E la Sirena suonò
Tragedie e comiche bradisismiche
Pozzuoli, Terra di Fuoco e Terra di Sirene; da
quelle omeriche, melodiche e ammaliatrici, a quelle dei cantieri, stridule e
persistenti, senza tralasciare quelle appetibili di famosi ristoranti.
Quelle mitologiche stregano Ulisse e permettono
ad Omero di svelare al mondo le bellezze di questi luoghi incantati.
Quelle cantieristiche stregano gli operai e
permettono a migliaia di Famiglie di apprezzare il benessere apportato dalla
Armstrong.
Quelle ristoratrici stregano gli avventori e
permettono a frotte di turisti di godere della gastronomia flegrea.
Angosciose testimonianze e ricordi familiari descrivono
gli allarmi lanciati dalle sirene, durante la guerra, per avvertire di
incursioni e bombardamenti.
Tutte queste sirene sono oggi scomparse, il
nostro udito percepisce solo quelle dei mezzi di pronto intervento e quelle, sempre
più numerose, che suonano giorno e notte allarmandoci per i frequenti furti.
Non possiamo però non menzionare altre sirene
puteolane non meno famose, anche queste legate a ricordi inquietanti, che fecero
sentire la loro pungente voce nel corso della crisi bradisismica del 1970.
Il percorso dei ricordi inizia il 22 febbraio
1970 quando L’Unità, nell’articolo
scritto da Eleonora Puntillo corrispondente dei Campi Flegrei, titola:
“Brucia la terra sotto Pozzuoli?”.
Si tratta della prima testata nazionale ad
occuparsi dell’anomala situazione di Pozzuoli, riportando in maniera cauta le
avvisaglie dei movimenti della terra, percepite da pescatori e cittadini del
luogo.
Il 2 marzo 1970 c’è poi la totale evacuazione
del Rione Terra che segna una rottura tra la Pozzuoli di una volta e quella che
verrà [1].
A questa forzata evacuazione fa seguito
quella volontaria degli altri quartieri i cui abitanti, in preda al panico per
una temuta improvvisa eruzione o di una forte scossa tellurica, scappano via
dalla città cercando autonoma sistemazione.
Il sindaco prof. Nino Gentile inutilmente
tenta di fermare l’improvviso provvedimento di sgombero e la lunga autocolonna
di camion militari, bus dell’ATAN e altri mezzi civili che, per ordine del
prefetto, s’è messa in viaggio verso Pozzuoli [2].
Gentile, e l’assessore Causa, tentano di
impedire questo provvedimento perché intuiscono le gravi conseguenze che
comporta; le autorità non hanno previsto l’ondata di paura e il susseguente
esodo di massa che mette in atto meccanismi economici, politici, sociali troppo
grandi e complessi che quelle stesse autorità non possono fronteggiare.
Ben presto ci si rende conto che nulla
succede di catastrofico e le divergenze fra studiosi Italiani, francesi e
giapponesi, diventano vere e proprie risse scientifiche. Coloro che dovrebbero
impostare correttamente uno studio qualificato da trasmettere alle autorità
hanno pareri diversi sull’origine e sugli sviluppi futuri del fenomeno. A loro
volta i poteri dello Stato, pur tra loro litigando, cercano di trovare una
soluzione che favorisca il rientro della popolazione; almeno di tutti coloro
che occupano stabili perfettamente agibili.
Già il 20 marzo è resa pubblica la notizia
che cinque sirene, l’una dopo l’altra, taglieranno l’aria di Pozzuoli; e questa
sarà la prova dell’allarme che dovrebbe in futuro scattare per avvertire la
cittadinanza di allontanarsi [3].
Naturalmente non si sa bene in quale caso di
preciso fenomeno, (terremoto, eruzione?) e per iniziativa di chi dovrebbero poi
suonare per avvisare dell’imminente pericolo.
Le cinque sirene saranno montate sui tetti
dei seguenti edifici:
-
Caserma
dei Carabinieri
-
Caserma
della Guardia di Finanza
-
Ospedale
dell’Ordine dei Cavalieri di Malta
-
Scuola
Monte Nuovo ad Arco Felice
-
Stabilimento
termale sul lungomare
In assenza di altri chiarimenti l’ipotesi più
logica sembra che questi dispositivi possano entrare in funzione in caso di
scosse sismiche ed i puteolani si augurano che i sismografi, alla cui
sensibilità è affidata la loro sorte, non siano di quelli che han bisogno di
essere sorvegliati e magari smentiti da altri strumenti ed altri osservatori
esteri; come pubblicamente sta succedendo.
