Masseria della Santissima Annunziata
dai Consoli Cordiglia ai Principi Caracciolo
La storia di Villa Cordiglia [1 – veduta
aerea] inizia a Laigueglia, un piccolo borgo di mare della Riviera Ligure di
Ponente, a fine settecento quando è ancora in vita la Repubblica Marinara di
Genova.
Laigueglia è la patria di numerosi mercanti
che, per la loro attività, si trasferiscono a Marsiglia (spesso con i nomi
francesizzati: Maglione in Mayon, Pagliano in Payan, etc), a Taranto ed a
Napoli. In questa ultima città si sono insediati, tra tanti altri, Stefano
Musso, Gio.Andrea Pagliano, Francesco Maglione, Domenico Cordiglia.
Alcuni di loro, pur continuando a praticare
l’arte mercantile in modo ambiguo e contraddittorio, riescono a farsi nominare
“consoli” dalla Repubblica di Genova; tra questi Domenico Cordiglia e in
seguito suo figlio Ambrogio.
Quando Napoleone occupa Genova, e mette fine
alla secolare esistenza della “Superba”, molti Laiguegliesi diventano cittadini
napoletani ma altri continuano a penetrare nella capitale meridionale come
“stranieri”, iscritti nelle liste del consolato di Francia a Napoli.
Ambrogio Cordiglia dichiara al console
generale francese in Napoli, di voler conservare i suoi diritti civili in
Francia e di godere delle franchigie e privilegi accordati alla Nazione
francese nel napoleonico Regno di Napoli.
Dichiara inoltre di sottomettersi alle
Costituzioni dell’Impero e di essere fedele a S. M. l’Imperatore dei Francesi e
Re d’Italia.
I Cordiglia hanno allargato progressivamente
il loro raggio d’azione con sedi commerciali a Laigueglia, a Napoli in società
con i Maglione, a Genova in società con i Musso, a Taranto, a Marsiglia.
In questo periodo si stringono non solo
legami commerciali, ma anche familiari; Ambrogio Cordiglia sposa Emmanuela
Maglione figlia di Stefano, suo socio in affari. Emmanuela è vedova di Bernado
Musso, altro Laiguegliese da cui ha avuto un figlio [2 - Famiglia Cordiglia].
Con la sconfitta di Napoleone, e con il
passaggio della Liguria ai Savoia, Ambrogio Cordiglia (1783-1861), figlio di
Domenico e di Maria Maddalena Cavassa, diventa Console Generale a Napoli di Sua
Maestà Sarda.
Suo Padre ha in precedenza ricevuto in fitto
dal Seminario Vescovile di Pozzuoli, probabilmente con contratto di enfiteusi
contro il pagamento annuale di un estaglio di sette ducati, la masseria
denominata “Santissima Annunziata”; un Territorio vitato-seminativo di circa 15
moggi, che si trova vicino all’omonima Chiesa, al di sopra del terrazzo marino
detto Starza.
I ruderi che si vedono in questo Territorio
appartengono probabilmente a strutture termali annesse alla casa ed agli Orti
di Marco Cluvio e di Pileo, ove Cicerone soleva spesso recarsi, ed i quali poi
ereditò.
Nel maggio del 1818 Ambrogio Cordiglia chiede
al Sindaco del Comune di Pozzuoli di poter acquistare una “costa incolta e
petrosa” che “termina sopra la strada di San Francesco”. L’intento è di aggregarla
al suo Territorio in modo che raggiunga il naturale confine orientale
costituito dal Vallone Mandra; all’opposto lato il Canalone, oggi detto Vallone
Cordiglia, ne costituisce il naturale confine occidentale; la strada Luciano,
ex Domitiana, ne delimita il confine settentrionale; il ciglio del Terrazzo
Marino della Starza ne determina il naturale confine meridionale.
Nella mappa di Andrea De Jorio, che mostra la
zona occidentale di Pozzuoli nella prima metà dell’ottocento, è ben visibile il
Territorio di Cordiglia sovrastante i Mulini ad acqua, poi dei Mirabella, e la
Masseria alla Starza, futura Villa Maria [3 – mappa de Jorio].
Nel 1826 lo storico Lorenzo Palatino, nel
libro “Storia di Pozzuoli e Contorni” così descrive il Casino del Signor
Cordiglia:
«Al
fianco del sopraddetto tempio della Santissima Annunziata vi sta la fruttifera
masseria del Signor Cordiglia. Quivi trovasi un comodo ed elegante casino,
situato in una posizione, che l’occhio ne resta incantato.
