Coloro che provenienti da Licola percorrono
via Madonna del Pantano noteranno alla loro destra, poco dopo la vicinale Torre
degli Incurabili e pima dell’incrocio con via Ripuaria, uno stano manufatto
listato con bande trasversali in bianco e nero.
Si trova proprio sul ciglio stradale che in
quel tratto manca di marciapiede ma in compenso risulta delimitato a nord da
metallico guard rail ed a sud da tufaceo muretto.
E’ composto da un blocco cementizio alto poco
più di un metro e mezzo, lungo più di due metri e largo circa un metro; è
fornito di fondamenta sotterranee ed al centro, solo lato strada, presenta uno
scasso che dall’alto scende fino a poco meno di mezzo metro dal livello stradale
[1].
Questo manufatto è quanto resta di un Posto
di Blocco Costiero approntato nel corso della Seconda Guerra Mondiale dalle
truppe italiane impegnate nella difesa della fascia litoranea.
Dalla fine dell’anno 1941 lungo tutte le
coste italiane si inizia a costruire tutta una serie di strutture utili a
respingere o contenere un eventuale sbarco di truppe nemiche.
Queste strutture comprendono:
Posti
di Osservazione Costiera (P.O.C.), composti da strutture singole spesso di
"riciclo", come antiche torri, che vengono riutilizzate per
l'avvistamento delle forze nemiche provenienti dal mare. I P.O.C. sono
generalmente presidiati da un piccolo gruppo di soldati dotati di armi leggere
e dei mezzi necessari per trasmettere l'allarme ai comandi superiori.
Caposaldi
di Contenimento Costiero (C.C.C.), costruiti direttamente sulla costa,
composti da più strutture, in cemento armato, unite tra loro in modo da formare
un unico campo trincerato e fortificato che hanno il compito di impedire lo
sbarco del nemico. Sono dotati di una grande varietà di armi che comprendono
artiglierie antinavi a lunga gittata; artiglierie di medio calibro da
utilizzare contro mezzi da sbarco o corazzati; armi automatiche atte a spazzare
la spiaggia dopo un eventuale sbarco.
Caposaldi
di Sbarramento Costiero (C.S.C.), composti
da più strutture e postazioni vicine ma non sempre tra loro collegate, che hanno
il compito di impedire la penetrazione del nemico verso l'interno del
territorio dopo lo sbarco. Spesso sono camuffate come civili abitazioni; sono
dotate di armi controcarro e generalmente si trovano lungo importanti snodi
stradali e ferroviari.
Posti
di Blocco Costiero (P.B.C.), composti da semplici ostacoli e strutture che hanno la
funzione di rallentare l'eventuale penetrazione del nemico. Sono posti lungo le
vie di comunicazione, che dalle coste portano verso l'interno, e dispongono di
poche postazioni e centri di fuoco [2].
La struttura di Varcaturo è ciò che resta di
un P.B.C. che, come tante suoe similari, è stata realizzata nel punto più
importante di una rotabile adiacente e parallela alla costa. Per punti «più
importanti» delle rotabili suddette si intendono i punti in cui dalle arterie
costiere si staccano quelle che penetrano nell’interno del territorio.
I posti di blocco costieri hanno il compito
di sbarrare il passo a nuclei avversari che, essendo per avventura riusciti a
sbarcare, tendessero a località, stabilimenti e caserme, o semplicemente a
penetrare all’interno del territorio.
Questo di Varcaturo, realizzato
all’importante quadrivio dove via Ripuaria, proveniente dall’Agro di Giugliano,
incontra via Madonna del Pantano, proveniente dall’Area Flegrea, serve a
bloccare chiunque tenti di raggiungere il capoluogo campano e le sue importanti
zone industriali.
I P.B.C. hanno altresì il compito di
riconoscere tutti coloro che vi transitano e per questo sono presidiati da
nuclei muniti di armi automatiche ed attrezzati con manufatti che obblighino
materialmente i veicoli ad arrestarsi.
