mercoledì 10 maggio 2017

Ferraro Luigi

Dai personaggi di Villa Maria alla Starza
Luigi Ferraro e qualche curiosità storica di Via Miliscola

Il 6 marzo del 1872 inizia una lunga vertenza tra gli allora proprietari della “Casina alla Starza” di via Miliscola, attuale “Villa Maria” in via Nicola Fasano 34, ed il Municipio di Pozzuoli.
A dar inizio alla disputa è Antimo Maria Luigi Ferraro, noto come “Luigi”, secondogenito dell’avvocato e nobiluomo Francesco di Paola Ferraro.

Francesco Ferraro [1], nato a Napoli il 2 settembre 1816, nel gennaio dell’anno 1845 acquista il Territorio alla Starza con annessa Masseria (il tutto riportato in catasto con un'estensione di moggia 5, quarti 4, none 7 e quinte 3) ad asta giudiziaria e qualche anno dopo provvede ad edificare un grazioso villino al di sopra del fondo rustico; ovvero della antica casa colonica ancora abitata dalla Famiglia Daniele, ex enfiteuta [2].

Dopo l’avventura “garibaldese” [così è riportato nelle memorie della Famiglia Ferraro] Francesco, che non nasconde le sue simpatie per “Franceschiello” di cui è procuratore, viene arrestato perché sospettato di aver partecipato alla congiura legittimista del Barone Cosenza, tendente a reinsediare la casa borbonica.
Praticamente in questa Storia si ritrova dalla parte di chi ha perso, anche dei briganti, pertanto subisce l’umiliazione della cella (sarà detenuto nelle allora carceri di San Francesco fuori Porta Capuana, edificio poi adibito a Pretura) ma ne esce a seguito di una amnistia pacificatrice.
Dopo l’unità d’Italia, con le nuove leggi nazionali antifeudali, provvede al riscatto dell’antico diritto reale di enfiteusi che grava sul fondo alla Starza a favore del Ritiro di Santa Maria della Consolazione, a sua volta subentrato alla Mensa Vescovile (Diocesi di Pozzuoli).
Francesco muore il 30 marzo 1870 e la sua imponente eredità è suddivisa tra i suoi quattro figli; Enrico, Luigi, Eugenio e Clotilde.
Luigi Ferraro [3], 

indubbiamente figlio prediletto, eredita l’appartamento “nobile” della “casa palazzata” di Salita Stella 27 a Napoli (interamente di proprietà del genitore), qualche locale terraneo, e inoltre biblioteca, studio e archivio paterno.
Eredita poi una masseria in località La Schiana (ancora oggi conosciuta come masseria Ferraro), di fronte alla collina di Cuma; da sempre in affitto alla Famiglia Pisano detta "Nasachiatta".
Infine, sempre nel comune di Pozzuoli, eredita il surriferito fondo conosciuto come Territorio alla Starza.

Luigi, nato a Napoli il 19 dicembre 1845, è avvocato, ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, Croce dell’Ordine degli Avvocati di San Pietro (Santa Sede).
Il 28 settembre del 1874 sposa Matilde Caterini [4], 

nata a Napoli nel 1849, figlia dell’Avvocato e deputato Raffaele Caterini; la sorella Cleonice Caterini sposa Eugenio Ferraro, terzogenito di Francesco e la sorella più grande, detta “Zizià”, sposerà lo stesso Francesco (che così diventa anche cognato delle sue due nuore) quando resterà vedovo della moglie Maria Giuseppa Pierro.
Nella seconda metà dell’ottocento Luigi è eletto Consigliere, Assessore, Vicesindaco e Sub Regio Commissario della città di Napoli; lo si ricorda in particolare perché istituisce, per il Comune di Napoli sempre in cerca di fondi, una tassa sui cani.
Ad immortalare questa sua iniziativa esiste una splendida caricatura di Mario Buonsollazzi, noto come “Solatium”, grande disegnatore dell'epoca; questa caricatura fa parte di una collezione di ritratti umoristici degli uomini politici napoletani del tempo [5].

Nella disputa contro il Comune di Pozzuoli inizialmente Luigi, in attesa della suddivisione ereditaria, rappresenta anche i fratelli coeredi del defunto genitore Francesco, ma nel prosieguo rappresenterà solo se stesso
Oggetto della disputa è un confinante spiazzo comunale in precedenza asservito ad un antico mulino ad acqua di cui restano pochissime tracce [6].

