Il Palazzetto della Residenza
Dai Vigili Urbani alla Festa della Donna
Recentemente mi sono recato presso la vecchia
“residenza” di Pozzuoli, in corso Vittorio Emanuele, per il ritiro di una
elettronica Carta di Identità.
Fin da prima del 1970 non entravo in questo
pubblico edificio, ben conosciuto dai puteolani “veraci”, e non ho potuto far a
meno di esaminarlo, con occhi nostalgici, ricordando ciò che esso ha
rappresentato.
Le prime notizie su questo palazzetto le otteniamo
dal diario di un viaggiatore di fine ottocento che così scrive:
"Nella
via che anche oggi porta il nome di Pendio di mare, quando, passato il ponte,
si vuole scendere in piazza, sorge a dritta un palazzetto nuovo, costruito dal
comune sul suolo rimasto sgombero dalle demolizioni nello aprirsi il braccio di
strada, or detta Garibaldi.
Lo si
riconosce subito, perché vi è appeso all'angolo un grosso stemma della città,
tutto a colore giallo oro, tanto la corona turrita, quanto lo scudo, sul quale
fanno bel risalto le teste di aquile in nero” [1].
Nel 1878, periodo dei grandi interventi urbanistici eseguiti per sventrare il ventre molle del borgo, è aperto il tronco di strada chiamata Gabriella Portese. Serve a dare aria ad un fondaco malsano ed a congiungere l’attuale via Giuseppe Mazzini (allora via Garibaldi perché con i Savoia regnanti non è giusto dar risalto ad un repubblicano rivoluzionario) per collegarla alla primaria arteria di Pendio di Mare, ora chiamata corso Vittorio Emanuele.
Sempre su progetto dell’ingegnere Gennaro
Sommella sono eseguite varie demolizioni e sull’ultima area di risulta, proprio
ad angolo col predetto pendio, nel 1882 il Comune di Pozzuoli fa costruire il
bel palazzetto da adibire a sede di vari uffici pubblici.
Il suo progetto lo di deve all’architetto
Ernesto Villari che, ricordiamo, ha provveduto alla risistemazione frontale sia
della vecchia Casa Comunale al Rione Terra (ex Pretura) sia della nuova in via
Marconi (ex Municipio).
Ma Villari è molto attivo anche in altri
progetti come la sistemazione della zona Malva (attuale villa comunale), del
molo Caligoliano, del vecchio Macello in via Miliscola, e di tanti altri
(alcuni non attuati).
La costruzione del palazzetto è affidata alla ditta di Gaetano Volpe che, avvalendosi di maestranze puteolane, se l’aggiudica per la somma di lire dodicimila e seicento.
L’edificio è formato da muratura omogenea,
costituita da blocchi regolari di tufo, con forma rettangolare e con pianta di
testa angolare. E’ tutto intonacato ed ha, oltre a fasce marcapiano, tratti di
conci radiali e tratti di motivi geometrici a bugnato, il tutto realizzato con
stucco.
Il palazzetto è costituito da tre livelli ed i
due piani alti sono raggiungibili da una scala interna a balzo che ha due rampe
per piano [2].
Sul corso Vittorio Emanuele, facciata più
corta, c’è un solo ingresso al civico 16, ed un balconcino ad ognuno dei due
piani superiori. Su via Mazzini, facciata più lunga, al piano terra esiste il
portone delle scale, due finestre ed ulteriore apertura. Ai due piani superiori esistono quattro
finestre per ciascun livello.
Sulla graziosa fronte angolare non ci sono
aperture ma è qui che viene sistemato il bellissimo e grande stemma della città
di Pozzuoli.
Questo stemma in ceramica è modellato nel 1885 nella scuola di plastica del Museo Artistico Industriale di Napoli dall'alunno Rocco sotto la scorta del professore Salvatore Cepparulo, e poi dipinto dall'alunno Orefice sotto la guida dell'illustre maestro Filippo Palizzi.
Tecnicamente è una bravura, che mai si è
eseguita in maiolica a smalto stagnifero e a gran fuoco; dalla fornace non è
mai uscita una lastra di quella dimensione, tutta di un pezzo, così dritta e
squadrata.
Si tratta di uno scudo, tutto in colore giallo
oro, contenente sette teste recise di aquila, rivolte a destra, disposte in
successione araldica sfalsata; le teste di aquila sono in nero.
Lo scudo è sormontato da separata corona
radiale turrita sempre di colore giallo dorato.
Al piano terra si insedia l’Ufficio Annonario del Comune e sopra l’Ufficio Postale con il Regio Telegrafo; nel 1886 vi è sistemata anche la sede della Banca Cooperativa Puteolana.
