La città di Arco Felice
Fondata nel 1890 e battezzata nel 1919
Wikipedia, la famosa enciclopedia online a contenuto libero, collaborativa, multilingue e gratuita,
così definisce Arco Felice:
“E’ un quartiere di Pozzuoli con circa 10.000
abitanti, confinante con il comune di Bacoli.
Il suo nome deriva dal vecchio Arco Felice, un'ampia porta all'antica città di Cuma, costruita nel I secolo
dall'imperatore Domiziano,
seppure essa non si trovi nelle immediate vicinanze della frazione abitata.
Si
distingue da altri quartieri di Pozzuoli per
essere quasi autonomo. Nel suo territorio vi sono infatti un ufficio postale,
una circoscrizione comunale, varie scuole elementari e medie (inferiori e
superiori) oltre ad un alto numero di attività commerciali. Ampia è la presenza
di luoghi di ritrovo: bar, ristoranti, pub e pizzerie che nel fine settimana
richiamano un notevole afflusso di giovani da tutta la provincia. È servita
dalla Ferrovia Cumana che la
collega in circa 4 minuti al centro storico di Pozzuoli, oltre che da varie linee di
autobus urbane ed extraurbane. Ad Arco Felice termina il percorso della Tangenziale di Napoli con l'uscita
numero 14. Dopo di essa la strada prosegue come Strada Statale 7 quater Domiziana.
Il
quartiere di Arco Felice è famoso poiché si trova non lontano dal Lago d’Averno, considerato
nell'antichità l'ingresso agli Inferi; la cosiddetta Grotta della Sibilla;
l'Oasi naturalistica del Monte Nuovo;
lo Stadio "Domenico Conte". Oggi la sua notorietà è dovuta anche agli
stabilimenti balneari, molto frequentati durante i mesi estivi, seppure in tono
minore rispetto al passato.”
In questa definizione nessun accenno è
riservato alla recente fondazione di Arco Felice [1], o meglio invenzione, da
parte della Cumana; e per cumana non si intende l’omonima Sibilla, ma la ferrovia
che porta questo stesso nome.
In Italia è nel mondo sono numerosi i casi in
cui una stazione ferroviaria concorre a rinominare un territorio in precedenza
conosciuto con altro appellativo, specie se precedentemente disabitato.
La maggior parte delle circostanze riguarda
le stazioni, quasi sempre poste a valle o lungo la costa, di centri abitati che
sorgono su alture non direttamente raggiungibili dalla strada ferrata.
Pertanto attorno alle relative stazioni sono
sorti grossi agglomerati che hanno preso il nome di scalo, ad esempio Vairano
Scalo, Orvieto Scalo, etc..
Sulla linea della Ferrovia Cumana, fin dalle
origini, persistono due tipici casi.
Il primo è relativo alla stazione creata tra
Bagnoli e Fuorigrotta in località "Ponte Lungo", dal nome del ponte
che permetteva alla via Regia d'oltrepassare un alveo che, proveniente dalle
colline che circondano la Conca di Agnano, fluiva verso il mare.
Questa fermata, per motivi turistici, è
nominata “Agnano Terme” ed è realizzata nel punto in cui la strada ferrata passa
vicino alle numerose terme esistenti.
Così esse possono essere facilmente raggiunte
dalla sempre più numerosa clientela che, dalla seconda metà dell’ottocento, si
reca a fare le “acque”.
Col tempo anche i dintorni della stazione,
che comunque insiste sul quartiere urbano di Bagnoli, sono assimilati al
Territorio di “Agnano”; come dimostrano cartoline e dépliant che così identificano
la zona [2].
Il secondo caso, oggetto di queste righe,
riguarda la cosidetta "Stazione dell'Arco Felice", come riportano le guide di quel periodo; una fermata creata dalla cumana sin
dall’inizio dell’esercizio ferroviario nel 1890 [2a].
All’epoca il punto più vicino per raggiungere l'arco romano che distava 30 minuti a piedi; comunque la stazione era una cattedrale nel deserto, circondata dal nulla [3].
All’epoca il punto più vicino per raggiungere l'arco romano che distava 30 minuti a piedi; comunque la stazione era una cattedrale nel deserto, circondata dal nulla [3].
La stazione è costruita, dove ancora oggi si
trova, al termine del grande Cantiere Armstrong; in prossimità di un area che
si spera poter destinare ad ulteriori insediamenti industriali.