Principalmente sono costituiti da un grosso
manufatto in cemento armato, realizzato per gran parte sulla strada, con
la finalità di restringerne la carreggiata; esso possiede muri sfasati a baionetta muniti
di feritoie attraverso le quali possano far fuoco mitragliatrici e cannoni
anticarro.
Questo sbarramento termina, verso centro
strada, con un grosso blocco cementizio munito di scasso su cui poggiare, in
caso di necessità, grossi travi in legno, o spezzoni di binario, per sbarrare
la strada. Queste travi dall’altro lato poggiano su di un similare blocco di
cemento posto nella carreggiata opposta.
Davanti al caposaldo sono piazzati
sbarramenti in filo spinato (cavalli di frisia), denti di drago (per bloccare i
mezzi corazzati) o perlomeno grossi massi aventi la stessa funzione [3].
Di giorno e per il traffico ordinario il varco
stradale lasciato a lato del manufatto è chiuso con una barra a braccio mobile
[4].
Le grosse sbarre antisfondamento sono montate
dal tramonto all’alba; di giorno solo in caso di nebbia e di allarme.
Grosse bande in bianco e nero, dipinte sul
muro esterno con una inclinazione di 45°, hanno la funzione di rendere visibile
l’ostacolo per la normale circolazione stradale.
Il personale vigila non solo sulla rotabile,
ma in un certo raggio a lato di essa ed esercita le sue funzioni con decisione
ed energia; come da disposizioni impartite niente dimestichezza con la popolazione, ma intimazione a
distanza, grinta dura e intonazione di comando.
Salvo che non abbia palesemente a che fare
con il nemico, il personale dei posti di blocco non apre il fuoco se non dopo
le intimazioni regolamentari [5].
La “XXXII Brigata Costiera” con sede a Villa
Literno ha il compito di vigilare sul tratto di costa che va dalla foce del
Garigliano alla foce dell’Alveo di Licola, pertanto ha competenza anche su
questo Posto di Blocco che ha denominato “Alfredo” (i posti di blocco
dipendenti da questa grande unità hanno nomi di uomini ed iniziano con la
lettera “A”).
Nella classificazione dell’epoca risulta
costruito lungo l’Alveo dei Camaldoli all’altezza del Ponte di Varcaturo ed il
comando vi ha destinato trenta uomini, appartenenti al LXXIX Battaglione a sua
volta parte del 16° Reggimento Costiero, che dispongono di due cannoni
controcarro e di un mitragliatore, oltre alle armi individuali. Probabilmente
questi uomini presidiano pure qualche Casamatta in calcestruzzo (bunker) e postazione
circolare infossata (tobruk) delle immediate vicinanze, ad oggi non più
visibili.
Poco più a nord, presso il ponte sulla foce
del Lago Patria, è stato realizzato un altro Posto di Blocco Costiero
denominato “Adriano” [6].
Sulla litoranea di Ischitella è quasi
completato il Caposaldo di Sbarramento Costiero denominato “Agrigento” (i
caposaldi dipendenti dalla “XXXII Brigata Costiera” hanno nomi di città che
iniziano con la lettera “A”).
Lungo la costa, verso sud, sono stati
realizzati il grande Caposaldo di Sbarramento di Cuma denominato “Brescia” e
quello di Torregaveta denominato “Biella”.
All’interno, verso la piana campana, si
trovano i Caposaldi di Contenimento di Licola Borgo, Grotta dell’Olmo, Rotonda
di Maradona e Qualiano denominati, rispettivamente, “Bari”, “Bolzano”, “Bologna”
e “Benevento”; sempre nomi di città ma con iniziale la lettera “B” perché
dipendenti dal “Comando Difesa Costiera Porto di Napoli”.
Al quadrivio di Arco Felice troviamo poi il
similare grande Posto di Blocco Costiero denominato “Bernardo” [7].
