lunedì 15 giugno 2020

229 Banco di Napoli



 Una Tragedia Puteolana
Il crollo del Banco di Napoli a Pozzuoli

Il 1° novembre del 1940, alle ore 4 e 20 minuti della notte, Pozzuoli subisce il primo bombardamento ad opera dell’aviazione inglese.
Esso è quasi innocuo, nonostante la completa impreparazione della Difesa Antiaerea; mancanza di apparati di scoperta, di armi idonee, di appropriati ricoveri per la popolazione civile.
Per tutto l’anno 1941 si susseguono solo sporadici sorvoli di bombardieri notturni e di ricognitori diurni, sempre britannici, che scherzosamente la popolazione chiama: 
“u’ fotograf; vene a c’è fa u’ ritratt”.

La Royal Air Force ritorna a fare danni dopo un anno, il 9 novembre 1941, e questa volta per errore sono colpiti anche obiettivi civili.
Una bomba, che però non esplode, cade sullo scivolo della banchina di largo del Rosso e, per la prima volta, entrano in funzione in modo massiccio i pezzi antiaerei e i dispositivi fumogeni che oscurano la vista dall’alto.
Ma un'altra bomba, pur cadendo in Piazza Vittorio Emanuele (attuale Piazza della Repubblica) senza colpire direttamente edifici, provoca il crollo di una palazzina dove ha sede la filiale del Banco di Napoli.
Sarà questo il movente delle prime tre vittime civili puteolane.
Questa palazzina, innalzata negli anni venti e tra l’altro mai più ricostruita, si trovava addossata alla Farmacia Azan; tra i famosi portici di “sott ‘a neve” e la vecchia stazione tranviaria oggi sede della Associazione ex Reduci, Combattenti e Marinai [1].

Tutti gli storici locali accennano a questo bombardamento, alle prime vittime, alla Banca distrutta.
Ma solo poche parole, non si va oltre; c’è assoluto silenzio e non ci sono altri riscontri pur essendo stato colpito un centralissimo edificio di “miezz a piazz”.
Probabilmente l’avvenimento, dato il particolare momento storico, è messo a tacere ed incanalato nel dimenticatoio per non propagandare eventi sfavorevoli al regime e alla guerra in corso.
Le stesse macerie sono subito rimosse, a differenza di quanto avverrà con il più tragici bombardamenti del 1943, e l’edificio non più ricostruito proprio per non dar adito a ragionamenti e ricordi. Occhio non vede, dente non duole [2].

Queste considerazioni le ho di già narrate sul mio blog in un precedente scritto che affrontava le problematiche dei bombardamenti e della difesa antiaerea nei Campi Flegrei [https://giuseppe-peluso.blogspot.com/2018/05/bombardamenti-pozzuoli.html]. [3]

Poi un giorno ricevo il seguente messaggio:

Caro Peppe. Sono Domenico Aniello e facendo delle ricerche su Pozzuoli, e su mio nonno Domenico Aniello, mi sono imbattuto nel tuo blog.
Mio nonno, che come me si chiamava Domenico, già da prima della guerra era il cassiere della filiale di Pozzuoli del Banco di Napoli.
Il palazzo del banco era attaccato al palazzo dove ci sono i portici con la farmacia; al piano terra c’era l’ingresso e la sala per i clienti, al primo piano l’ufficio ed al secondo piano la casa di servizio dove mio nonno abitava.
Nonno Domenico occupava questa casa con la moglie, mia nonna, e ben dieci figli, tra cui mio Padre.
Mio nonno, pur abitando nello stesso edificio, tutte le notti restava all'interno della filiale del Banco di Napoli, ovvero al primo piano dove era ubicata la cassaforte; aveva paura che potessero venire a rubare.
Durante gli allarmi aerei mandava la moglie con tutti i figli a ripararsi sotto il vicino tunnel del tram ma lui restava nella filiale della Banca.
Questa sua testardaggine verso il dovere a lui costerà la vita ed a mia nonna costerà tutto [4].

Durante l’incursione del 9 novembre 1941 nonno Domenico si trova in banca con il collega Rocco, preposto della filiale di Bacoli, e Antonio Testa, un facoltoso commerciante di Pozzuoli; moriranno tutti e tre e non perché l’edificio sia stato colpito direttamente.
Lo spostamento d’aria, prodotto da una bomba caduta nelle vicinanze, provoca il movimento della pesante cassaforte che con il suo peso sfonda un muro portante trainando nel baratro pareti e pavimenti.
Con la sua morte Domenico lascia sola mia nonna Maria con dieci figli; inoltre Maria è incinta dell’undicesimo che nascerà un mese dopo la tragedia.

Mio padre, rimasto orfano a nove anni, ora di anni ne ha 88 ma è perfettamente lucido; mi racconta tantissime cose di Pozzuoli e della storia di Pozzuoli.
Mi sembra di vedere un film con i suoi racconti ed i ricordi della nonna; mio Padre rammenta sempre quel giorno e le grida della mamma e di tutti i fratellini quando, uscendo dal tunnel, videro il crollato edificio che seppelliva il loro Papà [5].


GIUSEPPE PELUSO – GIUGNO 2020


2 commenti:

  1. il commerciante era uno zio : Antonio Testa

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  2. Grazie della preziosa comunicazione. Subito provvedo ad integrare il racconto. Tu sei ELIO, fratello di Tonino?

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