“Città di Pozzuoli”
Primo traghetto per le Isole
Già dall’ottocento il nostro golfo è
attraversato da vapori appartenenti al trasporto pubblico sussidiato dallo
stato, gestito prima dalla “Società Napoletana di Navigazione a Vapore” (SNNV),
poi dalla “Società Partenopea Anonima di Navigazione” (SPAN), in ultimo dalla
“Campania Regionale Marittima” (CAREMAR).
La linea marittima sovvenzionata Pozzuoli –
Procida – Ischia è popolarmente conosciuta con un doppio appellativo:
-
la
“cumana” per le sue iniziali partenze da Torregaveta in coincidenza con
l’arrivo dei convogli della omonima ferrovia,
-
il
“postale” perché consente, fra l'altro, di far giungere a Ischia la
corrispondenza delle Poste Italiane.
Ma all’inizio del novecento le corse
giornaliere sono talmente limitate da indurre alcuni armatori di Ischia di
Procida e di Monte di Procida a creare piccole compagnie di navigazione. Queste
a mezzo di motobarche in legno, chiamate familiarmente i “motori”, raggiungono
la terraferma e trasportano sulle isole i buoi vivi destinati alla
macellazione, botti con vini ed oli, sacchi con derrate alimentari ed altre
merci varie, oltre naturalmente le persone.
Dopo la seconda guerra mondiale questi
barconi, nonostante i miglioramenti e l’immissione in servizio di nuove unità, cominciano
ad essere inadatti. Sono mutate le esigenze del traffico marittimo fra le
isole ed il continente; i passeggeri aumentano in modo vistoso e sempre più turisti
sono desiderosi di recarsi nell’arcipelago con le proprie autovetture.
Le motobarche cercano di sopperire a questa
nuova esigenza con metodi artigianali a mezzo rampe di fortuna, costituite da tavole
tenute ferme a forza di braccia [1].
Sulla ripa puteolana i marittimi, dipendenti di tanti piccoli armatori, invitano gli sgomenti automobilisti a compiere vere acrobazie per condurre le auto a bordo. Nel guardare le foto che immortalano quei momenti, e che mostrano come le macchine fuoriescono dalle murate, affiorano ricordi fatti di sbigottimenti, di paure e d’ilarità. Anche se oggi non sembra possibile le varie motobarche “Libera”, “Procida”, “San Francesco”, “San Michele” “Sant’Aniello”, “Delfino”, “Salvatore Marino”, sono tra le prime a traghettare auto nel nostro golfo [2].
Sulla ripa puteolana i marittimi, dipendenti di tanti piccoli armatori, invitano gli sgomenti automobilisti a compiere vere acrobazie per condurre le auto a bordo. Nel guardare le foto che immortalano quei momenti, e che mostrano come le macchine fuoriescono dalle murate, affiorano ricordi fatti di sbigottimenti, di paure e d’ilarità. Anche se oggi non sembra possibile le varie motobarche “Libera”, “Procida”, “San Francesco”, “San Michele” “Sant’Aniello”, “Delfino”, “Salvatore Marino”, sono tra le prime a traghettare auto nel nostro golfo [2].
Ancora alla fine degli anni ‘50 le merci, per
l’impossibilità di imbarcare camion, sono trasportate in colli sfusi; si
avverte quindi la necessità di istituire un vero e proprio servizio di
traghetto prendendo a modello il servizio esistente nello stretto di Messina. A
tale scopo l’armatore montese Antonino Colandrea acquista, sul mercato
dell’usato, un vero traghetto che nel 1958 è immesso in servizio con il nome
“Città di Pozzuoli”.
Interessante ripercorrere la storia di questo
battello realizzato nel lontano 1884 come posamine per la Reale Marina Danese.
Esso è costruito nei Cantieri “Dockyard” di Copenaghen; è battezzato “Minekrane
IV” cioè “gru per mine numero 4” ,
ed è impiegato per calare in acqua, a mezzo della vistosa gru installata a
prua, le mine che trasporta [3].
Il posamine disloca 160tns, è lungo 26.25m,
largo 5.65m, pesca 1.80m, ed ha una potenza di 160hp che sviluppano 8 nodi. E’
dotato di due cannoncini da 37mm e l’equipaggio è composto da 20 uomini [4].