Purtroppo per circa trent’anni non ci sono
sviluppi in tal senso e solo nel 1918, grazie alle facilitazioni ottenute per
investimenti bellici, la signorina De Sanna (figlia del defunto comm. Roberto, industriale,
finanziere e mecenate) costruisce un grande Cantiere Navale proprio ai confini
della Armstrong.
Al termine del conflitto la mancanza di
commesse è fatale per questo cantiere, come per la stessa Armstrong e per
l’ILVA di Bagnoli.
Per questa stazione [4] sono proposte varie
denominazioni: Balipedio (perché vicinissima al poligono di prova delle artiglierie);
Bambinella (perché adiacente alla omonima punta); Cuma (perché sulla strada che
tutti percorrono per raggiungere la rocca euboica).
Poi si decide di battezzare Fusaro-Cuma la
stazione adiacente alla casina Vanvitelliana, che giustamente è più vicina alla
rocca; pertanto per la nostra stazione si fa qualche passo indietro e la si denomina,
sempre per attirare flussi turistici, col nome di Arco Felice.
E’ la prima volta che questa parola compare
in questa zona ed è lo stesso termine con cui è conosciuto un maestoso
monumento, all’epoca cadente nel territorio di Baia [5], posto fra i monti
Euboici in mezzo di una stretta valle sotto di cui passa la via Domiziana; la
porta di accesso all’antica città greca.
Naturalmente per il Territorio è una
denominazione del tutto nuova; in genere è riconosciuto come Punta Caruso,
Villa di Cicerone o Punta Bambinella; il Dubois ancora ai primi del novecento
nomina la zona come Bamminella [6].
In nessun vecchio testo riscontriamo la
denominazione Arco Felice per questa zona che, in linea d’aria, dista oltre tre
Km e mezzo dalla porta da cui prende nome. I Km diventano quattro percorrendo
le strette cupe dell’epoca che seguono due ben distinti tracciati: quello dei
Laghi e delle Mofete [7],
oppure quello di Taiano e della Schiana [8].
oppure quello di Taiano e della Schiana [8].
Entrambi attraversano due piccole comunità
contadine ben riconoscibili; quella di Lucrino che si raccoglie attorno alla
Cappella di San Filippo e gravita nell’orbita del Casale di Baia (ancora comune
di Pozzuoli fino al 1919) e quella di Taiano che si raccoglie attorno alla
cappella di S. Antonio Abate e gravita nell’orbita del Casale di Torre S.
Chiara.
Praticamente la nuova Arco Felice, oltre ad
essere distante dal monumento da cui prende nome, è da esso separato da altre comunità
che di già hanno autonome e consolidate tradizioni.
Il Mazzella, nel suo “Antichità della Citta
di Pozzuolo” del 1591, scrive che nella piana che dal Monte Barbaro va a
mezzogiorno verso il mare, a tramontana va fino al Lago d’Averno, da ponente va
al Sudatorio e da oriente va alle stesse falde del Barbaro, sorge un monte
detto dai paesani “Nuovo”, che fù fatto in un giorno e una notte e questa
stessa piana il Mazzella la chiama “Della Montagna Nuova” [9].
Il Sarnelli, nella sua “Guida dei Forestieri
di Pozzuoli” del 1709, scrive che da Pozzuoli fino al Lago d’Averno non si vede
altro che i luoghi ove furono la Villa di Cicerone, gli Horti di Cluvio, di
Pilio e di Lentolo.
Il Palatino, nella sua “Storia di Pozzuoli”
del 1826, dopo la descrizione dei resti del Tempio delle Ninfe ai piedi della
Starza, dice che poco lungi dalle sopradette colonne si ammira il così detto Monte
Nuovo e poi il Lago Lucrino.
Ancora nel 1909 il volume dedicato ai Campi
Flegrei di “Italia Artistica” non fa alcuno accenno ad una località denominata
Arco Felice e quando ne inquadra il territorio, in una famosa foto scattata
dalla sommità di Monte Nuovo, cita il solo “Cantiere Armstrong” [10].
La località, nonostante le speranze riposte,
continua ad essere abitata dai pochi agricoltori raccolti nelle antiche
masserie, alcune ancora di proprietà dalla Mensa Vescovile di Pozzuoli e concesse
in enfiteusi a vari coloni.