Su questo spiazzo il Municipio intende edificare il Macello Comunale e l’avvocato Luigi Ferraro, quale rappresentante l’eredità paterna, inizia con lo scrivere alla Prefettura di Napoli la seguente lettera di protesta:

“Luigi Ferraro, tanto nel nome proprio, che quale rappresentante l’eredità di Francesco Ferraro, espone alla S.V. possedere una casina con analogia di Villa in Pozzuoli luogo detto Starza.
Accosto a detta proprietà, che è in mezzo alla strada pubblica, il Municipio di Pozzuoli sta facendo delle fabbriche per metterci un pubblico macello e vasche per depositi di baccalà.
Queste cose porterebbero danno non solo alla proprietà dello esponente, ma alla igiene pubblica, essendo il luogo suddetto nel sito più bello del paese, ed essendo detta strada frequentata sia dai paesani che dai forestieri che si portano a vedere le antichità ivi esistenti.
Quindi il sottoscritto prega la S.V. dare quei provvedimenti che crederà opportuno nello interesse della giustizia, perocchè depositi e traffici di simil genere debbono stare in luoghi appartati, acciocchè non disturbino gli abitanti col puzzo e non insozzino la strada col sangue…. Luigi Ferraro”

Tre giorni dopo, in data 9 marzo 1872, Luigi Ferraro scrive simile, ma più intensa lettera, alla Sottoprefettura di Pozzuoli:

“Il sottoscritto sia nel proprio nome, che qual Vicario degli altri interessati sulla paterna eredità, con sentita fiducia nel senno e nella giustizia di V.S. Ill.ma, i cui benevoli effetti ha già sperimentato altra volta, ricorre più circostanziatamente alla prelodata S.V. come alla Prima Autorità Locale che è la sola e meglio informata dei siti, delle cose, e delle persone sottoposte alla sua giurisdizione, e ciò dopo aver presentato analogo e più breve ricorso alla Prefettura di Napoli in data 6 corrente.
La eredità che il sottoscritto rappresenta possiede, tra gli altri fondi in Pozzuoli, un Territorio tutto murato sulla strada consolare, con cancello in ferro, su cui Villa Ferraro e ridente casina a pochi passi da detto cancello e strada, nel luogo detto Starza.
Dal lato più breve del fondo in parola, che è l’occidentale, confina lo stesso con uno spiazzetto comunale, alle cui spalle è una proprietà del signor Francesco Gioia, ed all’opposto lato un casamento pur comunale, che era ad uso di molino, uso evidentemente non molesto ai vicini, ne ingrato al pubblico, ed ai viandanti si nazionali che stranieri, i quali giornalmente ed in numero non iscarso recansi a diporto per visitare i vicini luoghi e tutte le antichità onde son pieni questi ameni siti.
Non vi è Signore, Principe, Famiglia Reale, Sovrano ancora, che spesso non transiti, e non frequenti questi siti, anche per le Reali Cacce di Licola, Patria, e simili Delizie.
Or pare proprio che il Municipio presente abbia colto di mira la proprietà Ferraro per perseguitarla e danneggiarla in tutti i versi e per tutte le vie, non senza molestia degli altri vicini, né sfregio e disdecoro della cosa pubblica. Con istrano e deturpante divisamento fu dapprima costituito lo spiazzetto anzidetto come deposito di letame ed altre pubbliche immondizie produttive di esalazioni ed insetti molesti alla contigua proprietà, per modo che a furia di ricorsi, e non poche pratiche influenti, si giunse ad ottenere lo sgombero diffinitivo.
Fu poscia, con pericoloso intento, determinato elevarsi il muro del lato orientale e formarsene bersaglio di tiro a segno; donde il danno degli alberi flagellati e la possibilità di ferimenti ed uccisioni di persone; ad ovviare i quali fu necessità di adire l’autorità giudiziaria che ne vietò l’attuazione.
Più tardi si divisò ed eseguì il turpe progetto di destinare il contiguo fabbricato comunale a casa di tolleranza, troppo indecente e scandalosa fino al pubblico passaggio, e ci volle tutto il senno e la morale della S.V. Ill.ma, interessata da vivi reclami, per vedere libera la proprietà da si molesta e degradante vicinanza.
Ora si è fitto in mente questo strano Municipio di por mano al riempimento dello spiazzetto col formare di esso, a quanto si è detto, un macello di carni, ed un deposito di baccalà, i cui malefici miasmi e relativi insetti, nell’atto stesso che ammorberebbero la proprietà del sottoscritto rendendola inabitabile affatto, deturperebbero lo stesso pubblico passaggio, non meno per puzzo che per le tracce, che sono inseparabili conseguenze.
Il sottoscritto si è già diretto all’autorità giudiziaria per la sospensione dell’opera nuova iniziata sul muro di sua proprietà, e non potrà certamente acchetarsi alla vicinanza di sì malefico stabilimento, come quello che vuol collocarglisi a fianco.
Quindi il sottoscritto prega la S.V. dare quei provvedimenti che crederà opportuno nello interesse della giustizia, perocchè depositi e traffici di simil genere debbono stare in luoghi appartati, acciocchè non disturbino gli abitanti col puzzo e non insozzino la strada col sangue.
Lo sperimentato senno e la provata giustizia della S.V. Ill.ma sapranno emettere le provvidenze meglio adatte a quest’altra presente bisogna……Luigi Ferraro...”

