 maggio
dell’anno 1786, con istrumento rogato dal notaio Ferdinando Ragnisco, Salvatore
Daniele prende a mutuo la somma di Ducati 100 da Don Onofrio Monaco e si
obbliga a pagargli l’annuo interesse alla ragione dei sei per cento.
Nel citato istrumento afferma che questo
prestito gli serve per costruire un muro di cinta per togliere dal suo
Territorio i danni causati dal passaggio della nuova strada pubblica.
Dopo di che ritorna al duro lavoro nella masseria.
Poi principia a ritardare anche il pagamento del canone e
paga solo alcune somme così come appare dalle ricevute fattagli da Don Onofrio,
e pretende l’abbassamento di detto canone sia per l’occupazione di detta nuova
strada, sia per la riferita piccola porzione di Territorio abbandonato, sia
perché è dell’opinione che l’agrimusore Costantino, nella citata misura fatta,
aveva misurato anche la zona ai piedi del costone di proprietà di Punziano
Lucignano e quindi non in suo possesso fin dai tempi dell’esproprio effettuato per
la sistemazione dell’Alveo Campano lungo il Vallone Mandria [3].
Quantunque Don Onofrio asserisse non essere vero, tuttavolta
Don Salvatore insiste e sta fermo nella sua opinione, motivo per cui entrambi
sono accinti a rimandare giuridicamente le loro opinioni.
Ma essendosi frapposti comuni amici, a far da pacieri,
addivengono ad un nuovo accordo che è siglato il giorno 7 luglio 1791 ad opera
del notaio Giovanni Costantino di Pozzuoli.
Pertanto, in attesa che Don Onofrio avesse a sua volta il
bonifico di esproprio da parte dell'Università di Pozzuoli, per tacitare Don
Salvatore per l’occupazione dell'apertura di detta nuova strada, per la
descritta piccola porzione di Territorio rimasta abbandonata oltre la strada,
come pure per il muro dal detto Don Salvatore fatto costruire per riparare l’altra porzione di Territorio rimastogli, e
in secondo luogo per la pretensione affermata da esso Salvatore per la mancanza
della prenarrata costa, per la quale Don Salvatore aveva chiesto un rimborso
annuo di Carlini 35, nonostante che detta mancanza avesse o meno importanza a
detta di Don Onofrio, è allora fissato, a titolo di donazione irrevocabile fra
vivi, il nuovo canone in Ducati 81 e Grana 79 che poi sarebbe stato in seguito
diminuito esattamente della somma che sarebbe stata bonificata dall'Università
di Pozzuoli [4] al detto Don Onofrio.
Dopo tale convenzione Don Salvatore ritorna a coltivare il
fondo e continua a pagare puntualmente
fino al 15 agosto dell’anno 1793, ma nel
frattempo, il 10 luglio 1794, sopraggiunge la morte di Don Onofrio Monaco e sua
erede universale ed usufruttuaria, a norma del testamento di Don Onofrio rogato
il giorno 10 luglio 1793, è dichiarata dalla Gran Corte della Vicaria, con
decreto di preambolo sotto il dì 28 luglio 1794, la di lui vedova Donna Felicia
Grieco di questa medesima città di Pozzuoli.
E poiché la suddetta Donna Felicia, nel divisato nome, nel
mese di settembre dell’anno 1794 si è aggiustata con la Università di Pozzuoli
che in pubblico parlamento consiliare, in vigore di decreto, con ovvio
apprezzamento dell’Illustrissimo Signor Marchese Don Ippolito, del Sacro Regio
Consiglio, Consigliere della Real Camera, e Soprintendente di questa predetta città, gli bonifica
dall’annuo censo Ducati 10, Grana 77 e Cavalli 8 per il suolo occupato per la
costruzione della strada, nonché annui Ducati 7, Grana 65 e Cavalli 8 per la
piccola porzione rimasta in abbuono oltre la strada, e dai quali totali se ne
debbono togliere annui Grana 51 e Cavalli 8 per le viti estirpate da detta
nuova strada e dalla porzione rimasta abbandonata; così dai detti annui Ducati
10, Grana 77 e Cavalli 8, restano annui Ducati 10 e Grana 25, motivo per cui a
tenore del convenuto con la precitata convenzione del 7 luglio 1791, detti
annui Ducati 10 e Grana 25 debbono sottrarsi dal surriferito annuo canone di
Ducati 81 e Grana 79, dovendo questo restare fissato in annui Ducati 71 e Grana
54 a
beneficio del fu Don Onofrio che da più anni n'aveva titolo.