Nel 1930 è radiato dalla marina danese ed
acquistato dalla “AS Nordisk Rute & Færgefart” di Copenaghen, di proprietà
del signor Albert Jensen, che intende trasformarlo in traghetto per collegare
Danimarca e Svezia attraverso l’Öresund. Nei primi anni 1920, le auto sono
diventate una vista comune sulle strade e quindi sorge la domanda per il trasferimento
di automobili fra i due stati scandinavi.
All’inizio del 1930 la necessità è così
grande che la società del signor Jensen, nella primavera del 1931, lo trasforma
in traghetto presso i cantieri Howaldswerken di Kiel, in Germania.
Il battello ne esce allungato a 34.8m, allargato
a 8.65m ed un pescaggio di 2.45
metri ; ora il dislocamento, calcolato come per le unità
mercantili, è di 142tns. Il castello con sala comando e timoneria è trasferito a
poppa in modo da lasciare oltre metà del ponte libero per l’imbarco di veicoli.
Al ponte principale, che può contenere più di dieci autovetture, si accede a
mezzo di due comode rampe poste una a prua ed un'altra a poppa. Sotto la
plancia è creata una sala da pranzo con sei tavoli, un ambiente per non fumatori
ed un chiosco [5].
Il 12 giugno 1931 il vecchio posamine, ormai
convertito e comandato dal capitano Mads Skou, con grande festa ed al suono della
banda del Reggimento di Ussari svedesi “Scania”, parte per il suo viaggio
inaugurale sulla tratta Helsingborg (Svezia) [6] – Helsingor (Danimarca) [7].
Nel bel mezzo dello stretto canale, che divideva le due nazioni ora unite da un lungo ponte costruito proprio su questa tratta, il battello ferma le macchine e Clairenore Soderstrom, carismatica proprietaria del palazzo-tempio dedicato alle divinità Asa nella regione svedese dello Småland, lo battezza con il nome “Asa Thor”. Nella mitologia nordica e germanica Asa Thor è il figlio maggiore di Asa Odino, il primogenito dei mortali. In particolare gli scandinavi amano Thor più di Odino, tanto che i Vichinghi si definivano “Popolo di Thor”, ed ancora oggi in Svezia e Danimarca ha seguaci sostenitori pagani.
Nel bel mezzo dello stretto canale, che divideva le due nazioni ora unite da un lungo ponte costruito proprio su questa tratta, il battello ferma le macchine e Clairenore Soderstrom, carismatica proprietaria del palazzo-tempio dedicato alle divinità Asa nella regione svedese dello Småland, lo battezza con il nome “Asa Thor”. Nella mitologia nordica e germanica Asa Thor è il figlio maggiore di Asa Odino, il primogenito dei mortali. In particolare gli scandinavi amano Thor più di Odino, tanto che i Vichinghi si definivano “Popolo di Thor”, ed ancora oggi in Svezia e Danimarca ha seguaci sostenitori pagani.
L’ “Asa Thor” ha la particolarità d’essere il
primo vero “traghetto” puro su questa tratta dove diventa rapidamente popolare.
Il battello con i suoi 8 nodi compie 11 traversate doppie nei giorni feriali e
13 la domenica e nei giorni di vacanza. Prima partenza da Helsingborg alle
06:50 e ultima alle 00:45. Il prezzo per andata e ritorno è di 75 centesimi di
Korona, ed ogni giorno, trasporta circa 500 vetture tra le due città [8].
A settembre la stagione finisce poiché in inverno lo stretto ghiaccia, e il traghetto va a Copenaghen per trascorrervi la stagione fredda. Durante la pausa invernale il vecchio motore a vapore viene rimosso e quando il traghetto riprende ad operare, nella tarda primavera del 1932, lo fa con due moderni motori diesel per complessivi 320 cavalli che sviluppano una velocità di 10 nodi.
A settembre la stagione finisce poiché in inverno lo stretto ghiaccia, e il traghetto va a Copenaghen per trascorrervi la stagione fredda. Durante la pausa invernale il vecchio motore a vapore viene rimosso e quando il traghetto riprende ad operare, nella tarda primavera del 1932, lo fa con due moderni motori diesel per complessivi 320 cavalli che sviluppano una velocità di 10 nodi.