In
questa masseria, ed in quella di altro proprietario con essa confinante vi sono
ruderi di antiche fabbriche, le quali indicano essere state un gran bagno,
stufe, e palestra.
Nel
1812 nello scavare il Cordiglia le fondamenta per fabbricare una muraglia, e
chiudere la sua masseria verso il nord; essendo giunto lo scavo a quattro palmi
di profondità, si scoprì un lungo spezzone dell’anzidetta via Domiziana, che si
univa con la via Campana avanti la porta Erculea.
Tra
questa masseria, e l’altra del signor Loffredo si apre una valle nel di cui mezzo
evvi un'antica via selciata con grandipietre, ramo della via Domiziana, che
passando per accanto dell'Accademia di Cicerone, dalla sommità del colle usciva
giù alla marina. Resta però coperta da terra e piantagioni».
Alla fine degli anni venti dell’ottocento, nella
veste di Console Generale di Sua Maestà Sarda, e a mezzo di una Istanza, Ambrogio
Cordiglia contesta, enunciandone i motivi, la decisione del Decurionato di
Pozzuoli (una sorte di consiglio comunale che tra l’altro elegge il sindaco) di
trasformare in civico cimitero le fondamenta della vicina chiesa della “SS Annunziata”.
Con il napoleonico editto di Sint-Cloud, che
vieta le sepolture sotto le chiese dei centri urbani, nel 1814 il Decurionato
di Pozzuoli adibisce a camposanto il giardino dell’ex convento di San Francesco
(attuale carcere femminile).
Ma poco dopo questo camposanto all’aperto è
devastato da un folto gruppo di puteolani che lo considera un’offesa verso i
morti.
Per evitare ulteriori incidenti il
Decurionato decide di adibire a luogo di sepoltura qualche chiesa fuori
dall’abitato; inizialmente si prevede di realizzarlo presso la chiesa della SS.
Annunziata, poi per l’opposizione del Cordiglia si opta per la vicina Santa
Marta e per San Gennaro alla Solfatara.
In seguito, per far fronte all’elevato numero
di vittime provocate dal colera del 1837 e per prevenire future epidemie, si
decide di realizzare il nuovo cimitero di Pozzuoli in un vicino campo di proprietà
di Michele Pica, sempre in via Luciano, che sarà inaugurato nel 1843.
Nel 1833 il Seminario di Pozzuoli,
proprietario della masseria, a mezzo del suo Rettore don Raffaele Manganella
notifica al Cordiglia una istanza di sfratto per mancato pagamento del canone
annuo.
Nel 1837 muore Emmanuela Maglione, più
anziana di Ambrogio, che lascia una complessa eredità, con testamento stipulato
dal notaio Zigarelli, suddivisa tra suo marito, i figli avuti da lui ed il
figlio avuto dal primo marito.
Emmanuela non vedrà sua figlia Marianna
(detta Anna) andare in sposa nel 1848 a Filippo Caracciolo di Melissano,
capitano dell’esercito borbonico e discendente di una nobile famiglia
napoletana.
Suo Padre Francesco Antonio Caracciolo ha
rivestito molte cariche pubbliche tra cui quella di segretario di legazione in
Austria e in Francia, dove conosce e sposa Adelaide Trimoulet; dal loro
matrimonio nascono Luisa nel 1812, Filippo nel 1814, Anna Francesca nel 1816,
Giovanni, nato e morto nel 1819, e Francesca nel 1826.
Nel 1813, sotto Gioacchino Murat, Francesco
Antonio Caracciolo è creato conte nello stesso anno nominato ministro
plenipotenziario, prima in Spagna presso il re Giuseppe, poi a Monaco di
Baviera, dove nasce suo figlio Filippo che abbiamo visto sposo di Anna
Cordiglia.
Francesco Antonio Caracciolo è poi nominato Sovraintendente
del Distretto di Pozzuoli (una sorta di Presidente/Prefetto di Provincia) e sua
sorella donna Anna sposa il nobile puteolano Nicola di Fraia-Frangipane; Francesco
Antonio muore a Pozzuoli il 22 maggio 1846.
