Carlo
Grobert
Un
progressista tra conservatori, analfabeti e fascisti
Dal
1886 Pozzuoli, grazie principalmente all’insediamento dell’Armstrong, si
trasforma da paese marinaro e agricolo in centro prevalentemente industriale.
Di conseguenza la popolazione si adegua alla nuova situazione e molti
braccianti agricoli o pescatori si trasformano, con un adeguato addestramento
dovuto a tecnici inglesi, in apprezzati operai dell'industria. Naturalmente le
amministrazioni comunali in carica favoriscono queste installazioni industriali
non tralasciando di tutelare gli interessi delle popolazioni. E questo anche se
la classe politica che governa la cittadina flegrea per molti anni, dall'Unità
d'Italia agli inizi del nuovo secolo, è sostanzialmente conservatrice; sempre
pronta a difendere i propri interessi, principalmente di natura immobiliare e
rurale.
Uniche
eccezioni in questo quadro vanno considerate le amministrazioni progressiste di
Giovanni De Fraja, che guida il consesso cittadino per oltre un decennio dal
1876 al 1887, e di Vincenzo De Fraja, erede ideale del suo antenato Giovanni,
che dal 1906 al 1911 guida l'amministrazione comunale di Pozzuoli avvalendosi
principalmente dell'attività del solerte e competente assessore Raimondo
Annecchino.
Le
forze conservatrici sono però in agguato; si coalizzano e fanno decadere nel
1911 l'amministrazione progressista De Fraja-Annecchino; e questo è possibile
perché purtroppo il corpo elettorale, prima dell'introduzione del suffragio
universale, è molto limitato e soggetto a pressioni di ogni genere.
Con
la proclamazione del Regno d'Italia si è adottato lo Statuto Albertino,
già in vigore nel Regno dei Savoia, che concede il diritto di voto solamente ai
cittadini di sesso maschile che abbiano almeno 25 anni, che sappiano scrivere,
leggere e abbiano un certo reddito.
In
altre parole il diritto di voto è riservato solo ai più ricchi che hanno avuto
la possibilità di frequentare la scuola e che, quando sono eletti, possono
trascurare le loro occupazioni perché non hanno problemi finanziari. Dal
momento che gli eletti appartengono alle classi più abbienti, essi non hanno
interesse a fare leggi a favore degli strati più umili della popolazione.
Questo comporta gravi disagi soprattutto per il peso insostenibile delle
imposte e per il lungo servizio di leva che toglie braccia valide alle famiglie,
in particolare a quelle contadine.
Ma
con legge del 30 giugno 1912 n. 666 è introdotto il suffragio universale.
L'elettorato attivo è esteso a tutti i cittadini maschi di età superiore ai 30
anni senza alcun requisito di censo né di istruzione, restando ferme per i
maggiorenni, ma di età inferiore ai 30 anni, le condizioni di censo o di
prestazione del servizio militare o il possesso di titoli di studio già
richiesti in precedenza.
Nel contempo la Camera respinge con votazione per appello nominale la concessione del voto alle donne; 209 contrari, 48 a favore e 6 astenuti.
Nel contempo la Camera respinge con votazione per appello nominale la concessione del voto alle donne; 209 contrari, 48 a favore e 6 astenuti.
Con
l’introduzione del suffragio universale la situazione politica puteolana cambia
notevolmente; il ritorno al Comune dei conservatori dura poco.
Alle
amministrative del 14 giugno 1914 si realizza un sovvertimento politico a
vantaggio delle forze popolari e socialiste, guidate da un giovane
repubblicano.
Si
chiama Carlo Grobert; figlio di Federico è nato a Tricarico (Matera) nel 1890
ma sì è trasferito a Napoli dove studia presso la facoltà di giurisprudenza. Da
convinto repubblicano frequenta il circolo “Giovanni Bovio” al centro di
Pozzuoli. Qui tiene frequenti conferenze e presto si impone all’attenzione del
pubblico per le sue doti personali e per le sue avvincenti capacità oratorie.