La stessa Ferrovia Cumana nelle sue tabelle
orarie, fino agli inizi della Grande Guerra, chiarisce che in questa stazione
(come pure in quelle di Agnano, Cappuccini, Cantiere, Lago Lucrino e
Cuma-Fusaro) i treni fermano solo su richiesta dei viaggiatori che debbono
preventivamente avvertire il capo treno.
Comunque su alcuni treni diretti, della
tratta Torregaveta – Baia – Pozzuoli, la fermata non sarà possibile neppure
prenotandola [11].
E questo a dimostrazione della scarsa
frequentazione dei luoghi fino a tutto i primi anni dieci del novecento quando
si avvertono le prime novità.
L’Armstrong si afferma come la massima
fabbrica di artiglierie navali italiana, e tra le principali mondiali, e la sua
produzione subisce un notevole incremento, prima per lo scoppio della guerra
italo-turca e poi con la guerra mondiale.
Sempre più immigrati raggiungono Pozzuoli da
altre cittadine della Campania e del basso Lazio. Non tutti trovano alloggio al
vecchio centro storico e molti si adattano in casolari e ruderi abbandonati
posti tra la fine della Starza e le pendici del Monte Nuovo; comunque nelle
vicinanze del grande Opificio.
Sorgono piccoli laboratori, oggi diremmo
l’indotto, ma anche il grande “Cantiere
Navale e Officine Meccaniche di Arco Felice” che, con un capitale versato di
cinque milioni di Lire, dà lavoro a 212 persone. Questo cantiere sorge in
quella piccola insenatura naturale delimitata da Punta della Bambinella e da
Punta Caruso [12].
Sono creati capannoni e ben tre scali che vanno a modificare la morfologia della costa che alla fine degli anni ’30 sarà sede del nuovo Lido Raja.
Sono creati capannoni e ben tre scali che vanno a modificare la morfologia della costa che alla fine degli anni ’30 sarà sede del nuovo Lido Raja.
Il Cantiere Navale è una delle prime, e tra le più importanti, aziende ad
iscriversi alla nascente “Unione Regionale Industriale”. Maria De Sanna ne è la
presidente, Tommaso Romano l’amministratore delegato e l’ing. Della Rocca il
direttore tecnico. Tra i componenti del consiglio d’amministrazione troviamo anche
l’ing. Ettore De Nicola che, come l’ing. Della Rocca, risiede nella puteolana
Villa Maria alla Starza dove c’è la Direzione dello stabilimento.
Intanto domenica 21 dicembre 1919 nel
cantiere navale di Arco Felice è varata la prima motonave costruita in quel
sito ed è interessante riportarne la cronaca della cerimonia così come
descritta dal giornale “don Marzio” [13]:
“La
cerimonia svoltasi ieri nella incantevole insenatura di Arco felice, a tre
chilometri da Pozzuoli, segna un primo, grandioso successo dei Cantieri Navali
e Officine Meccaniche “Arco Felice” sorti, or è un anno, per opera di quella
eletta anima femminile che è la signorina Maria de Sanna.
Il solo
nome di Maria de Sanna evoca una infinità di contributi dati al risveglio
morale della nostra città: non vi è opera di beneficenza e di solidarietà
sociale che non ha trovato sempre nel suo intelligente sorriso una
patrocinazione bastevole e nobilissima!
Fu una
festa magnifica quella che nella incantevole, meravigliosa mattinata di ieri
richiamò ad Arco Felice, da ogni parte di Napoli e dintorni, la gran folla che
si assiepava nei pressi del Cantiere imbandierato per assistere al varo dell’Arco
Felice II che si ergeva maestosa sullo scalo accanto alle altre due navi
gemella appena abbozzate.
L’Arco
Felice II è di una fattura sorprendente. Misura una lunghezza di metri
sessantadue e cinquanta ed una larghezza di metri dieci e trenta; ha una stazza
lorda di 850 tonnellate ed una portata massima di 1350 tonnellate.
Le due
macchine, le eliche, la caldaia a vapore, gli organi di manovra, le ancore di
ormeggio, il timone, sono quanto di più perfetto sia stato creato nel genere.
La
bella nave, che ha una velocità di nove miglia all’ora, è provvista di un
impianto a vapore per la estinzione degli incendi e per lavaggio; ha quattro
alberi, tre boccaporti e gli ausiliari a vapore ed a motore per l’esaurimento
delle sentine.
Infine
l’Arco Felice, che è stata costruita sotto la sorveglianza speciale del
Registro Navale Italiano, ha quanto di meglio possa oggi desiderarsi dai più
apprezzati tecnici.