Dal matrimonio tra Anna Cordiglia e Filippo Caracciolo nascono Maria Adelaide nel 1849, Francesco nel 1850, Ambrogio nel 1851 (da lui discenderanno gli attuali proprietari di Villa Cordiglia a Pozzuoli), Maria Concetta nel 1853 e Maria Luisa nel 1857 [4 – Famiglia Caracciolo].
Nel 1845 il Tribunale di Commercio di Napoli
emette sentenza di condanna nei confronti di Ambrogio Cordiglia, con l’arresto
personale, per un debito non liquidato in favore di Ferdinando Rodriguez.
Nel 1847 Ambrogio Cordiglia, che nel
frattempo ha ingrandito l’originario casino estivo costruito al di sopra
dell’antica masseria, chiede al Municipio di Pozzuoli un forte indennizzo per
l’esproprio di parte del Territorio di sua proprietà denominato SS. Annunziata.
Si tratta del ciglione sassoso su cui è stata aperta la “Via Nova”, attuale
ultimo tratto di via G.B. Pergolesi [5 – mappa Pozzuoli].
Nel 1861, appena completata l’unità italiana,
muore Ambrogio Codiglia e, seppure non abbia lasciato testamento, per accordi
tra eredi il fondo enfiteutico di Pozzuoli resta intestato a sua figlia Anna ed
al marito Filippo Caracciolo.
Nel 1864 abbiamo la ricevuta di duecento
ducati per uno degli ultimi canoni pagati al Seminario di Pozzuoli; qualche
anno dopo, giusta la legislazione del nuovo Regno d'Italia,
Filippo Caracciolo provvede all'affrancazione completa della masseria.
Nel 1868, dovendo rinnovare l’affitto
agricolo della “Santissima Annunziata” ai coloni Raffaele Mucciardo e Biase
Bonito, Filippo Caracciolo fa eseguire la numerazione degli alberi e piante
dall’esperto di campagna Procolo Manganella.
Dal 1871 le famiglie dei coloni Angelo
Palumbo e Giovanni Orso subentrano nell’affitto della masseria agricola.
Nel 1880 muore Filippo Caracciolo e tocca ai
suoi eredi contrattare con la Ferrovia Cumana che attorno al 1890 sta
realizzando la Linea Napoli – Pozzuoli – Torregaveta.
La Ferrovia espropria qualche striscia di
terreno nel primo lembo del Vallone Mandra, in prossimità del canale Alveo
Campano; in cambio i Caracciolo ricevono parte del costone della Starza,
espropriato al Duca Luigi Ferraro, rimasto staccato dal resto della proprietà
dell’attuale Villa Maria alla Starza.
In uno schema di convenzione si decide pure
la realizzazione di un muro che divida la proprietà dalla sede ferroviaria [6 –
mappa la Starza per esproprio Ferrovia Cumana].
Il Territorio del Vallone Mandra (fondovalle,
pendici San Francesco e pendici Starza), con annessa casa colonica ed altri
rustici, costituisce una separata masseria attraversata dall’Alveo Campano che
nei vecchi documenti è definito Alveo San Francesco. Stesso nome del costone e
delle pendici sottostanti alla chiesa di San Francesco, meglio conosciuta come
Sant’Antonio.
Su questo Territorio dei Caracciolo, proprio
per la presenza dell’Alveo e dei resti dell’antica strada che risaliva il
vallone, ci son sempre state controversie di confine con il Municipio di
Pozzuoli ed in passato con la vicina Masseria alla Starza.
In particolare, nei primi anni del novecento,
Ambrogio Caracciolo contesta al Municipio di Pozzuoli la violazione dei diritti
di possesso del suolo su cui è stato costruito il nuovo casotto daziario sul
ciglio estremo interno del Vallone Mandra che considera di sua proprietà.
Questo separato Territorio del Vallone Mandra
risulta dato in fitto alla famiglia del colono Gaetano Differente che lo terrà
in locazione fino al 1930; in seguito passerà alla Famiglia Gemelli.
Negli stessi anni è venduto alla Armstrong un
lembo del Vallone Canalone (oggi detto Cordiglia), non espropriato dal Comune
di Pozzuoli, per permettere la realizzazione di un enorme serbatoio a servizio
del costruendo cantiere. L’acqua fornita al Cantiere proviene dall’acquedotto
Campano le cui condutture passano nel sottosuolo del fondo “Santissima Annunziata”.