Gli
operai, i contadini ed il sottoproletariato che vivono ai margini della vita
politica cominciano ad adunarsi presso la sede del circolo per sentirlo
parlare. Grobert ha una forte dose di umanità e di partecipazione alle
sofferenze della povera gente; ciò spiega, unitamente alla fondazione del
giornale “La Battaglia” organo della locale sinistra, la sua immediata
popolarità
Nel
1913 consegue la laurea ed alle elezioni amministrative del 1914, le prime
indette con il suffragio universale, non ancora ventiquattrenne capeggia una
lista eminentemente repubblicana, composta da operai, artigiani e qualche
professionista.
Promette
case e scuole ed ottiene l’appoggio delle organizzazioni operaie e dei partiti
di sinistra andando a rappresentare un elemento di rottura rispetto alle
baronie locali.
Questi
sono comunque convinti di poter vincere anche questa tornata amministrativa
così come è stata da loro vinta la tornata politica dell’anno precedente anche
se, con il suffragio universale, il corpo elettorale è passato da 3.300.000 a
8.500.000 votanti, di cui 2.500.000 analfabeti.
Sicuro
della vittoria il sindaco uscente lancia una sfida al novello rivale; scommette
che avrà tanti proseliti da potersi permettere di far eleggere a consigliere
comunale il…. più ignorante della città.
A
tal fine inserisce nelle sue liste il facchino analfabeta Evangelista
Carnevale. Tale Carnevale è parente del patriarca Antonio Monaco che da anni
conduce, in qualità di colono, il fondo rustico “La Starza” che unitamente
all’omonimo villino è proprietà della nobile Famiglia Ferraro.
L’avvocato
Guido Ferraro, tra i protagonista della vita mondana e sportiva della Pozzuoli
inizio novecento, è anche attento osservatore delle vicende politiche del
capoluogo flegreo. Spesso narrerà questo episodio al figlio Ammiraglio Renato
Ferraro che lo ha poi raccontato allo scrivente con preghiera di non
divulgarlo. Dovere non mantenuto per la curiosità che suscita questa ghiotta notizia.
I
risultati gli danno ragione, è un successo strepitoso e la lista di Grobert,
col sistema maggioritario, ottiene 24 seggi su 30 e l’amministrazione che ne
scaturisce è da considerare la prima veramente democratica.
Queste
elezioni puteolane ottengono due citazioni sulla famosa e diffusa “Domenica del
Corriere”. Nella prima viene riportato il dott. Carlo Grobert che con i suoi 23
anni risulta essere il sindaco più giovane d’Italia.
Nella seconda viene
segnalato e raffigurato Evangelista Carnevale, definito “facchino pubblico ed
autentico analfabeta, eletto consigliere comunale a Pozzuoli, città di 30.000
anime capoluogo di circondario”.
Entrambe
queste notizie sono riportate come “sorprese” scaturite dal suffragio
universale allargato.
Quell’indimenticabile
1914 vede non solo tanti volti nuovi sugli scranni del Consiglio Comunale, ma
segna il confine tra un’era storica ed un’altra. Purtroppo il 2 luglio 1917
l’Amministrazione Grobert è sciolta in seguito ad una campagna denigratoria ed
infondata su cui fa leva l’onorevole Antonio Scialoja il quale teme che il
primo cittadino possa mettere in discussione il suo mandato parlamentare nel
collegio.
Il
sindaco, nonostante le resistenze della burocrazia legata al passato ed agli
eventi bellici in corso, nel breve periodo che opera porta a soluzione molti
problemi e ne avvia altri su questa strada, come la costruzione di case
popolari e di nuove scuole.
Il sindaco, nonostante le resistenze della
burocrazia legata al passato ed agli eventi bellici in corso, nel breve periodo
che opera porta a soluzione molti problemi e ne avvia altri su questa strada,
come la costruzione di case popolari e di nuove scuole.
Alla fine del 1918 termina la guerra ed alle elezioni del 1920 la nuova lista social-riformista di Grobert vince quest’altra tornata elettorale conquistando, personalmente, anche il seggio nel consiglio provinciale. Ma la crisi del dopoguerra non rende facile l’attività di questa amministrazione che si trova a combattere sia la l’incombente disoccupazione causata dalla chiusura dell’Armstrong sia la crescente avanzata del fascismo.