Per anni il battello gode di un grande
successo di pubblico e verso la fine degli anni trenta è sottoposto ad alcune
migliorie tra cui la chiusura della zona poppiera in precedenza protetta solo
da teloni [9].
Nel 1940 ogni traffico cessa, dopo lo scoppio
della seconda guerra mondiale, con la conseguente occupazione tedesca della
Danimarca. Nel 1941 è requisito dalla Kriegsmarine (la Marina del III Reich) ed
utilizzato per trasportare truppe che, attraverso la rete ferroviaria messa a
disposizione dalla neutrale Svezia, debbono raggiungere l’alleata ma isolata
Finlandia [10].
Nel luglio 1942 il battello è trasferito a Kiel (Germania) dove è armato con alcune mitragliere, ed attrezzato come dragamine ausiliare, ricevendo la sigla JBe03 (Jütland, Hafenschutzflottille Kleiner Belt 03 – cioè Battello n. 03 della flottiglia per la protezione dei porti dello Jutland). Nel gennaio 1944, per mutato riutilizzo, riceve la sigla Vs403 (Vorpostensicherungsflottille 403 – cioè Battello avamposto n. 403 della Flottiglia di guardia).
Nel luglio 1942 il battello è trasferito a Kiel (Germania) dove è armato con alcune mitragliere, ed attrezzato come dragamine ausiliare, ricevendo la sigla JBe03 (Jütland, Hafenschutzflottille Kleiner Belt 03 – cioè Battello n. 03 della flottiglia per la protezione dei porti dello Jutland). Nel gennaio 1944, per mutato riutilizzo, riceve la sigla Vs403 (Vorpostensicherungsflottille 403 – cioè Battello avamposto n. 403 della Flottiglia di guardia).
Nel 1945, a guerra terminata, ritorna in Danimarca e
riprende servizio sulla linea Helsingør – Helsingborg, per la sua vecchia
società cui è stato restituito. Le sue prime corse sono prese d’assalto da
ebrei e rifugiati politici danesi e tedeschi, nonché ex prigionieri di guerra
di svariate nazionalità, che in modo rocambolesco sono riuscite a scappare in
Svezia durante il conflitto [11].
Nel novembre 1947 è venduto alla “AS Rudkøbing
- Vemmernæs Färgerute” di Rudkøbing che lo sottopone ad una nuova radicale ricostruzione
presso il cantiere navale di Gråsten.
Per renderlo più capiente è rialzato il ponte principale, che così acquista più
spazio per le auto, e di conseguenza i bordi laterali. La prua però perde la
sua rampa prodiera e per l’accesso resta il solo portellone di poppa; zona in
cui è alzato un alto castello a ponte che alla sommità, su cui si innalza la plancia
comando, collega le due fiancate.
Con un dislocamento di 176tsl, lunghezza di
metri 35.96, possibilità di trasportare 18 auto e 300 passeggeri, acquista l’aspetto
con cui lo abbiamo conosciuto nel golfo partenopeo [12].
Ora, ribattezzato “Siösund” dal nome del canale
marino che divide varie isole danesi e che attraversa quotidianamente, è immesso
sulla linea che collega due località: Rudkøbing (posta sull’isola di Langeland)
[13] e Vemmeraes (posta sull’isola di Tasinge) [14].
In questo tratto di mare, che riesce a percorre per buona parte dell’anno, il “Siösund” è ricordato con il soprannome di “Lange Maren” (lunga estate). Giornalmente nel porto di Rudkøbing incrocia il traghetto “Langeland”, che a sua volta collega questo porto con quello di Svendborg (posto su di un’altra isola, quella di Fionia). Questo traghetto “Langeland” in seguito, ribattezzato “Città di Ischia”, lo ritroveremo affiancato al “Siösund” sulla tratta Pozzuoli - Ischia.
In questo tratto di mare, che riesce a percorre per buona parte dell’anno, il “Siösund” è ricordato con il soprannome di “Lange Maren” (lunga estate). Giornalmente nel porto di Rudkøbing incrocia il traghetto “Langeland”, che a sua volta collega questo porto con quello di Svendborg (posto su di un’altra isola, quella di Fionia). Questo traghetto “Langeland” in seguito, ribattezzato “Città di Ischia”, lo ritroveremo affiancato al “Siösund” sulla tratta Pozzuoli - Ischia.