Interessanti ed inedite le notizie che riportano l’utilizzo di questo spiazzo come deposito di letame; poi l’intento di impiantarvi un tiro a bersaglio e infine il progetto di destinare l’attiguo fabbricato comunale, ex mulino ad acqua, a casa di tolleranza.

Nonostante la lunga azione legale, anche perché nella costruzione del macello il Comune di Pozzuoli si appoggia al muro di cinta che erroneamente considera in comproprietà, il Municipio, previo pagamento di una indennità al Ferraro, riesce nell’impresa di edificare il macello. Questo è costruito dalla ditta del partitario Procolo Muse, la stessa impresa che inizierà la ricostruzione del Molo Caligoliano, su progetto dell’architetto Ernesto Villani.
Luigi con la sua numerosa Famiglia, avrà ben otto figli di cui due morti infanti, continua ad utilizzare la casina alla Starza, conosciuta anche come “Villa Ferraro”, quale luogo di delizie per trascorrevi lunghi e piacevoli soggiorni.

Nella foto di inizi novecento [7], 

scattata nel giardino di Villa Maria alla Starza, riconosciamo Luigi con la moglie e la loro ultima figlia, Maria. Hanno tutti un'aria sobria; l’impressione è di un sereno momento in campagna.
Luigi Ferraro sfoggia un'aria intelligente e sorniona; sorride sotto i baffi e gli occhi ridono.
La moglie Matilde Caterini è molto tenera mentre tiene sulle gambe la figlia; comunque ha nel fondo un'aria triste e malinconica.
Maria, la loro ultima figlia, è proprio carina vestita di bianco. Per tutti sarà zia Mimme e la ricorderanno nubile e anziana, piccola piccola. Le piaceva far divertire i bambini con un gioco davanti allo specchio, nessuno ricorda bene come funzionasse, ma dava l'idea che muovendo una gamba se ne muovessero due restando sostanzialmente sospesi.

Nell’altro scatto [8], 

all’ingresso del portone che immette al primo piano, ovvero all’appartamento padronale, notiamo Luigi Ferraro, con la paglietta; al suo fianco la moglie Matilde e, seduto a terra, il figlio Guido con vicino il fido cane da compagnia, anche lui inquilino di Villa Ferraro alla Starza.
Le tre romantiche ragazze sono le figlie Valentina, Immacolata e Maria. Solo la prima convoglierà a nozze come il fratello Guido. Invece Immacolata e Maria, come pure gli altri due germani Riccardo e Mario (non ripresi in foto) restano “single”.
C’è poi, in alto, il marinaio della barca “Zizià”, donata a Guido, in occasione della laurea in giurisprudenza, dalla zia nonchè seconda moglie di suo nonno Ciccio.
Infine, ancora seduti a terra scalzi e con aria dimessa, due ragazzi nipoti del patriarca dei coloni Monaco, detto “zi' 'Ntonio” [9].

Il 20 gennaio del 1913 muore Luigi Ferraro e, nella suddivisione ereditaria, l’appartamento “nobile” di Salita Stella a Napoli va al figlio Guido e la Villa alla Starza di Pozzuoli, con tutto il suo Territorio, è ereditata in comune dalle figlie Immacolata e Maria.
Nel 1918 le due sorelle, ritenendo molto più affidabile un investimento in Titoli di Stato (sic!), vendono l’intero fondo alla signorina Maria De Sanna che subito dopo inizia la costruzione del secondo piano e di altri corpi di fabbrica; in questa occasione [p1] è abbattuta la cappelluccia che si nota sullo sfondo della foto di gruppo.
Era essa dedicata a San Francesco da Paola, raffigurato con un pregevole maiolicato, e fatta edificare da Francesco Ferraro alla fine del 1868 per un voto espresso. Di questa cappella si conservano documenti e ricevuta di costruzione; della figura del Santo resta il solo volto [10].

Ritornando al macello comunale c’è da riferire che sarà abbattuto solo negli anni ’80, dopo i disastrosi eventi sismici e bradisismici, sostituito da un nuovo simile impianto in via Fascione, poi anch’esso abbandonato.
L’area che occupava nella provinciale via Miliscola, nel frattempo intitolata alla memoria di Nicola Fasano, ridiventa nuovamente un libero spiazzo che ultimamente vede ergersi un imponente impianto creato dalla “Copin S.p.a.” per analizzare, così si dice, le acque di vicine fonti sorgive [11].


CREDITI
Giuseppe Peluso – Cronistoria di Villa Maria alla Starza
Renato Ferraro – Memorie della Famiglia Ferraro

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