Al ritorno dalla marcia su Roma un manipolo
di camicie nere, aizzate dagli avversari storici di Grobert, assaltano il
Comune costringendo l’Amministrazione all’abbandono della gestione pubblica.
Ben presto il fascismo si trasforma in
dittatura e Carlo Grobert, pur non rinunciando ai suoi ideali, è costretto a
lasciare la politica attiva ed a tuffarsi nella sua professione d’avvocato con
studio presso la stessa abitazione di Napoli in via Santa Lucia.
Con i violenti bombardamenti dell’estate 1943
è indotto a trovare rifugio, quale sfollato, nella natia Tricarico dove inizia
ad esercitare la sua attività di legale. Dopo l’armistizio del settembre 1943
riprende la politica attiva aderendo al Partito d’Azione ed il 1° marzo 1944 il
Prefetto di Matera lo nomina sindaco della cittadina lucana.
In questa primavera
d’entusiasmo, con il sud che accarezza la riconquistata libertà ed il nord
ancora sotto occupazione tedesca, si decide di celebrare a Tricarico la festa
del Primo Maggio, la prima Festa dei Lavoratori dopo la nefasta parentesi
fascista, con un comizio pubblico. Al comizio intervengono tre autentici
paladini democratici che per combinazione si trovano riuniti nella cittadina
lucana.
-
Per il partito socialista prende la parola il
poeta, scrittore e politico Rocco Scotellaro; di umili origini e nativo di
Tricarico di cui sarà eletto sindaco nel 1946.
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Per il partito comunista Abdon Alinovi il cui
nonno, garibaldino di origini parmensi, dopo l’impresa dei Mille si è fermato
ad Eboli come il Cristo di letteraria memoria. Alinovi, vincitore di concorso
per Cancelliere, raggiunge nel settembre 1943 la Pretura di Tricarico sede
della sua carica.
-
Per il Partito d’Azione il sindaco avvocato
Carlo Grobert ormai amalgamato in sodalizio politico con i primi due.
Gli oratori non dispongono di un microfono;
nessun problema per il sindaco Grobert, uomo corpulento dalla voce tuonante, e
per Alinovi che riesce a farsi sentire. Ma solo chi si avvicina alla scalinata
della cappella di San Pancrazio riesce ad ascoltare qualche scampolo del
comizio di Rocco Scotellaro.
Grobert esercita l’incarico di sindaco sino
al 25 aprile del 1945 quando lascia Tricarico improvvisamente. Voci
incontrollate riferiscono che è stato nominato prefetto di Latina, altre lo
danno in Romagna; in effetti ricompare a Pozzuoli dove tenta di ritornare sulla
scena politica locale con il Partito d’Azione.
Nel gennaio 1946, causa divisione interne al
partito azionista, ritorna tra le file del Partito Repubblicano che lo candida
alle elezioni del 1946. Qui sfiora per pochi voti l’elezione alla Costituente e,
grazie anche al suo apporto, Pozzuoli supera il 40 per cento nei consensi alla
forma repubblicana con il referendum istituzionale.
Purtroppo in questa tornata elettorale Grobert
è varie volte aggredito da “mazzieri” monarchici; pertanto abbandona Pozzuoli e
si trasferisce in Romagna nonostante tutti i tentativi di trattenerlo.
Grobert continua la militanza nelle file del
Partito Repubblicano, anche se presentato senza successo alle successive
elezioni politiche, ed infine aderisce al movimento “Nuova Repubblica” di
Pacciardi che auspica una repubblica presidenziale. L’attività politica di
Carlo Grobert si conclude solamente con la sua morte avvenuta a Ravenna nel
1974.
Giuseppe Peluso
BIBLIOGRAFIA
Antonio
Alosco - Il partito d'azione nel Regno del Sud
Giuseppe
Settembrino – I verbali della sezione PSIUP di Tricarico
www.brigantaggio.net - Storia politica di Pozzuoli dopo l'Unità d'Italia
Gianni
Race – Pozzuoli/Carlo Grobert