Ma questo palazzetto resta noto per essere
stato, per decenni, la sede dei Vigili Urbani; pertanto ai più è noto come la
“residenza”, a “resernza” per i puteolani. Nell’uso diplomatico la “residenza”
è l’edificio in cui risiede ufficialmente il capo di una missione estera
permanente protetto da inviolabilità, immunità, extraterritorialità e altre
garanzie. In effetti la “residenza” indica il complesso di uffici dell’organo
con cui lo stato protettore esercita i suoi poteri presso lo stato protetto;
pertanto; per trasposizione indica la sede ed il personale a mezzo del quale il
Municipio esercita i suoi poteri presso la comunità locale.
Questo il motivo della presenza del grande
stemma comunale, monito ai cittadini; inoltre esso è ben visibile dai
forestieri che entrano in città dalla porta principale, posta all’inizio della
Regia Via, dove confluiscono gli omnibus, carrozze pubbliche ed i primi tram a
vapore.
Il 28 novembre 1948 la sezione puteolana della “Unione Donne Italiane”, una associazione femminile trasversale di ex partigiane, capeggiata dalla socialista Mafalda Ciarlegio, ancora scosse per le enormi perdite causate dall’appena terminato conflitto mondiale, si rende promotrice dell’apposizione di una lapide a perenne memoria delle future generazioni.
Questa, di forma rettangolare ed in marmo, alla
presenza del sindaco Raimondo Annecchino è applicata sulla testa angolare del
palazzetto, sotto lo stemma di città, e riporta la scritta [3a e 3b]:
Tutti, per un motivo o per un altro, siamo stati presso il Comando Vigili per una multa, un accertamento, una richiesta, e non possiamo non ricordare quegli ambienti alquanto tetri e scuri con molti agenti che salgono o scendono quelle scale, alcuni seduti dietro scrivanie e altri chini sulle macchine da scrivere.
Quì si decidono i turni di servizio, le
straordinarie chiusure di strade ed i pattugliamenti degli incroci nevralgici; quì
si recano gli agenti all’inizio ed alla fine del proprio turno, anche se
distaccati presso altri Enti [4a e 4b].
Particolarmente movimentata questa sede la sera
dell’Epifania quando vi si accumulano i regali che gli automobilisti hanno
voluto donare al Corpo; è qui che li si divide in tanti lotti, pari al numero
dei Vigili in organico, in modo che possano essere tra loro sorteggiati con
imparzialità.
In data 14 marzo 1982 i competenti funzionari comunali sono avvisati della scomparsa del grande stemma cittadino, furto avvenuto soltanto qualche giorno prima; resta in sito solo la corona turrita che lo sovrastava.
Intanto forti sono i danni che questa struttura
subisce sia per le crisi bradisismiche che per l’evento sismico dell’Irpinia.
L’edificio è soggetto a radicale intervento di consolidamento delle murature
con iniezioni di cemento armato e numerose travi in ferro, ben visibili sulle
mura perimetrali esterne [5a, 5b].
Purtroppo nell’ottobre del 1984, nel corso di lavori di puntellamento, scompare anche la corona residua dello stemma già precedentemente rubato.
Dopo il ripristino il palazzetto è utilizzato
dal Comune di Pozzuoli come sede della prima Circoscrizione e poi vi sono
dislocati vari uffici aperti al pubblico, tra cui quello demografico; inoltre
via ha sede l’assessorato alle politiche sociali.
Da rilevare che fin dal 1993 il maestro Antonio Isabettini, noto artista e storico puteolano, ogni otto marzo, in occasione della “Festa della Donna”, con la collaborazione di Associazioni o Libere Cittadine, si rende promotore della posa di un drappo rosso e di un mazzo di mimose [6a, 6b].
La lapide è in alto, senza comodi punti di
appoggio, e Isabettini, spesso alla presenza del Gonfalone cittadino, utilizzando
una lunga scala si erge ardito a Paladino delle Donne e della Pace.
REFERENZE
R.
Giamminelli – Guida di Pozzuoli
www.
beniculturali.it – Pozzuoli Ufficio Vigili Urbani
P.
D’Alterio – Ricordi di Famiglia
Giuseppe Peluso - marzo
2023
Ricordo, se non erro, che negli anni sessanta un vigile vi trovò la morte per infarto durante il turno di notte . Era solo, per cui non potè essere soccorso. Mi sembra che da allora, sempre che la mia memoria non mi inganna, si stabilì che i vigili di guardia durante il turno di notte dovessero essere due.
RispondiEliminaGrazie della testimonianza. Fatti riconoscere
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