venerdì 19 luglio 2019

Piroscafo Bagnoli I



La storia del Piroscafo Bagnoli I

Nasce a Bagnoli, per la presenza dell’ILVA, e fuma troppo.
Acquistato da Agnelli finisce in compagnia della Juventus.

Ma non è quello che state pensando.

Naturalmente non è nostro intento narrare la storia di un noto personaggio che sta compiendo lo stesso percorso ma di un mercantile; ovvero un piroscafo che, con una lunghezza d’oltre 120 metri ed una stazza superiore a 6.000 tonnellate, possedeva rispettabili dimensioni e ancora oggi molti napoletani ignorano sia stato costruito presso l’ILVA di Bagnoli.

Nel 1919, causa la strage di mercantili provocata principalmente da sommergibili tedeschi nel corso dell’appena terminata Grande Guerra, s’avverte una forte crisi nei trasporti marittimi. I cantieri navali italiani sono ancora impegnati sia con le costruzioni militari da completare sia con le riparazioni di tutte quelle unità che necessitano d’essere ripristinate.
I grandi stabilimenti siderurgici ILVA di Bagnoli, di Piombino, di Portoferraio, hanno necessità di un costante rifornimento di materie prime per i loro altiforni; pertanto decidono di costruire, nei rispettivi cantieri, una serie di piroscafi da carico alla rinfusa e stabiliscono di battezzarli, a seconda di dove sono costruiti e con non molta fantasia, BAGNOLI I, BAGNOLI II e BAGNOLI III; oppure PIOMBINO I, PIOMBINO II, etc.
D’altronde negli stessi anni lungo la costa flegrea è tutto un fiorire di nuove fabbriche navali, dai grandiosi “Cantieri ed Officine Meridionali” di Baia voluti dalla compagnia “Navigazione Generale Italiana” di Genova ai più piccoli “Cantieri Navali ed Officine Meccaniche” di Arco Felice voluti dalla ereditiera signorina Maria De Sanna e dal finanziere e armatore Tommaso Astarita.
Anche nel cantiere della De Sanna, nato per beneficiare dei finanziamenti statali elargiti per lo stato di belligeranza in corso, le costruzioni di serie sono battezzate ARCO FELICE I, ARCO FELICE II, etc.

Dopo aver allestito uno scalo sulla linea di costa, poco prima dell’attuale Città della Scienza provenendo da piazza Bagnoli [1-cartolina del 1930], nel 1920 le maestranze iniziano la costruzione della prima unità che è varata nel 1921 e completata nel 1922 [1bis - rara immagine del Bagnoli I in costruzione - foto fornita da Genny Casella].

Il piroscafo che ha una macchina a vapore, che purtroppo emette troppo fumo attraverso il suo funile, è fornito di una sola elica che imprime una velocità di 9nodi; disloca 6.168tsl, è lungo 120,19mtr e largo 15,75mtr.
Con il nome di BAGNOLI I entra a far parte della compagnia “ILVA S.A.” ed iscritto nel compartimento marittimo di Genova.
Ma la grande acciaieria partenopea, come le altre consorelle italiane, attraversa una profonda crisi che la costringe alla chiusura dello stabilimento nello stesso anno 1922. Questo nonostante la fusione con i “Cantieri Armstrong S.A.” di Pozzuoli che stanno subendo, come tante realtà industriali specialmente nel nostro mezzogiorno, la stessa mancanza di commesse, dopo essersi ingranditi a dismisura durante la guerra.

La società “ILVA S.A.” blocca la costruzione dei previsti altri piroscafi ed è costretta a vendere quelli costruiti alla società “Lloyd Mediterrano” di Genova, una compagnia di navigazione specializzata nei trasporti di carichi alla rinfusa.
Questa nuova compagnia battezza VALTELLINA [2-foto Phoca Thumb] 

l’ex BAGNOLI I; poi battezza VALSUGANA l’ex PIOMBINO I e VALSESIA l’ex PIOMBINO II.

Intanto nel 1924 il senatore Giovanni Agnelli, presidente della FIAT di Torino, fonda la “Società Commerciale di Navigazione” con sede amministrativa a Torino e sede operativa a Genova.
Lo scopo della nuova compagnia di navigazione è, oltre quello commerciale e di diversificazione delle attività del grande gruppo piemontese, quello di sponsorizzare i Motori Marini FIAT Diesel costruiti a Torino.
Nel 1925 questa nuova compagnia di navigazione acquista sul mercato sei piroscafi con motrici a vapore con l’intento di sostituirle con dei diesel FIAT e di ribattezzarli con nuovi nomi legati a ricordi ed affetti della Famiglia Agnelli:
-       L’ex BAGNOLI I, poi VALTELLINA della “Lloyd Mediterrano”, a cui nel 1928 è installato la nuova motrice FIAT ed è ribattezzato CHISONE [3-foto Phoca Thumb]; nome del torrente che attraversa le tenute della Famiglia Agnelli.