Nell’ottobre dell’anno 1957 il “Siösund” è
venduto all’armatore Antonino Colandrea, residente a Pozzuoli ma originario del
Monte di Procida.
Un equipaggio esperto, ma ridotto, si reca in
Danimarca per condurlo in Italia a mezzo di una lunga e avventurosa traversata
attraverso il canale di Kiev, il Mar del Nord, la Manica , il Golfo di
Biscaglia, l’Atlantico iberico, lo stretto di Gibilterra, il Mediterraneo
occidentale ed il mar Tirreno. E’ necessario attrezzare il traghetto con letti,
cucina e rifornimenti supplementari; questa peripezia fa da apripista ad altre
navigazioni similari che seguiranno quando, negli anni a venire, altri
traghetti saranno acquistati usati nelle nazioni scandinave.
Raggiunte le nostre coste è battezzato, con mio
personale entusiasmo ma senza fastose cerimonie, “Città di Pozzuoli” [15]
ed adibito al collegamento marittimo tra Pozzuoli, Procida ed Ischia. La sua rampa poppiera, che si manovra a mano con una maniglia, e la sua capacità di carico, nonostante il traghetto abbia di già 74 anni di età, rendono improvvisamente obsolete le varie motobarche che ancora trasportano auto [16].
ed adibito al collegamento marittimo tra Pozzuoli, Procida ed Ischia. La sua rampa poppiera, che si manovra a mano con una maniglia, e la sua capacità di carico, nonostante il traghetto abbia di già 74 anni di età, rendono improvvisamente obsolete le varie motobarche che ancora trasportano auto [16].
Il “Città di Pozzuoli”, ex “Asa Thor”, diventa
il primo ferry puro nella storia dei collegamenti tra Ischia ed il continente; bissando
il primato che aveva pure assaporato nel lontano 1931 quando prestava servizio
tra Helsingborg e Helsingor.
Nell’anno 1961 è ceduto all’armatore di
Casamicciola Nicola Monti (cui è dedicata una sezione del “Museo del Mare” di
Ischia) che, visto il successo riscosso da questo battello, acquista in Danimarca
un altro traghetto, il già citato "Langeland", cui assegna il nome
"Città di Ischia" [17].
Altri armatori corrono subito a modificare
con portelloni e rampe poppiere le loro motobarche e motonavi, o ad acquistare
ex mezzi da sbarco dismessi dalla marina americana. Tutti questi bastimenti, per
lunghi anni, svolgeranno il servizio trasporto auto tra Pozzuoli e le isole
flegree e saranno quanto di meglio possa essere messo in campo fino all’avvento
della nuova generazione di traghetti entrata in servizio agli inizi degli anni
‘80.
Nell’anno 1970 il “Città di Pozzuoli”, che
per la sua lentezza è chiamato “aspettm n’po”, è venduto alla “Società
Navigazione Insulare SpA” di Messina che lo ribattezza “Marina di Lipari”
impiegandolo sulla tratta Milazzo – Isole Eolie. Questa linea inizia ad essere
presa d’assalto dal crescente turismo di massa e inizialmente il nostro battello
non ha rivali nella scarsa concorrenza degli altri armatori.
Le ultime notizie certe sono del 1974 quando una
cartolina lo riprende attraccato alla banchina del porto di Milazzo [18],
con nuova coloritura e vasta attrezzatura antincendio, tipica dei battelli adibiti al trasporto combustibili. Quest’ultimo impiego è classico dei traghetti in procinto d’essere radiati ed in questa immagine il vecchio posamine danese ben mostra tutti i suoi novanta anni.
con nuova coloritura e vasta attrezzatura antincendio, tipica dei battelli adibiti al trasporto combustibili. Quest’ultimo impiego è classico dei traghetti in procinto d’essere radiati ed in questa immagine il vecchio posamine danese ben mostra tutti i suoi novanta anni.
Indubbiamente una esistenza ben navigata.
BIBLIOGRAFIA
Wilhelm Langes - Wagenfähren in Europa – 2003
Bengt Klevtorp – A/S Asa-Thor – 2001
Giuseppe Peluso - Pozzuoli Magazine del 9 marzo 2013