Fino a settembre 1943 tutte queste postazioni
non sono interessate da operazioni belliche e le truppe italiane dipendenti dal
Comando Difesa Costiera sono impegnate solo in continue esercitazioni, come
quelle eseguite in provvisorie trincee, scavate nella sabbia del litorale
Domizio cui fa da sfondo l’Acropoli di Cuma [8].
Il temuto sbarco alleato sarà effettuato a
Salerno e questa postazione, come tutte le altre, sarà abbandonata dai reparti
italiani in seguito allo sbandamento susseguente all’armistizio dell’otto
settembre.
I tedeschi, che stanno ritirandosi dal fronte
di Salerno e dall’auto liberatasi città di Napoli, proprio in questa zona
allestiscono la loro linea difensiva “Anni” che si stende dalla foce del Lago
Patria fin verso la grande pianura campana passando per Qualiano, Marano,
Calvizzano, Giugliano, Melito, Grumo, Cardito e Acerra.
La Wehmacht su questa linea, oltre ad
appoggiarsi a barriere naturali quali il Lago Patria, il Canale dei Camaldoli, i
Regi Lagni, etc, si installa in tutti i caposaldi e le postazioni difensive abbandonate
dagli italiani [9].
Il quattro ottobre, presso questo Posto di Blocco, è ucciso Giovanni Bovenzi di Cancello Arnone; un soldato tedesco lo spara alla fronte mentre sta recandosi a casa della sorella in Contrada Campanariello.
Il sei sono uccisi a colpi di mitra i fratelli Francesco e Domenico Grasso di Giugliano incappati in una pattuglia tedesca nel mentre cercano di procurarsi dei cavalli
per trasportare delle mele da Varcaturo a Qualiano.
E’ intenzione tedesca difendere questo fronte
fino al quattro di ottobre per poi ripiegare verso la linea “Viktor” che inizia
alla foce del fiume Volturno, raggiunge gli appennini e il corso del fiume
Biferno, per arrivare all’Adriatico nei presso di Termoli.
Questa ulteriore linea è da difendere a sua
volta almeno fino al 15 ottobre per consentire al grosso delle truppe di
attestarsi lungo la più fortificata linea “Gustav” che, partendo dalla foce del
Garigliano, attraverso Cassino e gli Appennini, arriva all’Adriatico [10].
Partiti i tedeschi arrivano gli alleati che nello
stesso autunno, in previsione dell’assalto anfibio ad Anzio, utilizzano questi
luoghi per l’addestramento di diverse loro unità in quanto geograficamente
simili alle zone di sbarco; per di più vi si trovano anche bunker e postazioni
difensive costiere simili a quelle che incontreranno nell’agro pontino.
Inoltre gli alleati, per migliorare la catena
dei trasporti diretta al fronte fermo a Cassino, sulla linea Gustav, provvedono
ad ampliare e migliorare una stradina che dal bivio sud di Ischitella porta a
Parete; ancora oggi questa strada è chiamata “Via degli Americani”.
A guerra terminata le strutture in
calcestruzzo di tutti i Posti di Blocco sono smantellate in quanto, essendo
state realizzate sulla carreggiata delle arterie con l’intento di restringerle,
costituiscono un grosso problema per la ripresa della circolazione stradale.
Pertanto in giro si ritrovano, in gran parte
ancora integri, molti bunker appartenuti ai vari Caposaldi di Sbarramento ma è
raro trovare qualche resto di quelli che furono i Posti di Blocco.
Quello di Varcaturo, anche perché ricadente
lateralmente oltre la carreggiata, è ancora al suo posto; muto testimone di una
tragedia che ha sconvolto questa pacifica località della “Campania Felix” [11].
REFERENZE
S. Pocock – Campania 1943 – 2009
N. Ronga – I Comuni a Nord di Napoli - 2020
G. Peluso – Il Posto di Blocco Costiero di
Arco Felice - 2011
I. Insolvibile – Atlante delle stragi naziste e
fasciste in Italia
GIUSEPPE
PELUSO – GENNAIO 2024