-       L’ex PIOMBINO I, poi VALSUGANA della “Lloyd Mediterrano”, di 6.255tsl costruito presso l’ILVA di Piombino nel 1920, riceve nuovi motori ed è ribattezzato VILLARPEROSA; la valle con la quale la famiglia Agnelli ha un legame indissolubile.
-       L’ex PIOMBINO II, poi VALSESIA della “Lloyd Mediterrano”, di 6.604tsl costruito presso l’ILVA di Piombino nel 1921; non fa in tempo a ricevere nuovi motori e nuovo nome poiché il 25 agosto 1926 naufraga presso Treharne Point (Galles).
-       L’ex ANSALDO VIII [4–foto L’Ora del Pellice], di 5.350tsl costruito nel 1921 a Sestri Ponente, riceve nuovi motori ed è ribattezzato PELLICE, altro torrente che si immette nel Chisone prima di confluire nel Po.

-       L’ex MONTGOMERYSHIRE della “Royal Mail Steam Packet Co.” di Londra, di 6.630tsl costruito a New Castle nel 1921, riceve nuovi motori ed è ribattezzato RIV [5-foto Phoca Thumb]; 

    acronimo di “Roberto Incerti & C. Villar Perosa”, azienda metalmeccanica italiana fondata nel 1906 a Villar Perosa da Roberto Incerti, costruttore di biciclette, e da Giovanni Agnelli. L'azienda, fin dall'inizio, si è specializzata nella produzione di cuscinetti a sfera. 
-       L’ex VALDIERI del “Lloyd Sabaudo” di Genova, di 4.920tsl costruito a Taranto nel 1920, riceve nuovi motori ed è ribattezzato JUVENTUS; in questo caso credo non ci sia necessità di spiegare il legame tra questo nome e la Famiglia Agnelli.
Mario Pennacchia, nel suo libro “Gli Agnelli e la Juventus” scrive: “Tra gli anni venti e trenta l’intera Nazione stravede per la squadra di Edoardo Agnelli: un fenomeno di esaltazione popolare congiunge le Alpi alla Sicilia. Un distintivo del club bianconero diventa una preziosa rarità, un biglietto per la partita dei campioni diventa premio ambito, Torino, dove gioca la Juventus, è inserita negli itinerari dei viaggi di nozze. E in mare scende perfino una grande motonave battezzata Juventus fatta costruire dalla società di navigazione di proprietà della Famiglia Agnelli”.

Nel corso della seconda guerra mondiale la CHISONE [6-foto Agenzia Bozzo] 

è utilizzata come trasporto truppe e materiali fino all’armistizio dell’otto settembre 1943 quando è catturata dai tedeschi. Il 29 aprile 1944 è affondata a Tolone da un bombardamento aereo alleato ed è recuperata solo nel 1947 quando è restituita ai legittimi proprietari.
Da notare che le altre quattro motonavi della FIAT vanno tutte perdute nel corso della Seconda Guerra Mondiale:
-       La VILLARPEROSA è catturata a Willington (USA) nel 1941 e rinominata COLIN presta servizio per la “U.S. Maritime Commission”. E’ affondata il 26 aprile del 1944 dal sommergibile tedesco U 859.
-       La PELLICE il 10 giugno 1940, giorno della dichiarazione di guerra, si trova a Newcastle (GB) e tenta di fuggire alla cattura. Il tentativo non riesce e con il nuovo nome di EMPIRE STATESMAN inizia a servire per conto del britannico “Ministry of Transport”. L’undici dicembre del 1940, mentre è in navigazione da Pepel per Middlesbrough, è affondata dal sommergibile tedesco U 94.
-       La RIV è adibita ai i rifornimenti verso la Libia e il giorno 31 agosto 1941 è affondata da aerei inglesi a Tripoli; sarà recuperata e demolita dagli stessi inglesi una volta conquistata questa città.
-       La juventus è anch’essa adibita ai rifornimenti verso l’Africa Settentrionale e il giorno 16 gennaio 1941 è silurata da aerei inglesi mentre è in viaggio da Napoli verso Sfax. E’ portata ad incagliare a 3 miglia da Kuriat dove è abbandonata e dopo un mese nuovamente silurata questa volta da un sommergibile britannico.

Il 30 aprile 1947 l’armatrice “Società Commerciale di Navigazione”, cambia ragione sociale in “Società di Navigazione Italnavi S.p.A.”, con sede a Genova, e terminati i lavori di ripristino della CHISONE, tra cui la trasformazione in turbonave, la ribattezza ITALVALLE.
Nel 1952 l’ex piroscafo bagnolese è ceduto alla “Navigazione Libera Giuliana S.p.A.” di Venezia che, in omaggio ad una tradizione onomastica veneto-tridentina, lo battezza CESARE BATTISTI [7-foto Agenzia Bozzo].

Nel 1962 il vecchio “Bagnoli I”, dopo quaranta anni di tribolate navigazioni, smette di fumare ed è demolito a Vado Ligure.

Giuseppe Peluso 

- Articolo pubblicato sul Notiziario CSTN di Luglio 2019

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