Con
treno speciale, diretto ad Arco Felice, alle ore 9,50 partirono dalla stazione
di Montesanto le Autorità ed un imponente numero di invitati per partecipare
alla simpatica cerimonia del varo.
Fra gli
invitati notavansi moltissime signore e signorine della nostra aristocrazia.
Alle 12
precise ebbe inizio la funzione.
Il
vescovo di Ischia mons. Ragosta, che indossava i sacri paramenti, preceduto
dalla Croce astile, dal Clero e dal Capitolo di Pozzuoli, e seguito dalla
signorina Maria de Sanna, dalla signorina Fanny Marincola de Petrizzi,
dall’egregio R. Commissario di Pozzuoli Duca Niutta, che rappresentava anche il
Prefetto Gr. Uff. Sansone, dal cav. Tommaso Romano, Presidente del Consiglio
d’Amministrazione dei Cantieri e dai componenti di esso comm. Giuseppe Di Luggo
[cugino
di Roberto De Sanna], cav. Luigi
Astarita, avv. Ettore De Nicola, cav. Biagio Borriello e cav. Millosevich,
procedette alla benedizione della nave. Indi gli operai abbatterono i puntelli
e si dettero ad ultimare le altre operazioni per il varo.
Alle
ore 14,10 la madrina signorina Fanny Marincola di Petrizzi tirò violentemente
il laccio dal quale pendeva una bottiglia di champagne Piper Heedsich che si
infranse subito contro la nave, fra le acclamazioni entusiastiche dei presenti.
Ed il battesimo fu un fatto compiuto.
Cominciarono,
quindi, le manovre per il varo, operazioni eseguite sotto la direzione del cav.
Romano e del valoroso Direttore Tecnico dei Cantieri ing. Della Rocca.
Furono
momenti di emozione intensa, gli sguardi di tutti convergevano sugli operai
commossi anch’essi nell’imminenza di veder felicemente coronate le loro
fatiche.
In poco
tempo il lavoro fu ultimato.
L’ing.
Della Rocca, con voce ferma, fra il religioso silenzio dei presenti, comandò:
“In nome di Dio, tagliate le trinche!” e la bella nave, prima lentamente, poi
con maggiore velocità, scese nel mare spumeggiante che il sole inondava di
luce.
Gli
urrah de le maestranze, lo stridio delle sirene, lo sparo delle bome carte e
gli incessanti battimani degli spettatori salutarono l’avvenuto varo, che segna
il primo grandioso successo dei Cantieri Navali e Officine Meccaniche Arco
Felice.
Dopo il
varo agli invitati è offerto un buffet sontuosissimo e quindi il treno speciale
riporta tutti a Napoli.
Fra gli
intervenuti abbiamo notato: la signorina Maria de Sanna, la baronessa Compagna
Soulier [il
padre era il senatore Enrico Soulier e lei, Margherita, è ricordata per aver
donato al museo di Capodimonte una interessante collezione
dì ritratti], la
marchesa Serra di Gerace, la contessa Marincola di Petrizzi e la sig.na, donna
Fanny e donna Maria Marincola di Petrizzi [rispettivamente zia e cugine di
Maria de Sanna], Matilde Serao [non
necessita di presentazioni], donna Maria
Cantù Berti, la sig.na Maria Pia Pironti, la sig.na Bice Consiglio, la marchesa
de Franciscis di Castelvetere, la sig.na Iappelli, la signora Maglione Bruno,
la signora Dupont Fratta, la signora Caprioli Malatesta, la signorina Carafa
d’Andria, la signorina Betocchi, la marchesa Porcinari, la signora Rispoli, la
signora Cacci e le signorine, la signora Antonelli e le signorine, la signora
Astarita e le signorine, la signorina Elena Tarsia, la signora Pintor Mameli e
le signorine, la signora Rossi, la signora Maria Calabresi-Sorge, la signorina
Sorge, la signorina Elena de la Field, la signora Imbert Schioppa, la signora
Carpi, le signorine Aspasia ed Anna Lubrano, le signorine Sandrina ed Antonella
Morabito, la signorina Maria Russo, la signora Gemma Longobardi, la signora
d’Emmanuele, la signora Della Rocca, la signora de Ruggiero e le signorine, la
signora Rolla, la signora Bufi, la signorina Faiella, la signora Cutolo e la
signorina, la signora Bruno, le signorine Conti ed altre moltissime.