La sfiducia dell’opinione pubblica, nei
confronti di coloro che possedendo un potere accademico godono ora anche di
potere politico, è confermata anche dai risultati cui è pervenuta la
Commissione Speciale su Pozzuoli del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Ad un mese dal giorno in cui il problema è
stato reso noto in tutta la sua gravità il presidente del CNR dichiara che si
parte praticamente da zero con lo studio e che si è stabilito di intensificare
i rilevamenti per acquisire ulteriori dati [4].
Non si tratta della solita calamità, come per
il terremoto, che una volta avvenuto preoccupa solo per eventuali ripetizioni e
quasi sempre a distanza di anni, bensì di fenomeni che si sviluppano giorno per
giorno e che occorre prevenire e consentire ai residenti di rimanere nella
zona.
Il fenomeno sta provocando un notevole
sollevamento del suolo che, in alcune zone, nel marzo del 1970 ha di già
raggiunto il metro e si fa notare che un simile sollevamento non può essere
considerato cosa da nulla per velocità e proporzioni; l’unico notevole
sollevamento verificatosi nelle Haway, prima di quello di Pozzuoli, è stato di
appena 50 centimetri ed è stato seguito da una eruzione.
I puteolani non vogliono spostarsi ne'
allontanarsi, dicono no alla logica delle deportazioni, perciò occorre creare
delle vie di evacuazione [5],
che restino sgombre, e nello stesso tempo le sirene, come in tempo di guerra, dovrebbero dare tranquillità alla popolazione. Forse non serve a molto, perché quando suona la sirena il disastro è già avvenuto, ma sono importanti dal punto di vista psicologico e pertanto sono installate e, per accertarsi del loro buon funzionamento, alle ore 12.00 d’ogni domenica sono fatte squillare per circa un minuto.
che restino sgombre, e nello stesso tempo le sirene, come in tempo di guerra, dovrebbero dare tranquillità alla popolazione. Forse non serve a molto, perché quando suona la sirena il disastro è già avvenuto, ma sono importanti dal punto di vista psicologico e pertanto sono installate e, per accertarsi del loro buon funzionamento, alle ore 12.00 d’ogni domenica sono fatte squillare per circa un minuto.
Nelle prime domeniche piazze e strade del
centro s’affollano di curiosi che giusto a mezzogiorno bloccano ogni loro
movimento; chi passeggia si ferma, che guida ferma l’auto, chi lavora sospende
momentaneamente l’attività, i commercianti escono dai negozi e chi è in casa
s’affaccia ai balconi.
Durante il latrare delle sirene ci si guarda
tutti sorridenti e fiduciosi; il puteolano acquisisce fiducia e tranquillità, ama
credere che lassù c’è qualcuno che veglia su dl lui.
Come previsto le sirene raggiungono il loro
scopo, la loro semplice presenza incute sicurezza, molto più che le parole e
gli incitamenti di politici e scienziati.
C’è il ritorno delle Famiglie e man mano la
città riprende a vivere; alle sirene non si presta più tanta attenzione, per i
puteolani, come il cannone del Gianicolo per i romani, è l’occasione di
controllare gli orologi.
Poi improvvisamente, alle 21.50 di mercoledì
5 ottobre 1971, uno degli ordigni si mette ad urlare da solo senza che entrino
in funzione gli altri quattro.
La Sirena “antibradisisma” piazzata sul tetto
della caserma dei Carabinieri in via Carlo Rosini suona per diciotto
lunghissimi minuti resistendo al violento strappo dei fili ed alle manganellate
dei volenterosi militi [6].
Nella città si scatena il caos e decine di
migliaia di persone, che ben conoscono il particolare tono di questa sirena, si
precipitano per le strade fuggendo dalle abitazione e raggruppandosi in luoghi
aperti; s’aspettano una imminente catastrofe.
Chi ha l’auto si dirige verso la statale
“Domiziana”, unica via di uscita da Pozzuoli; ma dopo pochi minuti resta
imbottigliato dando inizio ad un disperato ed assordante concerto di clacson.