Nello stesso tempo, poiché Don Salvatore aveva, come visto,
preso a mutuo da Don Onofrio la somma di Ducati 100 alla ragione del sei per
cento annuo d’interessi, per fare siccome fece dalla parte di detta nuova
strada un muro per riparo del restante Territorio, ogni anno Don Salvatore
dovrà rendere in tutto Ducati 77 e Grana 54 a Donna Felicia Grieco, erede di Don Onofrio
Monaco.
Pertanto Don Salvatore si reca, il 12 ottobre 1794,
nuovamente dal notaio Giovanni Costantino unitamente alla citata Donna Felicia
ed ai testimoni Ottavio Garofalo, giudice di Pozzuoli, Loffredo Graziano,
Antonio Barletta e Raffaele Barrucci e con solenne giuramento mette per
iscritto quanto sopra stabilito.
Tra l’altro Don Salvatore giura e promette che né da lui né
dai suoi eredi e successori sarà mai più fatta richiesta, sotto qualsiasi titolo
e pretesto, di abbassamenti del canone o di misurazioni del Territorio.
S'impegna tra l’altro ad effettuare il primo pagamento,
sempre in Carlini d’argento, dall’entrante 15 agosto 1795 alla Magnifica Donna
Felicia Grieco e di non mancare mai al suddetto pagamento per qualsivoglia
ragione, occasione, motivo e causa, fermo restando che i Ducati 71 e Grana 54
formano il canone perpetuo ed inaffrancabile del fondo ed i Ducati 6 formano la
parte affrancabile del mutuo, ottenuto nel 1786 direttamente da Don Onofrio.
Per quindici lunghi anni Don Salvatore ci ha fatto grondare in
continui computi e ripensamenti. Abbiamo creduto fosse un contadino
sempliciotto e poi constatato che, dotato di furbizia e vitalità, sa ben fare i
suoi bravi calcoli. Abbondante, anche se a volte pretestuoso, il suo discorrere
sul canone e sui metri quadri in più o in meno che costituiscono il Territorio
che conduce in qualità d'enfiteuta.
Oltre questi pregi, o singolarità che dir si voglia, è anche
un bravo agricoltore perché lo stesso Don Onofrio attesta che ha provveduto a
migliorare il fondo incrementandolo come produzione agricola e preservandolo
con una cinta muraria; operazione questa che richiede l’investimento della
forte somma presa a mutuo.
E’ vero che abbandona la porzione rimasta separata dal resto
del Territorio, ma a conti fatti questo pezzo non rende praticamente nulla; gli
richiede solo ulteriore sudore.
La sua vita, il suo lavoro, i personaggi incontrati (il
notaio Ferdinando Ragnisco oggetto una condanna quale simpatizzante giacobino
ed Onofrio Monaco che sarà eletto, o sindaco, di Pozzuoli) nonché l’epoca in
cui si trovò a vivere questo contadino puteolano meritano un minimo di
approfondimento che ci riserviamo di concretizzare in un prossimo articolo.
FOTO
1 – La Starza
2 – Agrimusore
3 – Vallone Mandria
4 – Pozzuoli
Giuseppe Peluso - Pozzuoli Magazine del 15 giugno 2013
Anche a Bagnoli c'è un posto chiamato La Starza, anche qui c'era una masseria;
RispondiEliminaesiste un collegamento con le storie?
Caro Peppe. Solo oggi ho letto questo tuo commento. Non esiste collegamento tra le due Masserie. Il toponimo Starza, molto diffuso in Campania, deriva dal termine latino medioevale ” starcia “, "terreno da seminare". Ciao
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