Fra gli
uomini: S.E. l’ammiraglio Salazar [il suo nome era Edoardo, era il Direttore generale dell'Arsenale di Napoli e fu poi senatore del Regno] in rappresentanza anche del comandante del
Dipartimento ammiraglio Del Bono, il duca Niutta per il Prefetto comm. Sansone [Don
Giovanni duca di Niutta, e marchese di Marescotti, sarà il grande protagonista,
con il Re Vittorio Emanuele III, dell’inaugurazione del monumento a Diaz a
Napoli], il conte Pintor Mameli vice Prefetto di Pozzuoli [Romualdo
Pintor Mameli, poi prefetto di importati città italiane], il conte Pecori Giraldi [direttore dell’Armstrong di Pozzuoli e
padre dell’ammiraglio Corso nato a Pozzuoli],
il comm. Amendola, direttore del Banco di Napoli [Salvatore Amendola,
intimo amico di Lamont Young], il comm. Teodoro Cutolo [vecchio amico di
Roberto de Sanna e socio della SAD], il
comm. Alvino, il comm. Capodanno della Banca della Penisola Sorrentina, il cav.
Vitale [ovvero ing Ettore, presidente del Risanamento Napoli], l’avv. Maglione, il barone Luigi Compogna,
il comm. Carlo Caprioli, il comm. Betocchi, [Alessandro Betocchi, vecchio
amico e socio in affari di Roberto de Sanna],
il duca di Castelmola, il sub commissario comm. Iappelli [acquisterà una
proprietà a Pozzuoli in via Mliscola], il
marchese Pio Ferri, il maggiore Cesare Cantù [nipote dello storico,
letterato e deputato omonimo], l’avv.
Carlo Venditti, il conte Carafa d’Andria, il marchese Porcinari, l’ing. Dupont [Lambert
Adolphe Dupont di Liegi ed amministratore della “Société Anonyme des Tramways du Nord de Naples”], il comm Spicacci [maestro di piano ed
autore di brani], il colonnello
d’Emmanuele, il comm. Santasilia, il barone Riccardo Ricciardi [che fu
famoso editore], il capitano Filippo
Criscuolo, il conte Giuseppe Calletti e numerosissimi altri.”
Il battesimo della nave, che come visto porta
il nome “Arco Felice”, ci piace identificarlo con il battesimo della stessa
cittadina che con la grandiosa manifestazione acquisisce notorietà e
visibilità.
Nonostante la depressione post bellica la
vicina Lucrino inizia ad procurarsi rinomanza per i suoi eleganti bagni marini
e per le graziose villette che ora sorgono sempre più numerose. In poco più di
dieci anni l’accorta imprenditoria puteolana e napoletana, approfittando della
amenità dei luoghi e della meravigliosa e incantevole vasta spiaggia, creano un
connesso complesso di Lidi, Campi sportivi, Piste, Club, Alberghi e Ristoranti.
Il tutto è agevolato dalla presenza della
Ferrovia Cumana e col tempo arriva anche l’idea di un titolo di viaggio
con un pacchetto globale che oggi diremmo “all inclusive”. Nel costo del
biglietto, oltre al viaggio di andata e ritorno e l’ingresso agli stabilimenti
balneari, sono previste escursioni, visite guidate e pranzo compreso.
Inizia così l’epoca d’oro del Litorale
Flegreo e di questa rinascita ne giova la vicina località che giorno dopo
giorno inizia sempre più ad essere identificata come Arco Felice, dal nome della
stazione con cui la si raggiunge.
Nascono il Parco Caruso [14],
il Parco De Martino [15]
e l’elegante rione di villette artistiche moderne, con terrazze e giardino, con o senza garage, costruito e commercializzato dalla “CME Construction Co” con sede a Napoli.
il Parco De Martino [15]
e l’elegante rione di villette artistiche moderne, con terrazze e giardino, con o senza garage, costruito e commercializzato dalla “CME Construction Co” con sede a Napoli.
Un dépliant turistico [16],
dei primi anni ’30, definisce Arco Felice “Nuova Cittadina Giardino” e specifica che essa si trova tra Pozzuoli e Lucrino, circondata da colline amene, in una zona eminentemente storica.
dei primi anni ’30, definisce Arco Felice “Nuova Cittadina Giardino” e specifica che essa si trova tra Pozzuoli e Lucrino, circondata da colline amene, in una zona eminentemente storica.