La maggior parte della popolazione si riversa
sul lungomare di via Napoli e in Piazza della Repubblica, dove c’è spazio e ci
si può salvare nel caso crollino i palazzi; anche qui, nel giro di cinque
minuti, è un assordante coro di grida, di pianti, di richiesta di aiuto [7].
Molti iniziano a correre qua e là come
forsennati e storditi per effetto della paura; quando il terrore è generale il popolo è schiacciato, la terra è scossa, e
non c’è da meravigliarsi che gli animi, abbandonati e in preda al dolore, siano
smarriti.
Una gran folla di precipita alla “residenza”
dei Vigili Urbani, dove si sa che almeno due dovrebbero essere di guardia; si
sfonda la porta ma dentro non c’è nessuno cui chiedere spiegazioni. Altra folla
assedia il Commissariato di Polizia nella villa comunale e la Caserma dei
Carabinieri dalla quale subito parte la notizia che deve trattarsi di un guasto
o di un corto circuito, e spiegano che non si riusciva a farla stare zitta
finché, dopo averne tirati via molti altri, non si è strappato via il filo
buono.
Numerosi i piccoli incidenti come quello
capitato al quindicenne Franco D’Isanto che, uscendo di corsa dal cinema in cui
si trova, è travolto dalla furibonda ressa e cade a terra dove resta con un
piede fratturato.
Arrivano i Vigili del Fuoco, le Volanti della
Polizia e le Gazzella dei Carabinieri, che non sanno cosa fare; pertanto,
mediante le autoradio, si mettono in contatto con il Prefetto di Napoli che è
l’unico posto dal quale possono venire comandate le sirene di allarme. Dalla
prefettura riferiscono che, non essendoci stato nessun preavviso d’allarme, non
è stato schiacciato nessun bottone e non sanno come possa essere accaduto
questo accidente.
Ancora non esiste la moderna Protezione
Civile e ci si rende conto che manca quello che suona la campana, che dà
l'allarme, che suona la sirena per avvertire del pericolo, Prefettura, Questura,
Comune. Ufficio Tecnico, troppi a remare e a dare ordini. Ognuno si tiene il
suo pezzetto di competenze e informazioni e dialoga troppo tardi con gli altri
livelli di gestione.
Cittadini, politici e forze dell’ordine, onde
evitare il peggio, insistono affinché possa trovarsi il mezzo di rassicurare la
popolazione che ancora è per le strade; tutti fanno quello che possono urlando
a gran voce senza però riuscirci causa la gran confusione. Allora compagni
sindacalisti corrono in moto, in bicicletta ed a piedi presso lo stabilimento
SOFER dove nella locale sezione della Camera del Lavoro ritirano dei megafoni.
Tutti i telefoni di Pozzuoli risultano, tra
le ore 22.00 e le ore 24.00, privi di linea perché la cittadinanza si attacca
al telefono chiamando parenti, amici, comune, prefettura, polizia, carabinieri;
il sovraccarico ha annullato del tutto questo mezzo di comunicazione,
aggravando ancor di più il panico e l’angoscia.
L’urlo della sirena coincide poi con una
serie di altri episodi che, messi insieme, concorrono a creare il panico. Il
giorno prima Pozzuoli è stata invasa da militari che eseguono rilievi e
misurazioni e non si tratta delle ordinarie “campagne di rilevamento” che sono
eseguite periodicamente [8].
Un elicottero militare è stato poi visto sorvolare a bassa quota la città mentre ancora urla la sirena, e questo avvalora la tesi di un allarme programmato.
Un elicottero militare è stato poi visto sorvolare a bassa quota la città mentre ancora urla la sirena, e questo avvalora la tesi di un allarme programmato.
La folla non sa, ne può sapere, dove andare;
l’allarme non vale assolutamente nulla se serve soltanto a buttare giù la gente
dal letto e a farla radunare in piazza. Il tutto crea solo panico e caos anche
in considerazione che gran parte della popolazione ancora non è motorizzata e
comunque esiste un’unica strada di uscita intasatissima e costellata di palazzi
pericolanti.
Questo episodio conferma che le condizioni di
sicurezza di una città sono nulle se non esistono idonee via di fuga che si
innestino agevolmente nella grande viabilità nazionale senza dover passare
attraverso blocchi e strozzature.
I dissesti provocati dal movimento del suolo,
che nel 1971 ancora continua ad innalzarsi, hanno bloccato numerose strade
interne della città dove gli abitanti in buona parte, tranne quelli del Rione
Terra, sono rientrati pur sentendosi come in una trappola.