Grandi lavori, commissionati da Anna
Cordiglia, debbono essere stati eseguiti a fine ottocento nella casina,
trasformandola in grande Villa Nobiliare, come si evince da documenti conservati
negli archivi della Famiglia Caracciolo.
Da parte del falegname Carlo Ciocia nel 1896-1897;
da parte dell’appaltatore Antonio Pica negli stessi anni; da parte del
decoratore Domenico Leggiero nel 1897-1898; del muratore Antonio Pollio che nel
1898 si dichiara debitore di Ambrogio Caracciolo e si impegna a costruire un
forno; dell’affidamento dei lavori da parte dell’ingegner Salvatore Bellini e della
valutazione dei lavori in corso da parte dell’ingegner Sparano negli anni 1897-1899
[7 – Alinari fine ottocento].
Nel 1899 muore Anna, l’ultima dei Cordiglia, e
il Territorio di Pozzuoli passa in eredità al figlio Ambrogio Caracciolo che,
alla fine degli anni venti del novecento, vede il suo Territorio subire un
nuovo esproprio per la costruzione della nuova “Domiziana”.
Questa, all’epoca definita autostrada, in
pratica attraversa il fondo dividendolo in due parti e la zona rimasta
distaccata, oltre la nuova carrozzabile, inizia ad attirare gli interessi di
chi ha intenzioni speculative; aiutato in questo dalle potenzialità dei
panoramici terreni.
Intanto nel 1929 muore Ambrogio Caracciolo e
poiché i suoi due figli, i gemelli Filippo e Francesco, hanno appena dodici
anni il Territorio è amministrato dalla vedova principessa Lucia Biarbellini
Amidei in Caracciolo di Melissano.
La nuova cinta muraria, che divide la
proprietà dalla pubblica strada è rivestita con l’elegante pietra lavica di
Monte Olibano e nel 1932 il Municipio di Pozzuoli concede a Lucia Caracciolo di
procedere alle opere in muratura dei pilastri del nuovo cancello d’ingresso [8
– muratura esterna].
Intanto scoppia la Seconda Guerra Mondiale e la villa di Pozzuoli diventa sicuro rifugio per molti dei familiari, sparsi tra Napoli, Firenze ed altre località. Il giovane principe Francesco [9 – Francesco Caracciolo],
figlio di Ambrogio e ufficiale del Regio Esercito, è preoccupato
del gemello Filippo anch’egli sotto le armi a Modena.
Testimonianza dei tragici momenti è una
lettera che Francesco invia alla mamma dalla zona di guerra; la lettera di Pe
Via Aerea, con timbri di Posta Militare, è indirizzata a:
Principessa
Lucia Caracciolo di Melissano – Villa Caracciolo – Pozzuoli [10 lettera].
Nel 1943, con l’incremento dei bombardamenti
alleati, sulle pendici della Starza, proprio dietro “Villa Maria” ma sempre in
proprietà Caracciolo, è costruito un rifugio antiaereo da servire per ricovero
sia degli allievi della “Scuola Meccanici del Cantiere Ansaldo”, sia dei
marinai di guardia alle condutture nafta che attraversano questi territori.
La Famiglia, per questioni finanziarie e di
sicurezza, pensa di spostarsi nella tenuta di Taviano, vicino Melissano in
provincia di Lecce, ma teme la requisizione della villa di Pozzuoli in caso di
trasferimento.
Nel secondo dopoguerra continua il
ridimensionamento del vecchio Territorio con la vendita lottizzata della
porzione rimasta sul Terrazzo della Starza, di tutta l’aera che andrà a
costituire il nuovo Parco Cordiglia, con i nuovi espropri effettuati dalla
Ferrovia Cumana per il raddoppio dei binari e per la costruzione della nuova
stazione al Vallone Mandra.
Poi, in seguito alle fasi bradisismiche del
1970 e del 1983, Villa Cordiglia risulta gravemente danneggiata ed inagibile [11
– villa inagibile].
L’archivio storico gentilizio, oltre duemila
documenti, è recuperato dalle macerie della Villa di Famiglia a Pozzuoli e a
fine 1983 consegnato dal principe Landolfo Ambrogio Caracciolo di Melissano
alla Soprintendenza Archivistica per la Campania [12 – veduta attuale].
REFERENZE
A. Carrino – Fra Nazioni e Piccole Patrie –
Mercanti liguri
S. D’Acquino e R. De Simone – Archivio
Gentilizio Caracciolo di Melissano
Giuseppe Peluso – marzo 2023