Il volantino aggiunge che c’è Veduta
Incantevole, Aria Salubre, Spiaggia Balneare, Tennis Club, Pattinaggio,
Equitazione, Zone di Cura, Massimo Confort; il tutto a 25 minuti dal capoluogo,
con auto o con ferrovia elettrica.
Qualche anno dopo, con la costruzione del
grandioso Lido Raja [17] e del progettato vicino Albergo, Arco Felice raggiunge
l’apice della sua celebrità.
Purtroppo il doloroso periodo bellico
interrompe questa ascesa e la località è stravolta da approntamenti bellici
[18];
alberghi ed altri edifici sono fatti saltare dai tedeschi in fuga. Il Complesso Raja, requisito, diventa base dei servizi segreti americani; il Monte Nuovo è utilizzato come campo d’addestramento dei Rangers [19] destinati allo sbarco di Anzio.
alberghi ed altri edifici sono fatti saltare dai tedeschi in fuga. Il Complesso Raja, requisito, diventa base dei servizi segreti americani; il Monte Nuovo è utilizzato come campo d’addestramento dei Rangers [19] destinati allo sbarco di Anzio.
Ma il mondo gira, passa e va; sempre più
strati di popolazione, favoriti dal nascente boom economico, vuole dimenticare
e divertirsi; i Lidi riprendono le loro attività, Alberghi e Ristoranti
riaprono i battenti. Nuovi quartieri, specialmente d’edilizia privata e
cooperativa sorgono ad Arco Felice e nelle sue vicinanze.
I residenti, nonostante l’adolescenza del
centro, acquisiscono una mentalità autonomista favorita anche dai numerosi
punti di aggregazione e di passeggio che felicemente la differenziano dalle
numerose periferie dormitorio [20].
Il culmine di questa ventata d’autonomia lo
si raggiunge con l’entrata in vigore del Codice di Avviamento Postale, un
Codice anomalo quello assegnato ad Arco Felice, meritevole di un trafiletto
separato.
Poi la cittadina si ritrova praticamente
inglobata nella stesso rione di Lucrino, e dei nuovi insediamenti popolari della
Schiana, di Sotto il Monte, di Toiano; estesi quartieri abitati da veraci
puteolani che qui si sentono di casa.
Sono questi, ormai maggioranza, che hanno smorzato quella spinta
autonomistica che fino a tutti gli anni ’60 ha aleggiato tra gli amici di Arco
Felice.
Giuseppe Peluso
Giuseppe Peluso
E' storia vera, ma non finisce qui.
RispondiEliminaContinua con l'avvento del terremoto 70 e delle costruzioni al Rione Toiano, dove in seguito al bradisismo 83 c'è poi stato l'insediamento del Comune di Pozzuoli, e la distruzione del Lido Raja, denominato a quell'epoca Lido Augusto.
Ciao. Ti faccio i complimenti....tutto vero. Abito nel parco caruso e mi sembra che la foto che lo ritrae è in realtà il parco augusto da dove si accede al vecchio lido raja. Il parco caruso, secondo me, è ripreso in quella foto che descrive il"rione di villette" credo sia cosi....abito in una di quelle. Ancora complimenti. Davvero bello e interessante
RispondiEliminaGrazie dei complimenti. Sarebbe interessante avere i tuoi dati, per ora appari come "anonimo". Ciao
Eliminala mia cittadina...il mio cuore...grazie
RispondiEliminaGrazie. Sarebbe gradito conoscere la tua identità.
EliminaMolto bella ma soprattutto emozionante, io abito nel Parco Caruso da 43 anni e rivedere le origini della mia città così belle mi riempie il cuore di bei ricordi. All'interno del Parco Caruso vi e' una villa molto antica che in principio era un ristorante bellissimo con terrazza sul mare divenuto poi abitazione della famiglia Caruso. Il tutto a dimostrazione di come nasceva il turismo ad Arco Felice.
RispondiEliminaComplimenti Michele Paparo
Grazie dei complimenti e delle info, sempre gradite.
RispondiEliminaFin dai primi anni '60 ho frequentato il Parco Caruso in cui abitavano amici, parenti di mia moglie ed ora, da circa 30 anni vi risiede mia sorella con la sua Famiglia.
Che meraviglia , sarebbe stato bello avere testimonianze fotografiche del Parco Caruso.
RispondiElimina