Il giorno dopo il popolo di Pozzuoli,
terrorizzato, si chiede come mai non sia accaduto di peggio; solo la fortuna ha
voluto che non ci siano state vittime ed i soggetti nervosi ed ansiosi
(parecchi tra anziani, donne e bambini) restano a letto e prendono calmanti per
cercare di mandar via l’angoscia.
E’ importante parlare di “effetti psicologici”
durante i rischi sismici; storicamente tra i primi a mettere in relazione i due
elementi è Seneca che con grande intuizione pone in luce alcuni aspetti chiave
del rapporto, inversamente proporzionale, tra la mancanza di conoscenza di un
fenomeno “naturale” e l‘amplificazione della paura. Non è facile restare in sé
in mezzo a grandi catastrofi e quasi sempre le menti più deboli sono prese dal
panico rendendole simili a un pazzo, pur senza pregiudicare la loro sanità
mentale.
Molti, che hanno parenti o comunque punti di
appoggio lontani da Pozzuoli, ancora una volta mettono le loro masserizie sui
furgoncini e abbandonano le loro case come fatto il 2 marzo del 1970 [9].
CREDITI
Eleonora
Puntillo – L’Unità Articoli vari
Federica
La Longa – Effetti psicologici del terremoto
Lux
in Fabula – Bradisismo flegreo
Senato
della Repubblica – Resoconti Stenografici
P.S.
Con enorme piacere posto alcuni commenti
ricevuti da comuni amici.
Mimmo Fattore E chi se la
dimentica quella sera. In meno di 5 minuti eravamo in macchina con le strade
che già erano intasate. Si fecero molte ipotesi riguardo a quell' errore, ma la
verità non si seppe mai.
Gennaro
Lubrano Grazie per avermi ricordato questo episodio più volte
raccontatomi dai miei.
Lucia
D'Isanto Lo ricordo quel giorno... Tragicomico, avevo 14 anni! E ricordo
anche il grosso spavento, tremavo come una foglia. Un ingorgo e una fila di
auto a Via Napoli.
Pinarosa Cerasuolo Rocco Lo ricordo benissimo.
Crescenzo
Minotta Ricordo perfettamente quella sera.
Carmela
Ortone Ricordo benissimo quella sera.
Antonio Antonello Di Fraia Ricordo
perfettamente quella notte eravamo sul lungomare esattamente vicino al
ristorante Vincenzo a mare. Ricordo che arrivò un carabiniere mezzo vestito a
bordo di una motocicletta e cercava di tranquillizzare la gente spiegando che
era un guasto ma la paura era tanta.
Pinarosa Cerasuolo Rocco Quella sera
eravamo al distributore di benzina, la sirena non si era sentita forte. Arriva
una coppia che stava al cinema e ci racconta che ad un tratto tutti a scappare,
loro non sapevano nulla, ed esclamarono: ma questo è un paese di pazzi!
Letizia
Terrin Io all'epoca abitavo ad Arco Felice. C'era la psicosi
della sirena. Una notte la sirena di un'auto parcheggiata improvvisamente
cominciò a suonare. Scoppiò il panico!!!
Gennaro
Abbate ricordo perfettamente, mio padre mi telefono' per infornarmi
dell'accaduto e che fu un errore a far suonare la sirena.
Elvira Capone Sai
che ricordo questo episodio .... mi fu raccontato dai miei zii che all'epoca
abitavano a Pozzuoli .... incredibile ....
Anna Peluso E finì che
durante la crisi bradisismica degli anni 83 e 84 non fu installata nessuna
sirena d'allarme a Pozzuoli.
AnnaMaria
D'isanto Papa' a letto ed io a vedere la TV! E poi fuori al balcone
a godermi lo spettacolo. Gente che scappava a piedi e una fila di auto che non
finiva mai. E Angela e Patrizia fecero la valigia: volevano andare a Torino. Papa'
ed io tranquilli! Solo verso mezzanotte passo' un'auto dei carabinieri che, con
l'altoparlante, avvisava la popolazione di mantenere la calma. C'era stato un
falso contatto che aveva fatto suonare il famoso allarme!
Tutti spaventati tanto
che anche i carabinieri andarono a prendere le proprie famiglie per metterle in
salvo!
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