lunedì 4 marzo 2024

Quando a Pozzuoli si costruivano treni

 



Nella Rotonda alla Starza

IL MONUMENTO ALL’INDUSTRIA PUTEOLANA

La “Sala Montata” della “28” puteolana

 

In occasione della inaugurazione del tunnel Tangenziale – Porto, a Pozzuoli, al centro della rotonda stradale di via Nicola Fasano, è stata eretta a monumento una “sala montata” [foto 1].





L’ingegneria ferroviaria definisce “sala” l’insieme costituto da due ruote e dall’asse corrispondente di un veicolo ferroviario; nello specifico è definita “sala motrice” quando essa è utilizzata per trasmettere (a mezzo di bielle e ingranaggi) il moto rotatorio del motore alla ruota, oppure “sala accoppiata” quando è utilizzata per collegare insieme (a mezzo di sole bielle) un gruppo di ruote rendendole tutte motrici [foto 2].



I Cantieri di Pozzuoli, sotto varie denominazioni sociali, hanno costruito migliaia di locomotive elettriche e vagoni ferroviari ma, nella loro lunga esistenza, mai hanno realizzato locomotive a vapore di cui le “sale” sono componente essenziale.

La “sala” esposta non è di costruzione italiana ma americana; nondimeno la monumentazione realizzata in questo piazzale ben rappresenta la storia della industrializzazione puteolana; sia per il luogo scelto, sia per l’oggetto esposto, sia per la vicinanza al commemorativo affresco realizzato dal Maestro Isabettini.

 

Questa “sala” appartiene alle locotender americane tipo S100 ordinate, nel 1942 in 382 esemplari, dal Corpo dei Trasporti dell’Esercito Americano (USATAC).

Le S100 sono piccole motrici da 45 tonnellate con 2 cilindri esterni a semplice espansione, e rodiggio composto da tre assi accoppiati; esse sono particolarmente adatte al ruolo per le quali sono state progettate: la manovra.

Le locotender sono locomotive utilizzate negli scali ferroviari o per piccoli tratti locali, ragion per cui non necessitano di grandi scorte di carbone ed acqua che in genere vediamo trasportate dal caratteristico rimorchietto detto Tender.

Sulle locotender il carbone è posto dietro la cabina di guida in un cassone metallico aperto in alto per un agevole carico e con un'apertura calibrata in basso all'interno della cabina per l'asportazione, mentre la scorta d’acqua è posta in serbatori a fianco della caldaia.

Fin dal 1943 le americane S100 sono destinate sui teatri di guerra in Africa Settentrionale e in Europa; cinque di queste locomotive, numerate dal 1927 al 1931, giungono in Italia nel 1944 e alla fine delle ostilità restano nel Bel Paese.

Nel 1946 le locotender numero 1927, 1929, 1930 e 1931 sono immatricolate dalle Ferrovie dello Stato dove vanno a costituire il Gruppo 831.001/004; invece la numero 1928 è acquisita dagli Stabilimenti Meccanici di Pozzuoli (S.M.P.) che la lasciano marcata con l’originale numero 28 ben visibile sulle fiancate dei serbatoi d’acqua [foto 3].



Piccola e manovriera ben si adatta sulla fitta rete di binari che percorre l’intero Stabilimento i cui confini andavano dalla Calcare del Rione Torre alla stazione della Ferrovia Cumana ad Arco Felice, non disdegnando d’avventurarsi sul lungo pontile che fu dell’Armstrong.

Le sue brillanti prestazioni sono poi molto apprezzate all’interno dei capannoni e le sue ridotte dimensioni si rendono utili sui carri trasbordatori dove riesce ad imbarcarsi unitamente ai veicoli che traina.

La “28”, come familiarmente da tutti riconosciuta, e inizialmente collaborata da una vecchia vaporiera residuata dall’Armstrong; essa resta attiva fino ai primi anni sessanta quando è sostituita con un più moderno locomotore diesel che ha il pregio di non saturare di fumo l’interno delle officine che attraversa.

Non si hanno date precise ma la “28” risulta accantonata alla fine degli anni cinquanta e poi demolita negli anni sessanta, direttamente all’interno del grande complesso industriale.

Fortunatamente, e curiosamente per una motrice così poco rilevante nella storia ferroviaria italiana, questa locomotiva la troviamo riprodotta nella scala “HO” dalla Rivarossi; una importante casa fermodellista a livello mondiale [foto 4].



Essa è catalogata come modello HR2641 e, dopo la descrizione della sua storia nel blog “SCALAENNE” dell’amico Marco Nattan, è ormai conosciuta come “la puteolana” da tutti gli appassionati di Storia Ferroviaria.




PELUSO GIUSEPPE  - FEBBRAIO 2024

Pubblicato sul numero di Marzo del mensile diocesano "Segni dei Tempi"